venerdì 29 luglio 2011

IO?
Marco Notari
- Libellula - 2011

In uscita nel prossimo mese di settembre, il terzo disco di Marco Notari, spalleggiato anche questa volta dai fedelissimi, seppur rinnovati, Madam, è sì un arcobaleno di suoni e umori come ci viene facile pensare osservando già solo la copertina, così ricca di particolari ed effetti personali, ideata e realizzata dal buon Tommaso Cerasuolo, frontman dei Perturbazióne e qui presente pure nelle vesti di special guest all'interno del pregevole singolo Le Stelle Ci Cambiano La Pelle, ma è soprattutto uno specchio dei tempi privati, il tentativo, come avrà modo di affermare lo stesso Notari, di realizzare "un semplice atto d'amore verso le persone a cui voglio bene e le cose a cui tengo di più, destinate a passare come tutto, nel tentativo di fermarle per sempre qui e renderle in qualche modo immortali". Forse è eccessivo parlare di concept album, pur notando come l'esplorazione di questo mondo personale cominci giustappunto con la pacificata distensione tribale di Io?, nel finale convertita in un mantra benevolo e propiziatorio, e termini con la rispettiva coda strumentale di Io? - Reprise. Eppure il fil rouge c'è e unisce l'amato glockenspiel del quadretto alpino-familiare narrato in Dina all'ottima Canzone D'Amore E D'Anarchia, gucciniana solo nel titolo, intensa rivendicazione di vitalità per un mondo vecchio, certamente in crisi, destinato probabilmente a scomparire, eppure diretto discendente di quel XX secolo autorevole e compatto che solo l'evoluzione tecnologica seppe, nel suo ventennio conclusivo, mettere in discussione. Molti i momenti riusciti. Il tragitto imperfetto di Io, Il Mio Corpo E L'Inconscio e i cimiteri dei supermercati in La Terra Senza L'Uomo rivendicano una dimensione pop rock alta, non scontata; Hamsik è una critica aperta ai governanti della Nazione, con un omaggio al miglior Godano di sempre su un tappeto di programmazioni circolare e ipnotico. La sezione ritmica affidata agli storici Roberto Sburlati e Pax Caterisano è il motore pulsante per la fuga in compagnia di Dario Brunori de L'Invasione Degli Ultracorpi mentre Marco ruba la scena con l'interpretazione dell'onirica Apollo 11, un confronto e un omaggio ai Baustelle di AMEN. Mai così a fuoco nei precedenti lavori, Notari viaggia oggi tra pop e cantautorato, abbandona riferimenti musicali in passato forse troppo ingombranti, si sporca con l'elettronica anche per merito dei nuovi acquisti  Bergesio e Cognetti, e regala spunti rock che dal vivo guadagneranno in spessore. Da sempre alla ricerca attraverso i propri testi dell'essenza ultima dell'essere umano e del suo fragile equilibrio, centra l'obiettivo ripiegando su sè stesso e sul mondo passato e presente che lo circonda. Dopo tanto peregrinare ecco  dunque la giusta ricompensa per le proprie fatiche. La costanza è stata premiata; l'impegno pure. 

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lunedì 18 luglio 2011

17-07-2011
- PIET MONDRIAN live @ Campo sportivo Sandro Pertini -
Cornaredo (MI)

C'è curiosità per il duo tos'ano. L'interessante e lodevole MISANTROPICANA è cresciuto in questi mesi, ascolto dopo ascolto, e il tentativo di far combaciare una loro data all'interno di eventi musicali che con la bella stagione si moltiplicano a vista d'occhio si concretizza in una delle serate che scandiscono la festa dell'Unità tenuta a Cornaredo, cittadina poco fuori Milano. Abbiamo già visionato in passato la location e avevamo notato un buon palco su cui Michele Baldini e Caterina Polidori avrebbero potuto stare a proprio agio. Arrivati a ridosso dello spettacolo ci accorgiamo di come in realtà il palco principale sia abbondantemente spoglio, privo di strumentazione e disadorno. Tutto buio. Accanto, un piccolo chiosco illuminato alla bell'e meglio, una batteria, un paio di synth, una chitarra. Ok, suonano qua: trovati. Sguardo panoramico e incrociamo la figura alta e magra di Michele. Di Caterina neanche l'ombra. Strano. Ci presentiamo, parliamo qualche istante del cd e veniamo a conoscenza di una news che a suo modo è una piccola bomba: il duo s'è sciolto! Ma non c'è nulla da temere; dopo alcuni giorni di inevitabile smarrimento, il progetto Piet Mondrian non lascia, neanche raddoppia, ma semplicemente allarga l'organico a tre elementi e va avanti.

