22-07-2012
- STEVE VAI @ Palazzo Bonacossa -
Dorno (PV)
Giustamente un po' in sordina, rispetto al più sbandierato concerto dell'ennesima reincarnazione del G3 che vede protagonisti gli immancabili Joe Satriani e Steve Vai affiancati per l'occasione dal purpleiano Steve Morse, nei giorni precedenti l'appuntamento vigevanese del trio statunitense apprendiamo che la giunta comunale di Dorno, quieto paesone della Lomellina alle porte di Pavia, ha deliberato il conferimento della propria cittadinanza onoraria presso la Sala Consiliare del Palazzo Municipale al funambolico guitar hero newyorkese che, proprio come il suo maestro Satriani, tradisce fin dal nome chiare origini italiane. Steve Siro Vai. È proprio quel "Siro", secondo nome dal sapore quantomai esotico al di là dell'Oceano e d'abitudine lontano dalle cronache della carta stampata, il punto focale della questione; quel secondo nome così familiare in Lomellina e dintorni, dovrebbe invece balzare all'occhio di quanti non vivono nelle pianure lungo le sponde del Ticino, mettendo in moto quel processo per il quale la curiosità di risalire al perché delle cose porta a scoprire la storia delle persone; e "Siro" è testimonianza forte e chiarissima delle origini italiane, anzi pavesi e più ancora dornesi, del Nostro. Sì, perché di Pavia l'allora giovinetto che offrì a Gesù le proprie ceste di pani e di pesci resi famosi dall'episodio della moltiplicazione, e con il quale Siro viene identificato secondo leggenda, è il santo patrono. E per lui, da quelle parti, si mantiene da centinaia d'anni una devozione giustamente particolare. Basti pensare che non molto lontano da Dorno sorge addirittura l'abitato di Borgo San Siro, piccolo paesello sulla strada di collegamento tra Vigevano e Garlasco, non lontano dal ciglio del terrazzo che delimita la valle alluvionale del Ticino.
In quanto famiglia di emigranti, non si fa fatica a ipotizzare come i Vai, cognome assai diffuso nel Pavese, una volta sbarcati in America, abbiano voluto battezzare il piccolo Steve anche con un secondo nome a loro estremamente familiare e affettuoso (lo stesso nonno di Steve nato a Dorno nell'ottobre del 1887 in via Lazzaretto, si chiamava per l'appunto Siro), ricordo di quella terra natale ora lontana, ma mai dimenticata. Poi gli eventi della vita fanno il resto. Nell'arco di pochi lustri, a partire da fine anni '70, il piccolo Steve, classe 1960, compare già accanto all'inarrivabile Frank Zappa, sostituisce senza colpo ferire il dimissionario Yngwie Malmsteen negli Alcatrazz di Graham Bonnet, realizza il primo album solista (FLEX-ABLE) e ha il non facile compito di rivaleggiare, almeno virtualmente nelle fantasie dei fans, con l'innovatore della chitarra rock, quell'Eddie Van Halen all'epoca autentico re Mida delle sei corde, poiché reclutato dal sempre istrionico David Lee Roth, ex frontman dei Van Halen, accanto al quale conosce il primo grande successo di massa. Passato nei Whitesnake di David Coverdale, in difficoltà a causa dell'infortunio occorso al titolare Adrian Vandenberg, contribuisce in studio alle registrazioni di SLIP OF THE TONGUE e partecipa al seguente tour mondiale confermando bravura e carisma espressi negli anni passati.
Quelle stesse doti che gli consentiranno di iniziare una carriera solista stabile ancora oggi, priva di particolari cali di ispirazione e benedetta piuttosto dal successo di album come PASSION AND WARFARE e FIRE GARDEN. Oltre a continui e prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale che fanno il paio con collaborazioni altrettanto altisonanti (Devin Townsend, Al Di Meola, Joe Satriani, Alice Cooper, Ozzy Osbourne...) e insolite (Eros Ramazzotti). All'insaputa di molti, Steve Siro Vai porta così nel mondo quel briciolo di italianità che, vogliamo credere con un briciolo di orgoglio e presunzione, gli ha consentito di esprimersi da sempre con grazia e tecnica sopraffina, retaggio vivo di una tradizione che affonda le sue radici nella Storia e che in lui, virtuoso delle sei e delle sette corde richiestissimo dai grandi dello show biz, ha trovato nuova linfa vitale. Potevano forse i suoi "concittadini" italiani farsi sfuggire l'occasione di celebrare il loro più illustre emigrante? Così, prevista per le 15:30, la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria presso palazzo Bonacossa, nel cuore dell'omonima piazza e centro cittadino di Dorno, ha visto la calda accoglienza tanto degli abitanti del comune pavese quanto quella di una buona schiera di appassionati che hanno tributato il loro entusismo nei confronti di un Mr.Vai a suo agio fin dal primo pomeriggio per le vie del paese. Accompagnato dalla moglie Pia Maiocco (ex bassista delle Vixen) e dai figli Jullian Angel e Fire, Steve si è intrattenuto qualche istante sotto il porticato di piazza Bonacossa prima di salire le scale che l'avrebbero condotto nella sala consigliare dove, successivamente, avrebbe ricevuto l'onorificenza per mano del sindaco Secondina Passerini e dell'Assessore alla Cultura Massimo Canevari, tra i promotori dell'iniziativa.
