Daniele Ronda & Folklub
- JM Production - 2011
C'è aria di festa in casa Ronda. Una grande festa comunitaria, popolare, aperta a tutti, in cui ognuno porta il suo contributo per far sì che non manchino mai il buonumore e la speranza anche nei momenti meno solari della vita, alla luce di quella saggezza contadina delle origini verso cui il disco tende. Il folk della Bassa piacentina, tra tigelle, gnocco fritto e fiaschetti di Gutturnio, ha il volto del giovane Daniele Ronda, ragazzone dal carattere buono, prestato in passato al songwriting altrui e ora riconvertito alle tradizioni rassicuranti della sua terra. Un richiamo che non poteva restare inascoltato, ammaliante e fascinoso come le donne della sua provincia, accogliente e confortante come i prodotti del suo territorio. Eppure la genesi di DAPARTE IN FOLK risale ad almeno un paio di anni prima questa pubblicazione, quando l'uscita di un mini cd quasi omonimo, ma dal taglio pop-rock cercava di trovare una sua collocazione all'interno del panorama musicale italiano. Tentativo non andato particolarmente a buon fine in termine di numeri, ma assai utile per raggiungere la dimensione folk di oggi. Ronda, probabilmente anche ben consigliato, cambia veste alle sue canzoni, rinnova il look e, cedendo alle avances delle ruspanti origini di casa sua, si ritaglia uno spazio nel cantautorato folk. L'edulcorato autore di Nek che compariva di bianco vestito sulla copertina del mini DAPARTE dà un taglio deciso al passato, trova nuovi mentori musicali, si pone sulla scia di sonorità più sanguigne, andando a nobilitare il dialetto come lingua per alcune liriche. Ben più di un nuovo inizio, dunque; piuttosto una nuova direzione, percorsa avvalendosi di nuovi collaboratori più in sintonia con l'attuale proposta. Dopo essere stato supportato infatti nel passato anche in sede live dalla sezione ritmica degli Sharks (Fabrizio Palermo-Andrea Gè) e con il contributo di Tiziano Giampieri alla chitarra (in ultima analisi ¾ degli attuali Queenmania), è oggi il turno di una vera e propria banda, allargata fino a sette elementi, con Sandro Allario alla fisa e Carlo Raviola al basso punti fermi del nuovo ensemble. Un saggio del nuovo corso arriva fin dalle prime note di La Nev E 'L Sul o, se preferite, La Neve E Il Sole, caratterizzata da slide e mandolino ad opera di Cristian Rocco. In realtà dalla precedente esperienza musicale di Daniele il Folklub recupera ben quattro delle cinque canzoni presenti sull'ep di cui sopra, prima fra tutte Lo So, Sei Tu, scritta in collaborazione con il paroliere Antonello De Sanctis, ora ribattezzata Figli Di Chernobyl e rivisitata con il prestigioso contributo vocale di Danilo Sacco in favore dell'associazione Soleterre. Ora credo, 'M L'Ävan Ditt e L'Equilibrio (Ninna Nanna Per Nicole) sono gli altri episodi del passato rivisitati in chiave folk, abito musicale in grado di accentuare di ciascuna ora la determinazione, ora la malinconia, ora la disillusione. Qualità queste che caratterizzano pure le altre composizioni del cd, spaziando dall'irrequietezza fedifraga di Cara, passando per i ritmi in levare di Polvere E Sabbia, fino allo spleen notturno de Il Vento, straordinario gioiello posto quasi in chiusura di album e che potrebbe tranquillamente reggersi solo su chitarra e voce. A far di nuovo danzare gli invitati ci pensa la festaiola Cenerentola, non a caso scelta come singolo apripista, mentre Davide Van De Sfroos è l'ospite perfetto in I Tre Corsari, riflessione sul tempo che passa fatta all'ombra del Duomo. Quarantacinque minuti che corrono veloci per tornare dopo tanto anonimo girovagare a casa, alla casa di un tempo. E non da figliol prodigo. Perché il cuore non è al centro, ma sta DAPARTE.
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