SEGNI (E) PARTICOLARI
Alberto Patrucco - Andrea Mirò
- Anyway Music - 2014
Pur non essendo mai stato autore troppo noto in Italia Georges Brassens con la sua indole pigra e schietta, sempre al passo con i tempi, ha saputo lasciare il segno in più di un professionista della nostra canzone d'autore. Maestro indiscusso fra gli altri di Fabrizio De André, traduttore ad inizio carriera di una mezza dozzina abbondante di canzoni che si prestavano alla traduzione senza particolari voli pindarici e artifici linguistici (la celeberrima Il Gorilla è fra queste) l'irriverente artista di Sète riceve a oltre trent'anni dalla sua scomparsa l'ennesimo atto d'amore da parte del mai banale Alberto Patrucco, verace equilibrista della parola, libero osservatore del quotidiano e colto filologo musicale con una passione esagerata per il baffuto concittadino di Paul Valery. Giunto al secondo capitolo e mezzo della sua recente produzione musicale se, come dovuto, consideriamo parte integrante del tutto l'ep omonimo allegato ad un libro lapidario come NECROlogica Alberto non modifica la propria dedizione al lavoro per il quale abbiamo avuto la buona sorte di conoscerlo. Ne cambia solo, in parte, il vestito sonoro. Dopo il lussureggiante esordio di CHI NON LA PENSA COME NOI, impreziosito da una pletora di Musici e Artisti d'altissimo rango e prestigio che donarono una veste cantautorale estremamente ricca e ricercata alle dodici canzoni prescelte e, ricordiamo, quasi tutte originariamente pensate per sola voce e contrabbasso, con SEGNI (E) PARTICOLARI il taglio oggi si fa più rock. La scelta è pressoché obbligata e felice se sulla propria strada si ha la possibilità di incontrare anime affini come la vulcanica Andrea Mirò che di lì a poco avrebbe saputo coinvolgere l'altrettanto artisticamente irrequieto Enrico Ruggeri. Impostato una volta ancora il lavoro in compagnia dell'indispensabile Daniele Caldarini, supervisore della quasi totalità degli arrangiamenti, Patrucco, come in un autentico gioco di squadra, passa presto la palla a Mirò e compagni in cabina di regia, per poi chiedere la triangolazione decisiva e finalizzare da autentico attaccante di razza. Dopo le tante esecuzioni dal vivo negli spettacoli teatrali trovano così definitiva sistemazione su disco altri tredici brani scelti seguendo ciò che il proprio cuore suggeriva. Ecco perciò la storica La Cattiva Reputazione, uno dei brani cardini di Brassens, fare il paio con le recriminazioni beffarde di Se Soltanto Fosse Bella, arricchita dai fiati à-la Chicago e dall'intervento vocale di Enzo Iacchetti, e con l'irriverente Nonno Riccardo affidata ad un esuberante Ricky Gianco. Si ritaglia un angolo tutto suo Andrea Mirò con l'intensa (poteva essere altrimenti?) Penelope; Ruggeri fa lo stesso sposando l'ottima La Domanda Di Non Matrimonio costruita sulla chitarra gipsy di Marco Nista. E che emozione ascoltare di nuovo accanto alla coppia Mirò-Ruggeri gli interventi alla batteria dello storico Champagne Molotov Luigi Fiore, le centellinate note di pianoforte di Pino Di Pietro e la chitarra sempre più raffinata di un rocker come Luigi Schiavone. E ancora: il mito Ellade Bandini, il "fibrillante" Eugenio Finardi nel dolceamaro racconto de La Principessa E Il Musicante che pare provenire direttamente da un album della Cramps, i compagni di palco Ale e Franz ai cori della sempre attuale Il Re, l'arpa celtica di Vincenzo Zitello e il violoncello di Mattia Boschi nella tormentata Ragazze Di Vita, il "Billa" Davide Brambilla alla tromba, ma soprattutto alla fisarmonica della maestosa Il Grande Pan, vertice del cd per densità di contenuto. Nota di merito a Francesco Gaffuri, da sempre discreto e misurato collaboratore di Patrucco, che qua irrobustisce il sound, ora al basso ora al contrabbasso, confermandosi affidabilissima spalla per più celebrati colleghi. Al comico brianzolo il merito invece di restituire una volta ancora attraverso la sua caratteristica "non voce" l'anima delle acute composizioni di Brassens, salvandole dall'oblio italico e restituendole integre all'attualità, mantenendo la propria cifra stilistica nelle fedeli traduzioni senza ritocchi alla metrica. Perché Brassens è "parole che suonano e musica che parla". E Patrucco la sua più sincera incarnazione. Ça va sans dire.
un link al seguente post è presente qui: http://twitter.com/MiroAndrea
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