sabato 30 ottobre 2010

L'AMORE NON È BELLO
Dente
- GHOST RECORDS - 2009

Uscito leggermente in sordina il 14 febbraio 2009 questo è uno dei must del cantautorato italico degli ultimi anni. La differenza la fa subito l'azzeccatissimo singolo Vieni A Vivere che con il suo delicato attacco di pianoforte e le sue scanzonate liriche non poteva che far breccia in lungo e in largo per tutto lo Stivale. Dai, mettiamo un disco sul giradisco: l'attacco io lo affiderei a La Presunta Santità Di Irene che con il suo suo incipit preso direttamente da Abbracciala, Abbracciali, Abbracciati di Lucio Battisti e i suoi fiati affidati a quel geniaccio che risponde al nome di Enrico Gabrielli è garanzia di assoluta qualità. Poi passerei alla latineggiante Incubo, più sommessa e malinconica, ma non meno intensa. Risolleverei l'atmosfera con la solare A Me Piace Lei accattivandomi le simpatie di molti e di molte, e mi fermerei a riflettere sia con la romantica Voce Piccolina sia con l'arrabbiata e rancorosa Buon Appetito, dedicandone il crescente coro finale, preso nuovamente in prestito da Battisti e dalla sua E Penso A Te, ad un irriconoscente amore passato. In meno di un minuto mi abbandonerei alla dichiarazione de La Più Grande Che Ci Sia per poi invitarti con Sole (..nooo!?! Sembra Prendila Così, ma Prendila Così non è!!) a mettere quel disco che piace anche a me. E Parlando Di Lei A Te ti comprerei Quel Mazzolino di desideri a costo di incappare in qualche incidente diplomatico con le Forze dell'Ordine e Finalmente capirei come Sempre (sia) Uguale A Mai tornando perlomeno in auge. "Vieni A Vivere come me; com'è che non ti muovi???", mi ripeteresti più volte e, decisa, mi solleciteresti nella scelta; io guadagnerei un biglietto di Sola Andata per il non so dove, ma sarei felice. Basta tutto questo per spiegare la bontà di questo album? A me e a te sì.
Grazie GiuseppePeveriperbrevitàdettoDente!

-l'Amore può essere belliSSimo-

venerdì 29 ottobre 2010

I SEGRETI DEL CORALLO
Moltheni
- LA TEMPESTA - 2008

Se una copertina spesso è fuorviante rispetto al contenuto dell'album, questa volta il bel viso della signorina ritratta sull'ultimo cd in studio di Umberto Giardini è l'eccezione alla regola. La memoria delle cose perdute è parte integrante di noi. Così, cruda, affascinante, di formazione, si pone all'ascoltatore Vita Rubina. La vita da affrontare, i ricordi di estati passate, di volti amici, di luoghi mai appartenuti: è la mia vita, la scorciatoia per entrare in me e in te. Il sapore progressive dell'opener fa il paio con la pacatezza agreste de Gli Anni Del Malto in cui il basso di Giacomo Fiorenza, produttore dell'album, è base ideale per gli spunti di wurlitzer di Pietro Canali. Sospensione e malinconia affiorano nella strumentale Che Il Destino Possa Riunire Ciò Che Il Mare Ha Separato così come, a tutta prima, si percepiscono nella successiva L'Amore Acquatico in cui però, ad un'analisi più approfondita, si rivela un'insospettabile vitalità e un'appassionata pulsione amorosa (tu sei acqua che cade su di me). Altro fiore all'occhiello è la dolce e poetica Corallo, cantata a due voci con Barbara Adly degli Juta e nella quale Moltheni dipinge con colori pastello un quadretto per solo chitarra e wurlitzer, incantevole e di notevole impatto. Eppure anche Verano è un altro ottimo esempio di grandezza del cantautore marchigiano: chitarra, orchestrazioni e pianoforte questa volta ci proiettano in un racconto d'amore perduto che pare appartenere a chiunque. E le sorprese non sono ancora finite: due infatti sono le riprese di altrettante composizioni tratte dall'ottimo SPLENDORE TERRORE qui rivisitate e rifinite. Suprema assume il respiro di ballata universale sull'amore e la speranza, sottolineato dalla progressiva inserzione di tutti quegli strumenti esclusi solamente tre anni prima dalla precedente versione piano/voce. In Porpora così rallentata si fa invece ancor più sanguigna e passionale della sua stesura iniziale. Caro Umberto non temere, se qualcuno proverà a metterti in un angolo noi premeremo play in modo che, noi con te, non moriremo mai.

lunedì 25 ottobre 2010

24/10/10
RADIOLESA live @ ex convento
Craviano, Govone (CN)

