martedì 31 agosto 2010

26/08/10
- MELISSA AUF DER MAUR live @ Magnolia -
Segrate (MI)

Ma quant'è rossa la Melissa!?!? A fine agosto trovarsi al cospetto dell'ex Hole e Smashing Pumpkins nella calura milanese è un toccasana anche perché il live che la ragazza canadese propone al buon numero di partecipanti è all'altezza delle aspettative. Nessun supporting act, ma ben 28' di film, l'omonimo Out Of Our Mind diretto da Tony Stone in cui una donna a bordo della sua auto (la stessa Melissa) si trova catapultata in un mondo (meta)fisico e surreale in cui il colore dominante è il rosso, il rosso sangue, quello che sgorga dalle piante abbattute, quello versato dai vichinghi, quello che ci mantiene tuttavia vivi.

Attrice, autrice e produttrice del suo progetto multimediale che oltre a cortometraggio e cd comprende pure un fumetto e un sito internet, la rossa canadese compare sul palco eseguendo dopo un'energetica intro un'altrettanto potente Lightning Is My Girl, tratta dal primo cd solista come la successiva e famosa Real A Lie. Accolta da grida di consenso e meritati applausi la nuova Isis Speaks è il primo banco di prova per valutare la tenuta live dell'ultimo album: la cavalcata con cui ci conduce lungo inesplorati territori della mente magici e oscuri ("the woman in my bed the feline in my head") si sviluppa e si conclude nella strumentale Lead Horse mentre dopo la divertita Taste You introdotta dal primo di numerosi dialoghi improvvisati col pubblico italiano, le prime file si agitano scomposte fin dalle prime note di Out Of Our Minds: brano destinato a restar nel repertorio di Melissa negli anni a venire, la title track è l'ennesimo viaggio dentro il cuore e dentro la mente della sua autrice e del suo seguito.

Il tiro è garantito dalla compattezza dei musicisti che la accompagnano, presumibilmente la metà dei Vaux, un gruppo alternative indie di Denver nel Colorado, che cede sì il passo alla frontwoman per quanto riguarda la presenza scenica, ma che non sbaglia un colpo e risulterà essere elemento determinante per la buona riuscita dello spettacolo. Qua e là l'impianto sonoro ha qualche cedimento, la voce in particolar modo risulta coperta dagli strumenti, ma è un problema annoso che non sarebbe giusto imputare a Melissa e compagni; i fan della prima paiono poi far spallucce di fronte a questi problemi di ordine tecnico rapiti dalla bellezza e bravura della rossa canadese e anzi, hanno di che esaltarsi con la doppietta tratta da AUF DER MAUR: I Need I Want I Will e Overpower Thee, entrambe composte a suo tempo con Josh Homme dei Queens Of The Stone Age, concedono un attimo di tregua, la seconda è eseguita con un piano, ma subito dopo Meet Me On The Dark Side torna a spingere sull'accelleratore sebbena questa volta Melissa abbia ceduto il basso a uno dei due chitarristi.

Il tempo scorre velocemente: ancora una manciata di brani tratti da OUT OF OUR MINDS come 1,000 Years e 22 Below, e arriva Followed The Waves che vede la bassista abbandonarsi totalmente al suo strumento mentre il pubblico segue entusiasta e avido di ancora altra musica.

E allora si va avanti, navigando a vista, con l'esecuzione di una b-side suonata col basso distorto a palla come Good News poi..uno sparo, no due!?..Bang Bang!! Uno dei brani simbolo di Sonny & Cher, riproposto nei Sixties anche in Italia da I Corvi, viene eseguito quasi fosse un tex mex lisergico e spettrale con Melissa ottima interprete del testo, non solo vocalmente, ma pure visivamente.


Sensualissima, paga poi tributo al compianto Peter Steele dei Type O Negative accennando le prime strofe di Black No.1 seguita a ruota da una cover di Paranoid estremamente dilatata e rallentata quasi fosse più un pezzo del repertorio dello scomparso bassista che non quello celeberrimo dei Black Sabbath.

Insomma dopo più di un'ora e mezza di estasi sonora il pubblico ha ancora la possibilità di scambiare qualche commento sulla serata e su molto altro direttamente con Melissa che dopo una breve pausa in camerino corre al banchetto del merchandising autografando di cd, locandine, biglietti e facendosi scattare foto con e da chiunque l'avesse richiesto.

Disponibilissima e affabile, è lei a "chiudere" il locale dopo aver salutato noi, ultimi "reporter e fotografi d'assalto". In attesa del suo prossimo rientro nel Bel Paese continuiamo imperterriti a salpare i mari e a cavalcare le onde dopo aver visto la nostra guida indicarci la via.

