lunedì 26 dicembre 2011

OvO
Ultimi imperdibili concerti del 2011:
annullato il 29 Dicembre 2011 presso il festival "Disfunzioni Sonore 5" con i Morkobot

Il 27 e 28 Dicembre gli OvO di Bruno Dorella (Ronin, Bachi Da Pietra) e Stefania Pedretti (Allun, ?Alos), offrono le ultime imperdibili occasioni per assistere alla loro diabolica quanto magnetica live performance:

27.12.11 Glue - Firenze
28.12.11 Muviments 7 festival @ Castello Medioevale di Itri - Itri (LT)

Purtroppo segnaliamo che è stato annullato l'attesissimo concerto con i compagni di etichetta Morkobot (ambedue le band escono per Supernaturalcat) previsto per giovedì 29 Dicembre.

ANNULLATO 29.12.11 Disfunzioni Sonore 5 festival (w. Morkobot) @ Auditorium di Caivano - Caivano (NA)

Guarda il video di ANEIS #5 tratto dallo spettacolo teatrale con OvO e Lenz Rifrazioni: http://www.youtube.com/watch
v=CBebGS_bDVQ&feature=BFa&list=PLF4C1225A5BD22F27&lf=mh_lolz

domenica 25 dicembre 2011

L'ILLUSIONE

L'ILLUSIONE
Max Zanotti
- Carosello - 2011

Eccolo il tanto atteso debutto solista di Max Zanotti! Noi che abbiamo amato alla follia i Deasonika, autori dopo il discreto esordio de L'UOMO DEL SECOLO, di due ottimi album come PICCOLI DETTAGLI AL BUIO e TREDICIPOSE, e protagonisti s-e-m-p-r-e di potentissimi live set qualunque fosse il palco calcato, ritroviamo l'artista comasco alle prese con un lavoro ben poco celebrativo del passato che fu (e che magari, incrociando le dita, di nuovo un domani sarà), ma davvero personale e, quel che più conta, ancora una volta emozionante. Già qualche news ufficiosa filtrata nei mesi passati dava le ipotetiche coordinate entro cui ci si sarebbe mossi in concreto con questo L'ILLUSIONE, allora ancora inedito. Proprio la title track e la meravigliosa Soldati, dall'incedere lento, ma inesorabile, sintetizzano al meglio i propositi di Zanotti e dell'ensamble di musicisti con cui condividere la gioia di questo nuovo parto musicale: innanzitutto le chitarre stratificate su cui poggiavano molti brani dei Deasonika qui sono volutamente poste in secondo piano, spesso addirittura assenti, con soluzioni orchestrali e programmazioni pronte piuttosto a farne le veci. In seconda battuta, la riconoscibilissima voce di Max, come sempre due spanne sopra tutti, ci conduce una volta ancora in un universo altro, in una realtà da sogno, lontana dalle miserie umane eppure mai come oggi concreta perché concepita partendo dalla propria interiorità. Stagliandosi alta tra sospensioni trip hop e novità classiche l'ossatura, l'impalcatura dei dodici brani dal sapore post-metropolitano diventa una sfida titanica, nell'accezione romantica del termine, al piattume di un certo alternative alternativo a nulla, mentre regge perfettamente l'urto del mainstream più innovativo. Decisive in questo senso paiono due figure di musicisti a tutto tondo. La prima è senza dubbio quella di Gionata Bettini, già presenza discreta nell'ultima incarnazione della dea sonica e qui autore di quasi tutte le musiche su cui innesta, con gusto ora retrò ora futuristico, synth e programmazioni. La seconda ha il nome di Livio Magnini, storico chitarrista dei Bluvertigo, che pare aver trovato nuova linfa vitale nel progetto Death Crew 77 facente capo a "Mr.Bloody Beetroots" Bob Rifo, e produttore artistico de L'ILLUSIONE. Ascoltare OK tra scatti jungle e l'ambient etereo degli archi diretti dal maestro Dettori oppure assaporare la leggerezza della new pop wave di Nevica sono momenti preziosi da condividere e diffondere. C'è la riflessione della intensa Cosa Rimane e l'ampio respiro pop de Il Sole, scritta a quattro mani con l'amico Luca Chiaravalli; i Depeche Mode, passione mai sopita e comune a tutti i musicisti coinvolti, vengono omaggiati in Mi Pulirò, personale rilettura di Judas in cui oltre a sentirsi fortemente la mano di Bettini fanno capolino il sax di Andy e il piano di Floriano Bocchino. La cantautorale My Beautiful Girl attinge a piene mai proprio dall'esperienza solitaria con l'attuale tastierista dei Pineda. E il rock dei Deasonika? Certo, dieci anni di vita non si scordano facilmente né si vogliono dimenticare; ecco perciò il singolo Ricordati Di Me e la spontanea disamina sulle recenti vicissitudini di Ho Un Pò Di Cose Nuove a tracciare un ponte con il passato più prossimo. In chiusura spazio pure per una bonus track, l'ambient pianistico de Il Ballo Della Libellula in collaborazione con l'affascinante Gioia Montanari, attrice teatrale prestata alla musica e voce recitante su bit e programmazioni sintetiche. Molteplici sfacettature in questo lavoro dunque, con Zanotti che osa e rimette in gioco... Zanotti!?! Nulla da perdere e un coraggio da Artista vero. L'unica colpa è non essere prevedibile. Attendiamo i live; ne sentiremo delle belle.

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/maxzanotti?sk=wall

venerdì 23 dicembre 2011

IL NOSTRO AMORE SA DI TABACCO
Il Re Tarantola ed Emma Filtrino
- Kandinsky Records - 2011

Da dove cominciare con questo IL NOSTRO AMORE SA DI TABACCO? Dalla storia della band, anzi meglio, di questo duo bresciano? Dalla musica presente su questo loro secondo lavoro? Dall'immagine di copertina? Dall'improbabile nome che si sono scelti Manuel Bonzi ed Emma Ducoli per esibirsi dal vivo? Sinceramente, tutto è talmente ridotto all'osso che risulta di conseguenza essenziale e decisivo per tracciare un quadro, se non completo, quantomeno indicativo di quanto si palesa con misurata irruenza e, almeno a tutta prima, fastidio alle nostre orecchie. Qualcuno ha parlato per loro di musica sgangherata. Anzi, lo stesso Bonzi intitolò così il suo debut album quando ancora la Ducoli si occupava solo del merchandising e nulla lasciava presagire che si sarebbe seduta dietro alla batteria di lì a poco per "completare" l'organico. Da queste parti si respira precarietà, quella stessa su cui il primo Bugo costruì la sua fortuna e di cui si odono, con altrettanta sincerità, fortissimi echi nei lavori di Vittorio Cane. L'attacco scarno di Tette Finte è sfacciatamente rock'n'roll e gli accordi minimali che si susseguono nei restanti nove brani, per un totale di ventisette minuti scarsi, poco si discostano dall'opener. Non sappiamo se Non Mi Piace Molto La Musica è l'espressione che i due fidanzatini low fi si son sentiti ripetere più volte nella loro fin qui breve carriera; ma se per quanto riguarda la costruzione sonora poche sono le sorprese, non così è per la parte testuale. Ciarlatano ed irritante ad un ascolto superficiale, Re Manuel racconta apatici e incattiviti quadretti di quotidiana solitudine, affondando spietatamente nelle pieghe più nichiliste della realtà con un taglio cantautorale che molto deve a Vasco Brondi. Basti pensare alla coinvolgente e programmatica I Love You Maddalena il cui crescendo narrativo è terreno fertile per rispolverare accanto al ritratto tragico di Van Gogh la memoria del Pallone d'Oro Jean Pierre Papin e delle sue quasi proverbiali rovesciate. Dopo la sciccosa colazione da Tiffany, destinata ancora a molti, ma sempre meno alla portata di tutti, ecco una apatica e frettolosa Merendina Da Emma Filtrino, reazionaria ballata post rock sull'amore ai tempi della disoccupazione. Perle Ai Porci e Il Nostro Amore Sa Di Tabacco sono un ulteriore manifesto poetico del duo, eppure sempre, e volutamente, con la "p" minuscola, ci tengono a precisare. In questo quadro di totale e malsana autosufficienza a tratti compiacente osano a sorpresa un video per la denuncia antimodaiola di Scarpe Croate. Gli alter ego padani dei Piet Mondrian? No. La tensione naturale verso il genere aulico propria della creatura di Michele Baldini non abita a Casa Filtrino; del resto ce l'hanno detto in coro qualche brano fa: siamo lontani dalla perfezione, ma al tempo stesso cerchiamo di stare allegri. Un assaggio di Zen Circus nella mesta Fiesta poi ancora una franca denuncia sociale in Riciclo Canzoni Che Suonavo 10 Anni Fa Con Altri Gruppi Per Finire L'Album mentre l'abusato slogan del no future marchia a caratteri cubitali la conclusiva 27 Anni, sarcastico omaggio al club dei 27 e preghiera irriverente. Chi sono dunque Tarantola e Filtrino? Musicisti o provocatori? Disadattati o figli di papà? Di sicuro oggi i più anarchici d'Italia.

giovedì 22 dicembre 2011

Natale con il sound elettronico e internazionale degli Aucan per le feste del Vinile 45.