Finalmente! Dopo il rinvio di una settimana causa maltempo, la penultima domenica di ottobre vede l'attuazione della giornata in favore del progetto sostenuto dall'associazione La Collina Degli Elfi dedita all'accoglienza e all'assistenza per bambini in recupero da malattie oncologiche.
In verità è Martino Corti, già supporting act del tour estivo dei Nomadi, ad aprire il pomeriggio con una manciata di brani che vengono graditi dai suoi fan assiepati sulla collinetta alla destra del palco. Invitato all'ultimo, il giovane cantautore milanese fa da apripista all'unica presenza femminile della giornata, quella Irene Fornaciari che oltre a presentare il suo ultimo singolo Messin' With My Head, duetta con Danilo su Il Mondo Piange, brano presentato al Festival di Sanremo dell'anno in corso dalla figlia di Zucchero con il supporto della band di Novellara. Ottima la prova vocale della giovane cantante che, seppur ricorrendo all'uso delle basi per entrambi i brani come precedentemente aveva fatto Corti, ruggisce decisa e brilla di suo grazie alla notevole estensione vocale donatale da Madre Natura.
La già citata presenza di Danilo sul palco permette di far immediatamente un rapido cambio palco per consentire ai restanti Radiolesa, capitanati dall'ottimo Valerio Mr.No Giambelli e completati dalla sezione ritmica affidata ad Adamo Bono e Gianluca Rosso, di salire sul palco.

La partenza è delle migliori con un classico del primo Joe Jackson venato di esplosioni punk: One More Time è il giusto inizio per dar una scossa al pubblico prima di carezzarlo con il mito Tom Petty e la sua I Won't Back Down. È subito tempo di un pezzo originale dei Radiolesa e la scelta ricade su Fino Alla Fine, brano dedicato alla memoria di Eluana Englaro e accolto dal sincero applauso delle circa trecento persone accorse nelle Langhe.


Le successive Save Tonight e Fiume Sand Creek, rispettivamente tormentone del 2001 di Eagle-Eye Cherry e brano simbolo del sodalizio De André-Bubola, hanno il compito di far cantare anche i meno avvezzi alle sonorità southern rock proposte nuovamente da Sacco con un trittico veramente forte composto da Country Gentleman di John Mellencamp, all'epoca della registrazione ancora nominalmente coguaro dell'Indiana, da Free Fallin' e da All The Wrong Reasons ancora cavalli di battaglia di Tom Petty.

L'atteso tributo a Bruce Springsteem è affidato alla celeberrima I'm On Fire tratta dal vendutissimo BORN IN THE U.S.A. e interpretata magistralmente dal quartetto piemontese.

Poi, attenzione, attenzione...sorpresa!! Dopo tutte queste schitarrate di chiara matrice americana, chi si va ad omaggiare con l'inaspettata Chi Non La Pensa Come Noi??? George Brassens!! Chiaramente il meritato tributo va pure all'ottimo Alberto Patrucco che spinto dal suo amore per il grande chansonnier francese ha permesso a quanti non avevano ancora intercettato questo straordinario artista di venirne a contatto attraverso la sua appassionata e meticolosa traduzione.

E pure Danilo deve averci preso talmente tanto gusto se è vero come è vero che, accompagnato dall'acustica di Giambelli, si cimenta pure nella goliardica Don Giovanni. Canzoni che aprono la mente: così le definisce il vocalist di Agliano, e come dargli torto?! Il cerchio si chiude se pensiamo che lo stesso Patrucco, contattato telefonicamente da un astante, era in collegamento telefonico mentre cantante e chitarrista s'apprestavano a terminare l'esecuzione del brano.

Ancora Bubola, con Dove Scendono Le Strade, poi altri due brani propri, la già conosciuta Un Altro Me e la più recente L'Albero Di Giuda che valgono il prezzo del biglietto in attesa di un futuro cd; su quest'ultima canzone, dedicata dai Radiolesa alle tante, troppi morti sul lavoro, Mr.No si cimenta in un assolo di chitarra degno di nota come solo chi ha la Musica con la M maiuscola nel sangue è in grado di esprimere.

Poteva forse mancare un ulteriore tributo a Mr.Petty verso fine concerto? Certo che no, così You Wreck Me tratta dallo splendido WILDFLOWERS permette ad un incontenibile Danilo di scatenare la rabbia e l'energia in corpo. Il gran finale spetta all'attesissima Biko, anticipata da un discorso di Sacco sulla libertà in tutte le sue forme e che avrebbe fatto felice lo stesso Peter Gabriel, e alla classicissima Sweet Home Alabama, vero e proprio must del rock on the road che conserva intattata la sua innata carica e continua a sprigionare energia nonostante i quasi quarant'anni trascorsi dalla sua pubblicazione per merito dei Lynyrd Skynyrd.

Da qui, il passo alla jam session è breve.

Non c'è un attimo di tregua infatti, e mentre chitarra, basso e batteria dei Radiolesa scendono dal palco, ecco comparire l'affabile Cico Falzone che affiancando Danilo Sacco si appresta a sciorinare una manciata di classici dei Nomadi.

