06-05-2011
- TOLO MARTON live @ Auditorium Piazza della Libertà -
Bergamo (BG)
Dopo l'abbuffata prog in compagnia di Aldo Tagliapietra e Tony Pagliuca, questa sera ritroviamo l'ottimo Tolo Marton nelle vesti, per lui a tratti anche più consone, di puro chitarrista. Non ci sono trame pianistiche, non ci sono mondi evocati ed evocativi, niente fronzoli od orpelli manieristici: stasera, grazie alla curatissima rassegna Songwriters & Storytellers promossa dalla sinergia tra le associazioni Soffia Nel Vento e Geomusic, c'è semplicemente un uomo al servizio di uno strumento, la chitarra appunto, forse uno dei rari casi per cui è davvero corretto parlare di prolungamento naturale della propria persona, commistione naturale fra individuo e opera umana. Anche più del di lì a breve co-headliner della serata, quel fascinoso Hugo Race che coi suoi Fatalists ha comunque ben impressionato Tolo nelle prove pomeridiane. Per scaldare l'ahimé non particolarmente folto pubblico della serata, la scelta di aprire la serata ricade su un classico di Booker T & The MG's, Time Is Tight, il cui suono di organo che nella versione originale concede una sfumatura di sospensione e pacifica meditazione, viene qui surrogato dal levigato tocco di Stratocaster di Marton mentre la sezione ritmica, affidata al fido Andrea De Marchi e al basso di Walter Dal Farra, porta a compimento il brano con molto mestiere.
Si inizia a far sul serio dalla successiva doppietta affidata a Two-Five-Two-Four-O, rock'n'roll estratto dal primo vero album solista LET ME BE datato 1982, col ritmo in crescendo che smuove dalle accoglienti poltroncine del teatro, e alla storica ed avvincente Back To My Youth che va a citare Burn dei Deep Purple in un vorticoso tourbillon dal quale non si può restare insensibili. Quando si dice che uno la Musica ce l'ha nel sangue e dà del "tu" al proprio strumento, il pensiero corra all'Artista trevigiano; ora intento a smorzare i ritmi, deliziando la competente platea con la delicata melodia di See The Time, eccolo prodigarsi in un vero e proprio duetto con la sua Stratocaster, a volte relegata al controcanto, altre autentica voce solista, da cui veniamo rapiti grazie al mood di sospensione in grado di esprimere i giorni felici della nostra gioventù. Che una tale peculiarità sfugga alle masse è un dato di fatto, eppure la tenacia è sempre premiata, oggi con un applauso spontaneo che scaturisce anticipatamente rispetto alla conclusione del pezzo e di lì a poco ripetuto per l'esecuzione magistrale di Red House. Superfluo forse ricordare come nel 1998 Marton abbia trionfato a Seattle presso il Jimi Hendrix Electric Guitar Festival, unico europeo peraltro nell'albo d'oro della manifestazione a potersi fregiare di tale titolo, ma i sette minuti lungo cui si snoda l'esecuzione del classico tratto da ARE YOU EXPERIENCED sono lì a dimostrare e confermare se mai ce ne fosse bisogno, innanzitutto la bravura del Chitarrista e, in seconda istanza, il perché di siffatto premio.
Tolo infatti non si limita ad imitare, l'errore più grave che si potrebbe commettere di fronte a brani di per sé immortali, ma inventa, spinge, sprinta e decellera come solo i grandi, senza rinunciare a mettere il proprio imprimatur con il suo modo, unico in tutto il mondo, di estrapolare dalle sei corde note e colori che neanche Hendrix. My Place Is Close To You sembrerebbe così una dichiarazione di intenti rivolta proprio all'indimenticabile genio della sei corde prematuramente scomparso nel 1970 se solo non si conoscesse la proverbiale modestia del nostro guitar hero, tanto schivo e riservato nel quotidiano quanto determinato e grintoso quando si tratta di aver un jack e una spia accesi: vibrante e costantemente sul filo del rasoio per intensità, è l'ennesimo brano ripescato dal suo esordio solista su lunga durata a macinare chilometri lungo la strada del cradle rock. "Quando ho iniziato a suonare la chitarra, la prima volta che mi è capitato di prendere in mano uno strumento a sei corde, eravamo nel 1966 e la prima cosa che ho incominciato ad imparare è stata questa cosa qua..." e parte l'inconfondibile La Resa Dei Conti, brano che darà il via ad un sentito omaggio al Maestro Morricone attraverso un medley personalissimo che si dirà concluso solo dopo esser tornati al tema de Per Qualche Dollaro In Più.
