sabato 12 gennaio 2013

NON SONO MAI STATO QUI
Geddo
- Tomato - 2013

Ecco, questa è una di quelle piacevoli sorprese che il cantautorato di casa nostra, quando il solito menagramo di turno lo dà per morto e sepolto, è in grado di proporre e offrire. Riallacciandosi in maniera piuttosto evidente alla Tradizione che negli anni Settanta ha fatto la fortuna di molti musicisti, Davide Geddo si mette in gioco, dà libero sfogo alla sua creatività e da quel lembo d'Italia che chiamiamo Liguria mette sul tavolo da gioco un disco estremamente felice e riuscito. Nei suoni, nelle liriche e nella produzione. Fenomenale. Giunto al secondo lavoro solista, l'analitico chansonnier di Albenga dalla voce calda e roca così vicina a Edoardo Bennato inanella quindici-canzoni-quindici senza mai denotare fasi di stanca; anzi offrendo una vasta gamma di mondi sonori rivestiti da un sottile strato di spigoloso pop che si contaminano via via con il rock (l'ariosa Dicono Che Io per struttura simile all'attuale Ligabue), il funk (la strepitosa Il Post Amore condivisa con la voce soul di Chiara Ragnini), il folk agricolo (Dall'Amore (Interventi Di Modifica Alla Viabilità Inferiore)) e quello cantautorale (la massaroniana Equilibrio), lo swing (il lampo di Piccolina), il brit-pop orchestrale (la malinconica avventura de L'Astronauta Di Provincia). Tanti piccoli cortometraggi che uniti alla magistrale forza evocativa di Venezia, alla sbandata alcolica di Tristano, alla cinematografica Angela E Il Cinema e al country rock venato di Southern espresso in Stare Bene vanno a comporre i capitoli di un ben più ampio film girato prima nei luoghi della mente, immaginati e forse vissuti dallo stesso Geddo, poi tra le mura dell'Hilary Studio di Genova. Si aggiungano la malinconia indie-rock de La Campionessa Mondiale Di Sollevamento Pesi dal vago sapore afterhoursiano, il retrogusto nomade della gucciniana Nancy, la preziosa Sole Rotto speculare alla ben più famosa L'Isola Che Non C'è del già citato Bennato, le dissertazioni esistenziali di Un Pugno In Un Muro sottolineate dal flicorno di Stefano Bergamaschi e il cerchio è chiuso. C'è ancora spazio per una ultima sorpresa, per la verità: la title track, negli umori così distante dal resto del lotto e per questo anche più incisiva. Così in solitaria, per chitarra acustica, voce ed elettronica. Un nuovo (e a tratti inatteso) biglietto in vista di quel futuro viaggio che, oltre l'orizzonte, aspetta fin da ora l'autore ligure. Un plauso a Geddo dunque, ma grande merito pure a tutti i numerosi musicisti che lo hanno accompagnato in questa sua nuova avventura, capaci di ricreare quella amalgama sonora su cui Geddo ha buon gioco nell'intrecciare dettagli minimali e grandi realtà. Parafrasando un celebre interprete inglese: mai un attimo di noia. Fossero anche solo canzonette, si può forse fare finta di niente davanti a un gioiello di questa caratura?!?
 
un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/davide.geddo

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