Scontata Cammina Cammina, il piatto forte si consuma con L'Eredità e le gucciniane Primavera Di Praga e Il Vecchio E Il Bambino. Ancora spazio alla voce di Martino Corti che raggiunge il solitario duo per Dove Si Va, quindi festa allargata a tutti i protagonisti di giornata, musicisti e non, con l'immancabile Io Vagabondo e i cori del pubblico protagonista al termine dell'esibizione di una pacifica invasione nel backstage per congratularsi con quanti hanno reso possibile questa giornata di solidarietà.

A quando il bis?

Andrea Barbaglia '10
n.b.: il seguente post è visibile pure a questo indirizzo:

venerdì 22 ottobre 2010

CHI NON LA PENSA COME NOI

CHI NON LA PENSA COME NOI
Alberto Patrucco
- EDEL - 2008

Ecco qua il disco che non ti aspetti! Accompagnato da una pletora di ottimi musicisti e guest, con il fido Daniele Caldarini ad occuparsi di arrangiamenti e direzione musicale, Alberto Patrucco pubblica un cd-testimonianza della propria ammirazione verso Georges Brassens che è un vero e proprio gioiellino, dalla prima all'ultima nota. Si parte col botto: Chi Non La Pensa Come Noi è la traduzione di Ceux Qui Ne Pensent Pas Comme Nous, brano postumo dell'artista transalpino che sembra esser stato confezionato su misura per l'artista brianzolo. Proprio il lavoro di ricerca e lo sforzo di renderne il più possibile naturale in italiano le rime francesi attesta l'amore sincero e appassionato da parte di Patrucco e dell'amico Sergio Secondiano Sacchi. Mentre nel brano di apertura troviamo addirittura Lino Patruno, nella disincantata e delicata I Rampanti è il pianoforte di Mimmo Locasciulli a costituire la colonna portante del brano, ottimo terzo dopo l'avvincente Don Giovanni. Quegli Imbecilli Nati In Un Posto, in un tripudio di ottoni, si trasforma in una marcia mantenendo inalterata la feroce critica patriottara. Del 1972 è pure Stanze Per Uno Svaligiatore dove l'autore, accompagnato dalla chitarra del Flaco Biondini e affranto per la visita d'un topo d'appartamento, sarcasticamente ringrazia l'autore del furto per avergli permesso di scrivere la canzone, suggerendogli di saltare nei ricchi affari per poter così godere di stima e rispetto e vivere nel firmamento di ladri così in alto che stan sopra la legge. Mauro Pagani compare al violino in Babbo Natale E La Fanciulla, brano dall'andamento molto simile a La Ballata Dell'Amore Cieco cantata da De André che da Brassens prese ben più di uno spunto agli inizi della propria luminosa carriera. La sanguigna e goliardica Ventinove Volte Su Trenta è un impietoso, quanto veritiero ritratto della quotidiana vicenda amorosa tra uomo e donna. E che dire de Il Vecchio? In punto di morte quale può essere il suo ultimo desiderio? L'assoluzione del prete o la compagnia di compiacenti signorine? Ancora sarcasmo nella brillante All'Ombra Dei Mariti in cui il protagonista, dopo un excursus riguardante la sua improbabile carriera di amante incallito, confessa la propria bontà d'animo che gli impedisce di mollare l'adultera per rispetto e amicizia del di lei marito!?! Capitolo a parte meriterebbe poi la voce di Alberto che con la sua pronuncia "imperfetta" fa il resto: riportare brillantemente alla ribalta un autore imprescindibile con una complicata opera di fedele corrispondenza, attenzione e rispetto per la materia trattata è un regalo pregiato che può solamente far bene a quanti avranno il buongusto di accostarglisi. Grazie! Grazie! Grazie!
 
