martedì 26 giugno 2012

in concerto

25-06-2012
- EMILIA: LIVE @ Stadio Dall'Ara -
Bologna (BO)

Afa e sole cocente. Così è Bologna oggi. Fa caldo e splendono ancora le luci basse del tramonto sulla città quando le prime note de Il Suono Della Domenica si diffondono nello stadio Dall'Ara propagandosi in simultanea nell'etere della diretta tv. Sono le 21:20. Le prime parole pronunciate dietro le quinte da Fabrizio Frizzi, presentatore ufficiale della serata trasmessa su Rai 1 per la regia di Sergio Colabona con la scenografia di Marco Calzavara, ricordano come "siamo gente abituata a combattere da sempre. Con la natura, la fabbrica, con la nebbia. Abbiamo un carattere sanguigno e terragneo per questo sapremo risorgere anche da questa catastrofe." Un ritratto fiero dello spirito della gente d'Emilia che si materializza all'istante nel volto inconfondibile di Zucchero Fornaciari, primo protagonista di Emilia Live, il concertone di questa fine giugno 2012 fortemente voluto da Beppe Carletti dei Nomadi, e capace di incantare con le note di uno fra i brani migliori della sua ultima produzione. Sono i controcori preregistrati dello stesso Sugar la nota stonata di questa apertura, ma il pubblico pare giustamente non prestare particolare attenzione a questo dettaglio anche perché, di lì a poco, sono le scatenate note di X Colpa Di Chi a irrompere sulla scena, scaldando i 40.000 accorsi allo stadio di Bologna. L'arrangiamento sempre trascinante del brano amplifica la carica di energia e sensualità padana sottolineate dalla sezione fiati. Chiusura con il solo di Mario Schilirò e le rullate di Adriano Molinari. "Grazie mille! Ciao Bologna: che Dio vi benedica! God Bless you all! Sempre!" Adelmo cede il palco al prossimo artista con un invito consolatorio e speranzoso insieme: "...don't cry Emilia, don't cry!"

Tra i nomi più attesi della serata,
Francesco Guccini si presenta on stage. Emozioni? "Provo a non averne. Vediamo se riusciamo. (...) Speriamo di accontentare tutti." E sull'arpeggio classico di Juan "Flaco" Biondini prende forma il malinconico racconto de Il Vecchio E Il Bambino. Il Maestrone, ringraziati e congedati parte dei suoi musicisti abituali, viene raggiunto da Caterina Caselli, tornata su di un palco dopo addirittura quarantadue anni, per un duetto che sulla carta promette scintille. La scelta dei due artisti è ricaduta infatti su Per Fare Un Uomo, esemplare ballata sulla vita scritta dal cantautore di Pavana nel lontano 1967, portata poi al successo dai Nomadi di Augusto Daolio ed interpretata pure dall'ex casco d'oro della canzone italiana in quegli stessi anni. Questa sera la quadratura del cerchio viene impreziosita dall'attesa e rinnovata collaborazione, almeno in sede live, tra Guccini e l'amico Carletti che, seduto al pianoforte, porta con sé il violinista Sergio Reggioli. Al basso c'è Pier Mingotti; all'acustica Flaco Biondini.

L'insolito sestetto dura lo spazio di una canzone; la Caselli, ancora in evidente fase di rodaggio, si avventura, sbarazzina ed emozionata come una debuttante, in una rilettura per pianoforte e violino della classica
Insieme A Te Non Ci Sto Più raccogliendo gli applausi di tutti. Spetta a Guccini, richiamato sul palco da Frizzi per i saluti, presentare Ligabue. Abituato da tempo alla dimensione stadio, il rocker di Correggio si propone in solitaria, sicuro e a suo agio, armato semplicemente di una Gibson SJ acustica, per Il Giorno Di Dolore Che Uno Ha e Il Meglio Deve Ancora Venire. Lo stadio canta con una sola voce. Carletti torna sotto i riflettori per raccontare brevemente le tre settimane nelle quali la macchina organizzativa s'è mossa e ha permesso la realizzazione del concerto di questa sera. Significativo il fatto che a settembre (sabato 22 per l'esattezza) spetterà proprio a Ligabue fare gli onori di casa, questa volta nella "sua" Campovolo, per un seconda kermesse canora in favore dei terremotati dell'Emilia. Altra sorpresa: Raffaella Carrà!

