WIRES
7 Training Days
- autoproduzione - 2013
Per essere solo al secondo album i 7 Training Days meritano davvero un grosso plauso. È gratificante per tutti avere tra le mani un album come WIRES, concentrato di rock in costante equilibrio fra un approccio anni '70 e tutta la modernità dell'underground anni '90. Nel solco delle grandi collage band americane (i R.E.M. su tutte) e con la psichedelia di quelle alt rock inglesi (Radiohead) il quartetto di Frosinone padroneggia in maniera fresca e disinvolta questi elementi base innestando di volta in volta sventagliate British, spleen grunge e rotondità pop. Sono decisamente lontane le titubanze espresse in cabina di regia da A SAFE PLACE, disco d'esordio ancora un po' acerbo che aveva il pregio di compattare se non altro per la prima volta quattro musicisti desiderosi di svoltare dopo l'esperienza con altri progetti meno fortunati. I Will, ad esempio, riprende solo lontanamente in parte le dinamiche slowcore care alla band, preferendo bilanciare la composizione testuale e la parte strumentale, irrobustendone il suono e realizzando un significativo passo in avanti nella direzione che il gruppo si era proposto di seguire fin dai loro esordi. A colpire in positivo è anche la varietà di genere che emerge da tutto il cd, segno di quanto i molteplici ascolti musicali di gioventù e oltre abbiano fatto breccia non solo nelle orecchie, ma direttamente nell'essenza delle persone coinvolte. Fili della memoria che oggi, nel concreto, legano senza soluzione di continuità il pop rock à-la Supergrass di You Are Not Me alla catarsi targata Radiohead di Gone; mescolano i vibrati emozionali omaggianti Nirvana e Pearl Jam di Life alle atmosfere collage-grunge di Something More Clear (Jerry Cantrell nelle vesti di un Michael Stipe prima maniera?) con un cantato vicino a quello del Billie Joe Armstrong più maturo. E si potrebbe andar avanti così per molto altro tempo ancora citando influenze più o meno evidenti (Wilco, The National, Led Zeppelin...) che si susseguono per tutto il cd senza che mai questo si riveli essere un semplice lavoro manieristico. A definirne l'essenza c'è infatti tutta la vitale determinazione dei singoli componenti, cocciuti e tenaci, tesi ad alzare l'asticella della loro preparazione e della loro passione un po' più in alto, per tentare di raggiungere il traguardo successivo visto come crescita tangibile e non illusoria. Tre mesi in studio, dodici take di voce nell'arco di una sola giornata e nessuna strategia per inseguire quell'idea di freschezza che solo il rock'n'roll ha saputo regalare fin dalla sua nascita. Un approccio legato ad una immediatezza che è una volta tanto non sintomo di frettolosità e approssimazione, ma semplicemente espressione di urgenza creativa. Insomma, buona la prima. E sotto con la prossima. Se per tutte le band che ci sono in circolazione bastassero sempre e solo sette giorni di addestramento per ottenere risultati così ragguardevoli beh, saremmo decisamente in un altro mondo. Un gran bel mondo.
un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/7trainingdays
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