il seguente post è presente qui: http://www.albertopatrucco.it/cd_new2014.php

martedì 19 ottobre 2010

DAL LOFAI AL CISEI
Bugo
- Universal - 2002

Eccolo qua il cantautore che vi apre il cuore!! Celebrato come incarnazione quasi perfetta dell'improbabile unione tra Lucio Battisti e Beck, Cristiano Bugatti da San Martino di Trecate diventa grande e muove dalle risaie piemontesi all'ombra della Madonnina. E avrà pure pensato parecchio prima di fare questo passo se nella sua testa è cresciuto il contenuto del Portacenere di cui si fa menzione nell'opener di questo album. Il cambio di città ha comportato pure il cambio di etichetta, la major Universal, dopo gli anni Snowdonia e Wallace Records, con (o senza) Il Cuore Nel Culo. Sarà una mossa felice per il conseguimento della maggiore età artistica? Chissà!? Per ora la festosa Piede Sulla Merda, coi contrappunti wah-wah del bluesman Joe Valeriano, sembra indicare che, nonostante tutto, la strada percorsa è quella giusta e che la successiva manciata di brani della prima metà del cd si conferma di pregevole fattura grazie anche al lavoro in cabina di regia di Fabio Magistrali. Surreale la sfilata di moda de La Mia Fiamma così come il poco raffinato menù di Pasta Al Burro che con la sua strofa rappata pare rendere sarcastico omaggio a formazioni hip hop in voga, ma assolutamente prive di contenuti. Il singolone che "entrerà nelle case degli italiani" è Casalingo, inno pop-olare in cui vengono a galla rimandi garage rock e anni '80, accattivante davvero solo dopo qualche ascolto.
La seconda parte del disco forse non è così a fuoco (lento) come la prima, ma Bugo si rende protagonista di un altro episodio ruspante destinato a restare: Io Mi Rompo I Coglioni con la sua indolenza e immediatezza agreste, davvero in your face, non lascia spazio a significati secondi, seppellendo in tre minuti dozzine di canzoni di finta rabbia e protesta con sincero disincanto e trasparente lucidità. Ancora rimandi ai R.U.N.I. in Milano Tranquillità e stranianti immagini nella rallentatissima Nero Arcobaleno. Alla fine ci si ritrova tutti alla cassa; che sia per acquistare il cd o per attenderne il capitolo successivo poco importa. Sento già qualcuno dietro me che urla Fai La Fila!

lunedì 18 ottobre 2010

L'AMORE ALTROVE

L'AMORE ALTROVE
Gianluca Massaroni
- RADIORAMA - 2009

Solitamente ci si lamenta, a ragione, ma spesso con un atteggiamento approssimativo e populista davvero irritante, con i big della musica italiana per non investire sui giovani, per non promuoverli e, di contro, per pensare solamente a sé stessi e ai propri interessi. Bene: chi avrebbe mai detto che invece addirittura Eros Ramazzotti attraverso la sua etichetta discografica mandasse in stampa l'album d'esordio di un ottimo cantautore "sghembo" come Massaroni?!? Il pianoforte della strumentale 18 Agosto è il viatico per la nostalgica Non Più Di Te E Di Me che con il suo accompagnamento orchestrale ci catapulta in territori senza tempo cosicché in un battibaleno, carezzati dalle note , ci ritroviamo sorprendentemente già a metà disco senza rendercene conto per via della leggerezza e della fluidità compositiva che paiono prerogative innate del brillante vogherese. Confesso Che Ho Paura, prendendo spunto dal libro di Pablo Neruda Confesso Che Ho Vissuto, è uno di questi tanti brani ben realizzati che tra echi di Battisti, di Gaetano e dell'amatissimo Ciampi affiorano qua e là lungo tutto il percorso. Chimera è morandiana solo nel titolo: un rock tenue impreziosito nuovamente dagli archi diretti da Nick Ingman ci racconta di piacevoli e inattesi incontri al semaforo rosso. L'attenzione per le piccole cose è tutta riversata in Moncolocale Rosso con la linea vocale delle strofa degna del miglior Capossela laddove si fa più melodica nell'ottimo ritornello. Altri due numeri importanti risultano essere il pop rock di La Città Si Sveglierà e il contaminato giro di fisarmonica di Sali E Tabacchi che avrebbero tutte le carte in regola per arrivare al grande pubblico. Giunti al divertissement di Dobbiamo Smettere Di Fumare notiamo che È Quasi Natale e ci si trova come per incanto affaccendati nei propri pensieri in mezzo al via vai di chi si affanna alla ricerca degli ultimi regali da acquistare tra le luminarie di Pavia. Forse ha ragione il buon Gianluca quando afferma "il quotidiano è poetico; le canzoni a volte".

lunedì 11 ottobre 2010

UNO
Marlene Kuntz
- EMI/VIRGIN - 2007

Avevamo lasciato Cristiano Godano alla recherche della Bellezza e ce lo ritroviamo a un paio d'anni di distanza da BIANCO SPORCO con un primo traguardo raggiunto: l'approdo al cantautorato, seppure di chiara matrice rock, compiuto dalla band sonica per eccellenza in ambito italiano. Mai in carriera il combo piemontese si era espresso nel brano di apertura su toni così pacati come in Canto, canzone di rara raffinatezza che fa il paio con la successiva Musa, magnifica ed estatica composizione impreziosita dal pianoforte dell'amico Paolo Conte. È la Musica al servizio della Parola cantata e scritta quanto osserviamo in questo lavoro forse destinato a restare un unicum per la band cuneese. Lo stesso booklet raccoglie interventi di scrittori e artisti a mò di commenti introduttivi e, contemporaneamente, di chiose finali per ogni singolo brano quasi a suggellare l'unione tra Scrittura e Suono. Stefano Benni, Vladimir Nabakov, Carlo Lucarelli, Tiziano Scarpa, Enrico Brizzi, Babsi Jones, lo stesso Conte: tutti hanno lasciato una frase, una riflessione, uno spunto scritto per la canzone toccata a ciascuno in sorte. Eppure la claustrofobia di certi episodi passati non è del tutto smarrita, ma anzi viene sviluppata nella narrazione della riuscita 111, ordinaria storia di sentimentali miserie umane. Salmodiante in Fantasmi, la voce di Godano rallenta ulteriormente in La Ballata Dell'Ignavo mentre si fa leggera nella sincopata e bucolica Abbracciami il cui inciso in inglese serve ad esprimere sinteticamente il dialogo dei due amanti. Poi una serie di episodi più pop che con il loro sapore agrodolce di "non finito" ci conducono in realtà alle ultime due perle del cd: Stato D'Animo è un misto di inquietudini e disperazione, con il decisivo apporto di electronics del fido Gianni Maroccolo a rarefare l'atmosfera di per sé già angosciosa. La corale e conclusiva Uno ha sì un ineluttabile spirito ferrettiano che le chitarre alimentano, ma è al tempo stesso un sentito omaggio al poeta russo Vladimir Nabakov, citazioni e rimandi del quale sono disseminati nel disincantato e amaro testo.

