CAPITANO, MIO CAPITANO
La Toscana è da sempre fucina di spiriti liberi e ingegnosi.
Cosimo Messeri è uno di questi. Vulcanico eppure metodico e lucido artista a
360 gradi, figlio dell'incontenibile Marco Messeri e dell'altrettanto creativa Luisanna
Pandolfi, dopo i buoni riscontri ottenuti con i suoi lavori cinematografici se
ne è uscito allo scoperto anche in campo musicale, con una passione enorme per
la Swinging London e le belle melodie. Autore di se stesso, consapevole della
precarietà artistica che da sempre è convivente con l'uomo comune, senza
seguire alcuna strada privilegiata eccolo gettarsi a capofitto nell'ennesima
avventura che è anche confronto con le proprie radici. Qua di seguito trovate la
nostra constatazione amichevole dopo un tamponamento sfiorato con il suo Transit
lungo le strade che da Fiesole portano a Roma.
Cinema e musica: quale di queste tue due passioni hai
sviluppato gradualmente e quale è stata invece una folgorazione vera e propria?
Cosimo: Cinema e musica. Entrambi mi
hanno folgorato immediatamente, e subito è stato come se non ci fosse più
nient’altro intorno, come se nella vita non potessi fare altro. Il guaio (?) è
che quando lo capii ero ancora al liceo e per questa mia assenza mentale, presa
giustamente dai professori come sprezzante indifferenza, fui bocciato e
ribocciato!
Dopo l'esordio e una carriera nel mondo della celluloide
ecco un tuffo nella musica con un lavoro composto e suonato quasi interamente
da solo. Perché un disco ora? Quale aspettative nutri sulla sua riuscita?
Cosimo: Carriera?! Ma carriera di che?
Trovo ridicolo chi fa questo lavoro e parla di carriera; è un linguaggio
ministeriale, da corridoio. Sono sempre stato d’accordo con mio padre e Paolo
Poli quando dicono: "Ma quale
lavoro, noi facciamo gli scemi sulle montagne russe!". Per quanto mi
riguarda vivo la mia vita al meglio delle mie possibilità, cerco continuamente
di assomigliarmi e di dimenticarmi di me!
Ora ho fatto un disco e non nutro alcuna
aspettativa sulla sua riuscita. Primo perché come diceva Eduardo il pubblico è
un blob imprevidente e imprevedibile,
e secondo perché per me questo dischetto, e sottolineo per me, è un lavoro più
che riuscito!
Talmente ben riuscito che non hai sentito neppure l'esigenza
di affidarti ad altri musici, se non che per piccolissimi interventi. Ascolta,
chi si nasconde dietro lo pseudonimo di Apollo Vermut? Non sarà davvero il
baronetto Macca?
Cosimo: Beh, se Capitan Confusione son
io, Apollo Vermut è... Madame Bovary!
I dischi d'esordio sono solitamente e in larga parte album
autobiografici; le canzoni di CAPITAN CONFUSIONE abbracciano un ampio periodo
della tua vita oppure sono composizioni recenti, databili ad un più ristretto
periodo?
Cosimo: A parte
alcune eccezioni sono perlopiù canzoni recenti, vicine nel tempo, vicine al me
di adesso eppure già lontanissime.
Oltre a diversi brani sviluppati secondo forme classiche
per la canzone pop cantautorale mi hanno colpito tutti quei pezzi più brevi
posti quasi a mo di raccordo tra una canzone e l'altra, pensieri che nello
spazio di pochi secondi sanno fornire mondi ben più vasti.
Cosimo: Mi sono
sempre piaciuti gli intermezzi brevi, che dicono tutto e nulla e lasciano la
voglia di farsi subito riascoltare. Così nel disco ho disseminato queste
pagliuzze (Forse troppe? Ma no...) qua e là.
Una influenza evidente che si materializza tra i loro
solchi è senz'alto quella proveniente da una
band di Liverpool: che rapporto hai con la musica dei Beatles?
Cosimo: Che
rapporto si può avere con i Beatles
se non di spassionata e sincera gratitudine? Mi sembra un miracolo e sono
contento che siano esistiti davvero! E lo stesso vale per Fellini, Chaplin,
Socrate, i Monty Python: ogni tanto per fortuna esplodono delle supernove che
illuminano questo mondo poverello.
Che fine hanno fatto i Plastic Macs ovvero la band con cui
"esordisti" tempo fa nel mondo della musica?
