APPLAUSI A PRESCINDERE
Stefano Vergani
- autoproduzione - 2014
Anche per Stefano Vergani è arrivato il tempo del primo cd solista. Dopo anni trascorsi in compagnia della nobilissima Orchestrina Pontiroli prima e dell'altrettanto essenziale Orchestrina Acapulco poi, lo scapigliato cantore del piano di sotto si è messo in proprio. Senza stravolgere le coordinate che ne hanno fin qui contraddistinto il personaggio e la musica, l'artista brianzolo assembla il suo quarto album unendo con il solito riconosciuto entusiasmo vibrazioni di jazz occasionale a quella musica d'autore, senza tempo, riconducibile a Brassens e a Conte. Dell'autore francese riecheggiano il sarcasmo messo in luce nei racconti di quotidiana normalità che costituiscono l'ossatura principale del cd e un certo disincanto, una certa non curanza sugli effetti che la vita ci impone dal momento in cui siamo costretti a viverla. Del celebrato avvocato piemontese torna il dinamismo delle note, l'emozionante e indefinita espressività fra queste e le parole usate non solo come corredo lessicale, ma opportunamente scelte per tratteggiare storie capaci di trasportare in un mondo fantastico eppure sempre molto concreto, come quello sviluppato nelle favole, capaci di sortire un effetto di sognante realtà sul bambino. Dove tutto è affidato all'emozione, sia essa occasione di trepidazione oppure maggiormente accomodante. Concretezza e fantasia per riavvicinarsi alla strada, per vedere com'è cambiata dall'ultima volta, in attesa di trovarci come sempre disperazione e poesia. E da lì trarre spunto per raccontare sé e la propria visione del mondo; ma anche la sfiducia di un artista nel suo lavoro (Guardare Le Stelle Non È Come Leggere Il Giornale), i facili sotterfugi di un onesto ombrellaio (Piccola Storia Volgare), le tragicomiche avventure di un mediocre amatore (Incubo Erotico), l'inebriante baraonda festante di uno svampito hombre ancora in preda ai fumi dell'alcool il day after (L'Immacolato). Un po' autoindulgente, a tratti reazionario nella sua apparente tranquillità, sempre sul pezzo, Vergani con la sua voce istrionica bluffa con il pubblico e con la vita, riuscendo a passare dal drammatico al poetico al sarcastico senza perdere la salute. Non è cosa da poco. Istinto e metodo sono sicure scialuppe di salvataggio al riparo da facili imbarcate. In questi ultimi dieci anni di apprendistato il suo continuo peregrinare di locale in locale gli ha restituito un bagaglio a mano sempre più corposo, ma in fin dei conti leggero nella sua essenzialità. Oggi, in quest'autunno che sembra non avere fine Stefano ha deciso di partire; noi, biglietto alla mano, ci accodiamo alle sue spalle senza sapere dove stiamo andando e soprattutto quale direzione lui stesso prenderà, ma sicuri che quello futuro sarà il posto giusto. All'orizzonte già si delineano i contorni di una nuova avventura con nuovi personaggi, nuove caricature, antichi luoghi e familiari ostelli.
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