lunedì 24 marzo 2014

SUPER HUMAN

SUPER HUMAN
Quasiviri
- Wallace Records/To Lose La Track/Megaplomb/Bloody Sound Fucktory/HYSM?/Morte Records/Fallo Dischi - 2014  

Nel nuovo album dei Quasiviri non c'è una sola nota fuori posto che suoni differente da come dovrebbe essere. Devono essersene accorti in molti a giudicare dal nutrito gruppo di etichette e sostenitori che hanno deciso di optare per una co-produzione che garantisse l'uscita di SUPER HUMAN in tempi relativamente rapidi rispetto al rilascio del precedente ep FREAK OF NATURE. Il trio italo-canadese di frenetici creativi della musica ha una volta ancora superato l'ingrato compito di stupire l'ascoltatore con una prova maiuscola, lasciando tutti a bocca aperta e continuando in quella mai dichiarata progressione verso lidi avant-garde sempre più personali e di difficile classificazione da cui - si presume - sono stati attratti e affascinati fin dalle origini di questo progetto. Gli apparenti deliri sonori scaturiti dalle trovate di Roberto Rizzo, Chet Martino e André Arraiz-Rivas convergono più ancora che in passato verso un centro ben definito che fa di una circolarità comunque impetuosa l'essenza della nuova proposta. La saga laico-pagana cominciata nel 2009 con THE MUTANT AFFAIR viene ora approfondita da undici nuovi episodi di convincente math-core jazzato mascherando la sperimentazione loro sottesa con trame articolate dalle sfumature "gusto improptu" e alzando barricate elettroniche oggettivamente maniacali eppure di facile assimilazione. Ciò che ne scaturisce è un cosmo parallelo, travolgente, convulso, colorato e freak, ma, a conti fatti, immerso in una dimensione talmente umana da risultare solo paradossalmente aliena. Ad esso i Quasiviri hanno impresso una solennità quasi religiosa (da un punto di vista prettamente visuale i riferimenti alla cultura sacra presenti sulla splendida copertina firmata Martino si sprecano), come se ci trovassimo di fronte ad un unico, antico inno capace di mitigare il delirio della condizione umana attraverso il recitato mai salmodiante dei suoi versi (Gerald Casale docet) e un incedere ritmico processionale che non disdegna la lezione dei primi Genesis e del guru Wyatt. L'attenzione alle dinamiche poi conferisce al tutto una esplosività dadaista come se i Faith No More decidessero di farsi accompagnare al luna park dal fantasma di Syd Barrett e incappassero neanche troppo accidentalmente nei Primus di Claypool di ritorno da un briefing con il misterioso Buckethead. Cosa può significare tutto ciò? Che la band non si prende particolari responsabilità, ma sviluppa imperterrita un interessante percorso immaginifico che potrebbe tranquillamente essere utilizzato come colonna sonora originale per il prossimo film targato Comedy Central, sequel evolutivo di una South Park che abbiamo eretto nella vita di tutti i giorni per paura di confrontarci con noi stessi e la nostra vera natura. Musica coerente e mai dispersiva, in cui immedesimarsi con sarcasmo e un pizzico di compiacimento.

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