Facile riconoscere tra gli ospiti di giornata radunatisi al primo piano del palazzo un altro artista dornese, il poliedrico Marco Lodola autore di una delle sue celebri sculture luminose raffigurante ça va sans dire una chitarra, dono di tutta la comunità di Dorno al prestigioso guitar hero. Il quale, tra sorrisi, applausi e strette di mano, al momento dell'inno di Mameli poggia la mano destra sul cuore e segue di lì in avanti la cerimonia verosimilmente emozionato accanto alla moglie. Spetta così al Sindaco ricordare le motivazioni che hanno portato con orgoglio all'accoglimento della richiesta giunta all'Amministrazione Comunale in merito all'attribuzione di questa cittadinanza onoraria, citando le radici che legano Steve al paese dei suoi nonni e tenendo un breve excursus sulle sue attività lavorative ed extramusicali. A questo punto, supportato da un interprete sempre al suo fianco, è lo stesso Vai a prendere la parola, inizialmente in italiano, per un sentito ringraziamento alle Autorità e a Dorno tutta. "È davvero un grosso onore per me ricevere questa onorificenza. Davvero non mi aspettavo una accoglienza così calorosa. Sono grato di fare parte di questa famiglia nella quale sono nato. I miei nonni qua di Dorno sono stati davvero molto speciali per me. Questo è il canale attraverso il quale ho appreso le mie radici italiane."
L'aneddoto del nonno che accompagna un piccolo Steve Vai in cantina per bere un po' di vino suscita parecchia ilarità in Sala e stempera per un istante la solennità dell'evento. "Mi son sempre sentito a casa con la mia famiglia italiana; e sempre sono stato spinto a capire, ad apprezzare, le grandi qualità di questa mia eredità. La prima volta che venni in Italia, nel 1982, al seguito di Frank Zappa, presi dal suolo una manciata di terra e la baciai. ...Sapeva di sugo!?!" Ancora risate. "Perciò esser qui oggi e vedere i luoghi in cui mio nonno e mia nonna sono nati e cresciuti è davvero molto speciale per me e lo è a maggior ragione perché ho accanto pure mia moglie e i miei figli. Terrò sempre a mente quanto sia stato privilegiato per aver avuto tutto questo, e la mia carriera nella quale nulla deve esser mai dato per scontato. Ho sempre percepito un enorme supporto da parte del pubblico italiano. Quand'ero un bambino non avrei mai pensato di venir messo nelle condizioni di poter venire qui, in questa città, un giorno, e di avere una così calda accoglienza." Con i ringraziamenti a Mario Fava, suo cugino di secondo grado, alla extended family composta da ulteriori cugini e cugine, al Sindaco e alle Autorità di Dorno ha termine l'intervento diretto di Vai che con un conclusivo "Grazie a tutti!" riceve un ultimo applauso. A documentare tutto questo (e molto altro ancora, ne siamo certi) c'è pure Red Ronnie, abbastanza defilato, ma ben presente con la sua videocamera, che a riguardo di Steve Vai avrà modo di esprimersi in termini lusinghieri ("una persona davvero profonda") e amichevoli ("mi è piaciuto dialogare a lungo con lui") anche sulla sua pagina facebook. Il reportage della giornata sarà online nelle prossime settimane sull'ottima Roxy Bar TV; il risultato è garantito fin da ora.
