LE CANZONI AI TESTIMONI
Enrico Ruggeri
- Universal - 2012
Correva l'anno 1988. Di ritorno dall'abbuffata nazionalpopolare di Si Può Dare Di Più in compagnia di Gianni Morandi e Umberto Tozzi, dopo un importante e riuscitissimo tour teatrale supportato dall'Orchestra Filarmonica di Alessandria e dai fidati Champagne Molotov il trentunenne Ruggeri si appresta a realizzare un album che dovrebbe, almeno sulla carta, consolidarne la fama di cantautore impegnato col vizio del rock. Ciò che nell'autunno di quell'anno viene però rilasciato col titolo LA PAROLA AI TESTIMONI è un album che realizza solo in minima parte le aspettative della casa discografica di allora e anzi, complice una, col senno di poi, errata logica di mercato cui si deve la poco convincente decisione di affidarsi a collaboratori esterni per la sua realizzazione, vede addirittura sgretolarsi l'idea di gruppo e affiatamento alla base del sodalizio con gli Champagne Molotov fino a quel momento ritenuta imprescindibile. Ci vorranno due anni, un disco di cover pure questo dai risultati altalenanti poi, grazie alla parabola rock de IL FALCO E IL GABBIANO, il Rouge tornerà finalmente in carreggiata con sempre buoni, spesso ottimi, risultati. A volte pure d'eccellenza. Giunto al ventisettesimo lavoro discografico recante il suo nome in copertina, tra inediti, live album e raccolte, cosa resta da inventarsi per stupire ancora e restare sempre al passo coi tempi? Un tributo a sé stesso, con la chiamata a raccolta di band e artisti che mantengono fertile quel sempre ricettivo sottobosco musicale italiano da cui lo stesso Ruggeri proviene avendone sperimentato l'esistenza coi suoi Decibel, anni fa, al tempo degli esordi. E al tributo il cantautorocker meneghino partecipa attivamente! Sì perché, dopo aver vagliato in compagnia dello stimato Mario Riso la nouvelle vague con cui confrontarsi, Enrico scende in campo duettando con i quattordici prescelti. Il singolone con cui abbattere la diffidenza di radio e network musicali è l'inatteso remake elettronico di Tenax, brano scritto agli inizi degli anni '80 per la voce di Diana Est, oggi proposto dall'accattivante duo dei Serpenti. Il videoclip che lo accompagna diventa viatico per parlare di una dentesca Pernod che Giuseppe Peveri fa brillantemente sua, e una eccezionale Quello Che Le Donne Non Dicono, minimalista ed eterea, affidata alla voce della mai troppo celebrata L'Aura Abela con gli arrangiamenti degli GnuQuartet. Tre soluzioni sonore per altrettante diverse realtà legate fra loro dai brevi episodi in musica realizzati dalla Santicorna di Bergamo. Ma le soprese non terminano certo qua. Classe e stile per Diego Mancino e Boosta, rispettivamente con il raffinato trip hop sintetico di Rien Ne Va Plus e la destrutturata Il Mare D'Inverno, liquida e sospesa. Andy recupera l'anima new wave dei Bluvertigo e la infonde nell'ottima Polvere; i Linea77 giocano pesante con Tanti Auguri al pari dei Marta Sui Tubi che, da par loro, stravolgono l'intoccabile Contessa. Un quartetto da sogno (Max Zanotti, Roberto Tiranti, Cristina Scabbia, Pino Scotto) sotto l'egida Rezophonic armonizza e si spartisce vocalmente l'hard rock di Mistero. Pop&punk con i Vanilla Sky (Punk (Prima Di Te)) e i più giovani The Bankrobber (Señorita, solo su i-Tunes). Purtroppo incolore la Prima Del Temporale ad opera dei The Fire a cui si preferisce la versione dei Nomadi (prossima band di Tiranti?) presente sul loro RACCONTIRACCOLTI di fine 2010. Ritmi in levare con gli storici Africa Unite per Eroi Solitari e infinita classe per Andrea Mirò nella carezza rock di Quando Sogno Non Ho Età. Eppure c'è ancora spazio per un capolavoro: Bugo si supera e, attraverso un processo di dilatazione filtrato da lontane suggestioni raga, possiede lo space rock de Il Lavaggio Del Cervello. Ma in tutto questo Ruggeri è semplice spettatore? No, per nulla. Il suo è al contrario un ruolo da co-protagonista. Mai invadente, lascia la costruzione del gioco ai suoi tanti compagni di squadra, smarcandosi ripetutamente in piena area di rigore giusto in tempo per lasciare la zampata vincente del fuoriclasse. Fiuta momenti ed atmosfere, illumina stili e sonorità. Fondamentale sempre, omologato mai.
Eppure, martedì 21 sulla pagina Facebook di Ruggeri compare il seguente post:
RispondiElimina"Tutti i cantanti sono soliti snocciolare cifre quasi sempre gonfiate sulle loro vendite. Io invece voglio essere sincero: il mio nuovo cd non sta andando bene. Tutti mi fanno i complimenti, tutti dicono di averlo ascoltato, ma le vendite sono molto più basse della mia media. Mi sembra strano proprio in un momento in cui grazie a facebook e twitter ho instaurato un rapporto continuativo e cordiale con decine di migliaia di persone. Non posso pensare che tutti questi miei amici vogliano solo interagire con me senza aver voglia di sentirmi cantare. E non voglio pensare che tutte queste persone lo abbiano scaricato illegalmente. Cosa pensate in proposito?"
Giovedì 23 si precisa:
RispondiElimina"E’ venuto il momento di aggiungere qualcosa al mio post. Ciò che ho scritto NON ERA una autocritica, NON ERA una dichiarazione di fallimento, NON ERA una lamentela nei confronti della mia casa discografica, che è vittima e non artefice di questa situazione. Volevo sollecitare un dibattito su un problema che penalizza non gli artisti come me, fortunati e svincolati dal pensiero di vendere dischi. Quelli che subiscono questa situazione sono i nuovi musicisti, soprattutto i migliori, quelli che avrebbero bisogno di tempo, investimenti e lavoro per diventare i prossimi artisti di vertice. Avrei potuto tacere: paradossalmente questa situazione impedisce il ricambio generazionale e quindi avvantaggia chi, come me, è già saldo al suo posto. Ma sono così, non riesco a tollerare ingiustizie."