Bolognese DOCG, la Raffa nazionale si rivolge risoluta ai potenti dell'Italia ("Voi dovete per favore, per favore, alleviare questa burocrazia tremenda nei confronti dell'Emilia e dovete mettere in atto subito, vi prego, subito, tutti i piani d'azione che avete pensato") prima di lanciarsi nella scatenata Rumore. Dopo aver ricordato le recenti visite sui luoghi del disastro del Presidente della Repubblica Napolitano e del Dalai Lama, oltre a quella imminente di Papa Benedetto XVI, Frizzi lascia spazio ai Nomadi, band promotrice di Emilia: Live. Per molti telespettatori Cristiano Turato è ancora, a quattro mesi dal suo debutto, il volto e la voce nuova, da ascoltare e con la quale prendere confidenza. La scelta di Carletti e soci (affiancati dalle coriste Cristina Montanari e Monica Magnani) di affidarsi a Io Voglio Vivere e all'immancabile Io Vagabondo, ennesimo sing along della serata, confermano le buone impressioni avute sulla tenuta del cantante patavino, sempre grintoso e sempre più a proprio agio sul palco.

Daniele Bergonzoni, per una volta più affabulatore che surreale, riversa una funambolica pioggia di parole nella sua lettera-monologo rivolta alla Terra con l'augurio conclusivo di una nuova alba perché "il buongiorno si vede dal mattone. Costruiamoci!".
E mentre Frizzi ricorda a scanso di equivoci che tutti gli artisti coinvolti questa sera si stanno esibendo senza ricevere compenso, ecco prepararsi gli Stadio. In formazione allargata a ben sette elementi, la band emiliana attacca con Sorprendimi, forse non uno dei brani maggiormente rappresentativi pescato dal loro vasto repertorio, ma dall'alto coinvolgimento emotivo sulla platea di questa sera che infatti risponde compatta agli inviti di Gaetano Curreri ad aprire le ali. Per l'inno Chiedi Chi Erano I Beatles, che sfumerà sul finale in Hey Jude, gli Stadio vengono raggiunti pure da Gianni Morandi, reduce da un leggero infortunio al costato che inizialmente ne aveva messo in dubbio la presenza, ma perfettamente ristabilitosi per omaggiare l'Emilia e un caro amico comune.

Sui maxischermi allestiti ai lati del palco compare infatti l'immagine di Lucio Dalla, compagno fraterno di Morandi e molto più che un mentore per la formazione di Curreri ai tempi dei loro esordi per l'affermazione nel panorama della musica che conta. Piazza Grande è il giusto atto di riconoscenza nei suoi confronti. Morandi non si trattiene poi di intonare acappella una strofa di C'era Un Ragazzo Che Come Me Amava I Beatles E I Rolling Stones seguito ça va sans dire da curve, tribune e distinti del Dall'Ara. Una menzione all'asta pro terremotati istituita dal team Ferrari che ha fruttato 1.800.000 euro e breve collegamento con Cracovia da Casa Italia, ritiro della Nazionale Italiana di calcio impegnata nell'Europeo di Polonia e Ucraina. Alle 22:45 è il turno di Filippo Neviani da Sassuolo, in arte Nek, che al basso presenta la doppietta Lascia Che Io Sia (Daniele Ronda osserva da casa) e E Da Qui (Alex Baroni sorride dal Cielo) con Chicco Gussoni alla chitarra solista e leader della backing band che lo accompagna.

Inaspettato l'intervento parlato del bolognese Alberto Tomba, forse eccessivamente euforico, e del castelnovese Giuliano Razzoli. A 60' dalla mezzanotte spetta a Samuele Bersani comparire con i suoi musicisti, prima raccolto nella sempre strepitosa Giudizi Universali, fin qui il momento più intenso della serata, poi intento a raccontare la commozione dei colleghi dietro alle quinte e infine, con un energico arrangiamento rock, pronto a chiudere il suo quarto d'ora di intervento con la ritmata Chicco E Spillo, dedicata oggi più che mai al suo scopritore, al suo maestro Lucio Dalla che permise anche a lui di intraprendere il mestiere di cantautore ormai vent'anni orsono. Sul palco è il momento di Vasco Errani e Beppe Carletti. Qualche fischio per la verità all'indirizzo del Presidente della giunta regionale dell'Emilia-Romagna, presto dimenticato grazie anche agli applausi rivolti allo stesso Commissario speciale per la ricostruzione e al leader dei Nomadi al momento della comunicazione dell'incasso della serata: 1.097.190 euro per un totale di 36.573 paganti.