Andrea Barbaglia '10

nb: per ulteriori fotografie potete andare all'indirizzo dell'amico Kasco:
http://www.myspace.com/lordkasco/photos/albums/album/2241905

in concerto

18/08/10
- AFTERHOURS + DER MAURER live @ Fortezza medicea - Siena (SI)

Ci son concerti che devono essere vissuti, punto e basta. Basterebbe questa affermazione per iniziare e concludere il post seguente. Ma è anche giusto riportare "qualche" dettaglio in più in merito ad una grande performance.
Gli Afterhours al meglio delle loro possibilità si presentano in quel di Siena dopo la già più che positiva performance al Carroponte di Milano e un'altra manciata di eventi live. Ma qua è tutto diverso. E in meglio.

Innanzitutto, in un caldo pomeriggio tos'ano tornare là davanti, alla transenna, dopo anni di vagabondaggio nella pancia del parterre è una piccola soddisfazione che riporta indietro agli albori, quando arrivare in prima fila era quasi routine solo perché era difficile che se ne formasse una seconda.
In più di dieci anni ne è passata tanta di acqua sotto i ponti, forse ben più di quanto ad un certo punto ci si potesse aspettare dalla band milanese, e forse solo il rientro (prossimamente stabile?) di Xabier valeva la pena per arrivare sul luogo del delitto fin già dalle prove.

 

Il primo ad arrivare è l'ex Gabrielli che oltre ad aprire la serata col suo progetto solista Der Maurer accompagnerà gli Afterhours su diversi pezzi. In contemporanea ecco Xabier, con la compagna e l'erede, poi via via tutti gli altri. Le prove scorrono via lisce tra il gradimento del centinaio di irriducibili assiepati chi sui gradoni, chi lateralmente a due fasce che, per una scelta non chiara e per nulla condivisibile, in questo frangente delimitano il palco impedendo di raggiungere già di buon ora le transenne.
Portate pazienza: tagliati i nastri la corsa in prima fila è obbligatoria e da lì non ci si muove più.
 
Ha un bel da fare il buon Enrico Gabrielli per tenere a freno il parterre, che durante le ore successive si riempirà, durante il proprio set introduttivo. I brani estratti dal suo raffinato cd sono infatti ad un primo ascolto ostici e impegnativi; i molti tempi dispari non aiutano certo la concentrazione con cui meriterebbero di essere ascoltati. Eppure il pubblico gradisce. E apprezza ancora di più quando sul palco compaiono tutti gli altri sei Afterhours, a coppie di due, per eseguire col solo uso delle mani la performance dell'ultimo brano del loro ex compagno.

Un quarto d'ora, venti minuti dopo...eccoli!! "Sei fratello del controllo..sei fratello del controllo": Punto G, ormai l'abbiam capito, è ufficialmente il brano d'apertura di questo tour estivo: la tenuta fetish-sadomaso-dark prestata da Manuel a Xabier è stupefacente e inquietante al tempo stesso. Il chitarrista occupa la scena relegando nelle retrovie il pur dinamico Dell'Era e il luciferino (don) Rodrigo D'Erasmo. Questi ultimi rubano un istante la scena per eseguire Nadir poi Prette attacca Germi: delirio!!!
 
E ancora: Siete Proprio Dei Pulcini e Posso Avere Il Tuo Deserto?, con Manuel che maltratta la sua chitarra mentre al suo fianco Iriondo impazza. Giorgio Ciccarelli, sul lato opposto, resta compìto come suo solito garantendo solidità su questi e i successivi pezzi più tirati: una sicurezza con la sua chitarra.
La batteria della fotocamera non regge l'impatto sonoro che qua è nettamente superiore rispetto a quello del Carroponte; il sottoscritto ha la compagnia e l'adrenalina giusta perciò via a cantare a squarciagola le successive Rapace, Varanasy Baby ed È Solo Febbre.
 
Su La Sottile Linea Bianca Xabier sfoggia la sua lap steel Melobar, montata su corpo Explorer, mentre è su Pochi Istanti Nella Lavatrice che fa capolino Gabrielli col suo sax continuando a impreziosire la sfuriata hardcore di Dea, a colorare ulteriormente la splendida Tarantella All'Inazione e l'anthemica Ballata Per La Mia Piccola Iena, canzone che vede scender dal palco l'Iriondo.

Cambio: Gabrielli ci saluta, torna Xabier e l'atmosfera è talmente calda che Manuel ricompare sul palcoa torso nudo e, indemoniato, ci urla tutto il suo e nostro Veleno.

Il tuffo nella macchina del tempo ci riporta quindi a Simbiosi, vero e proprio tour de force sonoro della band con Xabier gran cerimoniere, e ancora più indietro alla archeologica How We Divide Our Souls col potente basso Danelectro a ispessire le pareti di suono. Applausi, applausi, applausi e arriva il turno di Male Di Miele: cos'altro si può dire? Attesa? Cantata? Imprescindibile? Già, anche questo, ma anche molto e molto di più.

Abbastanza incolore Neppure Carne Da Cannone Per Dio si fa apprezzare perché anticipa Il Paese E' Reale e l'ottima Ritorno A Casa.

