OFF THE BEAT
The Charlestones
- Moscow - 2012
Tempi moderni. Tempi che tradiscono certamente una attesa per una svolta sociale necessaria, ma che pure promuovono una accogliente carezza consolatoria offerta dai gesti e dai sentimenti più semplici e nobili alla base delle relazioni di ogni giorno. Uno sguardo sul mondo di oggi con gli occhi candidi e fiduciosi di chi ancora spera e crede in un futuro migliore. Il tutto partendo dall'esperienza di chi ci ha preceduto. Muovendosi sulle coordinate di un rassicurante brit pop che, andando alla radice, avrà sempre come minimo comune denominatore i Beatles, la formazione friulana dei Charlestons realizza alla sua seconda uscita un album sognante e di facile presa come forse solo un concentrato fra i migliori Oasis e i Blur meno sperimentali avrebbe potuto replicare sul finire del secolo scorso. Sarà la registrazione della voce, sarà la leggerezza delle melodie ariose e istantanee, sarà la relativa brevità del lavoro oppure, più semplicemente, sarà la freschezza dei vent'anni, ma questo OFF THE BEAT viaggia spedito e diretto, senza intoppi o arzigogolate soluzioni formali. Le orecchie più avvezze e mature al McCartney solista e al northern soul d'atmosfera apprezzeranno Eager Beaver e la sua immediata reprise mentre per i beatlesiani della primissima ora ecco la romantica The Girl Who Came To Stay. Una spinta maggiormente rock si avverte nella title track e nella descrittiva She Was A Firework, primo singolo scelto e modello per gli ulteriori quadretti di quotidiana normalità pennellati da Mattia Bonanni. "In fin dei conti - ci spiega lo stesso Mattia commentando la genesi dell'album - in questo disco c'è tutto ciò che amiamo. Non c'è molto da aggiungere. Emotivamente è stato piuttosto sentito. Ciò rende in qualche modo tutto un po' magico, come magica è pure l'attesa di poterlo fare ascoltare a tutti quanti." Così Let It All Hang Out si inserisce perfettamente nella descrizione appena fatta mentre Love Is A Cadillac recupera i tratti più popular di Brian Molko e compagni. Lo stesso si dica di The Clue, ma con maggiori, seppur sempre misurate, spigolature. Ancora i Blur di PARKLIFE, ma anche tanto Suede-sound in Energy, capace di unire gli archi dal mood spectoriano al pop più rotondo che ci sia, quai fosse un estratto dal celebrato COMING UP. Piace anche la bonus track Standing In The Prime Of Life, forse il pezzo più sperimentale dell'album con i suoi backwards di coda. E piace quella voce che sì, ha negli esponenti più prestigiosi del rock anglosassone (Brett Anderson su tutti) il riscontro più immediato, ma che guarda inconsapevolmente anche al di là dell'Oceano, al Perry Farrell più soft e innamorato. Bravi. E stilosi. Come si suol abusivamente dire in questi casi, it's only rock'n'roll, ma a noi piace. Come on! And jump to the beat!
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