AUCAN
+ Disco Not Disco dj Set

DOMENICA 25 DICEMBRE
Vinile 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci
Brescia
INFO: 335/5350615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci 2011
con un contributo di 8 EURO

AUCAN
Dal 2009 gli AUCAN (Dario Dassenno - batteria, Francesco D'Abbraccio - chitarra, synth, effetti, Giovanni Ferliga - synth, voce, chitarra e sampler) hanno fatto più di 150 concerti in tutta Europa, dividendo il palco con alcuni fra i più importanti gruppi e DJ della scena alternativa internazionale: Placebo, Antipop Consortium, Steve Aoki, Crookers, The Black Heart Procession, Sole & The Skyrider, Ramadanman, Lars Hornveth, ZU, One Dimensional Man, Il teatro degli orrori, Dj/Rupture fra gli altri. Sono stati invitati a suonare al 25esimo anniversario del leggendario "EUROSONIC FESTIVAL" a Groningen e sono fra i 20 gruppi selezionati per la compilation del festival.

BLACK RAINBOW è il loro terzo disco. Masterizzato da Matt Colton agli AIR studios di Londra, è un lavoro innovativo sia dal punto di vista dei suoni che dell'approccio compositivo. Gli AUCAN uniscono l'attitudine di una rock band al sound delle più recenti produzioni elettroniche inglesi, facendo del loro live set e del nuovo disco qualcosa di unico.

Prodotto, registrato e mixato da Giovanni Ferliga (ora anche membro con Jacopo Battaglia degli ZU e Giulio Ragno Favero del collettivo di elettronica estrema MOORO), il CD è uscito in Italia lo scorso febbraio per LA TEMPESTA International. Spaziando da ritmi dubstep e breakbeat a desolati paesaggi ambient, BLACK RAINBOW guida l'ascoltatore in un esperienza sonora a più livelli.

Per promuovere il disco, nei mesi di febbraio/marzo 2011, il gruppo ha intrapreso una lunga tournée europea di circa 50 date. Al rientro, si sono imbarcati in un tour italiano cui ha fatto seguito, in autunno, un tour negli USA.

mercoledì 21 dicembre 2011

UN MERAVIGLIOSO DECLINO
Colapesce
- 42 Records - 2012

Chi è Colapesce? La tradizione lo vuole figlio di un umile pescatore messinese, metà uomo e metà pesce, abilissimo nelle immersioni in acqua e nell'esplorazione di mondi sommersi tutti da scoprire, per questo chiamato dall'imperatore Federico II affinché provasse anche a lui cotanto talento. Le cronache musicali ci tramandano un giovanotto di nome Lorenzo Urciullo, all'incirca sulla trentina, che come il mitico Cola si allontana temporanemente dai suoi affetti, in questo caso la band di origine Albanopower e il dinamico duo Santiago, allestito in compagnia dell'amico Alessandro Raina, per esplorare ed approfondire la conoscenza di nuovi territori. Questa è la prima raccolta completa, l'esordio su lunga distanza in uscita a gennaio 2012 dopo l'affascinante ep omonimo dello scorso anno. Toni rilassati, cantautorali, folk e rock, sostanzialmente privi di elettronica, con un'attenzione ai testi particolare che denota una propensione alla poesia ancora più profonda rispetto ai già godibilissimi sei brani contenuti nel suddetto COLAPESCE. In questo inverno che ormai da qualche giorno batte con veemenza alle nostre porte c'è da crogiolarsi nell'atmosfera raccolta e sognante suscitata dall'ascolto di piccoli capolavori quali Un Giorno Di Festa  o La Distruzione Di Un Amore. Qua come altrove (Quando Tutto Diventò Blu) fa capolino un mood tutto capitolino (Zampaglione, Fabi, Angelini) filtrato dalla sensibilità quasi nerd degli Amari; l'opener Restiamo In Casa, ad esempio, sembra un upgrade di quella Bolognina Revolution che decretò il successo dei friulani, ma spogliata di tutti gli orpelli sintetici con cui veniva colorata affinché la resa finale, attraverso un sentire comune, sia qui più calda, più semplice, più umana. Ma c'è dell'altro. C'è il brillante singolo S'Illumina, con il suo ipnotico arpeggio portante di chitarra, e gli spettrali ricordi anni '50 della dimessa Il Mattino Dei Morti Viventi, piano sequenza in bianco e nero rubato ad un Dente noir. La Zona Rossa racconta l'impegno quasi militante che arde spontaneo come il magma infuocato dell'Etna, presente tanto nelle viscere della terra quanto negli abissi marini; gli archi e i fiati, arrangiati da Roy Paci, danno un tono solenne alla critica sociale cantata ne I Barbari. La delicatezza di Sottotitoli non avrebbe di certo sfigurato nel canzoniere del miglior Moltheni; a tal proposito è giusto sottolineare l'importanza e l'esperienza in fase di produzione di Giacomo Fiorenza che con il Giardini ha condiviso diversi anni, in studio e sul palco, da sempre garante di ottime soluzioni sonore. Oasi è spaziale: gli Smashing Pumpkins che incontrano Iron & Wine mentre discutono di filosofia con Battiato. La suggestiva ripetitività latina di Bogotà seduce ad occhi aperti parafrasando in musica il sempre più imprescindibile ANIMA LATINA. Non ci sono parole in grado di descrivere la purezza de Le Foglie Appese: una cura per il panico e una instancabile recherche di Atlantide, ammaliante come la voce di chi la canta. Che bravo che è Colapesce. E come il mitico Cola piace pensare a Lorenzo, insieme a tutti gli ospiti e collaboratori del cd, quale colonna portante dei destini della Trinacria, testimonianza concreta di un amore verace per la propria terra che nessuna calamità può scalfire. La perla nascosta e salvaguardata dal grembo materno del Mediterraneo.
DUE NOTTI CAPRONIANE (#caproni2012)

Posted on 16 dicembre 2011 by Giovanni Succi


Certo è pazzesco, inutile, futile, contro corrente, assurdo, completamente fuori moda: in Italia oggi, ricordare un poeta. Bhé noi lo faremo, con sommo piacere e con l’altissimo patrocinio di nessuna autorità. Lo faremo perché qualcuno lo faccia, per farlo e basta: questo è un invito!

A Nizza Monferrato, il 6 gennaio 2012

Lo faremo la notte del 6 gennaio 2012 in via Gioberti 7 a Nizza Monferrato. Saremo in pochi ma …in ogni caso sufficienti. Se vi va di unirvi, benvenuti: vi manca solo di sapere l’ora. Dalle 21:30 in poi. Proietteremo per tutta la notte a rotazione i vostri Tweet inviati a #caproni2012 e filmati di repertorio con protagonista il Nostro – Per il resto chiacchiere tra amici, letture un po’ di musica e brindisi di mezzanotte in bicchieri da osteria.

Ad Arezzo, il 7 gennaio 2012

Lo faremo la sera del 7 gennaio 2012 ad Arezzo, e saremo sicuramente in tanti: GRAZIE a Marco Gallorini e Iacopo Gradassi del Karemaski e GRAZIE a Paolo Benvegnù, che ospiterà un breve intervento la serata del suo concerto, felice di festeggiare insieme il centesimo anniversario del nostro maestro elementare. Anche qui non faremo niente di speciale, a parte ricordare: …alcune letture, alzeremo un bicchiere! Però sarà fatto.

Se venite con la vostra preferita delle poesie del Nostro, lasciatela all’ingresso: proveremo a raccoglierle e leggerle. Se ci sarà tempo. Per tutto il resto:

“Buon proseguimento”.

martedì 20 dicembre 2011

UOCHI TOKI
A marzo 2012
il nuovo disco per La Tempesta Dischi

Gli Uochi Toki torneranno a breve con un nuovo disco.

Questo nella loro lingua significa che vi faranno ascoltare il loro ultimo anno di conoscenze, pensieri, discussioni e idee distillato in un compact disc.