Pausa.

Il primo bis è affidata a The Letter dei Box Tops in memoria del compianto Alex Chilton, scomparso giusto quattro mesi fa. Ma è la doppietta tratta da NON È PER SEMPRE che è da applausi: L'Estate e Non Si Esce Vivi Dagli Anni '80, col ritorno di Gabrielli, sono solamente il potentissimo preludio a Televisione.

Ora, parlare di alcuni dementi che insultano Dell'Era e disturbano il concerto con cori fuori luogo trovo sia lezioso e per nulla importante in questa sede: mi piace solamente ricordare l'ottimo Giorgio Prette che pesta ancora più forte per coprire le urla sguaiate facendo "beneauguranti" segni di decapitazione agli incauti astanti che infastidiscono band e pubblico, e soprattutto il caloroso insulto e invito ad andare... avete capito tutti dove, di Manuel ad uno di loro: GRANDI AFTER!!

Quest'ultimo intervento di Agnelli avviene quando i Nostri sono in procinto di scendere uno ad uno dal palco (mai così tanti meritati applausi per Roberto?!), supportati dalla ritmica di Prette, prima di risalirvi per una seconda trance di bis: Strategie, con Rodrigo alla chitarra acustica, ha l'onere e l'onore di spalancare le porte alla devastante Bungee Jumping e alla conclusiva Sangue Di Giuda con la formazione a sette elementi.


Richiamati a gran voce, Manuel ci ricorda che "Ce ne eravamo dimenticata una...". Sui Giovani D'Oggi Ci Scatarro Su non fa prigionieri: graditissima sorpresa, l'ultimo pezzo della serata con delay finale fiacca le ultime forze di un pubblico un pò sorpreso dalla scelta dei brani più vecchi, ma partecipe e caldo.

Ultima esibizione del gruppo fino al 2011, Siena è da considerarsi successo di pubblico e qualità: chissà che non sia stato registrato qualcosa per un futuro dvd o cd live. Sarebbe un ottimo palliativo in attesa del prossimo passo (leggasi cd) che, alla luce di questo tour estivo, sarà avanti rispetto a quanto fatto fin qui. Ad Maiora.

Andrea Barbaglia '10

nb: per ulteriori fotografie potete andare all'indirizzo dell'amico Antonio: http://www.flickr.com/photos/impattosonoro/sets/72157624842813584 

mercoledì 25 agosto 2010

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Giorgio Canali & Rossofuoco
- La Tempesta/Venus Dischi - 2004

Apocalittico. Non ci sono altri termini per descrivere il Maestro Canali supportato dai suoi Rossofuoco. Indignazioni, invettive, amare verità, malumori repressi e tenuti a freno fino ad oggi sgorgano velenosi in questo cd sotto lo sguardo disincantato e un pò beffardo del rocker più vero e forse sottovalutato dello Stivale.
Guidati da una voce "curata e ammorbidita" da troppi gìn tonic Precipito ci conduce giù, in picchiata, in caduta libera e verticale verso il suolo senza possibilità e volontà di salvezza:l'urlo "ammira il mio stile mentre sto scendendo" anticipa di poco lo schianto mortale. Stiamo ancora ripercorrendo gli ultimi 50 anni di vita occidentale con l'interrogativa Guantanamo, spaesati tra disincanto e cinismo, quando la rabbiosa Fumo Di Londra e No Pasaran, primo singolo scelto, ci riproiettano negli anni '00 con i lividi di scontri e cadute ancora caldi e vivi. Riflessivo e amaro in Fuoco Amico, l'iconoclasta Canali conserva e sprigiona tutta la sua furia punk in altri momenti tirati come Rime Con Niente, sentito omaggio all'amico Bertrand Cantat, e Questa È Una Canzone D'Amore, dove miserie e meschinità del panorama sociale italiano vengono impietosamente ritratte. Non sappiamo se la successiva Questa No pone realmente fine alle nostre pene di questi gironi danteschi in cui siam precipitati all'inizio. Forse, davvero, "è solo il treno che fischia lontano. Lontano".

venerdì 13 agosto 2010

08/08/10
- NOBRAINO live @ Area feste -
Filago (BG)


I Nobraino nel nord Italia son sempre stata merce rara fino ad ora. Ci si stupisce di come non abbiano ancora sfondato nonostante l'affiatatissimo combo di musicisti, l'esuberante presenza scenica, le ottime canzoni proposte. Temerari, pur consapevoli che stasera non saranno headliner, si parte alla volta di Filago e raggiunta la transenna proprio pochi istanti prima dell'inizio del concerto non la molliamo più: 22:05, e alle mie spalle c'è quasi il deserto.

