UN DIO FURIOSO
Na Isna
- autoproduzione - 2014
Mettiamo subito in chiaro una cosa: Na Isna è molto più che una band. Na Isna non si limita a concludere la propria parabola vitale realizzando dischi ed esibendosi in concerti. Na Isna è innanzitutto un modo di intendere la vita e relazionarsi ad essa con un approccio essenzialmente di riconoscenza e amore gratuiti verso la propria terra e le proprie origini. Presa in prestito dall'onomastica dell'etnia Balanta, comunità dell'Africa occidentale originatasi in Guinea Bissau, l'espressione "Na Isna" quale sinonimo di attaccamento e appartenenza alle proprie radici, essa è divenuta in un secondo tempo la sigla discografica dietro cui si celano cinque musicisti carpigiani riunitisi su impulso del cantante Marco Lodi. Se Jinn in Caos e Like a Shadow? sono nomi che ai più risulteranno sconosciuti è giusto ricordare come da queste stesse formazioni della provincia modenese sia germinato un seme nuovo che, senza rinnegare il passato, avrebbe rielaborato antiche strutture compositive sviluppando nuove linee guida alla base di UN DIO FURIOSO. E sono quasi riti di passaggio anche le dieci tracce che vanno a comporre questa riuscita autoproduzione supportata dall'entusiasmo della band e dalle coproduzione artistica di Andrea "Druga" Franchi - una vita al fianco di Paolo Benvegnù, nella non facile sfida di emergere dal sempre più caotico magma discografico. Del resto i Na Isna sono pur sempre quelli che resistono; così, caparbiamente incuranti degli ostacoli mediatici, eccoli andare avanti per la loro strada con quel bagaglio di idee che ha saputo prender forma e consolidarsi in un rock chiaroscurale, sostanzialmente elegante e rabbiosamente intimista, dal sapore tribale. Della percussività primigenia il gruppo pare non riuscire a fare senza. Percussiva come un'accetta che lenta, ma meccanicamente inesorabile abbatte una pianta è infatti la batteria marziale di Un Attimo, appiglio a cui ci aggrappiamo quando i ritmi incalzano e la nave con la quale siamo salpati da un porto sicuro per un viaggio di cui ancora ignoriamo la meta viene squassata dalle onde sempre più alte e impetuose di una tempesta marina che ci ha sorpresi al largo. Torna solo in apparenza la calma con Stri-Stri, singolo poggiante su un arpeggio acustico, ipnotico e dinamico che valorizza la voce espressiva di Lodi e ne asseconda la solitaria tensione poetica. La stessa che anima il racconto de Il Gobbetto Del Parco, maratona coldplayiana capace di tenere alta l'attenzione grazie anche all'impegno strumentale del quintetto emiliano, prima di confluire nella melanconica Sui Tuoi Passi. Ipnotica e meditativa Canzone Della Torre Più Alta aveva già lasciato intendere che il leitmotiv dell'album si sarebbe sviluppato seguendo queste direttrici con una particolare attenzione alle forme mutuate Oltremanica; a volte speziate (Tigri Dagli Occhi), altre semplicemente rinvigorite da qualche comunque timido accenno di elettronica (Un Flusso). A rischiare di compromettere però il tutto ci pensa la durata forse eccessiva di qualche pezzo; una maggiore capacità di sintesi che non distolga l'attenzione dalla cura alle liriche, senz'altro uno dei punti di forza del gruppo, gioverebbe a rendere più accattivanti narrazione e intento comunicativo. Ma oggi era giusto rompere gli indugi e proporsi senza rete nell'intricato girone degli outsider. A soluzioni di labor limae meno convenzionali ci si penserà domani. Senza rimpianti.
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