E siccome gli Uochi Toki hanno un metabolismo del tempo quasi canino, possiamo dire che per loro un anno ne vale sette.

E nonostante si tratti di materiale maturato nell'ultimo anno, questo disco di prossima uscita è stato scritto suonato e campionato nel futuro, necessitando, per questo motivo, una preparazione emotiva prima di ascoltarlo.

Stiamo parlando di P-r-e-p-a-r-a-z-i-o-n-e, non di aspettativa, intendiamoci.


Uscita prevista per il mese di marzo per La Tempesta Dischi.

domenica 18 dicembre 2011

L'ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI
Avvolte
- Triciclo Eventi - 2012

Una gran bella sorpresa. Piace considerare questo L'ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI un nuovo esordio, una nuova partenza per il quartetto torinese, attivo sì fin dal lontano 1996, ma che solo oggi pare aver trovato una decisa e decisiva quadratura del cerchio utile per giocarsi le proprie carte nel nostro panorama musicale. In passato non ci avevano mai convinto appieno gli Avvolte: tematiche non molto a fuoco, troppo in ritardo nella scelta dei suoni, poco "presenti" sul palco nonostante l'impegno. Ora non più. C'è un fresco tour italiano in compagnia della sacerdotessa Lydia Lunch e dei Gallon Drunk lì a testimoniarlo. E c'è questo cd, che è sinteticamente la prova provata  e, al tempo stesso, il prodotto finale di tale percorso di rinnovamento intrapreso tempo fa, primo frutto proibito che affascina e delizia, tutto da gustare. Non a caso è proprio la voce demoniaca della Lunch, per l'occasione inquietante Virgilio avant-garde declinato al femminile, a spalancarci le porte degli abissi di Nessuna Rete. Addentato il primo morso, la caduta nel vortice sonoro, sulfureo e luciferino, si fa inarrestabile. Christian Torelli e compagni ci conducono tuttavia sicuri per un lungo viaggio che pare, in ultima  analisi, descrivere in musica la vita sempre più difficile dell'Artista, tra le molte ombre in cui è costretto da un sistema malato e la luce salvifica della propria tenacia. Improprio parlare di concept album. Eppure buio e tenebra ammorbano tutte le composizioni; le illustrazioni presenti nel booklet e curate, così come la copertina, da Greta Lizard evocano figure dolorose, sofferenti e straziate. Nessuna speranza all'orizzonte. È questa La Vita Che Ti Aspetta? A quanto pare no. Sono difatti i fendenti scagliati dalle chitarre di Eugenio Ieracitano, coadiuvato dallo stesso Torelli e qui dalla slide di Roberto Angelini, a squarciare questo velo di poetica angoscia e opprimente oscurità, consentendo a tutti quanti di navigare sempre a vista, ma fiduciosi rispetto alle premesse. Il viaggio non risparmia fatiche e tormenti; indossato Il Vestito Più Scuro preso in prestito dai Deasonika, la sezione ritmica della band, solida eppure sempre fascinosamente snella come non mai, si fa presto carico, attraverso Davide Cortese (anche coautore dei testi) e Mario Arisci, del fardello più pesante: resistere alle scosse delle tempeste in arrivo (Reseca) e alle claustrofobiche tensioni dell'articolata Apnea. Ma il combo sabaudo non è solo né viene abbandonato a sé stesso. I Sikitikis al completo giungono in soccorso dei compagni prestando la loro esperienza in Per Essere Viva; la tromba di Luigi Napolitano rischiara Un Istante mentre Franz Goria, altro spirito affine, duetta in Sono Anche Notte. Alti livelli dall'inizio a L'Ultimo Giorno, dunque. E se ciò può aver stupito al primo ascolto del platter, dal secondo in poi viene spontaneo lasciarsi travolgere dal corso degli eventi. E Cosa Rimane dopo tutto questo alternative rock dalle pulsioni nere come la pece? Una cosa sola. La consapevolezza di aver raggiunto, dopo un lungo peregrinaggio iniziatico, la terra promessa a lungo vagheggiata ed inseguita. Finalmente, dove il cielo si sposa col mare lascio pensieri di poco valore. Eppure, per essere vivi, non ci basterà respirare.

venerdì 16 dicembre 2011

Al Vinile 45 arriva il Circo Zen!
I pisani Zen Circus presentano l’ultimo disco NATI PER SUBIRE, uscito sotto l’ala de La Tempesta.

THE ZEN CIRCUS
+ Disco Not Disco dj Set

SABATO 17 DICEMBRE
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci
Brescia
INFO: 335/5350615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci 2011
con un contributo di 10 EURO

THE ZEN CIRCUS
NATI PER SUBIRE è il titolo del loro nuovo album. Un ulteriore passo avanti nell'elaborazione di testi in italiano sempre più incisivi e omogenei con un suono energico e rock, prerogativa da sempre del trio pisano.

Il Circo Zen ha a oggi sette album all’attivo, oltre dieci anni di onorata carriera, quasi mille concerti fra Italia, Europa e Australia. Hanno riportato lo spirito padre del folk e del punk al moderno cantautorato italiano con l’album ANDATE TUTTI AFFANCULO (2009), un successo di pubblico e critica che li ha consacrati dopo anni di duro lavoro. Hanno collaborato con Violent Femmes, Pixies e Talking Heads in VILLA INFERNO (2008), condiviso il palco con Nick Cave in Tasmania. Hanno costruito una credibilità condivisibile da pochissimi altri artisti nostrani grazie all’attività live più incessante, urgente e di qualità che si possa immaginare. Oggi più che mai si confermano come una certezza del rock indipendente italiano e portabandiera indiscutibili della musica libera da vincoli: zero pose, zero hype, ma tanto sudore. Questa attitudine è stata premiata nel tempo da un pubblico affezionato, sempre più transgenerazionale ed in esponenziale crescita. NATI PER SUBIRE è il secondo, atteso lavoro tutto in italiano. Uscito l’11 Ottobre per La Tempesta Dischi, vede la partecipazione in massa di tre quarti dell’indie italiano.

giovedì 15 dicembre 2011

ANNAROSA
- Naïf Hérin - 2011


Così scrive la stessa Naif:

"vi avevo promesso un ultimo video per quest'anno...eccolo

A quell'Italia generosa e premurosa, che non ha paura di scegliere, che non ha paura di pensare, che non ha paura di ricordare

Un augurio di un 2012 ricco di emozioni

Buona visione e se vi piace condividete :* n"

martedì 13 dicembre 2011

SUPERBUILDING SOUNDS - Volume 2 - "Pop & Rock"
la compilation benefit in free-download per finanziare la costruzione della Jeevan Jyoti School di Isagarh, Madhya Pradesh, India.



Una compilation benefit per il progetto Building Sounds, per costruire una scuola in India. La compilation è realizzata in collaborazione con New Model Label e MEI - Meeting Delle Etichette Indipendenti che ha raccolto moltissime adesioni, il secondo volume è dedicato a sonorità pop e rock nella più ampia accezione del termine, con incursioni nel mondo del reggae e della world music. Il progetto sta arrivando alla sua conclusione, la scuola è stata aperta ed inaugurata e necessita degli ultimi ritocchi. Raggiunto questo traguardo è stato quindi naturale individuare un nuovo progetto da finanziare con nuove iniziative, e da qui l'idea di supportare l'"Operazione amici del piccolo Tim" per raccogliere fondi per materiale scolastico per la Scuola elementare di Ban Non Sawan in Thailandia. www.pontinonmuri.it

"Condividere. Credo sia questa l’essenza. Quando hai la fortuna di entrare in qualcosa che dentro percepisci come meravigliosa, quando sembra che tutto quello che hai sempre sognato non avrebbe mai potuto arrivare a tanto, arriva il momento in cui senti che devi assolutamente rendere partecipe il mondo e fare in modo che più gente possibile possa goderne con te. Senti di voler mettere alla prova le tue emozioni con quelle di chi guarda con occhi diversi dai tuoi." Giuseppe Del Vecchio sulla costruzione della Scuola di Isgarah - dalla rivista Ponti Non Muri - n 6


Per informazioni sul progetto e sui suoi sviluppi visitate il sito: http://buildingsounds.splinder.com/
oppure il gruppo Facebook: Building Sounds - Per Una Scuola In India

Link:
http://buildingsounds.splinder.com/
www.newmodellabel.com
www.meiweb.it

lunedì 12 dicembre 2011

VERDENA: ultima data a sorpresa!

La band, reduce da più di 80 date in meno di un anno, ha deciso di salutare il pubblico prima di concedersi una breve pausa a seguito della quale tornerà in studio per le registrazioni del nuovo album.

