Edible Woman
Santeria - 2013 -
Dalle oscure trame sonore degli esordi noise-core di SPARE ME alle atmosfere claustrofobiche del forse più meditato, ma non meno violento THE SCUM ALBUM il passo fu tutto sommato breve. Ora siamo addirittura giunti al quarto album dopo la sorprendente svolta psichedelica del precedente EVERYWHERE AT ONCE benedetto dalla folgorante A Small Space Odissey e da inattese aperture pop qua e là sparse. Definiti dal sempre visionario Julian Cope come un "gruppo di tori rabbiosi in un negozio di porcellane cinesi" e annunciati da un progetto grafico di notevole e disturbante impatto ad opera dell'italo-belga Bernadette Moens, gli Edible Woman tornano ad inizio 2013 con un album ricco di nuovi e antichi spunti offerti dal trio marchigiano in collaborazione con il prezioso Mattia Coletti, maestro di cerimonie in cabina di regia nonché paziente conduttore sonoro dell'intero progetto. Che la strada intrapresa con il suo predecessore sia stata perseguita anche da questo NATION è fuor di dubbio. Di certo, non si tratta però di una mera riproposizione pedissequa, abbellita semplicemente da qualche miglioria tecnica o sonora. I nuovi brani proposti per 2/3 da Andrea Giommi, basso e voce della band, recuperano piuttosto alcune soluzioni degli esordi al fine di essere ora fagocitate dal nuovo corso e assimilate in quello che, in ultima analisi, pare essere un lungo trip sintetico alla ricerca di una felicità perduta nel mondo reale, capace di fondere l'ossessività dark della title track sia alle pulsioni Sixties di Heavy Skull e della scattante Safe And Sound, sia alle derive cantautorali di The Action Whirpool, caratterizzata dal mellofono di Enrico Pasini e da un pianoforte classico, che sfociano in maniera del tutto naturale nell'inaspettato folk rock della conclusiva Will. Si vedano ad esempio le trombe suonate da Fabio Generali e Agazio Cosentino sull'elettro-sospensione di Money For Gold: nella forma siamo evidentemente lontani anni luce da episodi distorti come Five Minutes Later o deflagranti quali Your Slower Speed, ma nella sostanza vengono catalizzati lo stesso spasmo e una uguale inquetudine che quasi dieci anni prima il loro potente noise tout court era in grado di esprimere. Nel nuovo corso è tutto un lavorar di fino, una continua scoperta fatta di labor lime e cesellatura finché il risultato non risulti il più possibile simile a quello partorito dalle menti dei tre musicisti. In questo modo anche alla "monotempistica" Psychic Surgery è consentito brillare per dinamismo grazie a un riuscito lavoro sul groove. Nella continua opera di rifinitura e sottrazione ecco infine trovare spazio la chitarra di Lorenzo Stecconi, protagonista discreta, ma funzionale, nella parabola dinamica di Cancer, influenzata dalla miglior new wave britannica di inizio anni '80, e nella calcolata ripetitività di A Hate Supreme. Passato al basso, il componente dei Lento dà il suo contributo pure nella progressione di Call Of The West/Black Merda, quadrata, ma coinvolgente. Forse pur non rappresentando quello che si definisce come disco immediato, NATION è tuttavia testimonianza coraggiosa e programmatica di una ulteriore crescita artistica della Donna Commestibile. Energica e fantasiosa. Per non ripetersi. Per non svanire.
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