lunedì 16 dicembre 2013

DIECI

DIECI
Terje Nordgarden
- GDN Records - 2013

Non nuovo a far proprio il vasto canzoniere musicale italiano (come non ricordare l'ottima versione chitarra e voce di 29 Settembre rilasciata per il tributo a Lucio Battisti allegato ad un Mucchio Extra di quasi dieci anni fa?) Terje Nordgarden, aitante trentacinquenne norvegese emigrato in Sicilia dopo un lungo peregrinaggio nelle capitali di mezza Europa, decide una volta ancora di guardare all'Italia per la lavorazione del suo quinto album. DIECI raccoglie altrettante istantanee musicali che vanno a costituire il portfolio emotivo di Nordgarden e ne raccontano la capacità di ricerca e approfondimento che lo portano in maniera seraficamente naturale ad omaggiare tanto una Grazia Di Michele reduce dall'esposizione televisiva di Amici (la raffinata Dove Mi Perdo) quanto l'inafferrabile essenzialità espressa da Claudio Rocchi (La Realtà Non Esiste). Così, per puro gusto artistico; senza pregiudizi. Una sorta di passaporto, di ius soli in musica, nuova carta di identità capace di testimoniare l'attaccamento del nostro al Belpaese. Il folk mitteleuropeo nordgardiano che da sempre guarda a Nick Drake, riconosce in Tim Buckley un padre putativo e lo attualizza prendendo ad esempio l'ormai ultradecennale esperienza di Ryan Adams, incontra dunque fragranze mediterranee che, attraverso la pronuncia anglofona di Terje, hanno quasi un sapore esotico alle nostre orecchie. Eppure non si stenta minimamente a riconoscere la cosmogonia analitica de L'Abbandono, originariamente portata al successo dai Marta sui Tubi, anche con un semplice accordo "campestre" di chitarra, così spesso fedele compagna di viaggio per il cantautore italo-scandinavo. Così come è incantevole la riproposizione pianoforte-voce di Invisibile, un must della sempre imprescindibile Cristina Donà, che regala brividi anche in questa veste leopardiana, canto notturno di un musicista errante dell'Europa, minimale e lunare. Valorizzata, rifiorisce e guadagna nuova vita Non È La California, ottima canzone di Marco Iacampo scelta come primo singolo del cd e fatta seguire da La Mia Rivoluzione, forse il brano più noto del lotto insieme a Cerchi Nell'Acqua di Paolo Benvegnù. A Nordgarden va ascritto il pregio di aver rimesso in circolo una manciata di canzoni sfuggite molto probabilmente all'attenzione delle masse (esemplare in questo senso L'Invasore di Andrea Franchi), lasciando di fatto emergere la bontà dei loro autori ed esaltando con piccole sfumature i tratti salienti di una scuola tutta italiana, variegata e unica al tempo stesso, capace di confrontarsi con i prodotti esteri senza difficoltà alcuna. La Canzone Dei Cani di quel supremo artista che è Cesare Basile (qui pure produttore artistico) ne è l'esempio concreto; pubblicata originariamente sulla compilation promossa dagli Afterhours IL PAESE È REALE viene ora rielaborata mantenendo quell'incedere desertico nervoso che la contraddistingue, accentuandone l'invettiva elettrica e promuovendo la critica sociale sottesa ad un testo di anarchia contemporanea. È la nostra storia recente cantata e vissuta con gli occhi di chi ci guarda da fuori, ci vive da dentro e, favorito da questa duplice condizione, senza peli sulla lingua, svincolato da condizionamenti e padroni, è in grado di esprimere un giudizio più lucido e sorprendentemente sereno nella sua amorevole urgenza creativa. Ci vediamo in tour.