Quest'oggi formazione a cinque col Kruger che, raggiunto il microfono tra un misto di scetticismo e curiosità della gente, attacca baritonale come sempre la nuova Grand Hotel. Dal repertorio del primo album viene quindi ripescata Il Giro Del Mondo Senza Di Te e qui partono le prime avvisaglie di ciò a cui anche l'ignaro pubblico bergamasco andrà incontro: mazza da cantiere alla mano Kruger "tiene il tempo" picchiando forte sul palco nella sua mise da garçon/monello francese mentre il marinaretto Nestor inizia a ricamare con la chitarra: una discreta parte di quanti si erano presentati alla festa della birra inizia ad avvicinarsi al palco incuriosita. Western Bossa è solo il preludio alla scatenata La Signora Guardalmar con la tromba di David Barbatosta bella carica.

L'attacco è inconfondibile: Piena Gioventù è quasi liberatoria, e anche chi per la prima volta sta avendo a che fare con i Nobraino o tiene il tempo con la testa o, divertito, fantastica sulla non più giovane coppia protagonista della canzone. La Giacca Di Ernesto grazie anche ai passaggi televisivi da Serena Dandini è immediatamente riconosciuta e canticchiata dai ragazzi presenti..qualcuno accenna anche qualche passo di danza!?! Un'occhiata all'orologio, una parola d'intesa con Nestor e il nostro cantante preferito scruta la folla e meditabondo pare interrogarsi "Mmm..cosa posso fare?". La band attacca Ballerina Straordinaria, Kruger sceso dal palco inizia il suo personale show, prima tentando di forzare le transenne a spallate quindi, sempre continuando a cantare, eccolo scavalcarle agilmente e in un attimo ritrovarsi al di qua delle stesse tra gli astanti sempre più colpiti dalla verve del frontman.
Gradito il recupero di Strano E Inaffidabile anche per poter tirare un istante il fiato.

L'indiavolata tromba del Barbatosta la fa da padrona su L'Onesta Monarchia Di Luigi Filippo Jore con la sezione ritmica di Vix e Bartok davvero "grassa". L'indolente arpeggio di Nestor ci fa sapere che Kruger la pensa in maniera netta, "Ho già scoperto che è impossibile per me baciare un uomo ed innamorarmi di una vedova": Narcisisti Misti continua a ben impressionare anche in fase live. Altro giro altro regalo: dal borsone degli attrezzi viene recuperata una campanella che annuncia le imminenti nozze di Cecilia, uno dei tanti volti femminili che popolano le canzoni del quintetto.



Il pubblico è sempre più rapito dalla performance cui sta assistendo: riarrangiata e opportunamente rivisitata e corretta a-là Nobraino L'Italiano di Toto Cutugno sorprende per l'acume testuale e l'assolo finale di chitarra. E giù, ancora in mezzo al pubblico!!! Bifolco vede infatti Kruger infischiarsene nuovamente delle transenne e andar a cozzare tra la folla divertita per questa nuova "invasione della privacy". Rullo di tamburi, stentorea declamazione finale, fiato alle trombe: Le Tre Sorelle è l'ultimo brano della serata, accolto da sempre più interesse e con un pizzico di amaro in bocca solamente per il fatto che non ci saranno bis. Applausi a scena aperta.

Il tempo sarà pure tiranno, ma fortunatamente è anche galantuomo: non ci resta che decidere se esserne schiavi o seguirne i consigli.

Andrea Barbaglia '10

07/08/10
- CRISTINA DONÀ live @ Parco Arena Sonica -
Brescia (BS)

Avevamo lasciato Cristina Donà poco meno di un anno e mezzo fa, sul palco, a teatro, per la Festa della donna, incinta di Leonardo, in uno dei suoi tanti concerti da 10 e lode. L'estate 2010 ce la riconsegna sempre in ottima forma, già rodata da una serie di live centellinati nei mesi precedenti e per questo pronta a deliziare nuovamente il pubblico accorso numeroso.

L'Arena Sonica questa sera è infatti piena e trovare posto sulle gradinate è inizialmente difficoltoso, ma quando Cristina compare in scena e attacca Settembre siamo in buona posizione seppur defilati sulla sinistra. Non tutti sembrano conoscere il brano che apriva LA QUINTA STAGIONE e l'atmosfera raccolta che si respira questa sera, unita ad un rispettoso silenzio, lascia l'impressione di trovarsi in un teatro all'aperto.

Con Migrazioni si vola leggeri "su campi sconfinati puntando a sud" in attesa che venga eseguito qualche brano più datato e compaia così L'Ultima Giornata Di Sole anche nel Bresciano.

La band, coordinata dalla sezione ritmica Monterisi/Brignola, accelera sull'immancabile Stelle Buone che ancora a distanza di tredici anni conserva tutte le sue sfumature afterhoursiane e a cui fa seguito la sempre eccezionale Universo: LA canzone pop nel senso più nobile del termine, non c'è alcun dubbio.