Cosimo: I Plastic Macs... sono stati un bel momento
spontaneo e doveroso, di passaggio e roccioso. Ma soprattutto felice. Due
canzoni nell'album vengono da quel periodo e mi ha fatto piacere portarle con
me in questa nuova avventura. Ora il batterista fa il disc jockey, il bassista
è diventato avvocato, il chitarrista sta in Bolivia a piantare il riso per i
bambini poveri e io sono rimasto l'unico disoccupato!
Nei tuoi lavori cinematografici che ruolo ha avuto fino ad ora la musica? La scelta ad esempio di occuparsi di un artista ai più sconosciuto come Emitt Rhodes sembra far trapelare una attenzione verso artisti di nicchia, ma capaci di arrivare alle masse se solo supportati anche da un pizzico di fortuna in più.
Cosimo: Credo che tutte le arti si parlino tra loro. Mai in maniera esplicita sia chiaro, ma si parlano eccome. Pittura, poesia, letteratura, cinema, musica… The One Man Beatles, il mio filmetto su Emitt Rhodes, mi ha confermato in questa mia convinzione. Ma con Emitt è stato soprattutto un incontro umano, una rivelazione emotiva per lui e per me: dall'altra parte del mondo ci può essere qualcuno che ci vuol bene senza motivo!
Tuo padre Marco avrà senz'altro guardato i tuoi film, ma a proposito del cd quali sono state le sue reazioni e i suoi commenti?
Cosimo: È molto difficile giudicare artisticamente il lavoro di una persona cara. Bisognerebbe astrarsi, far finta di, ma alla fine rimane sempre un giudizio drogato. Mio padre no, è molto anglosassone in questo: se c'è da sculacciare sculaccia da sempre senza pietà. Ma il disco gli è piaciuto. È lì che ho capito che forse anche lui non è poi così distaccato… o magari è davvero un bel disco!
Hai intenzione di portare sul palco le tue canzoni oppure
attualmente sei già impegnato in altri progetti?
Cosimo: La domanda sul live è una di quelle domande per cui ogni volta mi piacerebbe trovare una risposta che fosse di soddisfazione per chi mi pone il quesito. La scusa ufficiale – e verosimile – che uso è quella che sto preparando il mio primo film, quindi anche volendo non avrei il tempo di suonare dal vivo. La verità è che c'ho paura e per ora non ci penso nemmeno! Un'altra verità, non meno importante, è che la musica io la intendo così, concetto nato in una cameretta e da ascoltare in un'altra cameretta, da soli. Comunque non è detto che un po' più in là, magari con il secondo disco, non inizi anche a fare dei piccoli concerti… ma come vedi sono già troppe risposte per essere vere!
Cosimo: La domanda sul live è una di quelle domande per cui ogni volta mi piacerebbe trovare una risposta che fosse di soddisfazione per chi mi pone il quesito. La scusa ufficiale – e verosimile – che uso è quella che sto preparando il mio primo film, quindi anche volendo non avrei il tempo di suonare dal vivo. La verità è che c'ho paura e per ora non ci penso nemmeno! Un'altra verità, non meno importante, è che la musica io la intendo così, concetto nato in una cameretta e da ascoltare in un'altra cameretta, da soli. Comunque non è detto che un po' più in là, magari con il secondo disco, non inizi anche a fare dei piccoli concerti… ma come vedi sono già troppe risposte per essere vere!
Abbiamo citato tra gli altri Beatles, Monthy Python, il grande Paolo Poli, tuo padre Marco: qual è il tuo sentimento con il tempo che passa, con le tante persone che direttamente o inconsciamente ti hanno formato?
Cosimo: Ho un sentimento molto profondo verso queste entità, una commossa e sincera epifania. E sono riconoscente a persone come Marco Lodoli, Carlo Mazzacurati, Nanni Moretti, veri e propri fari per me, nello stesso modo in cui sono riconoscente a Federico Fellini, Charlie Chaplin, Italo Calvino, che invece non ho mai conosciuto. Ma non importa, quello che mi doveva arrivare m'è arrivato attraverso il loro lavoro, tramite quello che hanno fatto e che adesso è qui, per tutti, come in un prodigio. È cosa rara entrare naturalmente in confidenza con persone speciali, illuminate, e in questo, per nascita, sono stato molto fortunato.
Tra vinile, cd o mp3 tu da fruitore di musica scegli?
Cosimo: Scelgo
la musica che mi parla, ogni mezzo è lecito musicassette incluse, e credo
perfino nel sistema radiofonico italiano…!
Andrea Barbaglia '14
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