giovedì 12 dicembre 2013

THISCONNECT

THISCONNECT
The GrOOming
- autoproduzione - 2013

Musica in divenire: liquida, dura, avviluppante, meditativa. Il progetto The GrOOming nato originariamente come duo di musica elettronica, formato nella seconda metà degli anni '00 da Giacomo Vanelli e Paolo Girelli, prevedeva la commistione fra atmosfere rarefatte tipiche del Bristol sound e armonie sviluppate attraverso tracciati sonori lineari, subito rimpolpati da accomodanti linee di basso e da un corpo multiforme tassellato da synth. Con il passare degli anni le esigenze del duo milanese avrebbero portato ad inglobare nuovi elementi sonori, nello specifico a carico di Daniele Falletta, chitarrista elettrico, responsabile tecnico e fonico resident dello storico Jungle Sound Station di Milano, e, qualche tempo dopo, di Emanuele Alosi, batterista senza troppi fronzoli capace di potenziare la ritmica dei nuovi The GrOOming succedendo a Diego Bartole. Fin dal positivo esordio di DIGITAL SEEDS il quartetto venutosi così a formare si sarebbe presto lasciato contaminare da nuove sonorità (più stratificate) e da tutte quelle arti visive tradottesi concretamente in set di videoperformance e installazioni portate sul palco durante le loro numerose apparizioni dal vivo senza mai perdere di vista la ragione sociale originaria. A caratterizzare ulteriormente la proposta musicale ci avrebbero pensato le voci; non una sola, unica e riconoscibile, ma differenti, scelte con perizia e cura nel novero di musicisti, autori, produttori, filmaker e artisti a 360°, capaci di far germinare attraverso il proprio talento i semi piantati dalla band. Con THISCONNECT la storia si ripete. La voce, affidata di brano in brano a differenti soggetti, evolve di esibizione in esibizione, viaggiando dalle parti del mansoniano HOLY WOOD, con l'incubo depressivo di Wishy Washy che rilancia in bello stile il mai dimenticato Paolo Martella, da sempre amante di elettronica e Nine Inch Nails, e oltrepassando la Grey Zone, pura esperienza Depeche Mode con Ezio Castellano de La Banda del Pozzo nei panni di Dave Gahan ad occuparsi di liriche vellutate e oscure. Al rocker Jack Jaselli spetta cimentarsi con l'ansiolitica Totally Integrated mentre la celeberrima Karmacoma riecheggia luciferina nel compassato incedere oscuro di Once. Castellano mette a segno la sua tripletta vocale con l'altrettanto destrutturata melodia di The Playground, ondivaga nel crescendo trip-hop sottolineato da un pianoforte algido. Al pari dei loro più famosi colleghi di Bristol i The GrOOming scelgono con cura e abilità le proprie figure femminili. Alessandra Cortini direttamente da Il Genio è la loro Elizabeth Fraser italiana, ma se Teardrop affascinava per la sua infinita malinconia e risoluta rassegnazione tutta terrestre, Training Days chiude le porte del proprio abitato spalancando una finestra sul buio del cosmo. Celestiale come le sue interpreti Another? riunisce invece allo stesso microfono la voce acquatica della sirena Denise Misseri e quella rock di Ketty Passa, frontwoman dei Toxic Tuna nonché dj e speaker per Radio Popolare e Rock'n'Roll Radio. Chiara Canzian contribuisce con la sua scrittura pop agli sprazzi di immediatezza che illuminano The Candle e rimandano alla ormai affermata Elisa. Si cambia registro con la sognante Spring Snow e la frenetica Man With 1000 Faces, entrambi terreno di conquista per  la camaleontica voce di Gianluca "TheHuge" Plomitallo; ultimo ma non ultimo l'amico Meme Galbusera fa sue l'opener Dirty Keys e la lancinante Brain Machine. Una volta ancora dunque tecnologia e sentimento convergono tra loro mentre l'uomo pensa, progetta e dispone. Il rumore potrebbe essere assordante, ma c'è quell'accordo di fondo che tutto risolve. Alle macchine è semplicemente consigliato adeguarsi mentre le progressioni infinite della mente si aprono a quelle radicate nel profondo del cuore.
 

mercoledì 11 dicembre 2013

I TALIANI

I TALIANI
Sine ★ Frontera
- Colorgroove - 2013

Arrivano dalle pianure della Bassa gli scapestrati musici dei Sine Frontera, multivariegato ensemble mantovano con nel cuore i ritmi e i colori del mondo. A dieci anni esatti dal loro esordio discografico, dopo aver calcato centinaia di palchi con la valigia sempre in mano, eccoli approdare al loro quarto disco in studio dopo i buoni responsi ottenuti con il precedente 20 NOW, attenta produzione, al solito in levare, dedicata alla celebrazione per i vent'anni dalla caduta del muro di Berlino. Coadiuvati ora dall'esperto Alberto Benati, tastierista da sempre dei corregionali Ridillo nonché titolare del Funk Lab Studio di Luzzara presso cui questo I TALIANI è stato registrato e mixato, i Sine Frontera decidono una volta ancora di puntare in alto, raccontando attraverso un ruspante concept album vizi e virtù di un popolo che nel nuovo millennio si è ritrovato sull'orlo della bancarotta senza colpo ferire, per cause gestionali particolari e colpe contingenti globali. Fin dalla scattante title track a suon di reggae è chiaro l'intento artistico di Antonio Resta e compagni. Pur affondando le proprie radici nel terreno del combat folk i Sine Frontera hanno saputo inglobare in maniera del tutto naturale elementi di matrice rock, punk, ska, addirittura Irish che hanno contribuito alla realizzazione di una lingua musicale universalmente riconoscibile, capace di travalicare i confini geografico-politici delle nazioni. Tra Clash e Pogues (Io Son Io), sull'esempio di Nomadi e Gang (Dietro Il Portone), con uno sguardo rivolto ai Balcani (La Ruota), è l'amore per la propria terra ad emergere sincero e schietto, travolgente sentimento che sgorga puro e genuino, alimentando da generazioni un territorio di confine abituato alla fatica, ma anche capace di grandi libagioni, e che limiti non ha. I Sine Frontera sognano un mondo così, senza barriere mentali né frontiere culturali, prodotto reale di una esperienza diretta a stretto contatto con quella tradizione concreta, contadina, sempre pronta a confrontarsi con quel melting pop sociale utile per rinnovarsi e restare al passo con i tempi. In quest'ottica ecco allora l'amichevole rivalità di Camillo E Peppone, la filastrocca tarantellata in un italiano maccheronico e sfilacciato de Il Villano, la dolcezza campestre di Fiocco Di Neve. Il viaggio prosegue a ovest, direzione Barcellona, su una locomotiva condotta dal frontman dei Malakaton Albert Ferrèr, ospite in Hombres, prima di imbarcarsi e salpare per l'America alla ricerca di Jesse James e Bob Ford (Jesse Il Bandito). E poi ancora giù, più a sud, rotolando verso il Messico rivoluzionario di inizi Novecento con Zapata a capo delle rivolte e delle insurrezioni che fanno da sfondo alla notte d'amore di No Soy Borracho. Un viaggio transoceanico carico di speranze e tracciato su una mappa emozionale prima ancora che geografica. Un grande obiettivo a cui i Sine Frontera aspirano, scanzonati, ma con ottime credenziali. Balla allora quando puoi e pensa. Pensa sempre. 

