The Mojomatics
- Outside Inside Records & Wild Honey Records - 2012
Disco traballante e traboccante energia fin dalle prime battute, il quarto lavoro dei The Mojomatics poggia le fondamenta su quel rock'n'roll solare e spensierato che, con un occhio ben fisso sulla grande tradizione inglese sbocciata ai tempi della Swinging London, va tuttavia a pescare a piene mani tanto dal miglior Gram Parsons (You Don't Give A Shit About Me) quanto dal Tom Petty più ispirato (la title track You Are The Reason For My Troubles, la robusta Long And Lonesome Day) senza dimenticare di concedersi incursioni nella mai troppo celebrata carriera solista dell'ex Guns n' Roses Izzy Stradlin', musicista a sua volta con un debito enorme verso gli inarrivabili Rolling Stones; quello stesso debito condonato alle folte schiere di ammiratori dallo stesso Keith Richards in ormai cinquant'anni di carriera che il duo veneto sbandiera e ben sintetizza nella riuscita opener Behind The Trees, perfetta introduzione scelta per indicare la via percorsa qui. Un disco che è una scheggia di melodia garage, da ascoltare lungo le strade di Piccadilly "tuttodunfiato" talmente scorre fluido lungo i territori del folk e del blues, perfetta colonna sonora dall'altra parte dell'oceano per un coast to coast lungo la Route 66, in compagnia dei Flying Burrito Brothers e dei Crazy Horse di Neil young (l'ottima harvestiana Her Name), a loro volta affiancati da quell'easy rider rivoluzionario di nome Jonny Kaplan, qualche istante prima di incrociare il Bob Dylan elettrico proveniente dall'Highway 61 e i Byrds, direttamente dalla loro 5th Dimension. Di una freschezza sempre più rara da trovare, Matteo Bordin e Davide Zolli hanno lavorato per più di tre anni a questo album. La maggior parte del tempo e degli sforzi è stata concentrata nello scartare canzoni che appesantissero o, peggio ancora, annacquassero l'essenza agrodolce del disco. Il risultato finale è così più una raccolta di singoli che un album vero e proprio, esattamente come era prassi mettere in commercio sul finire degli anni '60 quando a funzionare erano i 45 giri prima ancora che i long playing. Certo, seppure con altra finalità, lo cantano pure i due 'matics: Yesterday Is Dead And Gone. Ma se in quest'epoca di musica liquida ormai troppo spesso conta più il singolo mp3 di un intero cd, la scelta di lavorare ad un vinile prima per sottrazione e in un secondo momento per raccolta pare comunque confezionata su misura per i tempi correnti. Certo, la tremolante Rain Is Digging My Grave, il protopunk'n'roll di In The Meanwhile o il flower pop scanzonato dell'R&B Don't Talk To Me non sono ancora consumate hits, ma siamo certi che tanto un certo Brian Jones così come pure un giovanissimo Paul Samwell-Smith avrebbero drizzato le orecchie a fronte di un ascolto anche superficiale e non si sarebbero lasciati scappare una esibizione dal vivo dei giovani italiani, se mai fossero capitati nei paraggi, per approfondire e trarre magari qualche spunto per le loro rispettive band. Fossero davvero Bordin e Zolli il motivo dei nostri problemi avremmo tutti molte meno grane nella vita.
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