A Steve non resta altro che ricevere le congratulazioni e la scultura di Lodola ("la porterò con me sul palco"), pergamene e ceste di prodotti tipici della zona, nonché l'abbraccio dei suoi concittadini. Poi, tra un autografo e una fotografia, è tempo di tornare all'aperto, in piazza, per far tappa tutti insieme al bar del paese, a due passi dal Municipio. Un gelato in totale relax, seduto in mezzo ai parenti e con il contorno degli abituali avventori, è la sintesi di questo insolito pomeriggio dornese per il signor Vai. Che non termina qui la visita nei luoghi della sua famiglia. Un ultimo sguardo alla piazza principale di Dorno, ancora quattro chiacchiere con i presenti e qualche fotocamera che scatta un ricordo; poi via, sulla Chevrolet messa a disposizione dall'organizzazione del Festival 10 Giorni Suonati che lo attende a Vigevano questa sera, alla volta della cascina Taccona, sulla strada tra Dorno e Scaldasole dove nel giugno del 1896 nacque sua nonna Alessandrina Ernesta Ravetta. Lì, in una sorta di raccoglimento emotivo, c'è tempo per toccare con mano le mura dei cascinali in cui umili braccianti e contadini si sono succeduti negli anni alimentando con il loro lavoro e le loro vite tutto un intero territorio. Ci sono i solchi nel terreno, il sudore degli uomini e quella degli animali.
C'è lo scorrere inarrestabile del tempo. C'è modo di respirare l'aria afosa della campagna pavese, immersi nelle risaie e nei campi di frumento battuti dal sole, lontano tanto dal traffico cittadino quanto dal caos delle vita convulsa della nostra epoca. C'è il contatto con un vivere altro, antico, scandito oggi come allora dai ritmi della natura, e per questo non meno operoso, ma anzi ben più faticoso e gratificante. Un ritorno alle origini. Un tuffo importante nella memoria. Per questo non osiamo avvicinarci. Non ci spingiamo oltre e piuttosto restiamo in silenzio coi nostri pensieri, sotto il sole cocente, a qualche metro di distanza da Steve e dal piccolissimo gruppetto che lo accompagna, confusi con il paesaggio, eppure privilegiati per essere presenti in questo suo momento di contemplazione personale. Il concerto di questa sera è lontano. I clamori del tour, con le sue scadenze e tempistiche, pure. Non ci sono applausi, urla o fischi. Tutto è racchiuso in una bolla e ancora per qualche istante congelato, sospeso, rinviato sine die. Misteri dell'Amore alieno. Circondato dall'affetto dei suoi cari, con discrezione e deferenza, rispettoso di quel passato che aveva potuto conoscere fino ad oggi solo attraverso i racconti e le visioni dei suoi familiari, Siro Vai osserva, domanda, riflette e conserva gelosamente tutto dentro di sé. Benedicendo con molta probabilità in cuor suo i suoi antenati e il territorio circostante. Proprio come, ci piace pensare, quel primo vescovo "itinerante" che nel corso del IV secolo dopo Cristo evangelizzò questa vasta area dell'Italia settentrionale, parte integrante della pianura padana su cui edificarono appunto la stessa Ticinum e il piccolo toponimo di Durnae. Casa tra le case, culla di civiltà.
In quanto famiglia di emigranti, non si fa fatica a ipotizzare come i Vai, cognome assai diffuso nel Pavese, una volta sbarcati in America, abbiano voluto battezzare il piccolo Steve anche con un secondo nome a loro estremamente familiare e affettuoso (lo stesso nonno di Steve nato a Dorno nell'ottobre del 1887 in via Lazzaretto, si chiamava per l'appunto Siro), ricordo di quella terra natale ora lontana, ma mai dimenticata. Poi gli eventi della vita fanno il resto. Nell'arco di pochi lustri, a partire da fine anni '70, il piccolo Steve, classe 1960, compare già accanto all'inarrivabile Frank Zappa, sostituisce senza colpo ferire il dimissionario Yngwie Malmsteen negli Alcatrazz di Graham Bonnet, realizza il primo album solista (FLEX-ABLE) e ha il non facile compito di rivaleggiare, almeno virtualmente nelle fantasie dei fans, con l'innovatore della chitarra rock, quell'Eddie Van Halen all'epoca autentico re Mida delle sei corde, poiché reclutato dal sempre istrionico David Lee Roth, ex frontman dei Van Halen, accanto al quale conosce il primo grande successo di massa. Passato nei Whitesnake di David Coverdale, in difficoltà a causa dell'infortunio occorso al titolare Adrian Vandenberg, contribuisce in studio alle registrazioni di SLIP OF THE TONGUE e partecipa al seguente tour mondiale confermando bravura e carisma espressi negli anni passati.
