Vince
- Liquido Records - 2013
Vincenzo Pastano non è un nome nuovo tra gli addetti ai lavori; dopo svariate esperienze che l'hanno visto manipolare suoni e melodie tanto in campo pubblicitario quanto in collaborazione con numerosi colleghi, approda negli ultimi anni alla corte del suo concittadino Luca Carboni che lo vuole al proprio fianco in studio di registrazione e nelle ultime fortunate tourneé. Anche in ambito televisivo il suo volto è divenuto familiare nel corso dei mesi scorsi quando in supporto alle visioni di restyling sonoro di Guido Elmi comparve negli studi di registrazione di Pop! Viaggio dentro una canzone, apprezzabile trasmissione condotta da Omar Pedrini dedicata alla riscoperta di pagine che hanno fatto la storia della musica italiana. Eppure Vince è da qualche anno titolare anche di un progetto solista che ne porta il nome e che l'ha condotto a pubblicare a distanza di ventiquattro mesi dal precedente INVISIBILI DISTANZE un nuovo album capace di rappresentare tutto il suo mondo di ieri e di oggi con un abito sonoro contemporaneo estremamente peculiare. Se con questa nuova release lo scopo iniziale era quello di stuzzicare la curiosità del pubblico Pastano e il suo staff hanno senz'altro centrato il primo obiettivo. Il curioso packaging in busta di cartone nero, su cui troneggia un moderno graffito che rimanda alle antiche pitture rupestri preistoriche, rivela fin da subito una cura formale dei dettagli ancora più apprezzabile perché applicata pure al contenuto. LIVIDI viene presentato alla stampa così, senza troppe spiegazioni, con il solo consiglio di prestare attenzione alle dieci tracce che ne definiscono l'essenza e ne tracciano il percorso. Un'attenzione che richiede approfondimento e pazienza per riuscire ad apprezzare le sfaccettate sfumature di un sound morbido, liquido, così ricco di ramificazioni eppure senza soluzione di continuità, realizzato in collaborazione con l'imprescindibile Ignazio Orlando, da sempre fedele alla linea (anche se la linea non c'è), e il batterista-produttore Max Messina. Un unicum dinamico che neppure l'alternanza tra strumentali e cantati, per la voce eterea di Silvia Manigrasso, altra novità degna di nota, può spezzare. Fin dall'iniziale Liquidi si capisce come la compenetrazione fra un brano e l'altro sia realmente un incessante travaso di energia in cui nulla va perduto o si esaurisce. L'approdo al groove della successiva Fuzz Dub avviene infatti in maniera del tutto naturale, quasi i due brani fossero in realtà un momento di fusione tra armonie universali e ritmiche black, a sua volta replicato dalla quiete lunare che avvolge Sonnambuli, intensa terza traccia del lotto. Nasce su liriche di Grazia Verasani la sfida all'incertezza del futuro descritta in Al Buio mentre i tribali ritmi in levare e le distorsioni per la destabilizzante Black Propaganda, subdola come l'incattivito Atto Di Dolore, raccontano la manipolazione occulta del potere. E se Dawn Moon Glow, brano ambient proveniente da quelle stesse sessioni di scrittura con il produttore newyorkese Marc Urselli che hanno dato vita al progetto Past The Mark, trova spazio nella veste con cui l'abbiamo già ascoltato sull'album HAKHEL TRIBULATION, subisce un trattamento di "essicazione ritmica" l'antica psichedelia post rock de In Questo Inferno Vero, ora dub strumentale dall'intrigante intreccio chitarristico, fatto di allucinazioni desertiche. Di difficile collocazione sul mercato discografico LIVIDI è uno sforzo creativo che percorre e calpesta sentieri musicali poco battuti, ridisegnandone i confini e tracciando un solco con la tradizione. Una strada in salita dunque, tutta da esplorare; Vince, capitano coraggioso con l'irrefrenabile richiamo verso l'ignoto, guida solitario la sua rivoluzione.
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