domenica 10 ottobre 2010

THE BEST OF
Nobraino
- MEDIANE - 2006

Scelta quantomai coraggiosa quella di intitolare il proprio primo cd THE BEST OF!?! Eppure non si tratta né di un azzardo né di spavalderia o presunzione: ciò che Kruger, Nestor, Bartok e Vix racchiudono in questa loro fatica è solamente il coronamento in bella scrittura dell'ottimo lavoro svolto in questi primi anni di vita artistica. E il viaggio parte da lontano: in un battibaleno ci troviamo prima catapultati agli inizi del '900, emigranti in cerca di fortuna negli U.S.A. a fianco del trombettista di Partì Per L'America ad "inseguir la linea che divide le tonalità", poi abbiamo la buona (s)ventura di conoscere la giovane Cecilia e quell'uomo d'onore che è suo padre, tra inseguimenti e sparatorie varie. Un attimo di requie? Macché! Con il suo riff indolente Piena Gioventù è quanto di più indicato per mantenere viva l'attenzione dell'ascoltatore, appassionarsi alla band e lanciarsi nelle danze che procedono spedite nell'ascolto delle vicende di una palazzina italiana come tante narrate in Domenical Cliché. La summa della poetica dei Nobraino è probabilmente nella successiva I Signori Della Corte: un gioiellino di narrazione ed eleganza musicale che cresce ad ogni ascolto. Via via, i brani si succedono incalzanti tra personaggi buffi, ma determinati (Nano E Calvo), giovani donzelle (Marylou), amori perduti (Il Giro Del Mondo), spose fedifraghe e mamme apprensive (il disincantato blues de Le Leggi del Mercato Universale). Ancora un' ultima accellerazione a tutto gas sulla Spider Italiana, rossa, del '69, prima del valzer conclusivo di Zumpappà: le radici romagnole sono ben piantate per quella che può considerarsi degna, ma inaspettata conclusione di un'opera prima entusiasmante e giustamente premiata dalla critica di settore. Del resto Kruger ci aveva avvertito che "l'unico modo per fare è fare sul serio" e questo è solamente l'inizio.

sabato 9 ottobre 2010

GRAN MASTER MOGOL
Amari
- Riotmaker - 2005

Amari?!? Mai sentiti prima??? Non c'è problema, non siete gli unici: basterà semplicemente avere il buon gusto e la pazienza di ascoltare anche solo tre volte di fila la stupenda Bolognina Revolution e, tra un loop e un synth, pure voi avrete libero accesso al colorato e variegato mondo anni '80 degli Amari. Dal quale non riuscirete più a fuggire. Prodotto e promosso dalla piccola, ma battagliera Riotmaker con sede in Friuli, l'elettro-hip-rap-hop-funk-rock-alt-pop degli stregoni Dariella, Pasta e Cero è una ventata di novità e freschezza nel proliferante, ma al contempo asfittico panorama indie italiano. Ogni canzone "rischia" di essere il perfetto singolo scala classifiche; l'inaspettato asso pigliatutto messo in tavola dagli outsider di turno. E non a caso. Oltre all'opener di cui abbiam parlato poc'anzi, forti di liriche semplici, ma mai scontate, anzi combinate in un gioco ad incastro dai risultati formidabili, anche l'immediatezza di Conoscere Gente Sul Treno e la brillante ritmicità di Campo Minato sono luccicanti biglietti da visita supportati per di più da videoclip promozionali ad alto tasso di viralità, caratterizzati infatti da soluzioni semplici, ma assolutamente efficaci che ben si sposano con l'apparente leggerezza dei testi e delle musiche. Analizzando meglio tutto il cd, ci si accorgerà che gli uomini carsici hanno fatto però molto di più, riuscendo a sintetizzare al meglio ogni minima sollecitazione ricevuta dall'ambiente circostante. Pubblico e privato. Sociologiche, le immagini narrate nel testo di Tremendamenti Belli, dopo un'intro tra funk e dance con una gradita spruzzata di rock, regalano sfrontatezza e una apparente immobile accettazione della condizione sociale dei trentenni italiani. Il grande lavoro nella strumentale Un Altro Basso Di Polvere consente di svilupparsi in maniera più acida ed elettronica partendo dall'iniziale giro armonico preso in prestito da una nota canzone dei Righeira. La voce effettata di Love Management ammicca spudorata mentre Il Vento Del 15 Gennaio è talmente ruffiana da stamparsi in testa in modo pressoché definitivo. Rock contaminato ne La Prima Volta e sintetiche destrutturazioni funk per l'Arte Bruciante. Ancora due intermezzi strumentali con Staccaboh e Ho Trovato Il Cuore D'Oro poi tutti a caccia de L'Avvoltoio Delle 3, accattivante ritornello di melodica tranquillità tagliato dalle ritmiche hip hop delle strofe. In chiusura gli Amari (no, quello che canta non è Samuel dei Subsonica!?) ci avvertono di come, dopo aver scrutato per bene la volta celeste, Venere Non Torna e sia così necessario fare un ulteriore passo avanti. Restando in attesa. Dopo un buio sonoro di circa un minuto si fa strada infatti una eterea ghost track cantata in inglese quasi a volor anticipare scelte stilistiche che verranno abbracciate nei lavori a venire. Una domanda a questo punto sorge spontanea: qualcuno sa indicarci dove sia possibile acquistare la tessera del "club di chi ammira il cielo"?

