giovedì 26 giugno 2014

TRE

TRE
Ismael
- autoproduzione - 2014

C'è davvero tanta tradizione cantautorale italiana nel terzo album degli emiliani Ismael. Mascherata. Ma c'è. Ben più di quello che si potrebbe pensare. Anche quando, come accaduto negli ultimi tempi, le chitarre si elettrificano attraverso jack e amplificatori emerge sempre preponderante la componente testuale attorno alla quale la musica si adegua di volta in volta bilanciando aspirazioni colte e dinamiche underground. La storia dell'attuale quintetto sassolese racconta un passato fatto di dubbi e ripartenze, supportato da un presente all'apparenza più definito che va ricalcando in musica la tenacia del fondatore Sandro Campani. Dopo l'utile esperienza con i Sycamore Trees, lo scrittore di Montefiorino si è gettato a capofitto in questa nuova avventura musicale, giunta ormai al decimo anno di vita e bagnata da un amore per il folk condiviso dalla sodale Barbara Morini, nel tentativo di dare alle stampe un lavoro finalmente completo su cui costruire un futuro solido in salsa padana. Molti i numi tutelari seguiti con deferenza oppure affiancati inconsapevolmente nello sviluppo delle nuove canzoni proposte; gianCarlo Onorato (l'ottima Le Tre) e il post punk su tutti; Cesare Basile (la scarnificata Canzone Del Cigno), ma anche Vasco Brondi con la sua urgenza espressiva degli anni Zero - a sua volta debitore del sempre carismatico Giovanni Lindo Ferretti - e il Capovilla de Il Teatro degli Orrori (Palinka) a pari merito, non poteva che essere così, dei primi, seminali, Marlene Kuntz. Ma mentre Godano e soci fin dai tempi del famigerato trittico CATARTICA-IL VILE-HO UCCISO PARANOIA avevano trovato presto la quadratura del cerchio per le loro composizioni alla pari di meteore come i milanesissimi Pila Weston di Carino E Sleale, gli Ismael ancora faticano a dare compiutezza in chiave rock alle loro comunque apprezzabili idee. Gli episodi migliori restano infatti le ballate acustiche e i brani meno irruenti (San Giovanni Di Querciola) che culminano in quello splendido strumentale che è l'evocativa Tema Di Irene. Paradigmatica in questo senso è la Canzone Del Bisonte, gucciniana fino al midollo, quasi uno scarto andato a suo tempo inspiegabilmente perduto e per fortuna riportato alla luce direttamente da FOLK BEAT N.1 e DUE ANNI DOPO, alla quale è facile affiancare il garage-beat del nuovo millennio di Se Non A Te. Piacciono le misurate inserzioni di sax a cura di Piwy Del Villano, musico già in passato al fianco del rambler modenese Luca Serio Bertolini, e il pianoforte del gradito ospite Emiliano Mazzoni, in procinto di rilasciare un disco solista nel corso dell'anno. Pregi su cui continuare a lavorare per trovare con il tempo l'amalgama necessaria per cucirsi addosso panni tagliati su misura e non semplicemente in maniera dozzinale. Ampi dunque i margini di miglioramento all'orizzonte anche se emergere in tempi brevi dall'affollato calderone posto sopra le braci del rock italico sembra, al momento, una possibilità ancora remota per il combo di Campani. Saprà nei fatti smentirci? L'augurio è un incoraggiamento.

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