Un parziale risultato arriva pure dalle donazioni fatte via
sms al numero 45500: 750.000 euro. Con Un Giorno Migliore spetta a Paolo Belli e alla sua Big Band dare un tocco di swing al proseguimento della serata. L'ex cantante de I Ladri Di Biciclette, cittadino di Carpi, di recente in visita alle tendopoli, ricorda sì il danno materiale provocato dal terremoto, ma soprattutto quello psicologico provocato dalle oltre 1500 scosse che hanno fatto tremare la sua terra al confine tra Lombardia ed Emilia Romagna nell'ultimo mese e mezzo.
Supportato da cinque ragazzi appassionati di musica e finiti nelle scorse settimane tra le decine di migliaia di sfollati, Belli affida all'R&B inedito, ma di stampo jannacciano, intitolato Noi Cantiamo Ancora (Com'è... Com'è) regalare nuovi brividi, questa volta positivi, ai carneadi Sara, Tiziana, Yoel, Fabio e Samantha. Sulle note di Gocce Di Memoria, tocca a Fabrizio Frizzi dare il suo contributo con una lettura scritta di proprio pugno da Michele Serra. Nuove emozioni in musica con Luca Carboni.

E se la preparazione del suo set risulta più lunga del previsto, torna tuttavia utile per mandare un saluto alla sorella di Big Luciano Gabriella, presente in tribuna con regolare biglietto, a testimoniare la vicinanza della famiglia Pavarotti. Silvia Lo Sai e Mi Ami Davvero in versione unplugged, ma accorciate rispetto alle versioni in studio, sono ottime scelte, ma sulla seconda Carboni pare leggermente in debito di ossigeno. Un terzo brano come Mare, Mare conferma il calo di voce dell'artista e le sue inattese difficoltà. È comunque sulle note dei suoi successi che viene toccata quota 1.000.000 di euro con gli sms da casa. Sulle transenne delle macerie della torre di Finale Emilia, simbolo del disastro, una pia mano ha voluto affiggere un messaggio. "Grazie torre che hai sfiorato le nostre case. Certo, non sei riuscita ad evitare alcune macchine, ma non ci hai fatto del male. Sei stata con noi per anni, ci hai fatto sentire ogni ora i tuoi rintocchi; alla notte alcuni di noi ti hanno detto anche brutte cose. Ma non erano rivolte a te, bensì alla campana che ora rimpiangiamo.

Ti chiediamo ora, ancora una volta, un favore grossissimo: lasciaci passare e lasciaci lavorare, e appena saremo tutti ripartiti e ritornati nelle nostre case faremo di tutto per rimetterti in piedi più forte e più bella di prima. Arrivederci torre. I tuoi vicini.
" Urla femminili annunciano Cesare Cremonini. Da solo, al pianoforte, l'ormai maturo cantautore bolognese brilla di luce propria nella versione stripped down di Mondo. Se il pensiero corre all'Elton John dei primi stratosferici successi, il nuovo tributo a Dalla ne conferma le potenzialità, affidando a L'Anno Che Verrà il duetto con l'applauditissima Laura Pausini, dark lady e terza regina della serata dopo la Caselli e la Carrà. Non un secondo brano per l'interprete di Solarolo, ma spazio ad un prezioso contributo filmato riguardante la chiesa di Mirabello. Ancora musica dopo una citazione di Edmondo Berselli: l'anima blues e soul di un grintoso Andrea Mingardi, classe 1940 e a capo di una band di ben dieci elementi, esce con tutto il suo entusiasmo e la sua passione dalle note di Con Un Amico Vicino, With A Little Help From My Friends e la storica È La Musica.

Torna Carletti per un abbraccio ideale esteso a tutti quanti si trovano al Dall'Ara di Bologna questa sera e verso coloro i quali seguono la diretta alla tv su Rai 1: una prova di affetto e amore che ha portato al momento con i soli sms la ragguardevole cifra di 1.258.000 euro. Ora, al centro del palco, trova spazio, anche lui proveniente da Correggio, il flautista classico Andrea Griminelli che accompagnato dal pianista Matt Herskowitz esegue un medley capace di unire l'Ave Maria di Joseph Bonnet a quella di Franz Schubert. Sono da poco passate le 00:30 quando assistiamo alla reunion one-night-only fra Modena City Ramblers e Cisco per due estratti provenienti dall'ultimo album in studio composto insieme quasi dieci anni fa: Viva La Vida e I Cento Passi vedono Stefano Bellotti e Davide Morandi spartirsi equamente le parole infuocate del combat folk militante della band mentre la band si destreggia abilmente tra rock e influenze irish. Siamo in dirittura di arrivo.

