LA FABBRICA DEI RICORDI
Delsaceleste
- autoproduzione - 2011
Marco Del Santo è il cantautore della porta accanto. Un musicista che prima di entrare in casa di qualcuno con la sua musica bussa, chiede garbatamente permesso e ringrazia per l'ospitalità. Sorridendo. Solo a quel punto, ma sempre in punta di piedi quasi avesse paura di disturbare, imbraccia la chitarra e inizia a raccontarci, novello cantastorie senza fissa dimora, le emozioni provenienti dal suo cuore e dalla sua anima, incurante dell'eventuale indifferenza a cui potrebbe andare incontro qualora si fosse presentato alla porta sbagliata. L'imbarazzo che un'anima gentile di questa natura spesso cela maldestramente attraverso il rossore sul proprio viso è riversato da un cantautore nelle sue composizioni; e così fa Marco. Giunto al secondo album, l'amore per la dimensione concettuale propria dei grandi gruppi progressive italiani (Le Orme) ed inglesi (Gentle Giant, Genesis) viene filtrata da un importante taglio che vira verso il pop nobile degli anni '70 sperimentato dal migliore Battisti (le tastiere di Mario Fiorin su La Stanza Dei Momenti potrebbero tranquillamente appartenere ad un inedito di IO TU NOI TUTTI) e dal primo Alan Sorrenti, la cui voce sembra spesso rieccheggiare nelle tonalità più morbide di Delsaceleste. Della grande tradizione prog rock sono in ultime analisi alcune atmosfere folk, sottolineate dal flauto traverso della giovane Melania Di Santo (La Fabbrica Dei Ricordi PT.1), a risultare quelle più evidenti da un punto di vista prettamente musicale. Non ci sono intricate trame strumentali su cui poggiare i ricordi e i percorsi della propria vita; è tuttavia da un punto di vista testuale che il debito nei riguardi dei concept album si fa maggiormente manifesto. Da un ambiente all'altro delLA FABBRICA DEI RICORDI Del Santo, accompagnato da una backing band stabilizzata dalla presenza di Davide Minelli alla chitarra, Fabio Testa al basso, Paolo Zucchetti alla batteria e della già citata Di Santo al flauto traverso, traccia un sottile filo rosso che scava nel passato, lo porta alla luce e ne diffonde l'eredità. Interlocutore privilegiato la persona amata, unica forse in grado di custodirne gelosamente l'essenza. Così, di stanza in stanza, il flusso continuo di pensiero vive trasposto nel rock de La Stanza Dei Silenzi, nelle delicate atmosfere pastello de La Stanza Delle Storie e nelle riflessive immagini de La Stanza Degli Sguardi, episodio dal sapore jazzato grazie all'arrangiamento di Luca Talamona. Con La Stanza Degli Incanti si realizza il momento più solare dell'intero lavoro dove, tra rimandi a Niccolò Fabi e Pacifico, il synth di Daniele Lanzara fa bella mostra di sé per quello che risulta essere il primo singolo dell'album, accompagnato da un divertente videoclip affidato ad Alessandro Pinferetti. Poi, con la stessa discrezione con cui era comparso, Del Santo se ne va. Sorride garbatamente, chiede scusa non si sa per quale motivo e ci saluta che è già in strada: La Fabbrica Dei Ricordi PT.2 chiude così il cerchio aperto dall'iniziale Sulle Pareti. A noi non resta che spegnere le luci di casa.
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