mercoledì 6 ottobre 2010

PANIC
Death SS
- LUCIFER RISING - 2000

Panico, nella duplice accezione di ansia e di quanto può riferirsi al dio Pan: una commistione di significato destinata a farsi luce lungo tutto questo lavoro in studio di Steve Sylvester e della sua band. "Come in the house of the cyber god": la lineare, ma adrenalinica Hi-Tech Jesus è il miglior biglietto da visita per capire questi Death SS. Pochi del resto i punti deboli per un album che forse ha fatto storcere qualche naso ai fan più puristi della prima ora, ma che ha sicuramente avvicinato nuovi proseliti. E inanellato nuove collaborazioni. Su tutte quella con Alejandro Jodorowsky, cineasta, poeta e scrittore, autore di pellicole divenute cult come El Topo, La Montagna Sacra e Santa Sangre. E proprio alcuni versi recitati dall'artista cileno completano quelli degli occultisti Anton LaVey e Aleister Crowley e del poeta William Burroughs per l'introduttiva Paraphenalia. Ancora testi occulti e sonorità lugubri in Lady Of Babylon e The Equinox Of The Gods, ipnotiche seduzioni che ammaliano l'ascoltatore fin dalle prime note. Un suono di tastiere malato e urticante eseguito dall'indispensabile Oleg Smirnoff introduce successivamente Ishtar, la mitologica dea mesopotamica della guerra e dell'amore che Sylvester rievoca in attesa di risfoderare gli artigli con Emil Bandera su The Cannibal Queen, altra figura femminile dalla forza distruttrice. La pruriginosa Tallow Doll ci avviluppa in un vortice di emozioni e sego prima di introdurci al cospetto di Hermaphrodite, scritta con l'ex Limbo Gianluca Becuzzi. La cover degli inglesi Agony Bag, Rabies Is A Killer, scorre veloce e rabbiosa mentre il gorgo panico della title track ci spinge in un baratro da cui riemergiamo grazie nuovamente al Maestro Jodorovsky che con Auto Sacramental ci ricorda cos'è lo spettacolo del teatro panico accomiatandosi (temporaneamente?). Ora abbiamo tutte le carte magicke in regola per ricominciare:..Let The Sabbath Begin!

martedì 5 ottobre 2010

LO SENTI IL PROFUMO?

Grenouille, Grenouille, Grenouille!
È vero: il nuovo album deve ancora uscire e l'ep che lo precede non ha placato la sete d'attesa per il sequel di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, vera sorpresa in ambito indie qualche anno fa. Un disco d’esordio tra sonorità seventies e post-grunge; un rock metropolitano che più garage di così si muore. Un’attitudine rock al punto giusto e nessuna posa patinata per quello che è uno dei gruppi più in voga della scena indie brianzolo-milanese.
Ci piacciono, ci piacciono, ci piacciono! Conosciamoli un pò meglio.