Prevista solo qualche data all’estero, ma per i fans italiani il tour finisce qui.

Sarà una festa quindi, oltre che all’ultima data di questo tour pieno di soddisfazioni, l'appuntamento del 27 Dicembre allo storico Bloom di Mezzago.


Martedì 27 Dicembre
VERDENA
“WOW” TOUR: ultima data

BLOOM
ore 22.00
Ingresso 10 euro
Via Curiel, 39 Mezzago

info 039/623853 - http://www.bloomnet.org/
prevendite disponibili da oggi http://happyticket.it

Per aggiornamenti
2Pigeons
il 7 Febbraio 2012 esce “RETRONICA”:
tra gli ospiti Pierpaolo Capovilla e Roy Paci!


Il 7 Febbraio 2012 esce RETRONICA, (La Fabbrica Etichetta Indipendente) secondo disco dei 2Pigeons.

Il titolo svela l’approccio musicale di questo lavoro nel tentativo di avvicinare ciò che all’apparenza può sembrare distante ed inconciliabile.

Un esperimento chimico che attraverso la mutazione genera 11 nuovi brani (tra cui una canzone popolare albanese rivestita di metallo per l’occasione). Il disco è un viaggio attraverso mondi diversi dove si vivono storie che, se ad un primo ascolto possono sembrare surreali e fantastiche, in realtà parlano di stati d’animo non poi così estranei agli abitanti del nostro pianeta terra.

Tema ricorrente è la metamorfosi, nelle sue varie forme, fisiche e mentali, con punti di vista che si ribaltano, sia nella stessa canzone che tra una e l’altra.

Come anticipato, in questa seconda esplorazione interplanetaria dopo il precedente LAND (2010), i 2Pigeons, oltre ad essere stati accompagnati dal produttore Alberto Roveroni, hanno avuto la fortuna di incontrare speciali ospiti che hanno contaminato questo viaggio con le loro personali visioni. Tra gli altri: Roy Paci, Giovanni Gulino (Marta Sui Tubi), Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa) e Pierpaolo Capovilla (Il Teatro degli Orrori, One Dimensional Man).

Proprio la collaborazione con Capovilla (ospite nel brano 'Turtulleshe') consentirà ai 2Pigeons di essere l'opening act fisso per gran parte delle date de Il Teatro degli Orrori a partire dai primi di marzo.

Guarda il making of del disco!

Ecco le date:

Giovedì 2 Febbraio MILANO, BIKO ANTEPRIMA NAZIONALE
Venerdì 10 Febbraio PARMA, GIOVANE ITALIA
Sabato 11 Febbraio MONSANO (AN), CIRCOLO CITTADINO
Venerdì, 17 Febbraio PADOVA, PEDRO
Venerdì 24 Febbraio TORINO, OFFICINE CORSARE
Domenica 11 Marzo BOLOGNA, TPO
Giovedì 15 Marzo ROMA, ESC
Mercoledì 21 Marzo SEREGNO (MB), TAMBOURINE
Sabato 5 Maggio MONZA, TEATRO BINARIO 7
Giovedì 10 Maggio MANDURIA (TA), ANGELE'
Venerdì 11 Maggio COPERTINO (LE), TRIADE PUB
Sabato 12 Maggio POLICORO (MT), SALOTTO MUZIKA BASILICATA

opening act per IL TEATRO DEGLI ORRORI

Venerdì 2 Marzo PORDENONE, DEPOSITO GIORDANI
Venerdì 9 Marzo S.VITTORE DI CESENA, VIDIA
Sabato 10 Marzo SANT’ANDREA DELLE FRATTE (PG), URBAN
Sabato 17 Marzo CAMPOBASSO, BLUE NOTE
Giovedì 29 Marzo MILANO, ALCATRAZ
Venerdì 13 Aprile TANETO DI GATTATICO (RE), FUORI ORARIO
Sabato 14 Aprile FIRENZE, FLOG
Sabato 21 Aprile NAPOLI, CASA DELLA MUSICA
Sabato 28 Aprile MARGHERA (VE), RIVOLTA
Giovedì 3 Maggio CATANIA, MERCATI GENERALI
Venerdì 4 Maggio PALERMO, BIER GARDEN

domenica 11 dicembre 2011

OLD FASHIONED
Silver Rocket
- Mexican Standoff Records - 2011

Il trio ferrarese dei Silver Rocket è una scommessa. Far vivere di nuova linfa le atmosfere decadenti post punk su un substrato indie-noise. C'è poco spazio per la sperimentazione e non ci si va a svendere al mercato dell'ultima tendenza che dà hype solo per vendere qualche copia in più. Soddisfare le proprie esigenze artistiche è quanto di più nobile un pittore, uno scrittore, uno scultore possano fare. Lo stesso valga per il musicista. E qua ce ne sono tre. Preparati e determinati a perseguire questo obiettivo. Con un nome preso in prestito dai seminali Sonic Youth i giochi sono presto fatti: melodia e alternative rock esistenziale viaggiano a braccetto, si compenetrano (The Target) e rifuggono in direzioni opposte (il vortice sonoro di Failure And Disaster). A momenti più veloci come l'immediata Bunny Ears, Indifferent, new wave tiratissima dalle movenze shoegaze, e l'opener The Worst As Yet To Come, si alternano episodi più riflessivi e oscuri quale può essere la magnetica Static o la comunque potente Saturate, omaggio che chissà perché vogliamo vedere fatto ad un muscolare Lou Reed. Il rockabilly di Untitled si sporca di noise e punk. Piace in particolare la modalità di registrazione della voce di Bruno C., così 80's da risultare piacevolmente senza tempo. Lo stessa piacevolezza si avverte per la sognante Walk Out The Door, brillante ballad post punk che pare prodotta da Phil Spector in persona. E se si parla di Spector, il paragone venga però fatto in questo caso specifico più per l'opera che l'ormai quasi settantaduenne collaboratore del miglior John Lennon fece per END OF THE CENTURY dei Ramones che non per i suoi arrangiamenti in casa Beatles. Il Wall of Sound è di casa anche ascoltando i Silver Rocket, con il manzOniano Ummer Freguia intento ad alzarlo e costruirlo, mattone dopo mattone, nota dopo nota, in compagnia del già citato Bruno C., presente tanto al microfono quanto al basso, e a Nicola Zivago alla batteria. In realtà, lo spettro di Lennon affiora quasi in chiusura di questo lavoro, nel riverbero della voce registrata per That's Life; sì, proprio il brano portato al successo da Frank Sinatra che negli anni ha vissuto, ad ogni sua nuova interpretazione, una nuova giovinezza (David Lee Roth? Chi ha parlato di David Lee Roth?), e rivisitato dai nostri connazionali in chiave post-rock'n'roll, tra Jesus & Mary Chain e Ben E. King, per un recupero delle origini mai a scapito della potenza sonora. "Vintage" è così, in definitiva, il termine più hype che si possa usare per dare una idea, nero su bianco, della musica di OLD FASHIONED, ma il suggerimento spassionato è di non fermarsi al pur piacevole ascolto in cuffia dei tre; piuttosto, quello di alzare lo stereo, vicini permettendo, e correre appena possibile ad un loro live. Lì i volumi aumenteranno notevolmente proiettandoci compatti in un mondo che molti hanno vissuto solo di riflesso, ma che ancora vive nel sottobosco musicale di questo nuovo millennio.

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/silverrocketband

sabato 10 dicembre 2011

08-12-2011
- ERIC SINGER PROJECT live @ Rock'n'Roll Arena -
Romagnano Sesia (NO)

Unica data italiana per il trio delle meraviglie Singer-Kulick-Corabi. Nomi altisonanti al di qua e al di là dell'oceano che non di rado si regalano una capatina nel vecchio continente per proporre un set ricco di classici immortali e qualche sempre gradito ripescaggio dalle loro prolifiche discografie. Per anni in molti li hanno visti solamente tramite riviste di settore o, con l'avanzata della tecnologia, su siti web e video amatoriali. I più fortunati, probabilmente, con Kiss, Mötley Crüe ed Alice Cooper. Mai da così vicino, in un ambiente che sempre più col passare del tempo è in grado di regalare l'atmosfera respirata nei club storici del rock sulla West Coast. Ci attendiamo il pienone: restiamo con un pugno di mosche. Dove siano finiti tutti gli amanti dell'hard rock più classico ce lo chiediamo anche noi quando all'ingresso dell'Arena assistiamo un poco basiti per la verità ad una (spenta) esibizione dei Wetdogs, tra sparute coppie e qualche gruppettino di metal kids. Aspettavamo di trovare di lì a poco in scaletta gli Skill In Veins della bassista Anna Portalupi (lei non lo sa, ma meno di un mese prima l'avevamo ascoltata con Ricky Portera e la curiosità di trovarla sul palco con la band lombarda era giustificata dalla buona prova condotta con l'ex Stadio), ma al nostro arrivo avevamo già individuato a ragione nella folta chioma del giovane musicista che stava caricando gli strumenti al di fuori del locale il loro chitarrista Andrea Lanza.