martedì 10 dicembre 2013

L'INVASIONE DEI TORDOPUTTI

L'INVASIONE DEI TORDOPUTTI
Tuamadre
- autoproduzione - 2013

La nostra immaginazione è da sempre popolata da terre e luoghi fantastici abitati da popolazioni a loro volta leggendarie. Alcuni nati dalla fantasia di grandi poeti e narratori, basti pensare alle isole visitate dal dottor Lemuel Gulliver o al mitico giardino delle altrettanto mitiche Esperidi; altri, si pensi all'Eldorado, al continente perduto di Mu, al regno del Prete Gianni oppure ad Atlantide, divenuti nei secoli autentiche ossessioni per viaggiatori ed esploratori; stimolo per viaggi, al contrario, decisamente reali nonché fonte di inaspettate scoperte e conoscenze scientifiche. Come in quei racconti fantastici che hanno il sapore di antiche gesta e avventure che si perdono nella notte dei tempi i genovesi Tuamadre vengono oggi investiti della missione di raccontare in musica a noi avidi ascoltatori tutto quanto concerne l'invasione dei Tordoputti, misteriosa popolazione cui fanno cenno oscure profezie favolose. Raccogliendo la testimonianza di un allucinato esploratore britannico e del suo improbabile sherpa etiope, i novelli aedi liguri ci introducono nel fantastico mondo di questa famigerata razza predona attraverso una narrazione figurativa realizzata a suon di ska, calipso e pop su una predominante base rock-steady con la quale già in passato si erano presentati, rinnovando con cognizione di causa, a modo loro, il repertorio dei quattro baronetti di Liverpool nell'esordio TUAMADRE PLAYS THE BEATLES. A far da sostanzioso contorno all'avventura dell'incauta coppia una decina di coinvolgenti canzoni ricche di citazioni colte (le musiche di Edvard Grieg per il Peer Gynt di Ibsen in Batterista Sulla Luna; il can-can di Jacques Offenbach in Swingin' Fitz) e più popolari (partendo dagli 883, che si affacciano incolpevoli in She Don't Know Me, fino ad arrivare alla Judy Garland di Somewhere Over The Rainbow nascosta in Castaway). Nonostante infatti l'aria leggera e, a tratti, demenziale che accompagna i Tuamadre anche nelle esibizioni live, fatte di travestimenti, goliardia e trovate rocambolesche per merito del frontman Naim Abid e non solo, l'impostazione del gruppo è di tutt'altro tono: la maggior parte dei suoi membri è diplomata in Conservatorio, vive di e soprattutto con la musica. Facile perciò capire come dietro ogni singolo episodio portato in sala di registrazione ci siano preparazione e attenzione alla struttura. Nulla viene perciò lasciato al caso. Anche le ospitate (l'amico Roberto Casalino alias Mirko nel singolo virale Up & Down e il veterano Mr. T-Bone ai fiati) sono mirate e funzionali al risultato finale. Solo in questo modo, noti i rudimenti basilari, è possibile infatti sperimentare e improvvisare con raziocinio e fantasia, imbastendo un canovaccio di volta in volta modificabile senza mai perdere di vista quel raffinato fil rouge necessario per mantenere vivo il contatto col pubblico. E per fuggire la banalità ad ogni costo, attraverso una comunicazione autonoma, slegata dalle convenzioni e in qualche modo unica come quella tuamadriana vuole in definitiva essere. Sì, ma in tutto questo bailamme, qualcuno riuscirà davvero a rivelare chi sono i fantomatici Tordoputti? Perché sono venuti sul nostro pianeta? Da dove vengono? Cosa vogliono? Questione di minuti, al massimo di ore... Arriveranno.