STILE DI VITA
Facciascura
- Cabezon Records - 2013
Se vivessimo in un mondo capace di procedere in maniera lineare oggi i Facciascura sarebbero visti senza dubbio come naturale evoluzione di un certo sound mutuato in Italia nella prima metà degli anni '90 da band come Karma e Six Minute War Madness, a loro volta ampiamente debitrici di tutta quell'ondata alternative proveniente nello stesso lasso di tempo da Seattle e dintorni, che avrebbe finalmente trovato una collocazione di stile e di mercato - perché anche di questo bisognerebbe parlare - autorevole e prestigiosa. Probabilmente anche gli orfani e le vedove di Timoria, Ritmo Tribale, Fluxus e C.S.I. affollerebbero oggi i concerti del quintetto veronese e non si lascerebbero sfuggire l'opportunità di far proprio un album come STILE DI VITA che distanzia anni luce l'esordio di QUANTI NE SACRIFICHERESTI? per qualità, suoni, arrangiamenti, potenza e produzione. Un album al quale riviste specializzate e non si interesserebbero, curiose e avide di retroscena sulla sua genesi e sulle biografie dei musicisti che ne hanno contribuito alla realizzazione. Un album che, dopo gli opportuni ascolti, occuperebbe ore di conversazione e disamine tra gli appassionati di rock robusto, felici di aver tra le mani l'ennesima prova maiuscola, anticipata dallo strabordante singolo Intercapedine, di una band italiana probabilmente destinata, andando avanti di questo passo, a rivaleggiare con i colleghi d'Oltremanica e d'Oltreoceano. Il fatto che con il cambio di millennio le chitarre siano state generalmente sostituite nei favori dei più giovani da macchine, strumenti elettronici e campionatori non ha di certo sminuito il valore intrinseco all'opera dei fratelli Cappiotti, ma ha privato i Facciascura di una giusta e meritata visibilità cui avrebbero potuto tranquillamente aspirare un ventennio fa. Eppure, proprio perché i tempi sono cambiati, il pubblico, quello attento tanto alle novità quanto ai numeri primi, ricerca e chiede maggiore onestà. Oggi più di prima. Già l'attacco al fulmicotone di VJ è un ottimo biglietto da visita con cui il quintetto scaligero decide di presentarsi, tra assoli di chitarra, ritmiche serrate e una credibilità vocale capace di assorbire, man mano che si va avanti nell'ascolto di questo secondo capitolo discografico iniziato grazie ai buoni uffici del mentore Giancarlo Onorato e proseguito con la produzione dell'attento Andra Viti, sfumature mutevoli e differenti energie. Per nulla statici nelle loro convinzioni sonore il gruppo lascia confluire in STILE DI VITA tutte le proprie caleidoscopiche influenze. È sì (post) grunge made in Italy, ottimo per pareggiare le frizzanti trovate sonore di Soundgarden e Malfunkshun, tra le realtà più aperte del genere; ma è anche visionarietà desertica (i Doors di Maggie M'Gill) e soprattutto gusto per la melodia. Una peculiarità questa tutta italiana a cui non ci si può fortunatamente sottrarre. Basti pensare alla voluttuosità che avvolge l'onirico sonnambulismo di Vuoi Sapere Perché Non Dormo Più Di Notte o all'abbraccio pomeridiano di Alaska. Uragano, con i Timoria nel cuore, anche grazie all'intervento misurato di Paolo Benvegnù nei cori alleggerisce altrimenti le vorticose spirali che le danno respiro. E che dire di Shawn Lee, fantasista della musica, che stravolge la fangosa New Songs Are No Good? Ma non sono gli ospiti a contare realmente nell'economia del cd. Sono molto più semplicemente le canzoni, la passione e il gusto con cui i Facciascura capitalizzano tutte le pulsioni sedimentatesi nel tempo dentro di loro, recipienti in carne ed ossa pronti ad esplodere come un vaso di Pandora benefico. Termometro umano del fermento e del furore che alberga nell'underground italiano. Avanti così.
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