Mastermind dell'intero progetto, con all'attivo l'omonimo debut album prodotto da Alessandro Del Vecchio, uno che al classic rock di qualità ha avuto modo di legare il proprio nome, nel corso degli ultimi mesi Lanza si è trovato a rivoluzionare la line-up della band varesina quasi per intero, riuscendo ad assemblare un organico che sulla carta pare avere tutte le chances giuste per giocarsela a viso aperto con nomi più quotati nel mondo dell'hard rock, in Italia e all'estero. Ci ripromettiamo di vederli in futuro: il nome è annotato in agenda, basta aspettare nuove date. A questo punto i giochi sono fatti: scesi dal palco i Wetdogs, già al bancone da qualche tempo gli Skill In Veins, è il turno del trio più atteso della serata. Qualche volto noto arriva proprio a ridosso dell'ingresso sul palco degli ESP. Niente batteria Pearl per Singer, ma un cajon e qualche piccola percussione; una sola chitarra amplificata Marshall per Kulick e un'altrettanto onesta sei corde per Corabi. Ora possiamo cominciare. L'attacco è affidato a Hard Luck Woman, classe 1976, direttamente da ROCK AND ROLL OVER con Corabi degno sostituto di Peter Criss alla voce solista. Chi crede si tratti di una serata tributo ai Kiss si sbaglia di grosso; certo, saranno i brani della band di Paul Stanley e Gene Simmons ad essere eseguiti in numero leggermente maggiore durante la serata, ma le sorprese per una setlist equilibrata sono dietro l'angolo e sempre di alta qualità.

La prima si chiama Love (I Don't Need It Anymore), proviene direttamente dall'album di esordio degli Union, riuscita collaborazione tra John e Bruce, e grazie ad un ritornello orecchiabile cantato da un Corabi in perfetta forma vocale non fa rimpiangere la scelta di averla messa in scaletta anche oggi. È capitato altre volte, qua come altrove: anche questa sera dal palco l'impressione che si ha è quella di trovarsi di fronte un pubblico "freddo", impettito, tendenzialmente apatico. Ma sotto al palco i cuori pulsano e gli occhi brillano. C'è una forma di rispetto ed "estasi" di fronte a ciò per cui si è pagato il biglietto; si tende ad ascoltare come rapiti dalla performance, venendone sì coinvolti, ma sempre con misura e accorata discrezione. Non è raro dunque vedere le labbra di molti intonare, seppure sottovoce, forse pure per mancanza di reale confidenza con l'inglese, la maggior parte dei brani proposti dagli ESP, canzoni conosciute da decenni, che fanno parte del DNA musicale di ognuno di noi, come l'irruente Strutter con i pregevoli assoli tutti appannaggio di Kulick e con un Corabi graffiante e trascinatore, interprete ingiustamente troppo spesso sottovalutato nello showbiz, ma dall'ugola sempre più matura e affascinante. Giù il cappello. Su il cappello. Con October Morning Wind, ancora da UNION, si rallenta un poco, ma ecco finalmente il primo pezzo tratto da quel gioiello di metal che è MÖTLEY CRÜE, anno di (dis)grazia 1994: Hooligan's Holiday riarrangiata in chiave folk-blues non è immediatamente riconoscibile all'attacco delle chitarre, ma non appena John urla nel microfono, anche i più restii a farsi coinvolgere da questa versione unplugged sciolgono le riserve e contribuiscono ad aumentarne la resa d'insieme. Brano accantonato per ovvi motivi dopo il rientro in pianta stabile di Vince Neil nella band madre losangelina, è rimasto tuttavia cavallo di battaglia in tutte le esibizioni di Corabi, ben accolto anche questa sera dai nostalgici italiani di Videomusic che a suo tempo ne trasmetteva spesso il videoclip.


Soddisfatto per l'ottima esecuzione del pezzo precedente, il trio apre ad un quasi inedito dello stesso John sulle dinamiche affettive di ogni giorno: If I Never Get To Say Goodbye. Mentre l'ex The Scream tiene la ritmica e ovviamente si occupa della voce, il sempre compassato Bruce si esibisce in piccoli assoli che conferiscono profondità ad un brano in dirittura d'arrivo (si parla di febbraio 2012) anche su disco. È il turno dello stesso Kulick. Da BK3, ottimo album solista del mai troppo celebrato chitarrista dei Kiss versione unmasked, ecco la sofferta No Friend Of Mine, brano peraltro scritto dalla coppia Corabi-Kulick in compagnia dell'arrangiatore, produttore e film director Jeremy Rubolino e, chissà?, forse testimonianza di un fantomatico terzo album degli Union che non ha mai visto la luce, data la presenza in studio di registrazione del loro batterista Brent Fitz. "Vi state divertendo? Sbaglio o mi pare vi stiate un pò addormentando...magari è colpa del cibo, magari è un po' il bere, le feste... Sveglia Italy!!" Corabi non ci pensa su due volte e arriva diretto al nocciolo della questione. A questo punto il pubblico capisce di dover essere più partecipe e si scalda. Ecco la sognante I Walk Alone, atteso estratto dal poco promosso CARNIVAL OF SOULS, ultimo capitolo dei Kiss senza trucco e della loro Mark VI nonché primo vero passo solista per Kulick, magistrale e impeccabile ancora una volta, anche alla voce.

Corabi però ruba nuovamente la scena con la sorpresa Loveshine: bella la canzone, una volta ancora strepitoso l'interprete. Si scherza un poco sul "vocabolario italiano della parolaccia" nelle sue varie declinazioni, veneta, milanese e via discorrendo; poi è il turno di Eric per la struggente ballad Everytime I Look At You, interrotta tuttavia a causa di un inatteso vuoto di memoria da parte del batterista, prontamente supportato e dal pubblico, che ha così modo di riscattarsi cantando da solo parte del testo, e dai due chitarristi con il passaggio ad un altro lento, la top ten hit Forever. Non facciamoci prendere dal panico. Da LET IT SCREAM arriva il blues di Man In The Moon mentre, dopo un piccante aneddoto sulla genesi di Nothin' To Lose, Singer, alla voce, si cala nei panni del suo autore Gene Simmons e un sempre più roco e ispirato
Corabi si impossessa pure del controcanto che fu di Peter Criss e Paul Stanley. Stop. Tutti a casa. E invece ecco i bis. Il primo è la classica Beth. "Sapevate che i Greci hanno inventato il sesso? Sì, gli antichi Greci; beh, gli Italiani hanno inventato quello con le donne!" Brillante Singer, ma la battuta riesce solo in parte. Le facili risate che ne conseguono vengono presto soffocate dall'intenso medley-crüe Drift Away/Home Sweet Home, con John ovvio protagonista. Un tuffo in Inghilterra, nella Liverpool di inizio anni '70 con i Beatles di Oh! Darling poi è davvero tempo di saluti. Presuntuoso dire che stasera si sia fatta la Storia, ma una volta ancora il Rock, quello vero, ha dimostrato come il suo cuore pulsi intenso e vivo dentro ai suoi protagonisti. Anche in questo nuovo millennio. Power To The Music. E non solo in the streets.