Accanto a Michele infatti trovano ora spazio da qualche settimana le tastiere e la voce di Francesca Storai, unitamente alla batteria di Valeria Votta. I concerti di questo periodo diventano così occasione per sviluppare direttamente sul campo il nuovo corso, nel tentativo di compattarlo on stage attraverso la ricerca dell'amalgama che verrà sempre più naturale nel corso dei prossimi mesi.
Un rapido cenno d'intesa tra Michele e Francesca e le distorsioni acide che accompagnano il nuovo elettronicissimo singolo Carne Carne Carne Carne, tratto dall'omonimo ep messo in circolazione da qualche mese, si propagano sinuose, catalizzando abbastanza rapidamente l'attenzione di tutti coloro presenti nei paraggi dello stand. Solo su Ho Votato Lega entra in scena anche Valeria dopo che fino a quel momento la sua presenza si era limitata a presiedere sì alla batteria, ma, elmetto militare in testa, dando le spalle al pubblico, quasi a simboleggiare visivamente la caparbietà e l'ostinazione di tutto il gruppo a non cedere, guanto di sfida lanciato alle recenti avversità. Il sound è scarno ed efficace segno di come la lezione dei Ramones sia stata imparata anche nel riff di chitarra; le tastiere ingentiliscono, ma le parole sono taglienti seppur addomesticate da ironia e sarcasmo. L'autogestita corazzata toscana (non gli è stato messo a disposizione nemmeno un fonico) si inceppa sull'intro di Lascia Perdere, ma riparte incantando con uno dei momenti migliori della sua giovane carriera: le due voci, melodiosa quella di Francesca, baritonale quella del buon Baldini, si rincorrono come da cd mentre gli interventi di concertina, la mini fisarmonica usata per l'occasione da Valeria, catapultano in un passato prossimo di sospensione sonora. Applausi.

Un estratto dal film Casablanca è il preludio alla pseudo-baustelliana
Humphrey Bogart cui fa seguito quello che dal titolo parrebbe addirittura essere uno dei tanti sonetti del corregionale Cecco Angioleri, Credo Che Per Natura L'Uom Sia Così, con l'avvertenza che la chitarra "va un pò più piano perché ho paura del tunnel carpale. Scusate, s'invecchia". Grandi! L'umorismo condito da un vago senso di timidezza comunicato a parole da Michele, ma ravvisabile anche nelle sue due compagne di palco, è un mix comunque sempre vincente che a tutta prima lascia forse un pò perplessi, spiazzati, ma che in ultima analisi, se si ha la pazienza di approfondire ciò che si ascolta, incanta e affascina. Ancora MISANTROPICANA con la compassate ("sempre per i problemi di cui sopra, del tunnel carpale, facciamo un pezzo più acustico") Un Corpo e La Situazione in cui i vocalizzi della Storai non fanno rimpiangere la Polidori. Uno dei pezzi nuovi è la fiammeggiante scarica rock blues di Bella Scoperta che scuote così l'aria prima di aprire uno squarcio nelle relazioni umane dell'altrettanto diretta Una Notte Al Casino. Arrivano i pezzi da novanta. Ma l'imprevisto è dietro l'angolo e il trio si perde sull'apertura di Report 1 che, tuttavia, al secondo tentativo si mette egregiamente in moto benché Michele tenti di raggiungere note alte a lui forse non troppo congeniali. La campionatura di theremin affidata al laptop di Francesca copre qualche sbavatura, così come diventa essenziale il suo assolo di diamonica nella parte centrale. Brano importante è la storica Vecchia Scuola, irruente come i The White Stripes, accomodante come i Black Sabbath degli esordi. In dirittura d'arrivo ecco l'attesa Apocalippo, brano imprescindibile anche per gli anni a venire che consente al suo autore le ultime schitarrate della serata. Sì perché il live finisce qui. Ora. Zero bis. Tanta emozione. Molto cuore. Qualche ombra. Nel mezzo del cammin della sua vita Pieter Mondriaan illuminò il suo percorso artistico in maniera definitiva. I Piet Mondrian sono sulla strada giusta: l'inferno è alle spalle, PURGATORIO all'orizzonte. La purificazione sarà completa.

