SOLO
Antonio "Rigo" Righetti
- Rigo Records - 2012
È la storia di un rocker dalla scorza dura, ma dal cuore sensibile. La storia di uomo sincero, appassionato, generoso. Un uomo che crede in ciò che fa, da sempre; che vive, respira, mastica il rock nella sua forma più pura, sia quando figura indispensabile per l'economia di un suono per altrui musicisti, ma che pian piano si fa sempre più riconoscibile al punto da diventare un tutt'uno con la sua persona, sia quando slegato da ogni altro vincolo contrattuale che non sia quello dell'onestà intellettuale verso le sue passioni. Un uomo in fuga solitaria. Un uomo solo e al comando dunque, giusto per parafrasare una metafora ciclistica da sempre in voga. Uno sport, il ciclismo, che del resto per anni è stato, e a certi livelli lo è ancora oggi, semplicemente sinonimo di fatica, costanza e impegno. Le stesse qualità che richiedono il rock'n'roll, il blues, il folk, quelli veri, quelli che hanno attraversato e attraversano mode e decenni, infischiandosene di luccicanti specchietti per le allodole e ammalianti, ma pur sempre effimeri canti di sirene. Antonio Righetti, per tutti Rigo, è parte integrante di questa lezione di vita che la Musica offre e condivide con chi è capace di darle fiducia; fin dai suoi esordi a metà anni '80 con i seminali Rocking Chairs di Graziano Romani sono bastate quattro corde in acciaio montate su un basso Fender per ottenere quel groove e quelle variazioni scarne, ma di buona fattura che ben si sarebbero apprezzate su più larga scala nel successivo periodo con Ligabue. Oggi quelle stesse vibrazioni, lasciate un po' per strada dal rocker di Correggio, rivivono qui, in questo quarto appuntamento solista per il bassista (e per l'occasione chitarrista) modenese, primo col cantato in italiano dopo la strepitosa sbornia strumentale del precedente PROFONDO BASSO. Su testi curati dalla giovane autrice napoletana Sara D, Rigo fonde il piacere di lasciar parlare la sua musica con parole nuove, in compagnia del compagno di tutta una vita artistica, quel Robby Pellati da cui pare non poter prescindere, coppia ritmica affiatata per amicizia e sintonia musicale. Cinque pezzi che sono fotografie, autoscatti nitidi di una condizione dell'anima, di un vivere altro, che trova nel viaggio la sua inconsapevole finalità, con una mèta che è come l'El Dorado: bramata, ambita, ma irraggiungibile. Si parte con il rock blues in levare di Non Puoi Cambiare, in cui le atmosfere rilassate provenienti dalla chitarra vengono contrappuntate da un basso corposo e di forte musicalità, che sgomita per accaparrarsi le luci della ribalta. La gentilissima voce di Elisabetta Gagliardi si accorda a quella più profonda e personale di Antonio nell'immarcescibile promessa amorosa di Noi così come nella title track Solo, episodio che rimanda ad un cantautorato più desertico e scarno, di forte matrice americana, arido e secco come il polveroso territorio spazzato dal vento torrido del West. È una terra di frontiera quella raccontata da Rigo, tra ricordo e oblio, tra amore e desiderio; anche Quante Volte con il suo piglio vigoroso non viene meno a questa vocazione. E se la conclusiva Sguardi è forse il brano più macchinoso del lotto nonostante l'apprezzabile apertura del ritornello, resta la certezza di aver tra le mani l'ennesima sfida di Righetti lanciata a sé stesso, nel tentativo di alzare una volta ancora l'asticella verso il nuovo traguardo. Perché, incisa e missata da Andrea Lepori, SOLO è pure la prima pubblicazione della sua casa discografica ad personam, la Rigo Records appunto, nata, come tutto ciò che riguarda il suo titolare, per passione e sentimento prima ancora che per profitto. E se tra i suoi mille impegni dovessimo perderlo di vista per qualche istante, sapremmo già dove rivolgere lo sguardo. Qualche metro più in là, su un palco, c'è una spia accesa e una nota di basso capace di farci vibrare lo stomaco.
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