Andrea Barbaglia '11

le foto pubblicate sono dell'amico Lord Kasco; altre sono visibili qui: http://kascodesign.deviantart.com/gallery/29038418#/d4ivvi8

venerdì 9 dicembre 2011

FATEVI FOTTERE - UNA BIOGRAFIA DI GIORGIO CANALI
Samuele Zamuner, Irene Zanetti
- Italica Edizioni - 2011

È arrivata. La prima biografia del Maestro Giorgio Canali è arrivata in questi giorni di festività dicembrine, avvento nell'Avvento. Ad occuparsi di questa inaspettata quanto doverosa operazione editoriale troviamo due intrepidi (non poteva essere altrimenti) ragazzi i quali, spinti da una comune passione per il chitarrista più pasionario che l'Italia abbia mai partorito, raccolgono e diffondono con bello stile, scorrevole e lineare, lucidi appunti di vita, analisi nette, ricordi vividi, retroscena curiosi e personali, inframmezzandoli qua e là con brevissimi dialoghi tra autore ed interlocutore che danno modo al lettore di "prendere fiato" e, in qualche modo, approfondire meglio il ragionamento in corso. "Ci sono voluti quasi due anni per raccogliere il materiale necessario a comporre il libro". Riavvolgendo il nastro della storia è chiaro che l'inizio dell'avventura si debba far risalire al periodo di NOSTRA SIGNORA DELLA DINAMITE, album tra i meglio riusciti della discografia coi Rossofuoco; con Giorgio vengono realizzate "diverse sessioni di interviste che poi sono state sbobinate e corrette." Continua Zamuner: "Prendere appuntamento con lui, però, non è sempre così semplice. Irene ed io ci siamo divisi il lavoro in maniera naturale. Partecipavamo entrambi alle interviste e concordavamo assieme una scaletta di massima, poi ognuno interveniva in maniera autonoma. Diciamo che nella fase successiva io mi sono occupato maggiormente della redazione del testo scritto, mentre lei si è concentrata nel raccogliere i contributi degli artisti che poi sono finiti nel volume." E sono davvero molti e decisamente noti tutti coloro che in calce alla biografia rendono omaggio, rivolgono un pensiero, regalano una preghiera, bofonchiano un'invettiva, tributano insomma ognuno a proprio modo i giusti onori al figlio del fabbro di Predappio, classe 1958. E proprio dal paesello natìo prende mossa la narrazione, tutta in prima persona grazie all'intelligente espediente adottato dallo scrittore friulano, che consente a Giorgio di affrontare senza soluzione di continuità i Quarryman, la tubercolosi, la parrocchia, il DAMS, il punk, il servizio di leva, il protocollo MIDI, l'esperienza da fonico, Moana Pozzi, Cicciolina, la Francia, i Noir Désir, gli storici concerti in Russia al seguito di Litfiba, CCCP-Fedeli Alla Linea e Rats. E ancora: il professionismo, i C.S.I., i tour, i film, i  Rossofuoco,  i P.G.R., le produzioni e i momenti di vuoto creativo. Tutto è passato al setaccio: molto viene raccontato, altro si può leggere tra le righe. È un esplosivo manuale rock quello che ci troviamo tra le mani. In edizione limitata a sole 333 copie, già esaurite in sede di prevendita presso l'Italica Edizioni di Enrico Brizzi; la biografia per nulla romanzata di una vita sincera, bruciacchiata dalle innumerevoli paglie consumate, tra una bestemmia e un gìn, riscaldata dall'amore per le donne e avventurosa come i percorsi alternativi scelti per raggiungere una qualunque meta. E c'è pure la colonna sonora. FATEVI FOTTERE ANCORA UN PO' è infatti un mini cd allegato contenente brani inediti o apparsi in precedenza su varie compilation, raccolti insieme per la prima volta. Ce l'aveva promesso che in qualche modo sarebbe uscita dopo il blocco operato dalla compilation MATERIALI RESISTENTI a causa di un "giro di armonica" di troppo. Ed ecco qua quella Lettera Del Compagno Lazlo Al Colonnello Valerio. Senza censure, così come l'avevamo ascoltata rabbiosa e violentissima in un Primo Maggio di qualche anno fa, molotov incendiaria sparata dagli amplificatori con sincera lucidità. Petits Feux recupera l'amore per la lingua d'Oltralpe; Probabilmente e Va Tutto Bene sono versioni alternative rispetto a quelle presenti nell'esordio solista del '98. Due brani provengono da altrettante compilation: Bentornato Lazlotòz e Luna Viola davano prestigio rispettivamente a FUORISESSIONE '08, un progetto nato dall'Associazione Scienze Politiche Sassari in collaborazione e a favore di Emergency il cui ricavato era investito in progetti di pediatria e cardiochirurgia nel sempre bisognoso Sudan, e a GENERAZIONI, il recente tributo indie al Santo Niente di Umberto Palazzi. Venere Nettuno Belvedere è un'altra cover, questa volta dei Virginiana Miller e realizzata nel 2003 per il cd singolo Terrarossa che anticipava l'uscita del sempre consigliato album della band livornese LA VERITÀ SUL TENNIS. In chiusura, la nota e assai richiesta Precipito (soffice) in una gradita extended version contenente un secondo brano che, inizialmente scaricabile in bassa qualità dal defunto www.lazlomuzak.it dopo essere stata "scartata" dalla compilation del Mucchio Extra RESPIRIAMO LIBERI (UN OMAGGIO A LUCIO BATTISTI), era pressoché introvabile altrove. Un ottimo lavoro dunque questa riuscita accoppiata di note e parole. E ottimo strumento per comprendere il percorso artistico fino ad ora compiuto dal Maestro Canali, sincero come una chiacchierata fra amici, urgente come la nuova fatica ROJO destinata a continuare la sua storia personale e a far sentire noi meno soli ogni qualvolta ce ne sia bisogno.

mercoledì 7 dicembre 2011

DENTE sbarca per la prima volta a Brescia con il nuovo album “IO TRA DI NOI”. Ancora una raccolta di piccole perle naif intrise di ironia e romanticismo metropolitano.

DENTE
+ The Fog Surfer & Disco Not Disco dj Set

SABATO 10 DICEMBRE
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci Brescia
INFO: 335/5350615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci 2011 con un contributo di 13 EURO

DENTE - http://www.amodente.it/
www.myspace.com/amodente

Giuseppe Peveri, alias Dente, nasce a Fidenza (PR) nel 1976. Poco più che adolescente, Dente intraprende la sua avventura musicale come chitarrista dei Quic, passando per la band La Spina (con due album all’attivo), per poi iniziare la carriera solista, che lo porta nel 2006 a firmare per Jestrai, esordendo con il suo primo album ANICE IN BOCCA. Nell’aprile 2007 esce NON C’È DUE SENZA TE (Jestrai), subito accolto con calore da pubblico e critica.

Alla fine dell’anno l’album finisce nella rosa dei 20 migliori dischi italiani del 2007 scelti dal PIMI (Premio Italiano Musica Indipendente). Il passo successivo è la registrazione dell’EP LE COSE CHE CONTANO, quattro nuove canzoni arrangiate e suonate con Roberto Dell’Era (Afterhours), Enrico Gabrielli (Afterhours - Mariposa - Morgan - Capossela) ed Enzo Cimino (Mariposa - Marco Parente), uscito a Febbraio 2008.

Con l'inizio del 2009 Dente entra a far parte della scuderia di Ghost Records. Il 14 febbraio 2009 esce suo nuovo album L’AMORE NON E’ BELLO (Ghost Records/Venus), 13 tracce che confermano le straordinarie potenzialità del cantautore. Il disco viene recensito ovunque con grande entusiasmo e l’attenzione nei confronti di Dente va crescendo nel corso dell’anno, con singoli in rotazione nelle radio nazionali, la realizzazione di due videoclip ed un intenso tour con la sua band nei club e nei festival di tutta Italia, per oltre 80 date live in meno di 12 mesi. Nel corso dell’anno Dente partecipa anche al progetto IL PAESE È REALE degli Afterhours, registrando una delle canzoni più apprezzate del disco, Beato Me. L’anno, intenso e ricco di soddisfazioni, si chiude con il massimo riconoscimento da parte della critica di settore: la vittoria al PIMI per l’album dell’anno.

Il 2010 si apre così con un nuovo tour intitolato “1910”, dedicato ai teatri, che registra il tutto esaurito per più di 20 date. Ai primi di marzo Ghost Records pubblica la ristampa di Non c’è due senza te, da tempo esaurito. A giugno 2010 si torna a suonare nei club e nei festival estivi e si porta la musica anche all’estero, come avviene il 28 luglio 2010 a Siviglia al prestigioso Nocturama Festival. Altri impegni di quel periodo riguardano collaborazioni con colleghi come i Perturbazione, per i quali i Dente canta nel brano Buongiorno Buonafortuna, e Il Genio, compagni di avventura nella rivisitazione di Precipitevolissimevolmente.