Un simpatico siparietto con una bimba del pubblico introduce Salti Nell'Aria (Milly's Song), dedicata al futuro del mondo e a quanti usano l'immaginazione per prendersi una pausa dai ritmi frenetici della vita. Non Sempre Rispondo è concettualmente sulla stessa falsariga e anche la successiva Volevo Essere Altrove pare completare un trittico dedicato all'arte del sapere vivere bene.
Queste Terapie incantano gradinate e parterre così come la più famosa Nel Mio Giardino, sul finale della quale la Donà si accompagna con la propria bocca e improvvisa la tromba che su cd è parte integrante del brano, e l'attesissima Goccia.

E mentre "piccole navi col motore spento aspettano un segno dal faro" ecco che quasi per un imperscrutabile disegno divino il cielo viene attraversato da una stella cadente, emozionando ulteriormente quanti tra i presenti assistono rapiti allo spettacolo di Cristina. Invisibile non diventa così più il classico congedo di fine spettacolo come accadeva nei tour passati, ma anzi, un'energica ed energetica Triathlon la segue a ruota.

Scontati gli applausi per lei e meritato il bis per noi: la prima chicca è affidata a Song To The Siren del compianto Tim Buckley che mette i brividi in quest'interpretazione per sola chitarra e voce, alla faccia di quanti poi storcono il naso perché Cristina si concede qualche cover. Al termine dell'altrettanto acustica Mangialuomo ecco rientrare on stage la band per Dove Sei Tu.

Dal primo album viene ripescata Ho Sempre Me che in realtà si trasforma quasi subito in una lunga e straordinaria jam session comprendente un variegato medley composto da Una Giornata Uggiosa di Lucio Battisti, un accenno di Love Is Blindess degli U2, You Really Got Me dei Kinks e Knock On Wood di Eddie Floyd, per l'occasione velocizzata seguendo le dinamiche più dance che il brano ha insite in sè, prima di tornare sui propri passi e completare il brano che ha dato il là a questo graditissimo divertissement. Nell'augurare una buonanotte al pubblico si fa largo l'invito a sostenere quanti si prodigano a mantenere viva la cultura e l'arte.

A fine concerto c'è comunque ancora spazio per un paio di battute direttamente con la cantaurice lombarda e la conferma che il nuovo disco in origine previsto per quest'autunno sia stato posticipato dalla casa discografica al 2011 ci fa solo ben sperare. Chi ha detto Sanremo...alzi la mano!?


Andrea Barbaglia '10
STANDARD
Francesco-C
- Mescal - 2001

Forte della martellante heavy rotation televisiva del singolo Stai Contento ("e Michele ce n'ha una botta / e Michele non ne può più / s'è fumato la dinamite / e adesso proprio non ce la fa più...") ottenuta con l'ep CONTATTI in vendita nelle edicole poiché allegato ad una pubblicazione Mondadori, STANDARD catapulta il baldo Francesco-Cieri-da-Aosta e i suoi prodi compagni di viaggio nel mondo discografico che conta dopo l'interessante, ma ancora acerbo, debutto autoprodotto del 1999 avvenuto con il demo FLAN. Registrazione affidata all'iperattivo Roberto Vernetti e al leader dei Sigmatibet Paolo Gozzetti con alle chitarre e al basso il futuro Marilyn Manson Rob Holliday, l'opera prima dei Francesco-C per una major è un potente mix di elettronica e rock con spruzzate di glam e sfacciataggine punk, che vede i momenti migliori nella cattiva e maligna opener Amore A Corrente Alternata e nel punk elettronico di Ho Bisogno. Malata e tagliente sia musicalmente che a livello testuale, Anna cede lo spazio alla robotica, ma per niente fredda Se Non Avessi Fretta (Solange Balla Zombie), mancato riempipista da dancefloor post dark dalle tinte new wave. L'accoppiata Losaiononlosai e Standard non concede un attimo di tregua: ritmi sostenuti, parole sparate a mò di filast-rock-ca e attitudine no future a nastro. Tregua. Francesco-C allenta la morsa con cui fin qui ha investito l'ascoltatore catapultandolo in un mondo ovattato grazie alla nineinchelliana Dentro I Numeri. Ma il riposo, per quanto sempre disturbato da continue interferenze e turbamenti, dura ben poco: passando attraverso psicotiche Vibroalterazioni ("verde giallo rosso e blu e il cervello non c'è più") e una inconsueta Kanzone Kommerciale si riparte di nuovo ad libitum fino all'universo parallelo di Sulla Luna. Mancava, almeno in Italia, un Artista che esplorasse tutti questi territori sonori con capacità e padronanza dei propri mezzi; non deve sorprendere che a farlo sia un musicista proveniente da un ambiente così defilato, musicalmente parlando, come la Valle d'Aosta, quasi a significare di come l'omolagazione dei grandi centri di diffusione impedisca una più libera riscoperta e circolazione di idee. In casi come quello di Francesco-C, anche rifacendosi alla tradizione, esse vengono sviluppate e improntate al rischio, specchio manifesto del proprio sentire e delle proprie passioni. Un plauso dunque a lui e a quanti con lui hanno voluto scommettere sulle sue capacità di potersi inserire in un contesto musicale che ha ancora molto da dire. Tutto dunque, fuorché standard.

