venerdì 1 aprile 2011

INSIDIA
Litfiba
- EMI - 2001

Il parziale fallimento di ELETTROMACUMBA, lavoro frettoloso con poche luci e dalle evidenti ombre all'alba dell'abbandono di Piero Pelù, viene per ampi tratti riscattato ora grazie alla seconda prova in studio operata dall'accoppiata Renzulli-Cavallo. I suoni sono decisamente più curati, i testi, esclusiva di Cabo, più criptici e meno rancorosi, le sonorità più variegate, spaziando dalla fiera furia hard rock di Luce Che Trema, uno dei must del cd, alle oscure trame sonore di Oceano, ipnotica e vorticosa ballata rock pronta a soddisfare gli orfani di certe atmosfere pre MONDI SOMMERSI con una spruzzata di elettronica sapientemente gestita dal collaboratore di lungo corso, ed ex Matia Bazar del periodo berlinese, Mauro Sabbione, rientrato in seno alla band durante il precedente tour. Quest'ultimo è complice tanto nelle costruzioni ritmiche di Ruggine e di Senza Rete quanto nell'uso più classico di un pianoforte che compare nella mediorientaleggiante Invisibile, compiuti appuntamenti che, a modo loro, non sfigurano di fronte al glorioso passato della band fiorentina guidata ora dal drumming serrato del nuovo arrivo Gianmarco Colzi in vece di Ugo Nativi. Ghigo? In forma fortunatamente. Basta chiedere a Mr.Hyde, brano d'apertura di cd e di tour dalle tinte dark, o passare dalle parti dell'estremamente riconoscibile tapping presente ne La Stanza Dell'Oro, ottimo singolo di punta dalla trascinante verve rock e dalla massiccia, ma mai invasiva dose di tastiere affidate ancora una volta a Sabbione e al talentuoso bassista Gianluca Venier, solidissimo virtuoso delle quattro corde prestato a pc e grooves vari quando l'occasione lo richiede. E che di grooves si faccia se non man bassa, almeno ampio uso lo dimostrano la title track, potente e snella al tempo stesso, così come Il Branco, altra violenta denuncia sociale in musica. Impossibile non citare Nell'Attimo: in poco più di quattro minuti compaiono come in un fata morgana più tecnologico visioni estatiche di terra e sconvolgenti rivelazioni sulla mediocrità umana. Nota davvero stonata e che non può né deve essere sottaciuta la scandalosa ed irritante versione remix di Ruggine: buon per il disco che è posta in fondo, ma davvero non si capisce come abbia potuto avere il benestare della band per la pubblicazione, avulsa dal contesto com'è e incapace di poter generare alcunché di buono. Di riempitivi non si sente mai la mancanza. Specie quando l'album è di per sé davvero buono. ROTAS OPERA TENET AREPO SATOR.

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