BURNING OF JOY - EP
Boj
- TdE Music ProductionZ - 2013
C'è del funk in Val d'Aosta. Tanto funk. Si sapeva, l'avevamo toccato con mano e ce ne eravamo innamorati all'istante grazie alla formidabile Naif Herin che nell'arco di un lustro abbondante aveva sfornato album carichi di groove e passione per poi riversare tutta la sua creatività negli emozionanti live cui facevano seguito. Con lei in quella avventura multiforme non poté mai mancare Momo Riva, ossigenatissimo batterista dall'occhio lungo, dinamico programmatore di macchine, loopstation, MAC e, alla bisogna, estemporaneo chitarrista per progetti follemente rivoluzionari come il Femminino Anarchico Tour. In spasmodica attesa del rientro in campo di quella che le avvisaglie ci preannunciano essere sarà una nuova Naif, Momo si è imbattuto, un po' per caso un po' per destino, in un'altra emozionante voce femminile, sempre di stanza ad Aosta, ma con più lontane origini localizzate in quei Balcani che conobbero la guerra un ventennio fa. Dalla Serbia ecco oggi Bojana Krunić, occhi scurissimi, lunghi rasta neri, pelle olivastra; a tutta prima un alter ego dark proprio di mademoiselle Herin. Tuttavia l'esordio discografico rivela presto che Boj, nome d'arte scelto dalla spigliata trentacinquenne per questa avventura tra le sette note, è, in parte, in discontinuità artistica con la storica sodale di Mr. Riva. Forte di un bagaglio culturale e di una esperienza umana totalmente differenti che l'avrebbero vista alla chiusura delle frontiere fuggire dalla propria casa paterna e girovagare in solitaria attraverso montagne e boschi dall'Ungheria alla Slovenia prima di un approdo sicuro in Italia (nascosta nel bagagliaio di un'auto), Bojana è figlia del suo tempo. Fin dalle prime note di Don't Judge Me risulta chiaro che l'ugola della cantante italo-serba sia estremamente graffiante come il suo temperamento, determinata come la sua cocciutaggine, libera come la sua anima. Il dinamismo rock e le liriche rappate dell'opener sprigionano di fondo un'attitudine soul tra le pieghe della sua voce, nera come la miglior Nina Simone e limpida come quella di Grace Slick, così come testimonia pure il successivo Wild Party allestito a suon di elettro-funk sincopato dai riflessi blues. L'affiatamento musicale con Momo, autentico mastermind dell'ep, porta alla realizzazione di Bouche D'Argent, riuscito retaggio, tra caos e disordine, delle soluzioni stilistiche adottate dal mito comune Prince, con un occhio a P!nk e un altro a Vera Hall, quasi che le piantagioni di mais dell'Alabama fossero da sempre cresciute rigogliose nell'entroterra serbo e oggi avessero attecchito pure tra i monti della Vallée. Irrequieta, la Krunić si lascia andare a riflessioni più intime in Misunderstanding, scelta come singolo di lancio sfruttando un refrain che guarda al folk di KT Tunstall con tutto il mestiere di Linda Perry. Doing No Wrong vede un'impennata rabbiosa à-la Anouk, ma con un vibe funky e un Chris Costa al basso in più. Ritroveremo quest'ultimo ospite anche allo slap che contraddistinguerà La, La, Lies composta (guarda un po'?) proprio da quella Naif Herin di cui sopra, elegante in tutta la sua naturale compostezza dietro al piano per quella che ha tutti i crismi per tramutarsi on stage in una festante jam session dal piglio R&B. Sei brani e quasi mezz'ora di promettente musica. Si parte da qui: perché tutto comincia in un attimo, in un giorno qualunque della nostra vita, quando meno te lo aspetti. Questa è gioia vera. Per la quale vale spendersi e lottare.
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