Andrea Barbaglia '11

si ringraziano per le foto pubblicate Michele Baldini e l'autore Rudy Vaiani

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giovedì 14 luglio 2011


CESARE MALFATTI
Cesare Malfatti
- Adesiva Discografica - 2011

È impensabile che Cesare Malfatti resti troppo a lungo con le mani in mano. A quanti si chiedevano che cosa avrebbe fatto dopo il termine della brillante avventura targata La Crus, sancito addirittura in diretta tv sul palco dell'Ariston accompagnando one-week-only l'ormai ex sodale Mauro Ermanno Giovanardi, questa che abbiamo tra le mani è la risposta migliore che poteva dare. Cd in edizione numerata, con un prezioso packaging realizzato, cucito e confezionato direttamente dalle mani del suo autore ed espressamente intestato all'acquirente che ne farà richiesta al seguente indirizzo di posta elettronica cesare.malfatti@gmail.com, il primo lavoro realmente solista dell'Artista milanese dopo gli anche recenti trascorsi con nOOrda, The Dining Rooms, Amor Fou e Sem'bro, si avvale, limitatamente ai testi, di una figura storica della sua carriera, vale a dire il ben noto Alessandro Cremonesi. E per dar voce ai pensieri del La Crus più umbratile e misterioso al grande pubblico, questa volta scende in campo proprio il suo chitarrista di fiducia che, sfruttando i suoi naturali toni morbidi e confidenziali, riesce nell'intento di proporre un lavoro suadente dalla prima all'ultima canzone. Si parte con il decalogo di Posso Fare A Meno, sognante opener che rivela un caldo abbraccio finale accompagnato dai vocalizzi di Stefania Giarlotta, unica ospite presente nel cd; trova quindi spazio quello che possiamo considerare il primo singolo dell'album, vale a dire la delicata, ma briosa Sembra Quasi Felicità che tra chitarra elettrica, acustica, basso, xilofono, charleston, piano elettrico e grancassa, tutti rigorosamente suonati da Cesare, si permette un'intro di balalaika assolutamente funzionale all'economia del brano, tanto quanto lo sono le inserzioni di mandolino e autoharp che si incontrano più avanti. C'è un senso di artigianalità e appartenenza ad un mondo fatto di piccole, ma decisive cose che pervade il tutto, quasi che il duo Cremonesi-Malfatti vada a rievocare l'essenza del miglior Pascoli, musicata però dal Nick Drake più intimo e introverso. Proprio la familiarità di certi luoghi e persone torna prepotentemente nella quotidianità de Il Bilancio; i toni più accesi, ma pur sempre stemperati dalle tonalità educate della voce in Andate Via fanno il paio con l'amorevole appello sospeso nel traffico e nel caos metropolitano di Fermati Milano. Mi Hanno Detto Che... parte piano, si accende rigorosa, sfuma elegante. Ma Perché, andando ad attingere nelle forme dal canzoniere dello sfortunato Drake, diventa in sostanza un significativo omaggio alla classe del folk singer inglese, con verità forse neanche tanto nascoste riguardanti gli immediati istanti post 2008. Qualche istantanea dal proprio passato anche nell'incantevole La Notte Bagna, forse il più lacrusiano e cantautorale tra gli undici tasselli di questo mosaico in musica. Una costante disillusione e la ricerca di significato sulle sfaccettature del mondo partendo dal proprio io viene indagata tanto in Senza Te quanto in Quello Che Abbiamo, nuove storie di amore e di privazione in favore di un senso ultimo a cui ancorarsi. In chiusura Soltanto Tu, col suo incedere charangato, lascia aperta un'ultima domanda: la separazione consensuale dei La Crus ha giovato alle parti in causa? Noi abbiamo deciso di farci incantare, quando possibile, tanto dall'una quanto dall'altra; solo, incrociamo le dita affinché anche il grande pubblico non si limiti a buttare occhio e orecchio esclusivamente sugli scaffali dei centri commerciali. Un suggerimento: andate sul sito di uno tra i più diffusi siti web di video sharing, cercate la pagina di Malfatti e lasciatevi accarezzare dalla dedizione di questo piccolo grande uomo per il suo lavoro.

