venerdì 30 maggio 2014

HAVE YOU EVER BEEN?

HAVE YOU EVER BEEN?
In.Visible
- autoproduzione - 2014

Solitamente si tende a diffidare dei progetti solisti dei batteristi, non perché non si reputino in grado di comunicare e trasmettere emozioni senza la loro strumentazione principale, ma molto probabilmente perché si usa pensare il loro lavoro al di fuori della band di appartenenza come a un semplice diversivo, ad un divertissement occasionale, un modo come un altro per non restare con le mani in mano immettendo sul mercato un dischetto altrimenti non particolarmente degno di nota, ma capace di far fare qualche soldino in più anche nei tempi off del proprio lavoro principale. Non è questo il caso di Andrea Morsero, alias In.Visible, faticatore del ritmo per molte realtà provinciali come Stereo Plastica, Kali e, tra gli altri, i più quotati Emily Plays (di cui è da poco uscito l'interessante EVERYTHING WILL BE PURE AGAIN), ma anche dj di lungo corso delle notti sabaude con lo pseudonimo di Sir Heavy Soul. E proprio qui sta il punto. La capacità di sdoppiarsi in realtà ben distinte e a sé stanti come quella dei palchi su cui suonare da un lato e quella dei dancefloor dall'altro ha portato Morsero in oltre venti anni di esperienza a confrontarsi con realtà differenti nella forma, ma per nulla inconciliabili nella sostanza da un punto di vista di attitudine ed energia. Con HAVE YOU EVER BEEN? cadono una volta ancora muri apparentemente invalicabili, con la ritmica sempre al centro dell'attenzione e il groove mai sotto il livello di guardia. A ben vedere sono parametri ben noti ai Depeche Mode più all'avanguardia, verso i quali episodi come la perversa Leather, la fluttuante Feel e la glaciale The Second Way guardano con rispetto e ammirazione, e al David Bowie più sperimentale. Ma c'è quel tocco di melodia ben più artigianale rispetto a quanto proposto dalla corazzata del trio Gahan-Gore-Wilder, o dal sopracitato Duca Bianco, la quale presta il fianco a differenti suggestioni e a una più ampia e immediata fruibilità senza snaturarne l'essenza profondamente elettronica. Non stupirà ad esempio se ad Invisible si accosteranno certe soluzioni formali adottate tre decenni fa dai Matia Bazar mitteleuropei di inizio anni '80 quando, spronati dell'imprescindibile Mauro Sabbione, rilasciarono un uno-duo rimasto negli annali della musica come BERLINO, PARIGI, LONDRA e TANGO. Nemmeno coglierà impreparati l'omaggio alla prima ondata new wave italiana con Diaframma e Underground Life in prima linea. La stessa Stagén pare uno strumentale rimasto troppo a lungo nei cassetti - e ora opportunamente aggiornato - dell'Eneide musicata in quegli stessi anni dai Litfiba con la compagnia Krypton. Ma ancora: Kraftwerk, Nine Inch Nails, The Cult, il Billy Idol neuromante del tanto vituperato CYBERPUNK, U2, i Joy Division che si apprestano a divenire New Order (Fingers), i concittadini N.A.M.B.; tante sono le influenze e le (nuove?) passioni di Morsero che hanno saputo flirtare con ottimi risultati tra rock e elettronica. Oggi riescono ad emergere senza filtri,  per ciò che sono: momenti di curiosità e ricerca personale, ma anche di sperimentazione sonora alla scoperta di una nuova pelle, complice l'isolamento lavorativo che la periferia di Nicosia, capitale cipriota presso cui è stato composto il cd, ha offerto a In.Visible. A Lele Battista va invece il merito di aver creduto nel progetto e di averlo portato a compimento concretizzandolo tra le ombre del suo studio senza dimenticare il proprio passato di sintesi e pop. La riprova è la chiusura à-la Brett Anderson di Under, velata ballad malinconica dal sapore agrodolce, contenente tutta la gioia per l'attesa di un nuovo incontro.
 
un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/invisible013 e qui: http://www.facebook.com/andreamorsero

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