lunedì 23 maggio 2011

LA VOGLIA DI ANDARE, LA NECESSITÁ DI OSSERVARE

In vista di una prossima recensione dell'esordio discografico coi Pineda e alla luce della convincente data al Magnolia di un mese fa, ecco riproposta una chiacchierata col buon Umberto Giardini, datata 2009, in occasione del suo brillante passaggio sul palco de Le Piccole Iene durante la presentazione di quel che, alla luce degli eventi post 2010, è da considerarsi ufficialmente come ultimo cd in studio del progetto Moltheni, quell'intrigante I SEGRETI DEL CORALLO già segnalato su queste pagine. Uno sguardo nel passato per ricordare momenti intensi.

L'altra sera, conversando del più e del meno, dicesti che nel 1994 vedesti i Nirvana live qua in Italia. Eri già rientrato dalla Scozia o saresti partito per quella terra negli anni a venire?
Moltheni: Ero già rientrato in Italia da tre anni. È stato un viaggio casuale, volevo vedere un paese di cui nessuno parla mai. Credo sia servito a capire le differenze tra dove sono nato e un paese vicino, ma diverso soprattutto nella società. E' stato un periodo da pendolare, tre anni di avanti e indietro, con periodi più o meno lunghi a Glasgow.

Solitamente però nelle interviste si va a "pubblicizzare" l'uscita del nuovo album. A dir il vero il tuo ultimo cd è uscito lo scorso anno e con recensioni più che positive. Puoi svelarci quali sono i "segreti del corallo"?
Moltheni: Sono i segreti che ci inibiscono, che non diremo mai. Le tematiche che hanno contraddistinto la stesura delle liriche di questo album sono state dettate dai miei stai d'animo legati e condizionati dal tempo. Una specie di maturazione nella disillusione della vita e della felicità in genere. Una sorta di distacco. La lavorazione dell'album è stata immediata per la scrittura dei brani, ma lenta e minuziosa per le fasi della registrazione in cui abbiamo deciso di lavorare in una certa maniera. Tutto ciò che si ascolta è voluto, risentito tante volte e accettato.

L'aver ripreso e modificato due brani come In Porpora e Suprema quale significato ha avuto nell'economia del cd?
Moltheni: Secondo me nessuna, addirittura volevo fare un album di 9 tracce, un disco breve, fuori moda.

A fianco della tua attività di cantautore-musicista troviamo quella di vigile del fuoco. Quest'esperienza ha influito sulla stesura dei brani?
Moltheni: No.

Non tutti però sanno che oltre a queste due professioni sei anche attore. Franco Battiato nel suo film PERDUToAMOR chiese che fossi proprio tu a interpretare Szabo Balaban, personaggio cinematografico dietro cui si cela il Lucio Battisti ai suoi esordi.
Moltheni: Già. Ho reagito molto bene a questa proposta anche se difficilmente mi emoziono con il cinema italiano in genere. È anche vero che mi ha onorato il fatto in sé e per sé poiché Lucio Battisti è l'unico cantautore italiano che ho seguito nella sua splendida carriera; l'unico capace di scavare e restare nel mio stomaco.

Nella colonna sonora di quello stesso lungometraggio compare anche una sua cover, quella Prigioniero Del Mondo che è uno dei pochi brani non firmati dalla coppia Mogol-Battisti. Una scelta voluta o dettata semplicemente, per così dire, da esigenze di copione visto che il tuo ruolo era appunto quello di un Battisti esordiente?
Moltheni: Non l'ho mai saputo poiché quello che ho cantato mi è stato suggerito dalla produzione, soprattutto da Franco Battiato.

Si nota da sempre la presenza di brani strumentali su tutti i tuoi album come se fosse un'urgenza creativa che non necessita di parole per completarne il significato.
Moltheni: Esatto, soprattutto per il fatto che spesso le parole non servono, sono di troppo.

