OLD FASHIONED
Silver Rocket
- Mexican Standoff Records - 2011
Il trio ferrarese dei Silver Rocket è una scommessa. Far vivere di nuova linfa le atmosfere decadenti post punk su un substrato indie-noise. C'è poco spazio per la sperimentazione e non ci si va a svendere al mercato dell'ultima tendenza che dà hype solo per vendere qualche copia in più. Soddisfare le proprie esigenze artistiche è quanto di più nobile un pittore, uno scrittore, uno scultore possano fare. Lo stesso valga per il musicista. E qua ce ne sono tre. Preparati e determinati a perseguire questo obiettivo. Con un nome preso in prestito dai seminali Sonic Youth i giochi sono presto fatti: melodia e alternative rock esistenziale viaggiano a braccetto, si compenetrano (The Target) e rifuggono in direzioni opposte (il vortice sonoro di Failure And Disaster). A momenti più veloci come l'immediata Bunny Ears, Indifferent, new wave tiratissima dalle movenze shoegaze, e l'opener The Worst As Yet To Come, si alternano episodi più riflessivi e oscuri quale può essere la magnetica Static o la comunque potente Saturate, omaggio che chissà perché vogliamo vedere fatto ad un muscolare Lou Reed. Il rockabilly di Untitled si sporca di noise e punk. Piace in particolare la modalità di registrazione della voce di Bruno C., così 80's da risultare piacevolmente senza tempo. Lo stessa piacevolezza si avverte per la sognante Walk Out The Door, brillante ballad post punk che pare prodotta da Phil Spector in persona. E se si parla di Spector, il paragone venga però fatto in questo caso specifico più per l'opera che l'ormai quasi settantaduenne collaboratore del miglior John Lennon fece per END OF THE CENTURY dei Ramones che non per i suoi arrangiamenti in casa Beatles. Il Wall of Sound è di casa anche ascoltando i Silver Rocket, con il manzOniano Ummer Freguia intento ad alzarlo e costruirlo, mattone dopo mattone, nota dopo nota, in compagnia del già citato Bruno C., presente tanto al microfono quanto al basso, e a Nicola Zivago alla batteria. In realtà, lo spettro di Lennon affiora quasi in chiusura di questo lavoro, nel riverbero della voce registrata per That's Life; sì, proprio il brano portato al successo da Frank Sinatra che negli anni ha vissuto, ad ogni sua nuova interpretazione, una nuova giovinezza (David Lee Roth? Chi ha parlato di David Lee Roth?), e rivisitato dai nostri connazionali in chiave post-rock'n'roll, tra Jesus & Mary Chain e Ben E. King, per un recupero delle origini mai a scapito della potenza sonora. "Vintage" è così, in definitiva, il termine più hype che si possa usare per dare una idea, nero su bianco, della musica di OLD FASHIONED, ma il suggerimento spassionato è di non fermarsi al pur piacevole ascolto in cuffia dei tre; piuttosto, quello di alzare lo stereo, vicini permettendo, e correre appena possibile ad un loro live. Lì i volumi aumenteranno notevolmente proiettandoci compatti in un mondo che molti hanno vissuto solo di riflesso, ma che ancora vive nel sottobosco musicale di questo nuovo millennio.
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