CAYNE
Cayne
- Graviton Music Services - 2013
Nati dalla stessa costola che generò i futuri Lacuna Coil nella prima metà degli anni '90, i milanesissimi Cayne capitanati allora dalle chitarre di Claudio Leo e Raffaele Zagaria, dopo numerose traversie e alcuni sostanziali cambi di line up che ne hanno mutato la primigenia votazione al gothic rock, approdano a quello che è a tutti gli effetti il secondo album della loro carriera; il primo però in cui un moderno sound metallico venato di new wave e bagliori elettronici si innesta su una base di robusto e contagioso groove dalle ariose aperture melodiche. Della formazione iniziale è rimasto il solo Leo che a metà degli anni '00 trova nel produttore e tecnico del suono Marco Barusso, reduce dalla lavorazione del fortunato bestseller mondiale targato Lacuna Coil KARMACODE, l'ideale sarto capace di cucire l'abito più adatto ai muscoli e alle cicatrici dei nuovi Cayne. Chitarrista efficace tanto quanto il suo gemello di strumento, Barusso, ottenuta carta bianca da Leo, contatta nei mesi successivi i componenti ritenuti più funzionali al nuovo corso e che, dopo un periodo di rodaggio, entreranno in studio per fissare su cd a dieci anni di distanza esatti dall'esordio OLD FADED PICTURE il primo assaggio del nuovo sound, concretizzatosi nell'accattivante ep ADDICTED, trascinato dall'omonimo, contagioso, singolo. Passa un ultimo anno e, finalmente, si tirano le fila del lavoro. C'è entusiasmo. Tutti i sacrifici, le fatiche, le discussioni e gli ostacoli scompaiono di fronte alle prime note dell'opener The Strain, prologo alla sintesi sonora di Waiting, meditato biglietto da visita dal retrogusto scandinavo, tra i Nightwish di successo e gli ultimi Europe più incattiviti, ma pur sempre con un occhio di riguardo per i Depeche Mode di VIOLATOR. Introdotta da un pianoforte che ci riporta ai fasti di Join Me In Death dei finnici H.I.M., con cui Barusso ha peraltro collaborato negli anni passati, la già nota Together As One si distingue per le ritmiche serrate e il funambolico violino di Giovanni Lanfranchi, vero e proprio marchio di fabbrica capace di scombinare le carte in tavola in almeno metà del platter. C'è spazio pure per i restanti due brani in studio precedentemente apprezzati nell'ep del 2011, seppur qui presenti con un mix differente. Di Addicted s'è già detto in apertura; My Damnation è invece un pellegrinaggio nel Paradiso perduto guidati dai Moonspell di Fernando Ribeiro. Notevole l'excursus vocale di Giordano Adornato, singer di valore capace di passare con disinvoltura dal cantato pulito al growl senza alcun tipo di difficoltà e altro punto di forza della formazione meneghina anche in sede live. Serrato il suo duetto con Andrea Ferro (direttamente dai Lacuna Coil) per Through The Ashes; briosa l'interpretazione in Don't Tell Me, composizione introdotta dal basso di Andrea Bacchio e conclusa dal sempre vincente violino di Lanfranchi, entrambi compagni di band nei pavesi Armonite. La struggente aria di Little Witch è un altro dei passaggi chiave dell'album; nata da un arpeggio di Claudio Leo e dalla melodia di Adornato è una dimostrazione di come atmosfere più accorate siano il naturale rovescio di una medaglia fin qui incandescente e tonante. Come nel caso della bomba sganciata con King Of Nothing in cui fa capolino nientemeno che Jeff Waters con un assolo al cardipalmo. Spettacolare anche la performance del sassone Paul Quinn, lanciato a tutta velocità nel finale dell'epica Black Liberation, un tuffo nella NWOBHM mentre Guido Carli pesta come un dannato. Azzeccate le dinamiche per il robusto crossover di Evidence e Deliverence, spetta alla fascinosa e darkeggiante Like The Stars, con il suo mood oscuro eppure mai ripiegato su sé stesso, chiudere un lavoro dal respiro internazionale notevole, capace di incrementare la fan base della band e indirizzarne il futuro percorso.
- In Cielo ora c'è un Leone in più -
Grazie Claudio (☆ 2-11-1972 - Ω 17-01-2013)
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