Quelle stesse doti che gli consentiranno di iniziare una carriera solista stabile ancora oggi, priva di particolari cali di ispirazione e benedetta piuttosto dal successo di album come PASSION AND WARFARE e FIRE GARDEN. Oltre a continui e prestigiosi riconoscimenti a livello mondiale che fanno il paio con collaborazioni altrettanto altisonanti (Devin Townsend, Al Di Meola, Joe Satriani, Alice Cooper, Ozzy Osbourne...) e insolite (Eros Ramazzotti). All'insaputa di molti, Steve Siro Vai porta così nel mondo quel briciolo di italianità che, vogliamo credere con un briciolo di orgoglio e presunzione, gli ha consentito di esprimersi da sempre con grazia e tecnica sopraffina, retaggio vivo di una tradizione che affonda le sue radici nella Storia e che in lui, virtuoso delle sei e delle sette corde richiestissimo dai grandi dello show biz, ha trovato nuova linfa vitale. Potevano forse i suoi "concittadini" italiani farsi sfuggire l'occasione di celebrare il loro più illustre emigrante? Così, prevista per le 15:30, la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria presso palazzo Bonacossa, nel cuore dell'omonima piazza e centro cittadino di Dorno, ha visto la calda accoglienza tanto degli abitanti del comune pavese quanto quella di una buona schiera di appassionati che hanno tributato il loro entusismo nei confronti di un Mr.Vai a suo agio fin dal primo pomeriggio per le vie del paese. Accompagnato dalla moglie Pia Maiocco (ex bassista delle Vixen) e dai figli Jullian Angel e Fire, Steve si è intrattenuto qualche istante sotto il porticato di piazza Bonacossa prima di salire le scale che l'avrebbero condotto nella sala consigliare dove, successivamente, avrebbe ricevuto l'onorificenza per mano del sindaco Secondina Passerini e dell'Assessore alla Cultura Massimo Canevari, tra i promotori dell'iniziativa.
Facile riconoscere tra gli ospiti di giornata radunatisi al primo piano del palazzo un altro artista dornese, il poliedrico Marco Lodola autore di una delle sue celebri sculture luminose raffigurante ça va sans dire una chitarra, dono di tutta la comunità di Dorno al prestigioso guitar hero. Il quale, tra sorrisi, applausi e strette di mano, al momento dell'inno di Mameli poggia la mano destra sul cuore e segue di lì in avanti la cerimonia verosimilmente emozionato accanto alla moglie. Spetta così al Sindaco ricordare le motivazioni che hanno portato con orgoglio all'accoglimento della richiesta giunta all'Amministrazione Comunale in merito all'attribuzione di questa cittadinanza onoraria, citando le radici che legano Steve al paese dei suoi nonni e tenendo un breve excursus sulle sue attività lavorative ed extramusicali. A questo punto, supportato da un interprete sempre al suo fianco, è lo stesso Vai a prendere la parola, inizialmente in italiano, per un sentito ringraziamento alle Autorità e a Dorno tutta. "È davvero un grosso onore per me ricevere questa onorificenza. Davvero non mi aspettavo una accoglienza così calorosa. Sono grato di fare parte di questa famiglia nella quale sono nato. I miei nonni qua di Dorno sono stati davvero molto speciali per me. Questo è il canale attraverso il quale ho appreso le mie radici italiane."
L'aneddoto del nonno che accompagna un piccolo Steve Vai in cantina per bere un po' di vino suscita parecchia ilarità in Sala e stempera per un istante la solennità dell'evento. "Mi son sempre sentito a casa con la mia famiglia italiana; e sempre sono stato spinto a capire, ad apprezzare, le grandi qualità di questa mia eredità. La prima volta che venni in Italia, nel 1982, al seguito di Frank Zappa, presi dal suolo una manciata di terra e la baciai. ...Sapeva di sugo!?!" Ancora risate. "Perciò esser qui oggi e vedere i luoghi in cui mio nonno e mia nonna sono nati e cresciuti è davvero molto speciale per me e lo è a maggior ragione perché ho accanto pure mia moglie e i miei figli. Terrò sempre a mente quanto sia stato privilegiato per aver avuto tutto questo, e la mia carriera nella quale nulla deve esser mai dato per scontato. Ho sempre percepito un enorme supporto da parte del pubblico italiano. Quand'ero un bambino non avrei mai pensato di venir messo nelle condizioni di poter venire qui, in questa città, un giorno, e di avere una così calda accoglienza." Con i ringraziamenti a Mario Fava, suo cugino di secondo grado, alla extended family composta da ulteriori cugini e cugine, al Sindaco e alle Autorità di Dorno ha termine l'intervento diretto di Vai che con un conclusivo "Grazie a tutti!" riceve un ultimo applauso. A documentare tutto questo (e molto altro ancora, ne siamo certi) c'è pure Red Ronnie, abbastanza defilato, ma ben presente con la sua videocamera, che a riguardo di Steve Vai avrà modo di esprimersi in termini lusinghieri ("una persona davvero profonda") e amichevoli ("mi è piaciuto dialogare a lungo con lui") anche sulla sua pagina facebook. Il reportage della giornata sarà online nelle prossime settimane sull'ottima Roxy Bar TV; il risultato è garantito fin da ora.