mercoledì 11 agosto 2010


05/08/2010
- NAIF live @ Parco La Salute -
Andorno Micca (BI)

Premesso che rientrare da Cattolica il giorno prima e arrivare in Piemonte tra lampi e tuoni non è una delle migliori situazioni che possano capitare, ma tant'è...La giornata dunque non parte per nulla bene: piove e c'è temporale. Nel pomeriggio fa decisamente freddo e portarsi in provincia di Biella beh, sicuramente non sarà d'aiuto a quanti arriveranno da fuori. Ma c'è Naif a scaldare i cuori e dunque al diavolo i cattivi pensieri e pensiamo a tornare al parco La Salute..

È divertente, ma soprattutto significativo vedere in prima fila il naifunklub equipaggiato di tutto punto per la serata: dopo la trasferta a Pavone Canavese pare che i Nostri abbiano iniziato a prenderci gusto. E anche Christine se ne accorge e più volte durante il suo concerto ribadirà la bontà e la simpatia di quest'accozzaglia di pazzi che ormai da anni seguono anche oltre le loro possibilità la bravissima valdostana e la sua sempre mutevole band, per l'occasione in (power) trio.
Stasera l'attacco è affidato alla dolce Tu M'as Promis che, come ci viene spiegato, farà un pò da apripista a tutti gli altri pezzi del cd francese FAITES DU BRUIT, intervallati da quelli dell'italiano ...È TEMPO DI RACCOLTO!. E infatti, come volevasi dimostrare, Io Sono Il Mare è il secondo brano che anche oggi affascina il pubblico ancora particolarmente infreddolito e seduto sulle sedie disposte dall'organizzazione di fronte al palco. Come faccia un funklubber a non morire di freddo in prima fila con una maglietta a maniche corte è un mistero al contrario della vita di Martine, la prostituta protagonista della successiva Chéz Martine. E non è un mistero neppure la successiva No, sibillina risposta di un'amata di fronte alla richiesta del suo lui di sposarlo.


Irriconoscibile viene estratta dal cilindro la classicissima Comme Cï, Comme Ça, rivoluzionata in toto rispetto alla versione originale che siamo abituati ad ascoltare su NAIF, l'album del 2005: la linea di flauto che veniva tracciata lungo tutta la canzone non c'è più e la metrica è stata cambiata: sorpresa!
Ad agosto l'espressione "Mamma che caldo che fa" non sarebbe fuori stagione, solamente oggi è paradossale, ma l'affiatamento tra Naif al basso e Manouche alla chitarra è talmente palpabile proprio su Amour Coupable, così del resto come su Poche e su Paris City, dichiarazione d'amore verso la capitale francese e verso quei cugini d'Oltralpe che grande han fatto la propria nazione, che dalle retrovie giungono in prima file un manipolo di ragazzine per ballare con loro sotto al palco.
Faites Du Bruit giunge così a metà spettacolo, allegra, spensierata e giocosa: il clap-clap che accompagna il pezzo è replicato dai fan per poi scemare in un unico applauso. Momento dedica: con Just A Gigolò/Ain't Got Nobody vengono omaggiate le giovani ballerine di prima che festanti ricevono pure un applauso dal pubblico: braviSSime!!

"Questa è la ballata di chi non ha orecchie e tantomeno occhi": certo..certo..forse se fossimo dei novelli naifunklubber, ma noi nel dubbio abbiamo aperte le prime e spalancati i secondi: La Ballata Del Povero Giuda Desolato perciò ce la si gode tutta. E che dire di Goodbye London: dai, su, su, cosa aspettate a metterla su cd!?! Capitolo a parte spetterebbe poi la trattazione delle cover scelte per gli spettacoli live: dopo Louis Prima è il turno de Il Cielo In Una Stanza cui segue Goccia che ormai anche i fan di Paola Turci conoscono perfettamente. Momo accompagna con uno xilofono giocattolo, o pseudo tale, uno dei momenti più intimi del concerto, invitati da Naif a chiudere gli occhi e ad immaginare una massaia dei primi del Novecento indaffarata nei mestieri di casa mentre il brano viene impreziosito da un kazoo: magica! Sempre da brividi, e non solo per la temperatura che nel frattempo è scesa ancora un pò, la versione nuda e cruda de I Tuoi Sogni: un gioiellino che su ...È TEMPO DI RACCOLTO! era rimasta un pò nascosta a causa della tanta carne al fuoco che Naif ci aveva preparato. Abbiam rimediato, no?
Il sentito omaggio a Edith Piàf, e alla madre che le cantava la canzone quand'era bimba, si compie con Rien De Rien mentre a Menestrello Da Strapazzo spetta una volta ancora la chiusura dello spettacolo. GrandiSSima lei, in forma Momo, sempre più dentro il project Manouche: questa formula 3 sta carburando giorno dopo giorno!!