Chi sono i Grenouille e chi è Grenouille?
Marco: I Grenouille sono Giuseppe alla chitarra, Marco alla voce e alla chitarra, Andre alla batteria, Davide al basso e Alessandro, il nostro fonico di fiducia. Grenouille è invece il protagonista di un romanzo dello scrittore tedesco Süskind intitolato Il Profumo, un figlio di nessuno che ha una particolare dote, quella di riconoscere e ricreare gli odori e i profumi. Abbiamo scelto questo nome perché secondo noi il personaggio ha tanto dell'artista maledetto; nel libro infatti ha la particolarità di essere ossessionato dalla sua passione di ricreare le fragranze. È un pò come l’artista che cerca di creare qualcosa con la sua arte e ne viene ossessionato. Se si legge il libro compare ben in evidenza questo lato malato. Grenouille potrebbe perciò essere benissimo un'icona rock, ma al tempo stesso volevamo trovare qualcosa che rispecchiasse anche la voglia di dire le cose in una certa maniera, in un modo crudo. Quel personaggio è l'artista maledetto, è la persona ossessionata dalla propria arte: tutto ciò rendeva bene il modo diretto di esprimere i concetti.

Siete anche voi dunque "artisti malati"?
Marco: Sì, soprattutto lui!! (risate, indicando Giuseppe - ndr)
Giuseppe: Ce la giochiamo ad armi pari!

Vi siete trovati facilmente allora?!
Giuseppe: Abbastanza, sì, sì! E da un pò di tempo. Devi infatti sapere che con Marco abbiamo iniziato a suonare sempre come Grenouille da circa otto anni, agli inizi del 2000. Man mano si sono aggiunti altri componenti e questa formazione si è stabilizzata nel febbraio del 2007 con l’ingresso di Andre alla batteria.

Quindi in meno di due anni siete arrivati all’esordio discografico di SALTANDO DENTRO AL FUOCO?
Giuseppe: A dir il vero ce lo portavamo dietro già da un pò; le idee e i pezzi erano già in fase di rielaborazione da prima. Abbiamo finalizzato tutto nell'ultimo anno, questo sì. Alcuni pezzi sono idee che Marco usava per il suo vecchio gruppo, altri sono idee mie mai utilizzate precedentemente: abbiamo messo insieme tutto e abbiamo cominciato a scrivere i primi 4-5 pezzi in questa maniera mentre gli ultimi 3-4 quando è arrivato Andre; tempo un mese ed abbiamo finito l'album.

Avete avuto difficoltà a trovare qualcuno che vi producesse e distribuisse il cd dato il periodo critico della discografia non solo italiana?
Giuseppe: Guarda, noi all'inizio quando abbiamo fatto il disco abbiamo cercato anche all'esterno; alla fine un gruppo di persone a noi molto vicino ha creato un'etichetta apposta. L'hanno creata per far uscire il nostro cd e quello di un gruppo di nostri amici, gli Aim.
Marco: Sono amici nostri nel senso che è gente con cui usciamo, con cui andavamo a provare insieme; alla fine l'etichetta ce la siamo creata perché comunque il disco l'abbiamo anche mandato a chi si occupa di produrre piuttosto che di distribuire, ma la risposta era sempre "ah, minchia ragazzi il disco è bellissimo, però noi non produciamo gente sconosciuta", quindi dopo circa un anno con risposte di questo tipo ci siamo detti "vaffanculo, ce lo produciamo e ce lo distribuiamo noi"! E a quanto pare sta andando abbastanza bene.


Legato a tutte queste noie organizzative magari s'aggiunge anche la difficoltà nel suonare dal vivo; anche dalle vostre parti in Brianza c'è questa difficoltà tutta italiana oppure avete avuto qualche facilitazione nel trovare palchi su cui suonare?
Giuseppe: Noi siamo fortunati perché abbiamo dei ragazzi che stanno lavorando tutti i giorni tempestando di e-mail e di chiamate i locali per cercare ogni data possibile. Il percorso nostro è stato quello di suonare ovunque, anche nei posti più piccoli e fuori mano facendo magari una ventina di date "brutte" per averne una "bella". Se non hai conoscenze funziona più o meno così all’inizio. La difficoltà non è trovare le date, ma è trovare l'ambiente, l'atmosfera giusta; noi abbiamo la fortuna ancora più grande di avere Alessandro come fonico che ci segue in tutte le date ed è una garanzia perché per esprimere bene la propria musica è fondamentale il suono, il fatto che si senta bene. In ogni caso la scena milanese sta perdendo i locali e la voglia di live. Credo sia un pò la ripercussione del fatto che i gruppi facciano fatica ad uscire.
Marco: Secondo me la crisi discografica dovrebbe far capire che, e l'ho sentito dire spesso, bisognerebbe investire sui live. Questo momento di stallo, se si vuole salvare la musica, dovrebbe finire nel senso che la gente dovrebbe capire che conviene/bisogna investire sugli eventi, quindi sui locali, quindi sui live, quindi su tutti quei gruppi che hanno qualcosa da dire anche a livello di messaggi e di aggregazione; non voglio dire come una volta perché non voglio fare il nostalgico, però se non si punta su questo oramai i dischi non si vendono più quindi o si muore o…

