WEAPONS OF MASS DISTRACTION - EP
1st Class Passengers
- Animal Farm - 2014
Quante (non convenzionali) armi di distrazione di massa circolano pericolosamente libere nella società d'oggi? Molte. Tante. Troppe. Esibite con ostentata superficialità oppure più subdolamente mascherate ci hanno lentamente sedotto fino a mutare il modo di vivere la quotidianità così com'era conosciuta anche solo un decennio fa. E hanno coinvolto tutti. Grandi e piccini, professionisti o semplici mestieranti dell'espediente, senza distinzione sociale o religiosa; anzi, paradossalmente attecchendo più presso chi fino a poco tempo fa faceva parte delle cosiddette classi disagiate che altrove. Dal vertice alla base insomma. E non hanno risparmiato nemmeno l'infanzia, invadendo luoghi e territori prima sacri e inviolabili. Emblematici sono in tal senso la copertina e l'etichetta adesiva del cd sfornato in questo scorcio di primavera dai 1st Class Passengers che vede tristemente dimenticate su un pavimento di autobloccanti un paio di appariscenti bambole, antico oggetto dei desideri, mentre le bambine loro proprietarie "giocano", umbratili e istupidite, con degli smartphone. Un riuscitissimo gioco grafico a cura dell'ottima Michela Fiorendi che evidenzia anche visivamente il raggelante contrasto tra un oggetto inanimato, ma comunque col sorriso sulle labbra - la bambola, e una vita umana che di per sé dovrebbe essere effervescente e carica di energie, ma che in realtà è già grigia e spenta fin dalla tenera età per scelte sconsiderati fatte da adulti a loro volta avviliti e depressi. È il buon senso dunque a parlare muto e silenzioso. Ed è la band anglo-bergamasca nata dalle ceneri degli Addicted (ça va sans dir...) a farsi portavoce di questo disagio sociale diffuso, nel tentativo se non proprio di spezzare questo circolo vizioso, almeno di porre l'accento sulla problematica. Solo cinque pezzi rilasciati attraverso l'etichetta inglese Animal Farm che già mostrano però la maturità di Lucian Beierling e soci, a loro agio tanto con la lingua inglese quanto con la scelta stilistica adottata e basata su un rock ritmico, ma decisamente strutturato. The Great Western Railway è il convincente biglietto da visita a cui fa subito seguito l'altrettanto azzeccata Groundhog Day. In una manciata di minuti i passeggeri di prima classe aprono il proprio bagaglio a mano e ne rivelano il contenuto. Senza grosse sperimentazioni, ma con perfetta capacità di sintesi rock, funk e ritmi in levare confluiscono e si amalgamano in un sound vivace, ma ugualmente spigoloso, capace di far muovere il piedino all'ascoltatore più navigato e la testolina alla sua accompagnatrice. Giocare a carte scoperte e non aver paura di farlo. Consapevoli delle proprie possibilità con un occhio all'Italia, e com'è giusto che sia, l'altro all'Inghilterra i 1st Class Passengers alzano la posta in palio rallentando con la vibrante Unknown Quantity, ricca di cambi di tempo e riff che sembrano uscire dalla fucina degli Incubus, giocando con atmosfere acustiche (Not Alone, Not Alone, Not Alone), pestando sull'articolato groove disco di Temporary. Molte sollecitazioni, tante cose da dire e un unico denominatore comune: la passione, quella vera, quella che brucia e arde costantemente energie rigenerandone sempre di nuove. Queste in estrema sintesi le peculiarità di una band che si spera riesca presto ad emergere, ritagliandosi un'ampia fetta di consensi non solo tra gli addetti ai lavori, ma soprattutto presso un pubblico ampio. Magari anche dozzinale, ma proprio per questo numericamente utile a smuovere qualcosa. Per spegnere un cellulare e riaccendere il sorriso al fanciullino che è in noi.
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