martedì 30 settembre 2014

PETALI

PETALI
Gian Luca Mondo
- Controrecords - 2014

Se non fossimo nell'era del digitale a tutti i costi PETALI sarebbe uno degli indiscussi caposaldi del rock italiano. E Mondo Gian Luca da Genova il suo riconosciuto profeta di questo primo scorcio di millennio. Con buona pace di addetti ai lavori sull'orlo di una crisi di nervi con la ventiquattro ore per compagna e miopi talent scout dal naso incipriato. Succede però che in questi tempi la musica indotta spesso rifletta il momento, schiacciando la creatività nell'omologazione quando non nell'inerzia, premiando una vuota operosità e privando di giusto merito lo spunto creativo. Rivedere il nostro modo di essere e agire: questa deve essere la priorità a cui il musicista, il poeta, l'Artista non può assolutamente rinunciare. Diversamente sarebbe più opportuno starsene zitti e contemplare il passato. Davanti alle provocazioni di una situazione in fase di stallo Mondo reagisce con le sue poderose ballate trasversali, capaci di lacerare le convenzioni come uno stiletto affilato. Le spinte centrifughe originate dal cristallino PETALI, secondo disco in uscita per la Controrecords di Davide Tosches dopo il debut album autoprodotto PIUME, invitano alla lotta. L'uomo del terzo millennio non può e non deve temere il proprio tempo. Non è solo un problema di spazio. Tutta la nostra vita è segnata dalla ricerca: coniugare la razionalità della testa e il calore del cuore deve essere lo stimolante impulso in grado di spingere a una pienezza più totalizzante, in grado di vincere i demoni del proprio inferno personale in funzione di una vita meravigliosa (Istruzioni Per Lipe) che il raziocinante lavoro di Mondo convoglia in dodici luminose gemme grezze, taglienti come il diamante, trasversalmente naturali e sincere come l'aria. Come se l'ultimo Vasco Brondi anziché lasciarsi (temporaneamente?) fascinare da quel poco di elettronica che è andata a sporcare le sue recenti COSTELLAZIONI musicali si fosse immerso nel catino battesimale del Lou Reed più abrasivo. E non necessariamente più celebrato. Come un moderno Fausto Rossi che immerso nelle fatiche e nelle sofferenze dell'uomo sa abbracciare tutta la carnalità del corpo, svelandone le maschere, mettendo in fuga i mostri della ragione e sposando la molteplicità dello spirito. Con una onestà intellettuale propria del cantautorato sghembo e a volte zoppo di Tom Waits, lucida come la scrittura del sempre mai troppo celebrato Cesare Basile - pietra di paragone ormai sempre più imprescindibile per un certo tipo di rock viscerale ed elettrificato - si compie una missione che non solo conduce lontano, ma va incontro a chi lontano è, elevandosi sopra la schiavitù di quel quotidiano, di quella esistenza che solitamente si subisce, per costruirne una nuova, senza tempo, ma ugualmente reale e tangibile. I musicisti non sono sognatori staccati dalla realtà, ma gente che vive la propria interiorità come un tesoro comune da far crescere e comunicare. Ora occorre anche pensare a proteggerlo, diffonderlo sempre di più, perché non si perda il senso dell'uomo, per non trovarci a diventare come i carnefici vorrebbero farci diventare, ovvero esattamente uguali a loro. Io, Te, Lei, Lui lo sappiamo. Angeli e demoni ce l'hanno insegnato. 

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