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domenica 10 luglio 2011

09-07-2011
- CESARE MALFATTI live @ Arena Civica -
Milano (MI)

Abbiamo scoperto solo nelle scorse settimane che il sempre prolifico Malfatti si è tuffato a capofitto nell'avventura solista tout court da qualche mese, affidandosi all'amico Alessandro Cremonesi per quanto riguarda la stesura dei testi, ma occupandosi interamente di suoni, atmosfere e  strumentazioni utilizzate per realizzare il suo esordio su Adesiva Discografica. Il cd stesso che è uscito difatti a suo nome e che vede la coproduzione di Paolo Iafelice è un bell'esempio di musica artigianale realizzata in totale libertà, senza vincoli di alcun tipo se non quelli riguardanti la propria sensibilità e il proprio percorso artistico che nulla ha da invidiare a chicchessia. Essere sotto le luci accecanti delle major e della grossa distribuzione è da sempre arma a doppio taglio. Rispetto all'amico Mauro Ermanno Giovanardi, invaghitosi dell'interessante offerta della EMI, Cesare preferisce una posizione come sempre più defilata, ancora obliqua, a suo modo epicurea, che gli consenta di muoversi, novello polistrumentista meneghino, secondo i suoi ritmi, tra i mille strumenti musicali a sua completa disposizione e le parole cucitegli addosso, sull'abito migliore, dal già citato Cremonesi.

Certo, un pensiero corre veloce alle modalità che dovranno in un secondo tempo essere scelte per portare on stage brani suadenti e raccolti come Posso Fare A Meno e Ma Perché, battezzando i piccoli locali qua e là rimasti nella Penisola come location ideali per carpirne toni e sfumature. Sorprende dunque un pò vederlo sul grande palco degli Afterhours, amici di vecchio corso, impegnati in un tour estivo che spezzi le fatiche in studio tese alla realizzazione del nuovo attesissimo album, e oggi di scena al Milano Jazzin' Festival. Ad aprire la serata è comunque un terzo musicista, tale Claudio Domestico alias Gnut, amico di Rodrigo D'Erasmo e da lui accompagnato al violino per una esibizione essenziale, ma abbastanza anonima, che scivola comunque rapida a ridosso delle 20:00. A questo punto mentre D'Erasmo resta al suo posto, sale sul palco, munito di leggio e, secondo alcuni, di "breviario", l'ex La Crus, accompagnandosi con una Gibson semiacustica per una versione intima de Il Bilancio in cui le atmosfere delicate, sottolineate dal tono sempre educato di Malfatti, assumono qua una decisa sfumatura folk, resa meno evidente nella ben più ricca registrazione analogica. Purtroppo il chiacchiericcio vagamente diffuso nel parterre disturba assai.

Non mancano gli applausi, ma in alcuni casi paiono dettati più dal rispetto per l'Artista che per l'effettiva attenzione allo stesso. Tant'è. Arrivano due rinforzi. E che rinforzi!?! Giorgio Prette si accomoda alla batteria; Roberto Dell'Era recupera il suo basso e l'inedito quartetto si concede una scoppiettante versione di Andate Via che permette di catturare maggiore attenzione da parte del pubblico liberando il violino di D'Erasmo in una gradita svisata psichedelica. Solo a questo punto viene svelato l'arcano mistero del "breviario": trattasi semplicemente dell'originale packaging manufatto adottato per custodire il suo nuovo parto musicale e fissato al leggio per maggiore comodità, data l'inaspettata brezza che spira sul palco e sull'Arena Civica. L'invito all'acquisto è un piccolo suggerimento che ci sentiamo di accogliere e appoggiare; qualcuno annota l'indirizzo e-mail per contattare il chitarrista e ricevere anche solo informazioni in proposito. Sembra Quasi Felicità, avvolgente e calda come un abbraccio, vede i cori di Dell'Era supportare l'ormai riconoscibilissima voce di Cesare, offrendogli un terzo ottimo biglietto da visita per quanti volessero accostarsi al suo nuovo percorso musicale, tra la paura del futuro e la bellezza dell'hic et nunc.