Dopo i ringraziamenti di rito, accanto all'impeccabile Fabrizio Frizzi, vero erede di Pippo Baudo, ecco comparire per un'ultima volta Beppe Carletti, ancora prodigo di ringraziamenti per la generosa presenza degli astanti e per la solidarietà tributata da casa: i 2.500.000 di euro raccolti sono così destinati a finire in un fondo regionale a favore della causa. Al comitato di indirizzo composto da membri della Regione, dagli artisti stessi e dai rappresentanti delle aziende partecipanti all'evento spetterà il compito di attivarsi perché il denaro arrivi celermente a destinazione. Il gran finale spetta quasi di diritto ai Nomadi: sulle note della gucciniana Dio È Morto, affidata alla voce del bassista Massimo Vecchi, si chiude in rock la lunga kermesse voluta dagli artisti emiliani in aiuto e soccorso della propria terra. Sono le 00:50. Nel fade out televisivo si mescolano le grida del pubblico scandire "Au-gu-sto! Au-gu-sto!" e un conclusivo "Sempre...Nomadi!". Missione compiuta. Prossimo appuntamento sabato 22 settembre, Campovolo.


Andrea Barbaglia '12

le immagini pubblicate sono tratte dalla diretta di RAI1

sabato 23 giugno 2012

21-06-2012
- LUCA MILANI live @ SpazioMusica -
Pavia (PV)

Corre l'anno 1986. A Pavia, in via Faruffini, al numero 5, Bruno Morani e sua moglie Daniela Bonanni inaugurano a pochi passi in linea d'aria dal ponte coperto un locale che vuole essere prima di tutto centro di incontro e di scambio culturale per i giovani, universitari e non, che ogni anno popolano il capoluogo lombardo sorto sulle sponde del Ticino, sede universitaria tra le più antiche d'Italia. Per veicolare questa finalità la coppia, conosciutasi una decina di anni prima a Trasaghis nei gruppi di soccorso per il terremoto in Friuli, si affida a un mezzo che da sempre è in grado di aggregare e unire gente di ogni età, razza, colore, censo e religione. La Musica diventa il collante e il cuore pulsante di un'attività frenetica, ma sempre a misura d'uomo, che non conosce soste neanche nei momenti più dolorosi come la scomparsa prematura dello stesso Bruno avvenuta nel 2002. Così, volendo parafrasare il grande Augusto Daolio, anche in questa occasione l'albero, cadendo, ha saputo spargere i suoi semi e nel corso del penultimo weekend di giugno, dopo aver celebrato alla grande negli spazi del castello visconteo il venticinquesimo del locale trecentosessantacinque giorni prima, ecco festeggiare nel cortile antistante SpazioMusica un nuovo compleanno, nel solo modo confacente alla tradizione del locale; dunque, a suon di musica. Scegliamo di presenziare alla sera dell'inaugurazione della quattro giorni organizzata dal club pavese per tornare ad ascoltare un musicista precedentemente visto sempre su questo stesso palco in occasione di un clamoroso quanto annunciato sold out del locale, quello realizzato per mano di Dente nell'inverno scorso, in supporto al suo ultimo lavoro.

Ad aprire la danze della serata ci aveva pensato infatti l'ex cantante dei File, al secolo Luca Milani che nella sua miscela di folk acustico e Americana era stato in grado di offrire ai più attenti una prestazione di buona fattura, capace di non sfigurare di fronte all'atteso headliner. Da allora Milani ha riformato per qualche data estemporanea i File, ha proseguito, da attento ascoltatore qual è, a captare onde buone provenienti da Oltreoceano e ha continuato nella stesura di un nuovo album solista atteso nei prossimi mesi. La data odierna a SpazioMusica è una tappa imprescindibile per sostenere la causa del locale e per promozionare all'interno della manifestazione il rilascio di una compilation dedicata a Michael Jackson, promossa
dagli affiliati del Downtown Studio, alla quale lo stesso musicista milanese ha preso parte. C'è già una buona affluenza di pubblico all'esterno del locale quando dal palco interno scendono gli Horizon Line. Milani è al bancone in attesa del suo set. La cappa di caldo umido che si respira tra le mura è solo in parte mitigata dai tre ventilatori sistemati tatticamente nella sala principale dallo staff del locale per ovviare al problema; di certo una collocazione del festival presso i non lontani Giardini Malaspina, come in origine si era pianificato, avrebbe favorito una location al tempo stesso prestigiosa, non meno funzionale, ma dalle indubbie "migliorie climatiche". Tant'è: messesi di mezzo le istituzioni ("dopo aver promesso mari e monti in campagna elettorale" - fanno sapere da SpazioMusica - "hanno incredibilmente ancora una volta deluso le aspettative dei loro cittadini, elettori e non, decidendo di destinare l’uso dei Giardini ad altro") tutto è andato aramengo.