Il contatto per suonare a Le Piccole Iene come l'avete avuto?
Giuseppe: Grazie ai ragazzi del nostro booking. Per dirla tutta conoscevamo già il locale e ne avevamo sentito parlare ulteriormente in occasione della vittoria al Meeting delle Etichette Indipendenti come miglior live club italiano per il 2008. In precedenza io e Marco avevamo addirittura suonato come duo acustico nel 2007 ad Arona presso il ristorante che gestivano allora gli attuali titolari de Le Piccole Iene. Ci siamo conosciuti su myspace: loro ci hanno invitato perché gli era piaciuta Saltando Dentro Al Fuoco, noi ben sapendo che essendo un ristorante non si poteva far particolarmente casino abbiam preso la chitarra acustica e abbiamo trascorso una serata tra amici, mangiando peraltro da dio...
Marco: Per me è stato un gesto notevole perché quando qualcuno ti chiama dopo aver sentito un tuo brano on-line apprezzandolo è una soddisfazione che non ha prezzo. Purtroppo di norma non succede così: oggi come oggi bisogna chiamare continuamente i locali piuttosto che mandare loro e-mail come dicevamo prima e sperare di trovare un buco libero in cui suonare. Da lì, se tutto va bene e se si è piaciuti, si può sperare ed ipotizzare un passaparola tra i locali così da cominciare a girarli per una serie di date. Ascolta, possiamo far dire qualcosa a Davide? Ma qualunque cosa, eh?!

Ben volentieri!
Davide: Ciao! (risate generali - ndr)


Beh, un buon inizio, non c’è che dire. Parliamo allora di SALTANDO DENTRO AL FUOCO, non solo il brano che vi ha fatto suonare ad Arona, ma di tutto il cd omonimo.
Davide: Ehh…è bellissimo! Ci sarebbe tanto da dire su quest'album; innanzitutto abbiamo investito molto tempo nel costruirlo. A livello pratico, a livello di realizzazione siamo stati in studio in realtà un mese divertendoci un sacco e passando una settimana tutti insieme, impegni di lavoro permettendo, sotto la supervisione di Peppo. Lo abbiamo registrato a Bergamo al SuonoVivo. Penso sia stato un bel traguardo per tutti noi, in particolar modo per Marco che credo sia quello che ha messo più di suo sia a livello di tematiche sia di spunti per gli arrangiamenti i quali voleva rispecchiassero il più possibile ciò che andava interpretando. Che altro dire? Abbiamo fumato un sacco di sigarette e bevuto tanto buon vino!

Confermi?
Marco: Sì; ciò che volevamo tirar fuori da questo album era cantare i pezzi in italiano: incredibile (risate - ndr)!! C’è stata da parte mia una grossa ricerca dal punto di vista della scrittura, ricerca che è durata un paio d'anni. Quello che volevamo fare era una band di rock in italiano che però non fosse noiosa o mielosa, che non parlasse sempre delle stesse cose; volevo riprendere un pò il concetto punk degli anni '70, parlando di tematiche vicine alla gente o quantomeno non di cose come l'amore di cui sempre si parla, cercando di fare qualcosa più vicino al sociale. Spero di esserci riuscito. Una certa semplicità che c'è anche negli arrangiamenti è figlia di questa volontà.

Possiamo parlare di disco metropolitano?
Marco: Secondo me possiamo farlo anche se non viviamo a Milano, ma a nord di Monza, dove la metropolitana non arriva, però è una definizione corretta. Il discorso è questo: io sono convinto che l'ambiente in cui vivi ti influenza e ciò che ho voluto ad ogni costo fare nel disco è stato parlare della realtà che ci circonda, qualunque essa sia. Si può parlare di disco metropolitano perché è sì introspettivo, ma parla pure di ciò che sta intorno a noi, che poi sia Milano o la Brianza poco importa; l'importante era evitare di farsi solo seghe mentali.

Dai brani ascoltabili su internet ci si può fare un'idea di un sound vicino a Ministri e a Requiem For Paola P.: spiriti affini?
Marco: Requiem For Paola P. li conosciamo solo di nome; riguardo ai Ministri sì, ce lo dicono spesso. A me era piaciuto parecchio il loro primo cd anche se secondo me stanno peggiorando, qua lo dico e qua lo sottolineo (risate - ndr)… Però da che cosa, dalla voce, non so?

Dall'attitudine..
Giuseppe: Forse c'è un'attitudine molto grezza, molto live; loro per di più sono un trio quindi tutto ciò si sente anche maggiormente. Magari venendo dalla stessa zona il paragone arriva in ultima analisi più velocemente.

Cosa ci dobbiamo aspettare da una serata Grenouille?
Marco: Questa sera abbiamo una chitarra in meno perché mi sono rotto la mano quindi sarà qualcosa di un pò più scarno e punk. Solitamente si hanno i Grenouille: tanto bordello e neanche un pezzo lento!!

Andrea Barbaglia '10

fotografie recuperate in internet