È l'ukulele a farla da padrone nell'incipit della successiva Soltanto Tu, quarto e ultimo brano di questo brillante showcase; la sezione ritmica interviene poco dopo mentre D'Erasmo, premio Oscar come attore non protagonista di tutta la giornata, sembra davvero a suo agio in questa dimensione cantautorale, ben più di quanto di lì a poco gli toccherà suonando su quello stesso palco con Manuel Agnelli e soci. I suoni escono puliti, distinti, almeno tra le prime file, amalgamandosi in maniera comunque naturale, considerando anche il fatto di come i quattro siano solo alla loro seconda e, per qualche tempo, ultima uscita come ensemble (Malfatti ruota i musicisti che l'accompagnano dal vivo in base alle evenienze delle serate sue e dei suoi compagni). Sicuramente lo spazio dell'Arena Gianni Brera non è, come si ipotizzava all'inizio, il luogo più indicato per questo folk-cantautorale, meditativo e ragionato, a suo modo "da camera", e l'obiettivo può essere ulteriormente messo a fuoco; questo perché il potenziale è alto. Tappe più raccolte che man mano, siamo sicuri, verranno annotate sull'agenda di Malfatti, non potranno che far bene al suo progetto. Non andate via dunque: mi hanno detto che potrebbe essere quasi felicità.

Andrea Barbaglia '11

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domenica 3 luglio 2011

01-07-2011
- PERTURBAZIÓNE live @ Pista d'atletica -
Oleggio (NO)

Da sempre autori di live trascinanti Tommaso Cerasuolo e compagni sfidano il rischio pioggia che ha colpito il nord Italia, esibendosi nel variegato cartellone del Free Tribe Festival, kermesse organizzata nel Novarese a partire dal 2004 e che, giunta al settimo anno di attività e alla sua ottava edizione, ha visto succedersi sul proprio palco nomi prestigiosi quali sono, tra gli altri, Il Teatro Degli Orrori, Ritmo Tribale, Linea 77, Rezophonic, Tre Allegri Ragazzi Morti, Ministri e, giusto 24 ore fa, gli altrettanto storici Casino Royale. Raggiungiamo la pista d'atletica presso cui si svolgono i concerti quando sul palco sta esibendosi CarloZeta, alias Carlo Zanetta, già volto noto da queste parti per i suoi trascorsi negli autoctoni Fratelli Rigoni i quali, per la band di Rivoli, furono in passate occasioni apprezzata opening band. La partecipazione al Free Tribe diventa così ghiotta opportunità di presentare l'album MATERIALI DA RISULTA, esordio di Carlo prodotto, guarda caso, dai perturbati Gigi Giancursi e Cristiano Lo Mele presso il loro studio di Collegno, davanti ad un folto pubblico che si appresta di lì a poco a godersi un'ottima ora e mezza proposta dall'imminente sestetto piemontese. Sulle note di Mondo Tempesta si apre così la serata dei Perturbazióne con le graditissime quanto semplici istruzioni per l'uso, tra armonie pop e accattivanti melodie dalle quali emerge la sempre più decisiva figura di Elena Diana, indispensabile, col suo tocco di gran classe, al violoncello.

È già ora di saltellare, sfogarsi e ballare con la contagiosa felicità de
Il Senso Della Vite, al solito estremamente travolgente anche per chi si accosta per la prima volta alla loro musica, regalando sorrisi e ricevendo fischi di approvazione. Sono cresciuti i Perturbazióne. Te ne rendi conto tanto nei momenti più ludici quanto in quelli più intimi e riflessivi. On/Off è uno di questi. Hanno padronanza to-ta-le dei loro mezzi. Non che in passato si sia mai assistito a live approssimativi, ma la componente naif, se da un lato quasi trasformava le loro performance in gradite feste private simili nello spirito a quelle organizzate ai tempi del liceo, dall'altro li penalizzava a livello di impatto visivo e sonoro. Ora non è più così. E già da qualche anno. Non c'entrano le "visite" alle major, i cambi di formazione, presentata fra l'altro proprio al termine del primo brano estrapolato da FORTISSIMO PIANISSIMO,  o chissà cos'altro. È semplicemente la maturità. Tommaso ha in mano la situazione quasi fosse uno scafato Michael Stipe italiano, molto meno timido nel suo interagire col pubblico rispetto agli anni della formazione.