Dente prende quindi una pausa dall'attività live, pur continuando ad esibirsi nei più importanti club italiani nella veste di DJ con il suo set dedicato alla musica italiana degli anni '60. Sul fronte discografico Dente collabora con altri musicisti quali Selton, Missincat, Brunori Sas. Mentre s’impegna nella scrittura e poi nella registrazione del nuovo album, partecipa anche a serate e festival che mischiano musica e altre discipline artistiche, come quella dedicata a Tom Waits curata da Enzo Gentile per la Triennale di Milano e il festival di letteratura "Sulla Terra Leggeri", serie di incontri tra Sassari, Osilo e l'Argentiera.

lunedì 5 dicembre 2011

03-12-2011
- SELTON live @ Palazzo Granaio -
Settimo Milanese (MI)

Galvanizzati dall'ascolto metodico di un bel disco come BANANA À MILANESA in cui fanno sfoggio i camei del grande Enzo Jannacci e degli irresistibili Cochi e Renato, dopo una precedente tappa nell'hinterland milanese a cui non riuscimmo a partecipare l'estate scorsa, questo sabato sera è l'occasione giusta per non farsi scappare il quartetto brasiliano di stanza in Italia ormai da qualche anno. I Selton sono infatti, nuovamente, l'attrattiva principale della serata dopo i già buoni risultati portati a casa nelle precedenti esibizioni organizzate in quel di Settimo Milanese. Prima di loro due cover band. Arriviamo che sul palco stanno ancora suonando i Nest e un assolone di Stratocaster ci investe insieme ai volumi altissimi di tutta la band. Il sestetto ha portato con sé una nutrita schiera di amici che lo supporta anche dalla zona divani lungo tutta l'esibizione, via via fino all'ultimo brano proposto e ha reso conviviale l'atmosfera del locale mentre noi, già proiettati a chi si avvicenderà sul palco, cerchiamo di individuare i Duebarratre nelle cui fila suona Ernesto Ghezzi, storico collaboratore di Max Pezzali. Di contro, intercettiamo due Selton, Ricardo Fischmann e Daniel Plentz, intenti a salutare alcuni fans. Il cambio palco rivela una sorpresa: questa sera Ghezzi ed Enrico Santangelo, il batterista, hanno dato forfait per cui saranno i soli  Gianmarco Trevisan e Francesco Buonomo, muniti come sempre di chitarre acustiche, ad intrattenerci prima degli attesi headliner. La serata scorre liscia, ma senza particolari picchi emotivi. Il pubblico sembra comunque gradire. Noi attendiamo. E l'attesa è ben ripagata.

In un battibaleno i Selton conquistano la scena. La scelta di aprire le danze col trittico
Be Water, Non Lo So e Passero, tutti tratti dal loro secondo omonimo album, è decisamente azzeccata. Poche note, grandi armonie vocali e il gioco è fatto: diceva il baronetto Jagger che per quanto si trattasse solo di rock'n'roll la cosa lo garbava e pure molto. Qua non siamo propriamente dalle parti dei Rolling Stones; le chitarre graffiano, ma accarezzano pure e si sintonizzano su un sound estremamente beatlesiano, riveduto e corretto da una scrittura portoghese riadattata in italiano grazie alla supervisione testuale del nostro Dente. C'è padronanza dei propri mezzi e una semplicità di esecuzione che affascina e cattura all'istante. Melodie irresistibili e riff semplici per una ventata di allegria contagiosa. I belgi lo sanno e avanzano sotto il palco accompagnando la musica con balli, cori e qualche birra di troppo, più per il loro fisico che per lo spettacolo che inconsapevoli "regalano" da questo momento fino a fine serata. Gli stessi Nest, defilati, seguono inizialmente con attenzione (i Duebarratre non pervenuti) quanto viene suonato on stage poi si fanno spazio sotto il palco e il Granaio diventa un piccolo sambodromo rock.

Canção Inteligente è la prima divertente sorpresa in omaggio a Cochi e Renato che suscita, se mai ce ne fosse bisogno, una ulteriore risposta positiva da parti di tutti. Lo sparuto gruppetto di brasiliani, giunto per il concerto dei loro compatrioti, abbandona uno dei tavolini occupati e si lascia coinvolgere dal ritmo. Seguono l'ironica Per Favore Dica Il Suo Nome e la discesa pentatonica nel noir de Il Segreto Di Pedro, con tanto di kazoo. Colpisce il drumming secco e quadrato di Plentz, autentica macchina del ritmo su cui in pochi scommetterebbero a prima vista, più per il pugno nell'occhio che la mise non propriamente sobria indossata (se qualcuno ricorda gli Afterhours del periodo GERMI sa di cosa si sta parlando) ci riserva. João Telegrafista è sempre commovente, tanto in italiano quanto in portoghese; Eu Vi Um Rei, altro classico targato Jannacci e riadattato per l'occasione, non può mancare neppure questa sera. Terza cover, ma d'Oltreoceano. Happy Together dei Turtles è un tripudio, con gli amici belgi ormai decisamente a casa loro, tra cori e fiumi di birra. In
Across The Sea Ricardo racconta la storia (autobiografica?) di un pirata diviso tra un tranquillo amore e la vita avventurosa coi suoi compagni di scorribande in giro per il mondo. Io Voglio Cambiare, cantata invece dal poliedrico Daniel, ora anche alla chitarra solista dopo essersi scambiato di posto con Ramiro e col rapido passaggio alle tastiere di Fischmann, vede l'agognata conquista del palco da parte di un belga, invitato on stage dagli stessi Selton per suonare il tamburello quale ringraziamento concreto per il supporto dimostrato in questa e in altre serate.

Tornati tutti ai propri posti è il riconoscibilissimo basso di
Vengo Anch'io (No Tu No) a far smuovere anche i più restii al ballo (e non stiamo parlando degli amici fiamminghi), col kazoo nuovamente a colorare di sound tropicalista l'ennesima perla della Canzone italiana. Gli ultimi freni inibitori si sciolgono con la gettonata A Hard Day's Night, cavallo di battaglia dei brasiliani ai tempi delle cover beatlesiane con cui si fecero conoscere in Catalogna e, di riflesso, pure qua in Italia tramite Fabio Volo che, qualcuno ricorderà, li volle con sé per il suo programma tv Italo-Spagnolo in onda qualche tempo fa su MTV. Ma non divaghiamo oltre che intanto ci stiamo perdendo la festa, i bagordi e l'inattesa Paperback Writer: ...it's party time in Milan!!! Poi, ancora storie di mare, con Nuoto Nuoto E Niente Più che consente finalmente a tutti di tirare un poco il fiato pur continuando a diffondere grinta e sincera passione tropical-rock. Qui ha termine la prima parte di un concerto davvero coinvolgente, caldo e partecipato. Gli applausi non si sprecano e sono tutti meritati. Qualche belga che ormai abbiamo imparato a conoscere festeggia con l'ennesima birra. E visto che il vibe è quello giusto, anche il ritorno in pubblico dei Selton è immediato.

La raccolta Io Vorrei, brano posto in chiusura del loro secondo omonimo cd e inserito quest'anno nella colonna sonora de I Soliti Idioti attualmente in programmazione nelle sale cinematografiche, è eseguita in maniera leggermente diversa che in studio: Eduardo e Daniel si occupano infatti di due cowbells, Ramiro è all'ukulele e, come i suoi compagni, ai cori mentre a Ricardo spetta il compito di intonare il testo e accompagnarsi alla chitarra. Nella orecchiabile Astronauta Netturbino dire che si sfiorano divagazioni progressive è un azzardo, ma qualche deriva psichedelica c'è, specie negli intermezzi di tastiera, come sempre appannaggio di Flischmann. Per completare la festa nel miglior modo possibile la band di Porto Alegre scende dal palco e armata di tamburello, chitarra acustica e maracas si porta tra gli spettatori, ormai parte integrante dello show, e intona un nuovo omaggio ai quattro baronetti di Liverpool: è Lady Madonna, seguita a ruota dalla richiestissima Ob-La-Di Ob-La-Da, a raccogliere tutto il pubblico rimasto, unendo Brasile, Italia e Belgio in un abbraccio multicolore, espressione concreta del tanto sbandierato villaggio globale che spesso solamente la musica sa però realizzare. Questa volta è proprio finita. Almeno per oggi. L'affabilità con cui ci si ritrova a scambiare due parole con questi simpatici "carioca della Bovisa", mentre il dj set del locale alza i propri volumi, giunge a coronamento di quanto abbiamo visto e ascoltato. E non siamo gli unici a farlo. Ecco come, una volta ancora, il rock si dimostra linguaggio universale, capace di parlare a tutti in qualunque latitudine ci si trovi. Avviandoci verso casa mandiamo una volta ancora a memoria questa lezione.

