LONTANO DAL CERCHIO
Manoloca & Massimo Vecchi
- Segnali Caotici - 2011
Manoloca è grinta. Manoloca è tenacia. Manoloca è genuinità. Tre caratteristiche che balzano immediatamente all'orecchio dell'ascoltatore anche meno preparato dopo aver prestato attenzione ai dieci episodi raccolti in questo rockeggiante debut album della band lombardo-emiliana. A far gli onori di casa è senza dubbio il volto noto del gruppo, quel Massimo Vecchi da quattordici anni al servizio della causa Nomadi che qui, smessi i panni di bassista, si concentra sul ruolo di cantante, mansione peraltro già ricoperta nella band di Novellara con buoni risultati quando si tratta di eseguire alcuni tra gli episodi più tirati del repertorio, da L'Ordine Dall'Alto a Marinaio Di Vent'anni, passando per Jenny e Status Symbol. A farne le veci al basso ci pensa il buon Daniele Radice che, affiancato da Franz Piatto alla batteria va a costituire il duo di faticatori del ritmo. E se ad Agostino Barbieri spetta il piacevole compito di svariare tra le innumerevoli trame sonore che le tastiere gli consentono (il finale di Al Bivio Sbagliato), è la Les Paul di Dave Colombo, già leader dei Rosso Channel ed insegnante di chitarra moderna presso la NuovaBustoMusica, la punta di diamante del combo, sempre a suo agio nel passare con disinvoltura dall'hard rock anni '70 (Il Prestigiatore) ai ritmi balcanici in levare (il conclusivo inno alla libertà de Il Ponte, tra le migliori dell'intero lavoro) e ritorno. Le danze si aprono con Porgi L'Altra Guancia, arioso pop rock dalle neanche troppo velate connotazioni sociali in cui utopia e desiderio di cambiamento viaggiano a braccetto; coordinate queste ravvisabili pure nel primo singolo consegnato alle radio, la spigolosa Il Tuo Ritratto che garantisce buona visibilità all'assolo di Colombo nel finale. Toni più soffusi e ritmi sudamericani sembrano indirizzare le sorti di Regina In Polvere, ma il risveglio dallo stordimento sintetico-anfetaminico ha, nel refrain, le asperità del rock duro e la valenza di una opportuna doccia fredda, energica e ritemprante. A briglia sciolta con la denuncia di Hanno Picchiato Damiano (Sul Portone Di Casa) e Un Leggero Senso Di Insoddisfazione, quest'ultima quasi un involontario tributo ai disciolti Quartiere Latino di Paolo Martella. Piace il contrasto tra la tempra concettuale e la leggerezza pop che contraddistingue tanto Non Mi Servi Più quanto Sotto Lo Stesso Cielo. Certo, il lavoro a ben guardare non è scevro da qualche pecca formale e alcune ingenuità ancora affiorano, specialmente nei testi, sempre di denuncia, ma che qua e là necessiterebbero probabilmente di un supervisore con quel quid in grado di metterli in bella copia, garantendo attraverso un maggior labor limae una qualità poetica maggiormente incisiva. Allora perché scegliere i Manoloca tra le tante proposte che escono sul mercato? Per la dedizione al lavoro e per il vibe positivo che si respira sia in studio sia nei live? Non solo. Qui c'è materiale su cui meditare e che merita di essere approfondito. Argomenti scomodi, conosciuti, ma dimenticati da ben più blasonati menestrelli musicali intenti troppo spesso a ripiegare su sé stessi con tutto il mondo fuori. Per chi crede che a volte la parola "cuore" faccia ancora rima con "calore". Umano e professionale. Mastro Beppe Carletti docet.
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