Altra peculiarità è il packaging dei booklet: a partire da SPLENDORE TERRORE l'immaginario rappresentato dalle fotografie ha sempre un qualcosa di onirico e nel contempo kitsch.
Moltheni: Secondo me non c'è nulla di kitsch, tutt'altro. Credo che le copertine degli ultimi lavori siano molto romantiche e sfiorate dalla delicatezza, spesso ombrosa, mai solare.

L'uscita de I SEGRETI DEL CORALLO è stata accompagnata dalla realizzazione di un videoclip che sta ancora avendo una buona visibilità. Successivamente il disegnatore Roberto Amoroso s'è occupato di realizzare una graphic novel a partire proprio da ciò che compare nel video. Puoi parlarcene?
Moltheni: Mi spiace, so del lavoro di Roberto Amoroso, ma io non c'entro nulla.
Ho solo dato l'ok per la realizzazione del suo mondo visionario disegnato, ma non so altro.

Se dividiamo la tua carriera in due fasi sbagliamo?
Moltheni: No, è esattissimo. Entrai nella Cyclope Records tramite un demo che lasciai a Carmen Consoli. Credo che lei, conoscendola, lo buttò via, ma forse l'avevo spedito anche a colui che sarebbe diventato il mio produttore, Francesco Virlinzi. Fu lui che gestì il progetto fin dall'inizio, pensando e credendo di poter ottenere dal mio lavoro e dalla mia spiccata predisposizione ad un certo linguaggio risultati dignitosi nella scena alternativa italiana. Francesco conosceva neanche a farlo apposta Battisti a memoria.
A La Tempesta invece arrivai semplicemente incontrando ad un concerto a Ferrara Enrico Molteni. Con lui molto direttamente mi confrontai e decidemmo subito di poter lavorare assieme. Sia lui che Davide Toffolo furono di parola e poche settimane dopo il tutto si era concretizzato. Con loro ho sempre avuto un rapporto estremamente buono e cordiale, legato sulla fiducia reciproca e sulla libertà di fare cose di buon gusto. Il rapporto che ho avuto e ancora ho con Enrico Molteni ha giovato tantissimo a Moltheni e a ciò che anche in futuro produrrò.

Ora sembra che la tua musica sia più libera e ti rappresenti di più. Non che prima non accadesse, ma a volte affioravano qua e là levigature che tendevano a far sembrare i brani dei primi due album pezzi che sarebbero potuti appartenere tranquillamente anche ad altri artisti.
Moltheni: Non lo so davvero... La verità è che all'epoca cercavo me stesso, proprio a livello artistico e personale. Oggi, da tempo, mi sono ritrovato e finalmente mi riconosco. So quello che debbo fare; all'epoca me lo consigliavano gli altri.

Sei consapevole di aver raggiunto anno dopo anno, lavoro dopo lavoro, uno stile tutto tuo e di avere una tua cifra stilistica riconoscibilissima?
Moltheni: Sì, sì, ne sono consapevolmente felice. È una conseguenza di quello che s'è appena detto, viene tutto da lì.

Puoi parlarci dei secret show? Cosa sono? In che modo sei entrato in contatto con chi che se ne occupa?
Moltheni: Sono concerti privati negli appartamenti di chiunque voglia Moltheni a casa propria, in una dimensione intima e diretta. Ci si siede per terra, tra cuscini, tappeti e candele, si chiacchiera, si beve, si mangia e io canto. Ci si guarda negli occhi e si sorride, scambiandosi opinioni e curiosità.

Brani di FORMA MENTIS, il "Sacro Graal" della tua produzione, sono mai entrati a far parte, seppur rivisti e corretti, negli album successivi?
Moltheni: Solo Eternamente Nell'Illusione Di Te che è contenuta in TOILETTE MEMORIA; tuttavia FORMA MENTIS, nella sua interezza, non vedrà mai la luce.

A presto Umberto e grazie!
Moltheni: A te!
Andrea Barbaglia '11.

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