Degni compagni di questo polveroso viaggio nel West, De Marchi e Dal Farra assecondano l'estrosità di Marton senza mai rubare la scena e anzi, piegano nuovamente la propria bravura di fronte a The Ballad Of High Noon, brano portante della colonna sonora di Mezzogiorno Di Fuoco di Fred Zinnemann, perfetto gemello rispetto al precedente episodio cinematografico in musica. Ciò che viene annunciato come l'ultimo pezzo è probabilmente l'esempio più rappresentativo dello stile complesso e personalissimo di Tolo che con gli anni si va sempre più definendo. Su queste pagine abbiamo già affrontato l'immaginifico e commovente landscape sonoro di Alpine Valley con parole che lo stesso Tolo non ha esitato ad apprezzare direttamente, segnalandoci come la frase a suo tempo usata ("...suo caratteristico e personalissimo suono elettrico ottenuto quasi "per sottrazione", con le note che vengono letteralmente estratte dalle corde attraverso le proprie dita, conferendo così una leggerezza unica all'insieme" - ndr.) "mi ha molto colpito perché nessuna era mai riuscito a descrivere così bene certe situazioni che escono dal mio modo di suonare." Ebbene, anche questa sera le chiacchiere stanno a zero. A volte non basta solo ascoltare: bisogna vedere per capire. Tutta questa meraviglia sonora viene così nuovamente offerta alle decine di fortunati appassionati che esplodono in un convinto applauso costringendo il trio ad un paio di bis necessari per chiudere ulteriormente in bellezza. Le note leggere di I'm Going Home sono ben presto spazzate via dall'irruenza nervosa e spastica di Manic Depression che regala gli ennesimi fenomenali assoli conditi da improvvise impennate da standing ovation, sempre eseguiti con una sicurezza e una padronanza dei propri mezzi davvero impressionante e non comune. E se realmente appartenesse ad un'altra razza? Beh, non ci sorprenderebbe affatto. Il vero stupore è rendersi conto che siamo solo a metà serata...
Si inizia a far sul serio dalla successiva doppietta affidata a Two-Five-Two-Four-O, rock'n'roll estratto dal primo vero album solista LET ME BE datato 1982, col ritmo in crescendo che smuove dalle accoglienti poltroncine del teatro, e alla storica ed avvincente Back To My Youth che va a citare Burn dei Deep Purple in un vorticoso tourbillon dal quale non si può restare insensibili. Quando si dice che uno la Musica ce l'ha nel sangue e dà del "tu" al proprio strumento, il pensiero corra all'Artista trevigiano; ora intento a smorzare i ritmi, deliziando la competente platea con la delicata melodia di See The Time, eccolo prodigarsi in un vero e proprio duetto con la sua Stratocaster, a volte relegata al controcanto, altre autentica voce solista, da cui veniamo rapiti grazie al mood di sospensione in grado di esprimere i giorni felici della nostra gioventù. Che una tale peculiarità sfugga alle masse è un dato di fatto, eppure la tenacia è sempre premiata, oggi con un applauso spontaneo che scaturisce anticipatamente rispetto alla conclusione del pezzo e di lì a poco ripetuto per l'esecuzione magistrale di Red House. Superfluo forse ricordare come nel 1998 Marton abbia trionfato a Seattle presso il Jimi Hendrix Electric Guitar Festival, unico europeo peraltro nell'albo d'oro della manifestazione a potersi fregiare di tale titolo, ma i sette minuti lungo cui si snoda l'esecuzione del classico tratto da ARE YOU EXPERIENCED sono lì a dimostrare e confermare se mai ce ne fosse bisogno, innanzitutto la bravura del Chitarrista e, in seconda istanza, il perché di siffatto premio.