Andrea Barbaglia '10

n.b.: il seguente post è visibile pure a questo indirizzo:

venerdì 6 agosto 2010

31/07/2010
- EDDA + KARMA live @ Arena Parco Castelli -
Brescia (BS)

Una prima data live per la verità è già avvenuta agli inizi di giugno a Segrate, sul palco La Collinetta mentre era in corso la prima giornata del MiAmi 2010, ma è solo qua a Brescia, nella suggestiva location dell'Arena Parco Castelli, che la reunion dei Karma si compie effettiva, con suoni e carica emotiva adeguate.

Per la verità l'organico di questa sera è modificato dato che Pacho siede direttamente alla batteria anziché occuparsi delle percussioni: e dov'è allora il buon Diego Besozzi? Semplice, sta per diventare papà, quindi assente giustificato.

È buio sul palco quando dopo un'intro cavernosa fatta di suggestioni orientaleggianti Terra dà il via alle danze inframezzata da un breve accenno a The End dei Doors e seguita da una tonante 3° Millennio con Pacho sugli scudi e David Moretti che si divide tra microfono e megafono. La chitarra di Andrea Bacchin non ha perso la classe conosciuta negli anni passati e i passaggi che regala durante l'ora di concerto ad esempio su Jaisalmer fanno di lui un chitarrista mai primadonna e sempre affidabile; tuttavia è il robusto basso a dodici corde di Andrea Viti che sorregge e spinge corposo sull'attesa Cosa Resta, sulla sorprendente Avorio, per l'occasione dedicata al ritrovato Edda, e su Universo.

Arrivati alla sempre emozionante Il Cielo Moretti fronteggia la folla in duetto con l'amico Marco prima di passare a Sangue Bianco, a suo tempo risposta polemica verso la casa discografica rea di aver tentato di imporre alla band i propri dictat. Tutti i classici sono così chiamati a raccolta: manca solo Nascondimi, conservata per il bis. Un lungo e meritato abbraccio saluta i Karma, autori di una grande prova, e attende il redivivo Edda.

Accompagnato sul palco dal polistrumentista Sebastiano De Gennaro e da Andrea Rabuffetti agli strumenti a corde, Stefano esordisce chitarra e voce con Sogna tratta da quel MANTRA che rivelò i Ritmo Tribale al grande pubblico nell'ormai lontano 1994 proprio mentre tra il pubblico si aggira Alex Marcheschi, il batterista che dei Ritmo fu il motore pulsante dietro le pelli.

Voce sempre potente, nonostante qualche iniziale problema tecnico, Edda incanta gli astanti con Milano, singolo tratto da quel gioiellino che è SEMPER BIOT e Io E Te. A ruota dell'altra celebre Scamarcio, segue, irriconoscibile a tutta prima, una cover di Renato Zero, una Morire Qui che va a compenetrarsi a metà esecuzione con Mi Vendo: sorprendente, il mash up funziona!!

L'abitudine del vocalist di modificare in corso d'opera le parole delle sue e delle altrui canzoni non risparmia neppure L'Innamorato, forse il pezzo pù "pop" della serata, Snigdelina, la chicca Grande Brescia scritta sempre ai tempi dei Ritmo, Organza.
Amare Te e Bella Come La Luna vedono i due polistrumentisti darsi un gran da fare per riproporre live quanto ascoltato su cd con il loro frontman sempre fulcro principale della scena e probabilmente più consapevole dei suoi mezzi rispetto alle uscite invernali.

Ci stiamo avvicinando al termine della serata: sopresa! Edda attacca Suprema di Moltheni e la fa sua, quasi fosse stata scritta dal cantautore marchigiano avendo lui in testa. E così come era iniziato il live termina coi Ritmo Tribale: questa volta dal loro canzoniere viene rispolverata e "aggiornata" Invisibile, una sorta di dichiarazione d'intenti ripensando alla lunga lontananza di Edda dalla nuova civiltà del 2000, e non solo.

È tempo dei saluti: i meritati applausi di un pubblico attento, seppur non numeroso, manda in archivio una serata che sì fino a una quindicina di anni fa avrebbe riempito i live club di mezza italia, ma che solo due anni or sono mai si sarebbe potuta pensare.

Portiamo a casa un altro sogno realizzato.

Andrea Barbaglia '10

martedì 3 agosto 2010

21/07/2010
- DEEP PURPLE live @ Stadio delle Azalee -
Gallarate (VA)


..I'm a Highway Star!! Quale miglior inizio per tornare a vedere live i Deep Purple?!? Mark VIII, sì lo sappiamo tutti, mancano Ritchie Blackmore e Jon Lord... E allora? Godiamoci il concerto ed evitiamo di fare elucubrazioni su ciò che poteva essere, ma non è.

