lunedì 5 gennaio 2015

DELLA VITA DELLA MORTE

DELLA VITA DELLA MORTE
Della Vita Della Morte
- Eclectic Circus Records - 2015

Ascoltatelo, e domandatevi se non ha forse tutte le carte in regola per restare a lungo nelle playlist di questo 2015. DELLA VITA DELLA MORTE non è infatti solo il programmatico nome con cui Max Zanotti e DJ Myke hanno deciso di battezzare il loro nuovo, comune progetto musicale dopo il primo approccio consumatosi anni fa nella sospensione trip hop di Ti Ucciderò All'Alba, ma è anche - e soprattutto - l'omonimo disco d'esordio dei due veterani musicisti italiani che hanno incrociato parole, ragionamenti e suoni nel tentativo di percorrere una strada nuova, alternativa alle rispettive classiche linee guida con cui si sono fatti conoscere, senza per questo rinnegare alcunché del loro passato. Per dirla tutta, non è certo la prima volta che scritture rock cantautorali e metriche hip hop si fondono in un unicum musicale capace di sfruttare attraverso slanci elettronici tanto le descrittività delle prime quanto le quadrature pulsanti delle seconde. La mente corre ad esempio all'esperimento attuato con ottimi risultati dall'eclettica Andrea Mirò in combutta con il mad professor Marco Zangirolami in quella seconda metà sperimentale che va a comporre l'articolato ELETTRA E CALLIOPE e che, ancora in via di sviluppo, ha aperto con una certa continuità nuove porte di percezione anche a casa nostra. Se anche in DELLA VITA DELLA MORTE le vibrazioni del canto di Zanotti arrivano ugualmente al cuore di chi ascolta, la differenza sostanziale è la modalità con cui la coppia Micheloni-Zanotti si gioca, giustamente, la propria partita. Privilegiando una scrittura figurativa, per niente parca di parole, ma mai analiticamente descrittiva, è l'ambiente sonoro a farsi ricco e complementare, decisivo per tratteggiare un nucleo originario su cui poggiare e lasciar sedimentare parole e immagini evocative (Playmobile) poi miscelate da un caravanserraglio omogeneo nelle eterogeneità, sconfessando per questo un certo modo tradizionale di agire cantautoriale. E se l'ex Men in Skratch confeziona basi con una spontaneità curata spaziando naturalmente tra old school (Sembra Che Io Voli Via) e futuro (Non Ne Sbagli Una), il frontman dei mai dimenticati Deasonika ci mette la solita voce, inarrivabile ed emozionante, valore aggiunto luminosissimo pronto ad assecondare atmosfere fragili (la cover di Christina Aguilera Beautiful), impegnativi safari di rock mutante (Il Nuovo Charlot) e disidratato (la violenta Spot), down-tempo filastrokkati (Figlio Buono), anthematiche incursioni elettro-danzanti (In Ogni Luogo) ed eteree riflessioni rappate (Geniocidio). La capacità di non limitarsi, vissuta innanzitutto dai due autori come condizione sine qua non per realizzare il progetto, fuga ogni comprensibile perplessità proveniente dall'esterno, diventando motore propulsivo di un lavoro personale, disinvolto e fresco, ben poco condizionato stilisticamente. Nessuna opzione creativa viene trascurata o messa da parte; se ciò accade è solo per dare un senso di unità maggiore che non perda in potenza e significato. Una identità nuova, alternativa ai codici musicali più diffusi, che chiede di essere ascoltata ed assimilata senza pregiudizio. Anche la scoperta più banale richiede spesso uno sforzo straordinario; quando essa avviene a qualità inverse beh, è tutto molto più semplice.

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