Sesto album e sorprendente cambio di rotta per i quattro medici di Liverpool. Spinto dal tenero e, forse proprio per questa ragione, così maledettamente efficace puppet-video ad opera di Peter Fowler, il singolo I'm Aware riesce nella non semplice impresa di intercettare in questo scorcio di secolo una nuova fetta di pubblico al di là e al di qua della Manica rallentando per l'occasione i ritmi, solitamente più punkeggianti e nervosi, e facendo affidamento ad una sezione archi arrangiati dal produttore John Congleton, già al fianco di Black Mountain, The Polyphonic Spree, St.Vincent e This Will Destroy You tra gli altri. La dolcissima Baby ricalca un pò questa nuova avventura sonora dei Clinic, accattivante e catchy. Si prosegue su binari consolidati con la title track, accesa prima dalla sventagliata wah-wah iniziale, mentre Ade Blackburn, frontman e chitarra ritmica, sussurra il testo alle nostre orecchie criptico, e dalla batteria "piena" di Carl Turney poi, protagonista successivamente pure in Lion Tamer, un ritorno all'antico art sound, seppur aggiornato, con l'inserimento di tastiere ed effetti che contribuiscono a dargli nuove sorprendenti sfumature. Sfumature di varia natura: in Milk & Honey il ritmo caraibico-campestre si fa pervadere dal suono di tastiera e da un rilassante intervento di chitarra acustica ad opera dello schivo Hartley. Linda è in buona sostanza una ballad per sola chitarra e voce, riverberata, qui contaminata da macchine e archi per un risultato celestiale. Con questi sei brani termina a questo punto ciò che tempo fa si sarebbe correttamente definito come lato A del disco. Una pausa prima di addentrarci nella side B giunge con il misterioso racconto di Radiostory affidato alla voce dell'amico Jason Evans; è un intermezzo musicato dai Clinic che riconquistano presto le redini del gioco a partire dalla mescolanza di suoni e stili presenti in Forever (Demis' Blues), davvero grande qui il lavoro del buon Brian Campbell al basso e all'accompagnamento vocale, ed Evelyn, introdotta addirittura da uno xilofono prima di sciogliersi in un rock elettro-garage. Ancora spazio alla contaminazione con gli strumenti più disparati in Another Way Of Giving poi via, allacciate le cinture, si parte! Destinazione? Lo spazio siderale in compagnia de Un Astronauta En Cielo, unico strumentale del cd e dall'anima trip hop. Veniamo catapultati nuovamente sulla Terra giusto in tempo per ballare il valzer sbilenco di Freemason Waltz e solo qualche istante prima di concludere questo pirotecnico viaggio tra galassie zuccherose e pianeti sconosciuti affidandoci all'introspettiva riflessione di Orangutan. Tanta la carne al fuoco dunque, eppure ha già da tempo superato abbondantemente la prova live, sia in patria che all'estero. Dai Clinic viene, in ultima analisi, la prova provata di come si possa rischiare, cambiare pelle, rinnovarsi anche dopo diversi anni di attività pur conservando le proprie caratteristiche di sempre. Certo, è questione di stile. E questo non tutti possono permetterselo. Cheers guys! C u soon!
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