A Steve non resta altro che ricevere le congratulazioni e la scultura di Lodola ("la porterò con me sul palco"), pergamene e ceste di prodotti tipici della zona, nonché l'abbraccio dei suoi concittadini. Poi, tra un autografo e una fotografia, è tempo di tornare all'aperto, in piazza, per far tappa tutti insieme al bar del paese, a due passi dal Municipio. Un gelato in totale relax, seduto in mezzo ai parenti e con il contorno degli abituali avventori, è la sintesi di questo insolito pomeriggio dornese per il signor Vai. Che non termina qui la visita nei luoghi della sua famiglia. Un ultimo sguardo alla piazza principale di Dorno, ancora quattro chiacchiere con i presenti e qualche fotocamera che scatta un ricordo; poi via, sulla Chevrolet messa a disposizione dall'organizzazione del Festival 10 Giorni Suonati che lo attende a Vigevano questa sera, alla volta della cascina Taccona, sulla strada tra Dorno e Scaldasole dove nel giugno del 1896 nacque sua nonna Alessandrina Ernesta Ravetta. Lì, in una sorta di raccoglimento emotivo, c'è tempo per toccare con mano le mura dei cascinali in cui umili braccianti e contadini si sono succeduti negli anni alimentando con il loro lavoro e le loro vite tutto un intero territorio. Ci sono i solchi nel terreno, il sudore degli uomini e quella degli animali.
C'è lo scorrere inarrestabile del tempo. C'è modo di respirare l'aria afosa della campagna pavese, immersi nelle risaie e nei campi di frumento battuti dal sole, lontano tanto dal traffico cittadino quanto dal caos delle vita convulsa della nostra epoca. C'è il contatto con un vivere altro, antico, scandito oggi come allora dai ritmi della natura, e per questo non meno operoso, ma anzi ben più faticoso e gratificante. Un ritorno alle origini. Un tuffo importante nella memoria. Per questo non osiamo avvicinarci. Non ci spingiamo oltre e piuttosto restiamo in silenzio coi nostri pensieri, sotto il sole cocente, a qualche metro di distanza da Steve e dal piccolissimo gruppetto che lo accompagna, confusi con il paesaggio, eppure privilegiati per essere presenti in questo suo momento di contemplazione personale. Il concerto di questa sera è lontano. I clamori del tour, con le sue scadenze e tempistiche, pure. Non ci sono applausi, urla o fischi. Tutto è racchiuso in una bolla e ancora per qualche istante congelato, sospeso, rinviato sine die. Misteri dell'Amore alieno. Circondato dall'affetto dei suoi cari, con discrezione e deferenza, rispettoso di quel passato che aveva potuto conoscere fino ad oggi solo attraverso i racconti e le visioni dei suoi familiari, Siro Vai osserva, domanda, riflette e conserva gelosamente tutto dentro di sé. Benedicendo con molta probabilità in cuor suo i suoi antenati e il territorio circostante. Proprio come, ci piace pensare, quel primo vescovo "itinerante" che nel corso del IV secolo dopo Cristo evangelizzò questa vasta area dell'Italia settentrionale, parte integrante della pianura padana su cui edificarono appunto la stessa Ticinum e il piccolo toponimo di Durnae. Casa tra le case, culla di civiltà.
Andrea Barbaglia '12
Un ringraziamento particolare va alla Pro Loco di Dorno per la gentilezza dimostrata e il reperimento delle fotografie di Francesco Sisti
Un ringraziamento particolare va alla Pro Loco di Dorno per la gentilezza dimostrata e il reperimento delle fotografie di Francesco Sisti
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