Ormai Luca Milani è già on stage e, accompagnato come sempre da chitarra acustica e armonica, lascia fluire le note della solitaria
Bandit di fronte a uno sparuto gruppetto di ascoltatori. Che tuttavia cresce man mano che l'esibizione avanza e nonostante il caldo sempre più opprimente in sala. Già sulla successiva Scars And Tattoos, ritratto autobiografico scarno e intimista proveniente dall'ep omonimo del 2010, i posti a sedere sono pressoché completi e qualcuno canticchia accanto a noi mentre Milani, visibilmente accaldato sotto il suo panama d'ordinanza, scruta attentamente il pubblico tra una strofa e l'altra, ondeggiando a tempo intorno al microfono, sempre più calato nella parte di acuto folksinger padano. La barricadera cover di I Fought The Law, oltre a rivelare il mai sopito amore per un certo punk di qualità, è il diritto neanche tanto velato di critica esercitato da Milani che intelligentemente torna da par suo sulla questione dei permessi non concessi dall'amministrazione provinciale per l'uso di un ambiente un po' più estivo in occasione del Festival. La metamorfosi acustica del classico dei Clash, che raccoglie ampi consensi, prelude al primo (e unico) singolo tratto da SIN TRAIN, l'esordio su lunga distanza uscito l'anno scorso per Black Nutria e colpevolmente passato un poco in sordina anche fra gli amanti del genere.

Old August Sun con il suo carico di disillusioni e malinconia è springsteeniana metafora descrittiva incentrata sulla perdita dell'innocenza, tra ricordi di passati amori e promesse fatte con convinzione e testardaggine un giorno di tanto tempo fa che ora, nell'alternanza delle stagioni della vita, paiono solo sciocche e irrealizzabili. Tocca alla rivisitazione unplugged di The Girl Is Mine, al momento ultima registrazione in studio rilasciata dal Nostro sul cd tributo a Michael Jackson
WANNA BE STARTIN' SOMETHIN', mantenere alta l'attenzione; peccato per qualche stonatura, ma l'umidità è implacabile e anche i più preparati possono risentire delle non perfette condizioni climatiche in cui ci si trova a performare questa sera. Quasi al termine dell'esibizione ecco un'altra sorpresa. È un inedito tratto dalle session del futuro album in preparazione. Nell'attesa che venga sciolto il dubbio se intitolarlo L.F.R. oppure Lost ciò che ascoltiamo è un aspro rock'roll assai ritmato e incalzante, con qualche influenza post grunge che rimanda a quegli stessi File coi quali Milani si fece conoscere negli anni passati. Ovviamente, in questo caso, de-pluggati. Tra i chiaroscuri della sua voce, indolente e gutturale, emerge infine una figura di donna inquieta e angosciata. La chiusura spetta infatti a Mandy, con i suoi ricordi e la sua storia, con il rimpianto e le sue preghiere per quell'amore ormai svanito, viscerale e unico. Sono gli applausi a indicarci di essere arrivati al termine dell'esibizione. Raro esempio di storyteller italiano dalla grande comunicativa lirica attinta principalmente dalla Beat Generation, Luca Milani si muove con disinvoltura tra ribellione e romanticismo on the road, polverosi frammenti e battiti di vita. Vissuti o inventati poco importa. La magia vive anche di questi equivoci.

Andrea Barbaglia '12

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/lucamilanimusic e qui: http://twitter.com/lucamilani

mercoledì 6 giugno 2012

25 Giugno 2012 
live @ stadio Dall'Ara,
Bologna (BO)
- EMILIA: LIVE -
concerto per l'Emilia

LIGABUE, ZUCCHERO, LAURA PAUSINI, FRANCESCO GUCCINI, CATERINA CASELLI, GIANNI MORANDI, CESARE CREMONINI, SAMUELE BERSANI, LUCA CARBONI, NEK, PAOLO BELLI, MODENA CITY RAMBLERS con CISCO, NOMADI, STADIO, ANDREA MINGARDI, ANDREA GRIMINELLI

Da Emiliani per gli Emiliani, musica e solidarietà a favore delle popolazioni colpite dal terremoto





L’idea nasce dal cuore di tanti operatori dello spettacolo, prima di tutti Beppe Carletti leader della band Nomadi, che dopo il sisma del 20 maggio ha contattato gli artisti amici emiliani. Si è messo in moto un tam tam di telefonate e di passaparola che hanno portano nel giro di poche ore a costituire un cast prestigioso con le voci migliori del panorama musicale italiano. Ogni artista parteciperà a titolo gratuito senza percepire nessuna forma di compenso né rimborso.