Andrea Barbaglia '11

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/seltonmusic?sk=wall

sabato 3 dicembre 2011

02-12-2011
- GIONATA MIRAI live @ Cooperativa Portalupi -
Vigevano (PV)

Macchine parcheggiate lungo la strada su entrambi i lati della carreggiata, in parcheggi improvvisati e in anfratti scoperti per l'occasione, rendono più difficoltoso del solito l'arrivo alla Sforzesca, frazione di Vigevano, a sud dell'abitato cittadino, sulla strada che porta a Pavia, tra le campagne teatro dello scontro combattuto fra Piemontesi ed Austriaci nell'omonima battaglia  durante la Prima Guerra di Indipendenza. 23 marzo 1849. Il Risorgimento per unificare l'Italia. Camminiamo nello sterrato poi, guadagnato l'asfalto, mano a mano che ci avviciniamo alla cooperativa, sentiamo il vociare intenso e campestre, ipotizzabile visto il sopraccitato numero di vetture. Guadagnato l'ingresso, dentro c'è quello che non ti aspetti: una enorme tavolata ricca di commensali e altri tavolini tutt'intorno, anch'essi pieni di vita e suoni. Nella sala accanto stanno già suonando da qualche minuto. È il buon Angus Mc Og, alias Antonio Tavoni, ad aprire la serata musicale. Solitario, chitarra acustica in mano, umile e bonario, tra un brano e l'altro tratto dal buon esordio ANORAK, ci racconta le sue esperienze di vita, tra Italia e Australia, tra le stradine impervie delle provincia e i palchi a cielo aperto. È folk, un ottimo folk che forse meriterebbe una serata da headliner in un futuro prossimo venturo, in cui Iron & Wine va a braccetto con Neil Young in una primaverile scampagnata nella pianura padana, con le Highlands scozzesi nel cuore.

Ci avviciniamo un poco al palco, cercando un posto magari defilato, ma in ogni caso più vicino. Accanto a noi, seduto su un tavolo, confuso con gli altri avventori lì intorno e per questo inizialmente mimetizzatosi agli occhi dei più, c'è Gionata Mirai, baffo e occhiale anni '70 a caratterizzarne il volto. Al termine del set e in pieno cambio palco, il chitarrista esce per prendersi una boccata di tabacco, tornando in sala intabarrato nel suo spolverino pochi istanti prima della conclusione dei One Color Chameleon, saliti sul palco in duo acustico con il fomentatore di folle Riccardo Basla alla chitarra e lo scricciolo Monica Cadenini alla voce. Quest'ultima, già vocalist per i locali Dark Veneris, è, nonostante l'ancora giovane età, nettamente maturata rispetto agli anni gotici e la scelta di continuare a proporre brani propri anche con questa nuova avventura premia il coraggio a discapito però della forma. Almeno questa sera. Mancando infatti la sezione ritmica (il batterista Luca Siani è solamente in prima fila a filmare alcuni passaggi dei suoi compagni) per precise ragioni organizzative che consentono di dare un filo logica alla serata, pezzi come Endless Ways To Cross The Road o Just Move Freely And Nothing Else al primo ascolto perdono in incisività e potenza sonora, ma, fortunatamente, guadagnano in intensità emotiva, anche quando la corrente fa le bizze con la chitarra di Basla, risultando del tutto autosufficienti.

Gionata compare nelle retrovie della sala. Un ultimo pezzo poi tocca a lui. Ancora pochi l'hanno riconosciuto nel buio della sala, ma quando sale sul palco per settare lo strumento, una Taylor 455 dodici corde per mancini, e le luci sono tutte per lui, anche dai posti di rincalzo avanzano i più curiosi, sostando sulla immaginaria linea di confine tra palco e spettatori.
"Se vogliamo pensare di fare la rivoluzione bisogna che si abbiano le idee chiare su dove vogliamo arrivare. Di base bisogna aver il desiderio di qualcosa di più bello in cui vivere. Facciamo che per i prossimi ventitre minuti ognuno pensa a come sarebbe bello vivere semplicemente facendo qualcosa che ci piace. Cercate di capire cosa vi piace perché così dopo, magari, possiamo anche fare la rivoluzione" Così si pronunciava Gionata meno di una settimana fa durante la prima assoluta di ALLUSIONI al Cox di Milano. Stasera il discorso introduttivo è molto simile. Cambia il minutaggio dichiarato, ma c'è sempre un'urgenza nelle parole pronunciate dal frontman dei Super Elastic Bubble Plastic che ti fanno percepire la necessità di essere lì e non altrove, la volontà di metterci non solo la faccia, ma il proprio io tutto, come se ne andasse del destino dell'umanità, in uno slancio titanico che la suite Allusioni, nei suoi ventiquattro minuti successivi, sintetizza e diffonde nell'aria. L'arpeggio continuato che Mirai esegue senza soluzione di continuità, anche dal vivo regala, chiudendo gli occhi, un brivido che ipnotizza tutto e tutti. Si superano le barriere dello spazio e del tempo. Si viaggia con la mente nei luoghi più remoti del globo e dell'universo. Il silenzio viene rotto solo da alcuni fastidiosi incompetenti che anziché andar a fare quattro ciacole al bancone del bar si fermano dove non dovrebbero, ricevendo, sempre mentalmente ché la magia della Musica non dev'essere interrotta dalle parole, una scarica di insulti e improperi.

Ci risintonizziamo sulle frequenze allusive. Mirai è sempre concentrato. Composto e pervaso dal sacro furore che scorre nei fraseggi sulle corde. Vive dall'interno il suono che produce e lo rimanda visivamente al di qua del palco attraverso il ritmo sussultorio e costante della sua gamba destra, nervoso e sorprendente metronomo a scansione umana, mentre le dita disegnano sul manico della chitarra astratti percorsi matematici. È il loro istantaneo rallentamento ad indicare il termine dei cinque movimenti. Gionata si schermisce sottolineando qualche errore, peraltro sostanzialmente non avvertito, durante l'esecuzione, ma l'impressione di perfetto simbiosi tra sogno e realtà permane anche ora che la domanda più pressante diventa "E adesso? Come si andrà avanti?". Nessun timore. Bisogna stare al mondo senza paura. Il messaggio è chiaro e arriva diretto attraverso il secondo brano in fingerpicking proposto. Si tratta di un breve frammento studiato e composto per la colonna sonora dello spot legato al progetto A Wor(l)d For Japan, contributo di solidarietà compiuto concretamente a parole in favore delle popolazioni colpite in Giappone dallo tsunami dell'11 marzo scorso. Partito come una semplice richiesta di invio messaggi affinché le vittime della tragedia nipponica possano aver la consapevolezza di non essere sole anche e soprattutto durante gli anni della ricostruzione, il breve attestato di solidarietà ai sopravvissuti commissionato dalla E-Talentbank Japan, azienda di comunicazione di Tokyo, diventa un mini spot di due minuti musicato proprio dal chitarrista de Il Teatro Degli Orrori che trova la cifra stilistica migliore attraverso la sua dodici corde.

Spiazza un po' tutti questa esecuzione, ma, come il ciclo vitale di una farfalla, è talmente breve il lasso di tempo in cui nasce e muore che è già momento del terzo brano. Un senza titolo, una canzone in cerca d'autore, una base, come ci spiega lo stesso Gionata anche con ampi gesti delle braccia, su cui un giorno nascerà una canzone vera e propria, ma che per ora, dopo una infinità di tentativi andati a vuoto con altri musicisti, vive comunque di una sua dimensione unica e speciale, felice di bastare a sé nel crescendo dinamico della melodia e dell'arpeggio conclusivo. Mirai continua assorto nel suo mondo. "Dialoga" con la chitarra. A smorfie. Osserva tutto d'intorno. Poi poggia lo sguardo su di te. Ti fissa. Sembra guardarti, ma non ti vede. Ti attraversa con lo sguardo. Rapidamente o con maggior intensità. E va oltre, in una simbiosi tra suonatore e oggetto suonato quasi mistica. In chiusura di serata ecco un ukulele e le sue quattro corde essenziali da cui proverranno, di lì a poco, le note prodotte quasi in punta di piedi per quella che risulterà essere la miglior chiusura possibile per lo spettacolo di Mirai. La delicatezza del suono prodotto è un toccasana dopo le vertiginose corse in fingerpicking e l'abbandono alla carezzevole melodia di questa nenia è totale. Viene così il momento dei saluti e dei ringraziamenti. È la buonanotte. Per noi non c'è tempo di restare un minuto di più. Gionata lo sa. Ci allontaniamo nel cuore della notte in direzione Gallarate lasciandoci alle spalle i rumori che affolleranno di nuovo l'ambiente interno della Portalupi. Fuori fa freddo. Arriveremo consapevolmente tardi ad un altro appuntamento, con la foschia e la nebbia trovate lungo il viaggio a proteggerci dalle luci dei lampioni e a nasconderci ai fari delle altre automobili. Una scelta di campo. Per stare comunque uniti. Per il nuovo Risorgimento.

Andrea Barbaglia '11

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