È piacevole innanzitutto notare famiglie intere entrare nel campo sportivo di Gallarate quasi che quello che andremo ad assistere sia un happening alla portata di tutti. Obiettivamente però non c'è moltissima gente durante la mezz'ora concessa al buon Pino Scotto x scaldare il pubblico. Sempre sugli scudi Steve Volta alla chitarra e compatta la sezione ritmica per un set che ricalca, seppur condensato, le performance dell'attuale tour dell'ex Vanadium.

Il campo verde non si riempirà tuttavia neanche alle 21:30 quando, come si diceva in apertura, Highway Star ci introduce nel mondo porpora, ma non siamo a vedere né Vasco Rossi né Ligabue e dunque 3000-4000 persone circa sono comunque un buon risultato per una touring band leggendaria che lascia ben poco spazio a mosse commerciali discutibili.

In prima linea, da sinistra a destra, il bandanato Roger Glover, Ian Gillan, sempre più magro e con gli occhiali da sole inforcati per tutto il live, e un serafico e pacioso Steve Morse; appena dietro Ian Paice, metronomo instancabile, e Don Airey, ormai all'ottavo anno di servizio con loro. La scaletta pescherà a piene mani da MACHINE HEAD, A.D.1972, ma è la spumeggiante Things I Never Said, b-side "classe 2005", che fa il paio con Strange Kind Of Woman a scaldare il pubblico. Vero: magari Gillan non raggiungerà più le note di una volta, ma è autore di una soddisfacente prova vocale e l'intesa con Morse è ottima.

Ancora un brano da RAPTURE OF THE DEEP: è l'omonima title track che in sede live questa volta ha il pregio di tener vivo il parterre prima che lo stesso venga incendiato da una scoppiettante Fireball. Ian Paice e Roger Glover sono l'autentico motore del pezzo, il bassista ha sempre un sorriso per il pubblico, mentre Gillan ancora una volta fa valere la sue doti canore prima di cedere il passo a Steve Morse. Il chitarrista "ruba" la scena con la sua Contact Lost dilatata fino a quando le note dell'hammond di Don Airey introducono uno dei pezzi favoriti di Ian Gillan, quella When A Blind Man Cries che non trovò posto nell'edizione in vinile di MACHINE HEAD e finì relegata addirittura a b-side della sfortunata Never Before, primo singolo dell'album. Ormai classico quasi irrinunciabile da quando Blackmore abbandonò nel 1994 il profondo porpora, finisce a sua volta riveduta e portata a più del doppio della durata originaria anche oggi sfumando nell'altro strumentale di Morse, The Well Dressed Guitar.

A sorpresa Knocking At Your Back Door fa la sua comparsa nella tracklist di Gallarate: la tonalità è più bassa rispetto all'originale in studio, quel PERFECT STRANGERS che rilanciò gli allora riformati Deep Purple nel lontano 1984, ma la grandeur del pezzo viene sottolineata una volta ancora dalle tastiere di Airey. Senza perder tempo si passa a Lazy: qui Gillan tendenzialmente si diverte a suonare il tamburello e a far riposare un pò le corde vocali mentre i suoi compagni paiono quasi jammare on stage grazie anche alla confacente struttura aperta del brano. No One Came scuote il pubblico che continua a scattare foto e a riprendere con videocamere, ma è la sontuosa Perfect Strangers a meritarsi la palma di miglior performance della serata. La maestosità del pezzo è indiscutibile: boato alle prime note di Airey, illuminato fin lì da un occhio di bue, luce verde alle sue spalle ed entrata sul palco di tutti gli altri. Glover "spara" il suo basso verso il pubblico, con buona pace di Steve Harris, e Morse ancora una volta non si fa trovare fuori posto in oltre 7 minuti di canzone: esplosivi!

Niente soste: arriva lo Space Truckin' e tutti saltano a bordo del diretto che lanciato a forte velocità ci porta fino al capolinea: Smoke On The Water is on the line!! Cos'altro si può dire che non sia già stato detto in tutti questi anni del brano simbolo dei Deep Purple??? Questo è IL riff hard-rock per eccellenza. Punto.
E qui andiamo in pausa.

I bis si aprono con un accenno a Louie Louie per poi cedere il passo alla scanzonata Hush e alla conclusiva e richiestissima Black Night, supportata da cori da stadio veri e propri e con i musicisti sul palco a godere di questo feeling mai smarrito con la gente durante le quasi due ore di concerto. Poi sono solo applausi e sorrisi, con Glover e Morse intenti a lanciare un pò ovunque i rispettivi plettri e gli altri a ringraziare i fan per il loro amore incondizionato dopo oltre 40 anni di carriera. Insomma c'è soddisfazione per tutti: anche questa volta le chiacchiere stanno a zero.

Andrea Barbaglia '10