Tolo infatti non si limita ad imitare, l'errore più grave che si potrebbe commettere di fronte a brani di per sé immortali, ma inventa, spinge, sprinta e decellera come solo i grandi, senza rinunciare a mettere il proprio imprimatur con il suo modo, unico in tutto il mondo, di estrapolare dalle sei corde note e colori che neanche Hendrix. My Place Is Close To You sembrerebbe così una dichiarazione di intenti rivolta proprio all'indimenticabile genio della sei corde prematuramente scomparso nel 1970 se solo non si conoscesse la proverbiale modestia del nostro guitar hero, tanto schivo e riservato nel quotidiano quanto determinato e grintoso quando si tratta di aver un jack e una spia accesi: vibrante e costantemente sul filo del rasoio per intensità, è l'ennesimo brano ripescato dal suo esordio solista su lunga durata a macinare chilometri lungo la strada del cradle rock. "Quando ho iniziato a suonare la chitarra, la prima volta che mi è capitato di prendere in mano uno strumento a sei corde, eravamo nel 1966 e la prima cosa che ho incominciato ad imparare è stata questa cosa qua..." e parte l'inconfondibile La Resa Dei Conti, brano che darà il via ad un sentito omaggio al Maestro Morricone attraverso un medley personalissimo che si dirà concluso solo dopo esser tornati al tema de Per Qualche Dollaro In Più.
Degni compagni di questo polveroso viaggio nel West, De Marchi e Dal Farra assecondano l'estrosità di Marton senza mai rubare la scena e anzi, piegano nuovamente la propria bravura di fronte a The Ballad Of High Noon, brano portante della colonna sonora di Mezzogiorno Di Fuoco di Fred Zinnemann, perfetto gemello rispetto al precedente episodio cinematografico in musica. Ciò che viene annunciato come l'ultimo pezzo è probabilmente l'esempio più rappresentativo dello stile complesso e personalissimo di Tolo che con gli anni si va sempre più definendo. Su queste pagine abbiamo già affrontato l'immaginifico e commovente landscape sonoro di Alpine Valley con parole che lo stesso Tolo non ha esitato ad apprezzare direttamente, segnalandoci come la frase a suo tempo usata ("...suo caratteristico e personalissimo suono elettrico ottenuto quasi "per sottrazione", con le note che vengono letteralmente estratte dalle corde attraverso le proprie dita, conferendo così una leggerezza unica all'insieme" - ndr.) "mi ha molto colpito perché nessuna era mai riuscito a descrivere così bene certe situazioni che escono dal mio modo di suonare." Ebbene, anche questa sera le chiacchiere stanno a zero. A volte non basta solo ascoltare: bisogna vedere per capire. Tutta questa meraviglia sonora viene così nuovamente offerta alle decine di fortunati appassionati che esplodono in un convinto applauso costringendo il trio ad un paio di bis necessari per chiudere ulteriormente in bellezza. Le note leggere di I'm Going Home sono ben presto spazzate via dall'irruenza nervosa e spastica di Manic Depression che regala gli ennesimi fenomenali assoli conditi da improvvise impennate da standing ovation, sempre eseguiti con una sicurezza e una padronanza dei propri mezzi davvero impressionante e non comune. E se realmente appartenesse ad un'altra razza? Beh, non ci sorprenderebbe affatto. Il vero stupore è rendersi conto che siamo solo a metà serata...
Andrea Barbaglia '11
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