Parallelamente, gli associati emiliani di Assomusica (l'associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo) si sono mobilitati per organizzare l’evento mettendo a disposizione gratuitamente la loro opera, le loro conoscenze, le strutture ed il personale.

La Regione Emilia Romagna, attraverso il consigliere promotore dell’iniziativa Marco Barbieri, è da subito in prima linea per ottimizzare e per coordinare i vari settori dell’organizzazione.

La scelta del luogo è obbligata: Bologna, capoluogo della regione. Per prestigio, centralità e capienza, tutti si pensa allo Stadio Dall’Ara. Il Presidente Albano Guaraldi: “Il Bologna Football Club 1909 è lieto ed orgoglioso di mettere a disposizione di questo concerto di solidarietà lo Stadio Dall’Ara e i rapporti con i nostri sponsor, al fine di raccogliere la più alta cifra possibile da dedicare interamente alle terre e ai cittadini colpiti dal sisma”.

Radio Bruno, l’emittente più ascoltata in regione, appena apprende dell’iniziativa si mette a disposizione per sostenere la campagna di comunicazione, diffondendo tramite i suoi canali il messaggio di solidarietà. Nei giorni successivi ai terremoti del 20 e 29 maggio Radio Bruno ha effettuato dirette no stop di intere giornate dando spazio agli ascoltatori colpiti dal sisma, informandoli in tempo reale sulle situazioni di criticità e sulla necessità di aiuto, mettendoli in contatto con chi si trovava nella possibilità di fornire sostegno. L’apporto fondamentale di Radio Bruno, emittente della regione vicina ai terremotati, non pregiudica la partecipazione di altre emittenti regionali che vorranno condividere l’iniziativa ed i messaggi promozionali.

“Concerto per l’Emilia" è un collettivo di Emiliani, formato da artisti, agenzie ed enti, che si stringono al cuore dell’Emilia più colpita e danneggiata per farla rialzare e ripartire quanto prima. Artisti e personale tecnico specializzato non percepiranno alcun compenso né rimborso. Gli allestimenti saranno importanti, in sintonia con il grande evento e con la caratura degli artisti che vi prenderanno parte.

I costi di produzione saranno ridotti al minimo, grazie all’apporto gratuito di persone, strutture e servizi. L’estrema riduzione dei costi di produzione consentirà di devolvere l’intero incasso della biglietteria – eventualmente dedotti gli oneri della Siae – in un fondo della Regione, per la destinazione integrale alle finalità di solidarietà e ricostruzione. Sarà fondamentale il ruolo delle aziende del territorio e non per far fronte a costi di produzione che si dovranno sostenere per realizzare l’evento, affinché nulla venga sottratto dalla vendita dei biglietti (ad eccezione degli oneri Siae). L’Emilia ha un grande tessuto produttivo di imprese di piccole medie e grandi dimensioni, “Concerto per l’Emilia” costituisce per loro e per tutte le aziende italiane la possibilità di compiere un atto concreto di solidarietà per le persone colpite dal sisma ma anche per le realtà produttive danneggiate, partecipando al concerto con una donazione , con una fornitura di servizi, prodotti, acquisto di biglietti e qualsiasi altra forma di collaborazione. Joydis a titolo totalmente gratuito ha l’incarico di agevolare e coordinare le aziende che lo vorranno.

Joydis Via F. Dotti 14/A Bologna Tel 051 6142568. Altresì, per ogni liberalità, singoli e privati potranno contattare Assomusica Via di Villa Patrizi 10 Roma Tel 06 88473374

Anche TicketOne S.p.A. sostiene l’iniziativa a favore della popolazione emiliana colpita dal terremoto rinunciando al proprio corrispettivo per l'attività di prevendita su tutti i propri canali di vendita: Internet, Call Center e Punti Vendita.

