venerdì 19 ottobre 2012

SANTA PACE

SANTA PACE
Matteo Toni
- Till Fizzy Records / La Fabbrica Etichetta Indipendente - 2012

Quanta energia nell'esordio di Matteo Toni!?! Il blues sporco, cattivo e geneticamente modificato di Bruce Lee Vs Kareem Abdul Jabbar promette (e mantiene) fin da subito grandi cose, rivelandosi all'istante motore a quattro tempi decisamente scoppiettante, sospingendo SANTA PACE in territori elettrico-acustici ricchi di accellerate ad alto voltaggio e ritmi tribali. Qualcuno forse ricorderà i sUngria, band emiliana di qualche anno fa dedita ad un crossover obliquo levigato da funk e dub, tra Rage Against The Machine, Bob Marley e Urban Dance Squad; ebbene di questa promettente, ma sfortunata compagine musicale Matteo fu la voce principale nonché il frontman, prima di abbandonare tutto e tuffarsi a capofitto tra le sfaccettate pieghe del cantautorato italiano e del songwriting d'Oltreoceano, con un occhio alla scuola di Muddy Waters e l'altro al percorso evolutivo di Ben Harper. Parte da qui, e dall'incontro con l'australiano Xavier Rudd, dai cui live set resta folgorato, il suo nuovo corso sonoro, armato di chitarra weissenborn e ben poco altro. Successivamente affiancato dal basso di Enrico Stalio e con Giulio Martinelli alla batteria, viene notato dall'allora Moltheni Umberto Giardini, il quale, visti talento e caparbietà nel giovane modenese, si prodiga nella produzione di un primo ep, quel QUALCOSA NEL MIO PICCOLO che gli consentirà di girare in lungo e largo per festival e club in attesa di nuove e più concrete soddisfazioni. Perso di vista Stalio, ma con Martinelli stabile dietro le pelli, arriva così il momento di tornare in sala di registrazione e fissare su nastro le nuove idee. Cinquanta minuti che rivisitano l'ultimo mezzo secolo di blues, reggae, rock e folk, con una versatilità e una padronanza dei mezzi tecnici invidiabile, a partire dai languidi ritmi giamaicani di Santa Pace, capaci di far smuovere fondoschiena e bacini, fino alla più canonica ballata descrittiva sintetizzata ne Il Canto Di Valentina e posta in conclusione del platter. A tutta prima, voce filtrata e ritmi contenuti ingannano le coordinate di Isola Nera, ma ben presto l'esplosione ritmica redhotchilipeppersiana di metà canzone funge da trampolino di lancio per innestare con l'amata lap steel sorprendenti dilatazioni space nella seconda parte, tutte tese a tracciare inattesi scenari psichedelici, quasi prog. Non troppo lontano dal miglior Roberto Angelini in una fulminante jam session condotta insieme a Jonathan Wilson, con Fidati Toni omaggia invece nel canto Moltheni, armeggiando tra corde e legno di chitarra prima dell'ennesima apertura visionaria sul cosmo. Meno eclettica, ma ugualmente ammaliante, Acqua Del Fiume è uno sguardo leggero sullo scorrere del tempo, con tanto di campane di paese registrate da Antonio Cooper Cupertino sullo sfondo. Non entusiasma particolarmente la secca I Provinciali Di Nuoto, un po' dozzinale nonostante il sempre valido lavoro strumentale, ma ci si riprende con l'accoppiata Alle 4 Del Pomeriggio (wah wah in levare e lontani sapori tropicalisti nel racconto di una tempesta equatoriale) e Alle 4 Del Mattino (cristallizata sospensione onirica, corale, malinconica, eppure positivista) attraverso le cui suggestioni rivivono e si moltiplicano le esperienze sensoriali legate alle peregrinazioni condotte dall'Europa ai Caraibi. Se arriva l'uragano meglio non partire. Fermiamoci qui. In santa pace. Aloha.
 

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