giovedì 27 marzo 2014

THE HODJA'S HOOK

THE HODJA'S HOOK
The Monkey Weather
- Ammonia Records - 2014

Che il VCO sia da almeno due decadi riserva brit pop ce ne siamo accorti ormai da tempo, quando all'indomani dell'esplosione mediatico-musicale di Oasis e Blur era molto più semplice imbattersi in un epigono locale dei fratelli Gallagher (con tutti i pregi e difetti del caso) piuttosto che in un più originale, e cortese, giovane autoctono cresciuto a pane e montagna. Che fosse il continuo contatto con una fauna turistica estiva proveniente dal nord Europa, l'imperversare di videoclip in high rotation su una neonata MTV Italia o molto più semplicemente l'amore sincero per tali band non ci è dato saperlo. Di certo in quegli anni molti si sarebbero avvicinati a quanto Stone Roses e Paul Weller (ricordate? Kick out The Styles / Bring back The Jam!) avevano realizzato in precedenza, incuriosendosi di fronte ad una estetica che investiva e investe ancora oggi diversi campi, ma senza dimenticare di approfondire l'essenza alla base di quel movimento Modernista da cui, a ben vedere, nasce tutto. Una mentalità da strada direbbero gli Statuto, vissuta con classe e stile attraverso quella comunicazione efficace e immediata che solo la musica è in grado di esprimere. I Monkey Weather sembrano aver imparato a loro volta la lezione proveniente dalla terra d'Albione e fattala propria, complice un pizzico di esuberanza punk mutuata anche dai gloriosi cugini Thee S.T.P., dopo aver rilasciato un disco d'esordio che non era affatto passato inosservato in patria e nei circuiti specializzati (il promettente APPLE MEANING), ottengono una gran bella visibilità sul territorio nazionale aprendo le date italiane dei Kasabian nel 2012. Oggi, dopo decine di altri palchi calcati e affrontati sempre con entusiasmo e grinta, è tempo di dare un seguito alle fortunate Sara Wants To Dance e People Watch Me; per farlo giusto affidarsi nuovamente a chi aveva contribuito non poco alla loro realizzazione. Se una volta ancora vale l'antico adagio secondo cui squadra che vince non si cambia tocca all'ormai storica Ammonia Records farsi carico di promuovere nuovamente le party song confluite nel nuovo THE HODJA'S HOOK. A partire dalla frenesia un po' sporca di Let's Stay Up Tonight è un susseguirsi di melodie semplici, ma potenti e marcate su cui si innestano facilmente il glam rock à-la T-Rex di Alcoholic Tears, il dark punk di Morning e il disagio metropolitano di (un'ottima) Sleeping Town. C'è il garage rock, l'energia, la frustrazione post punk di Lies e un baricentro compositivo che muove saldamente verso il pop. A sorpresa, ma in fondo neanche troppo, trova spazio pure una cover dei Prodigy, quella Firestarter che, fatto salvo l'assolo conclusivo, si rivela però piatta o comunque meno a fuoco di tanti altri episodi qui proposti e a cui la produzione di Olly Riva, con la lezione de Il Metius sullo sfondo, ha garantito maggiore concretezza. Trentacinque minuti di buon rock valgono comunque il prezzo del biglietto e tutte le buone parole scritte fino ad ora sul conto del trio ossolano. La stoffa c'è e il sarto pure. Inconsapevoli working class heroes di domani, i Monkey Weather vanno tenuti d'occhio per quanto hanno ancora da offrire se solo sapranno - o vorranno - sviluppare lungo il loro percorso musicale quelle potenzialità di critica sociale ora velatamente in nuce. Nel frattempo ci accontentiamo di ritrovarli sempre belli carichi alla Loggia del Leopardo, nuovo quartier generale e avamposto ossolano per realtà vive e attuali, tra un concerto e l'altro. Al solo pensiero non sembrano più così troppo lontane neppure le serate trascorse all'Osteria di via Briona.

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