domenica 3 giugno 2012

DAPARTE IN FOLK

DAPARTE IN FOLK
Daniele Ronda & Folklub
- JM Production - 2011

C'è aria di festa in casa Ronda. Una grande festa comunitaria, popolare, aperta a tutti, in cui ognuno porta il suo contributo per far sì che non manchino mai il buonumore e la speranza anche nei momenti meno solari della vita, alla luce di quella saggezza contadina delle origini verso cui il disco tende. Il folk della Bassa piacentina, tra tigelle, gnocco fritto e fiaschetti di Gutturnio, ha il volto del giovane Daniele Ronda, ragazzone dal carattere buono, prestato in passato al songwriting altrui e ora riconvertito alle tradizioni rassicuranti della sua terra. Un richiamo che non poteva restare inascoltato, ammaliante e fascinoso come le donne della sua provincia, accogliente e confortante come i prodotti del suo territorio. Eppure la genesi di DAPARTE IN FOLK risale ad almeno un paio di anni prima questa pubblicazione, quando l'uscita di un mini cd quasi omonimo, ma dal taglio pop-rock cercava di trovare una sua collocazione all'interno del panorama musicale italiano. Tentativo non andato particolarmente a buon fine in termine di numeri, ma assai utile per raggiungere la dimensione folk di oggi. Ronda, probabilmente anche ben consigliato, cambia veste alle sue canzoni, rinnova il look e, cedendo alle avances delle ruspanti origini di casa sua, si ritaglia uno spazio nel cantautorato folk. L'edulcorato autore di Nek che compariva di bianco vestito sulla copertina del mini DAPARTE dà un taglio deciso al passato, trova nuovi mentori musicali, si pone sulla scia di sonorità più sanguigne, andando a nobilitare il dialetto come lingua per alcune liriche. Ben più di un nuovo inizio, dunque; piuttosto una nuova direzione, percorsa avvalendosi di nuovi collaboratori più in sintonia con l'attuale proposta. Dopo essere stato supportato infatti nel passato anche in sede live dalla sezione ritmica degli Sharks (Fabrizio Palermo-Andrea Gè) e con il contributo di Tiziano Giampieri alla chitarra (in ultima analisi ¾ degli attuali Queenmania), è oggi il turno di una vera e propria banda, allargata fino a sette elementi, con Sandro Allario alla fisa e Carlo Raviola al basso punti fermi del nuovo ensemble. Un saggio del nuovo corso arriva fin dalle prime note di La Nev E 'L Sul o, se preferite, La Neve E Il Sole, caratterizzata da slide e mandolino ad opera di Cristian Rocco. In realtà dalla precedente esperienza musicale di Daniele il Folklub recupera ben quattro delle cinque canzoni presenti sull'ep di cui sopra, prima fra tutte Lo So, Sei Tu, scritta in collaborazione con il paroliere Antonello De Sanctis, ora ribattezzata Figli Di Chernobyl e rivisitata con il prestigioso contributo vocale di Danilo Sacco in favore dell'associazione Soleterre. Ora credo, 'M L'Ävan Ditt e L'Equilibrio (Ninna Nanna Per Nicole) sono gli altri episodi del passato rivisitati in chiave folk, abito musicale in grado di accentuare di ciascuna ora la determinazione, ora la malinconia, ora la disillusione. Qualità queste che caratterizzano pure le altre composizioni del cd, spaziando dall'irrequietezza fedifraga di Cara, passando per i ritmi in levare di Polvere E Sabbia, fino allo spleen notturno de Il Vento, straordinario gioiello posto quasi in chiusura di album e che potrebbe tranquillamente reggersi solo su chitarra e voce. A far di nuovo danzare gli invitati ci pensa la festaiola Cenerentola, non a caso scelta come singolo apripista, mentre Davide Van De Sfroos è l'ospite perfetto in I Tre Corsari, riflessione sul tempo che passa fatta all'ombra del Duomo. Quarantacinque minuti che corrono veloci per tornare dopo tanto anonimo girovagare a casa, alla casa di un tempo. E non da figliol prodigo. Perché il cuore non è al centro, ma sta DAPARTE.

