ONIRONAUTA
Kaleidoscopic
- Dischi Bervisti / Dreamingorilla / Woodworm - 2014
È una nuova, carnascialesca, Guernica quella che i promettenti Kaleidoscopic ci sbattono violentemente di fronte ai nostri occhi attraverso la complessa immagine di copertina realizzata dal chitarrista dei There Will Be Blood Riccardo Giacomin. Questo il punto di partenza visivo da cui si dipana presto una matassa musicale che fa di inquietudini e formidabile compattezza sonora una lucida dichiarazione di intenti. ONIRONAUTA è una idea, un modus vivendi, ma anche una carrellata spietata su un abisso di quotidiana normalizzazione della realtà. Per ottenerla il quartetto aretino ha lavorato duramente negli ultimi mesi cambiando pelle e irrobustendosi musicalmente. Due le novità sostanziali rispetto al passato più prossimo per un approccio comunicativo differente. La prima riguarda il passaggio tout court al cantato in italiano, espresso quasi come incidente di percorso nell'omonimo ep d'esordio; la seconda, il pressoché concomitante avvicendamento alle vocals, passate nelle mani della new entry Fabio Meucci andato a prendere il posto di Mario Caruso, precedente frontman e fondatore della band. Trenta minuti di vorticoso delirio sonoro, ma con una innegabile musicalità di fondo, sono l'atteso parto prodotto. In cabina di regia il funambolico Nicola Manzan, a.k.a. Bologna Violenta - ça va sans dir, è il valore aggiunto, il coordinatore e lo stratega di un progetto organico e multisfacettato insieme. La sua mano bervista si sente spesso nella claustrofobia generale delle scelte rumoristiche della band. Il delirio di Come Un Soldato, le accellerate smodate di Sottopelle e il solenne classicismo che determina l'essenza di Sensitivo sono l'esempio più fulgido e lampante. Ma ridurre questo esaltante lavoro ai soli interventi prodotti dal noto musicista veneto - coordinato da un'altra vecchia volpe come il "captain" Tommaso Mantelli - sarebbe riduttivo e francamente ingiusto nei riguardi dei Kaleidoscopic. I quali sgomitano e spingono sempre sull'accelleratore delle emozioni tra forze oscure e selvagge, in una parabola faticosamente ascendente che spazzi via a suon di decibel l'oblio in cui sembra esser caduto il mondo come lo conosciamo. Parafrasando il maestro Avoledo si potrebbe tranquillamente sostenere come ci sia "una sensazione forte proprio lì, in mezzo al torace: come se al posto del cuore ci fosse un terreno scavato, da cui tutto il buono è stato portato via. E nel vuoto prosciugato di ogni valore e bellezza, è come se lì adesso ci fosse una discarica di rifiuti", emblematico simbolo di pessimismo e negatività. È questa forte presa di coscienza, in ultima analisi, il motore per l'importante operato testuale della band. Forse per cambiare serve davvero uno scontro; ma prima di pensare a chissà quali propositi bellicosi rivolti all'esterno si guardi con coraggio dentro noi stessi. L'introspezione è l'ancora di salvezza, il cambiamento di mentalità radicale che può realmente rendere liberi. Del resto siamo tutti ostaggi di qualcuno o di qualcosa.
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