SCIMMIE
Luigi Porto
- Snowdonia - 2014
Leggi Snowdonia e già hai capito dove (non) si andrà a parare. Leggi Romano Scavolini e capisci che la devianza è dietro l'angolo. Leggi Luigi Porto e sai che la comprensione di un mondo underground legato a doppio filo con la quotidianità più innocente ha trovato un nuovo interprete in grado di assecondare tutte le scintillanti ombre che da esso sistematicamente si originano. Non c'è nulla di particolarmente tradizionale in questa colonna sonora scritta per l'anticonvenzionale L'Apocalisse delle scimmie, film in tre volumi pensato (e distribuito?) come unico evento. SCIMMIE è il primo lavoro a proprio nome del compositore italiano di stanza a New York che riflette attraverso un percorso parallelo fatto di armonie dissociate - sporcate da quella feroce adesione al film per cui è stata composta - la proposta indecente dell'opera cinematografica sperimentale di Scavolini. È lo sguardo nascosto, psichedelico e morboso, che maschera la patologia con l'ingenuità, la normalità con la doppiezza. Contro ogni legge di mercato, anche quando la scrittura pare ricalcare aulici voli classicheggianti fruibili da un pubblico trasversale, la luce accecante del giorno svanisce ben presto nella psicosi oscura che Porto sa raccontare come un baratro che si apre all'improvviso davanti ai nostri piedi giusto un istante prima di finirci dentro, pronto ad inghiottire e a sprofondarci nel Nulla. "Nascondere a volte il lavoro della scrittura; altre, invece, mostrarlo nudo, farlo riemergere. Scrivere ordinatamente, incidere, far decantare fino al distacco emotivo e poi maltrattare il materiale, improvvisarci sopra, a volte abbandonarsi alla casualità e scoprire nuovi percorsi: questo per me è un metodo e una liturgia". Ha le idee ben chiare il deus ex machina del progetto Appleyard College e, organicamente, sa come organizzarle e concretizzarle. Supportato da un immaginario visivo e grafico a metà strada tra il linguaggio visuale di Keith Haring e il mondo dei freak di inizio '900 SCIMMIE propone musica che vive di vita autonoma, capace di un'esistenza a sé stante anche quando le immagini del lungometraggio termineranno. Mescolando improptu e ligio rispetto dei canoni il risultato finale è una ossessiva sospensione indefinita, ora gelida ora carnale; una implosione delle certezze declinata con lucidità, senza una collocazione volutamene precisa. È il pensiero che prende il sopravvento sul corpo e si muove concretamente nel disordine degli eventi. Ne percepisce la consistenza, ma ne rigetta gli aspetti più scontati badando solo alla "luccicanza", allo shining caratterizzante l'essenza del singolo istante. Diventano così presenze preziose gli ospiti che di volta in volta si inseriscono nella sequenza di note e partiture, rappresentanze - per dirla con le parole di Porto - capaci di far emergere più volte e a più livelli la musica; identità contrastanti in una amalgama disarmonica e contradittoria. Qual è la distanza fra il soprano Carmen D'Onofrio, solista dei Camerata Mediolanense e qui interprete dell'Ave Maria in russo Bogoroditse Djevo, e il rapper Mr.Dead - oscuro Tricky metropolitano in Distaste II? La stessa riscontrabile fra il canto di protesta di Rudi Assuntino - che inserisce la rustica Contrabbandieri in Cecilia O La Danza Spinata - e il Soul Sigh Gospel Choir impegnato nella solenne Scimmie Ouverture, lettera d'addio di un kamikaze giapponese della Seconda Guerra Mondiale ora tramutata in sempiterno canto latino. Eppure tutte queste differenze si ricompongono sotto l'egida di Porto e la sua visione sonora; tutto dialoga. Senza equilibrio reale, ma semplicemente liberando forze ed energie in grado di sopperire ad ogni necessità, generatrici di quella stessa vertigine di amore estremo ricercata dal visionario Scavolini.
Ci tengo a sottolineare che nell'esecuzione di "Scimmie", non è stato impiegato il suddetto Soul Sigh(s) Gospel Choir, ma solo alcuni componenti di esso: Giuseppe De Bartolo, Lorenzo Oliva, Andrea Cosentino, Mattia Tenuta, Vincenzo Biondo.
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