Gigi e Cristiano sono le sue perfette spalle musicali, quella di destra e quella di sinistra. Il corpo con cui muoversi nel mondo è poi costituito tanto dall'altro fondatore della band, Rossano Lo Mele, alla batteria, quanto
dalla new entry Alex Baracco al basso, il tutto elegantemente proposto con ottimo gusto dai preziosismi della già citata Elena. Se l'amore è un gioco tu che regole ti dai? Battiti Per Minuto, a suo tempo selezionata addirittura da Pippo Baudo per il Festival di Sanremo e scartata successivamente dalla giuria, si interroga su questo pensiero ipotetico della realtà a suon di chitarre folk e ritmi sudamericani mentre il violoncello imperversa con misurata eleganza accompagnato dal basso iperfunk del finale. Incantevole la poesia raccolta di Primo. "Ci hanno detto che al secondo giorno di Free Tribe di solito piove; col nome che portiamo possiamo considerarci fortunati, adesso lo posso dire..." Con Agosto vediamo materializzarsi in concreto lo scambio di energia tra palco e parterre. La forza poetica sprigionata dalla band attraverso uno dei suoi classici più celebrati colpisce il pubblico che, ricevutola, la rimanda a sua volta on stage in uno scambio sinergico davvero raro di questi tempi. Di lì a poco l'altrettanto delicata Leggere Parole funge da preambolo per la più scatenata Mi Piacerebbe, con tanto di canto a cappella nel finale ad libitum. E mentre siamo ancora intenti a smettere di cantare e a smettere di pensare, a smettere di cantare e a smettere di pensare, a smettere di... La Fuga Dei Cervelli ci colpisce con la sua neanche tanto velata critica sociale.

Questo è un altro punto del nuovo corso del sestetto piemontese. Dinamiche famigliari, problemi quotidiani, difficoltà oggettive del sentire comune analizzate con taglio critico affioravano già in maniera convincente tra i solchi dell'
ottimo DEL NOSTRO TEMPO RUBATO; live acquistano anche maggiore incisività. I messaggi sociali sono diretti, privi di giri di parole. Vanno al sodo e centrano il bersaglio come mai prima d'ora. Non si pensi di trovarsi tutto ad un tratto di fronte ad un  band di combat folk; per quello ci sono eventualmente già altre formazioni che fanno bene il loro mestiere. Qua c'è il filtro della malinconia a dare un tono più aulico, intimo, quasi letterario. Tifiamo rivolta scandiva Giovanni Lindo Ferretti nel disagio esistenziale del secolo scorso di Trafitto. Cum grano salis, paiono ribattere i Perturbazióne. E nuovamente torna quella sinergia, quel connubio unico tra Artista e pubblico nella splendida Del Nostro Tempo Rubato con la certezza che la canzone sia un omaggio "per tutto il tempo che saprete voi rendere magico e in qualche modo rubare all'orologio; a volte succede con le canzoni e, devo dire, è una fortuna riuscire a farlo".

In rapida successione ecco altri tre estratti dall'ultima fatica di studio: le vertigini de
L'Elastico, le profondità de Il Palombaro, il reggae perturbato di Promozionale. Tuffo nel passato: Se Mi Scrivi ha l'appeal giusto per osare e regalare qualcosa di più. La fusione con la brillante Charmless Man vede Miss Diana e Mr.Baracco divertirsi ai cori per questo inaspettato quanto riuscito omaggio ai Blur. Mandolino Fender elettrificato per il buon Cerasuolo. Un, due, tre: Buongiorno Buonafortuna riempie l'aria del campo sportivo dei profumi dell'estate mentre Giancursi non fa rimpiangere la mancanza dell'amico Dente nel suo intervento vocale. Dopo poco più di un'ora arrivano dunque i primi saluti e ringraziamenti per l'attenta accoglienza in quel di Oleggio. Sono Nel Mio Scrigno e la toccante Giugno, Dov'Eri a chiudere le danze della prima parte del live con un Tommaso equilibrista sulla coda strumentale che esalta la chitarra di Cristiano e il tappeto di tastiere di Elena. I bis non si fanno attendere. Come In Basso Così In Alto e la cover dei Belle & Sebastian Get Me Out Of Here, I'm Dying riadattata filologicamente in Portami Via Di Qua Sto Male sono gli ultimi guizzi di poesia prima del gran finale. "Volevamo salutarvi con una canzone. Si chiama semplicemente Esemplare.. Ragiona sul fatto che è molto comodo usare le statistiche di sociologia quando vogliamo dar valore ai nostri discorsi, ma difficilmente ci sentiamo felici quando la sociologia si misura sulla nostra pelle". E così, al termine dell'ultimo brano in scaletta,  i Nostri salutano e abbandonano il palco, in punta di piedi ancora una volta, esattamente come erano comparsi. Mondo Tempesta, che concerto!?!

Andrea Barbaglia '11