mercoledì 18 settembre 2013

BENE.

BENE.
Carmine Torchia
- Rurale - 2013

Il più piccolo dei pensieri a volte può essere la più grande delle sorprese. Carmine Torchia, 36 anni a novembre, cantautore, architetto, attento osservatore del quotidiano, dalla Presila catanzarese alla post movida milanese giunge con BENE. al suo secondo album dopo il sincero esordio de MI PAGANO PER GUARDARE IL CIELO. Nel mezzo quattro anni di ricerca, ma soprattutto un viaggio unico durato centoventi giorni percorrendo in solitaria le maggiori città italiane con incursioni Oltralpe e in Svizzera, suonando durante il giorno nelle piazze e, la sera, nei locali. 9000 km percorsi, 130 ore di viaggio, molte soddisfazioni e una inesausta curiosità perché "quando non si muovono le cose intorno a te, devi muoverle tu." L'incredibile esperienza del tour Piazze d'Italia (sulle tracce di de Chirico) non può andar dispersa; così sulla scorta degli appunti già condivisi inizialmente in rete eccola diventare presto un libro, ma anche un cortometraggio e addirittura uno spettacolo teatrale. Dare un seguito ad un lavoro sulla lunga distanza talmente articolato e personale richiede come è normale tempo, ma anche cura e attenzione. Torchia, senza pressioni di sorta, si rituffa nel mondo con la sola volontà di non ripetersi, manifestando nel nuovo lavoro un interesse al quotidiano che solo in parte si fa autobiografico. Più che quadri le dieci canzoni così partorite diventano vere e proprie vignette pop in cui l'occhio del cantautore, fisso come d'abitudine sull'agire umano, è in grado di raccontare momenti di pura evasione dalla realtà. Non traggano in inganno le colorate armonie di A Fine Mese, singolo prescelto per far breccia nell'airplay radiofonico, né il rock'n'roll meticcio de La Cinese E L'Italiano (Storia Di Fuga E Rock'n'Roll) o, addirittura, l'immaginario soliloquio di Ma Che Ne So (A Piero Ciampi), scattante come le migliori prove di Max Gazzé; l'essenza di BENE. risiede altrove. È nell'addio metropolitano per pianoforte voce di Tu E Io, commovente e melanconica love song "rubata" a Tricarico; sgomita, borbotta ed emerge in Cuore Ermetico, su quell'ideale crinale che pare si dividano inconsapevolmente fra loro Gino De Crescenzo (alla cui voce nasale il nostro pensiero corre in continuazione) e Andrea Bove. Trova ampio respiro nella cervantesca avventura narrata con Il Bacio Del Ladro e si fa gioco popolare nella filastrocca no global di Dov'è Finito Il Mondo?. Poi a un certo punto, sul far della sera, Carmine, stanco dei rumori della città, sale su in collina, si siede e con lo sguardo rivolto al cielo stellato, le braccia strette attorno alle ginocchia, guarda un po' più in là. Nascono qui la riedizione minimalista de L'Astronomo e soprattutto la poesia universale di Case Popolari, storia fra le storie, ricordo di ricordi che crediamo piacerebbe assai a Niccolò Fabi. C'è ancora tempo per un ultimo, forse inatteso, viaggio. Giorno Dopo Giorno chiude infatti un disco che acquisterà ulteriore spessore dal vivo, con una coda strumentale fra psichedelia e delicato space rock. A frantumare il guscio delle perplessità per questo mix di generi potrebbe bastare uno schiaccianoci. Torchia ce ne offre addirittura due. Anche gli scettici sono serviti. 

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