un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/daniele.rondacommunity

mercoledì 30 maggio 2012

CANTI BELLICOSI
I Cosi
- Cosmax Recordings - 2012

Sinceramente li avevamo dati per dispersi. Dopo un esordio che aveva convinto solo in parte, ma forti di una buona carica in sede live che ne aveva accentuato il lato rock'n'roll a discapito forse della componente beat, tornano oggi, dopo ben cinque anni da ACCADRÀ, I Cosi di Marco Carusino, già chitarrista del Morgan solista più convincente e leader de Le Sagome, come sempre supportato dal basso lineare di Antonio Mesisca, alter ego del frontman-chitarrista e figura chiave per il proseguimento di carriera del trio rimasto orfano di Stefano Aquino. C'è infatti una novità alla batteria. Deve sorprendere solamente in parte la scoperta che dietro le pelli della band segga ora Alessandro Deidda, batterista a pieno regime de Le Vibrazioni e amico di lungo corso della band; compagno di sala di registrazione in via Lombroso a Milano, navigato drummer capace attraverso la sua competenza e la sua unicità di far riscoprire il piacere di suonare in una band, Deidda entra nell'organico de I Cosi a fari spenti, ma garantendo maggiore dinamicità e potenza ai milanesi fin dalle prime uscite. Senza troppi clamori e forte delle esperienze fatte dal vivo, il trio si trova così a lavorare sul materiale confluito in CANTI BELLICOSI, album che lungo dieci episodi inediti, da un lato "indaga il tema dei conflitti che l’uomo coltiva con sé stesso, con la società e soprattutto con chi ama"; dall'altro riflette sul concetto di "bel canto, riportato ai giorni nostri". E se, come ci ricorda la band, di questi conflitti primordiali "la polvere da sparo sono i nostri pensieri", la miccia capace di innescare la detonazione ultima proviene spesso dall'incapacità degli autori di mettere a fuoco la poetica del Bello e del Buono nella Musica. Una recherche già affontata veementemente dai Marlene Kuntz qualche anno fa con quel manifesto programmatico che è Bellezza e proseguita col monumentale UNO. Qui I Cosi, su un substrato musicale sostanzialmente mutuato dagli Anni '60, sempre in equilibrio tra le radici dei grandi autori del passato e il desiderio mai sopito di novità, si avvicinano con rispetto alla tradizione cantautorale nostrana (Fotografia pare un inedito di Gino Paoli; Se Non un successo sanremese), mettendo ulteriormente a fuoco gli elementi già evidenziati con il disco di esordio e, al contempo, andando a riempire quei vuoti che ne avevano purtroppo "minato" la riuscita globale. Ci sono le raffinatezze formali di Universo, la precarietà dei sentimenti di Settimana  Enigmistica, gli stacchi power pop della nervosa Cose Nuove, le aperture mescalere della title track che rivela nelle sue corali armonie vocali una stretta comunanza con soluzioni in precedenza usate dal già citato Marco Castoldi, in arte Morgan. Romanticamore è una cavalcata spaghetti western rubata ai film di Sergio Leone se il grande regista romano si fosse occupato di commedia all'italiana; L'Assedio cita Piero Ciampi mentre su un ipnotico giro surf, tra slide guitar e Britpop, vengono esposte Le Ragioni Degli Altri. Chiude la notturna Quello Che So, dissolvenza cantautorale dalle garbate distorsioni lisergiche. Trenta minuti di rock sincero e senza pose; tanta melodia analogica in controtendenza ai suoni del momento. Per quanti credono che la Bellezza possa davvero salvare il mondo. Forse che ho sognato troppo l'altra notte?

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/icosi 

martedì 29 maggio 2012

SOLO

SOLO
Antonio "Rigo" Righetti
- Rigo Records - 2012

È la storia di un rocker dalla scorza dura, ma dal cuore sensibile. La storia di uomo sincero, appassionato, generoso. Un uomo che crede in ciò che fa, da sempre; che vive, respira, mastica il rock nella sua forma più pura, sia quando figura indispensabile per l'economia di un suono per altrui musicisti, ma che pian piano si fa sempre più riconoscibile al punto da diventare un tutt'uno con la sua persona, sia quando slegato da ogni altro vincolo contrattuale che non sia quello dell'onestà intellettuale verso le sue passioni. Un uomo in fuga solitaria. Un uomo solo e al comando dunque, giusto per parafrasare una metafora ciclistica da sempre in voga. Uno sport, il ciclismo, che del resto per anni è stato, e a certi livelli lo è ancora oggi, semplicemente sinonimo di fatica, costanza e impegno. Le stesse qualità che richiedono il rock'n'roll, il blues, il folk, quelli veri, quelli che hanno attraversato e attraversano mode e decenni, infischiandosene di luccicanti specchietti per le allodole e ammalianti, ma pur sempre effimeri canti di sirene. Antonio Righetti, per tutti Rigo, è parte integrante di questa lezione di vita che la Musica offre e condivide con chi è capace di darle fiducia; fin dai suoi esordi a metà anni '80 con i seminali Rocking Chairs di Graziano Romani sono bastate quattro corde in acciaio montate su un basso Fender per ottenere quel groove e quelle variazioni scarne, ma di buona fattura che ben si sarebbero apprezzate su più larga scala nel successivo periodo con Ligabue. Oggi quelle stesse vibrazioni, lasciate un po' per strada dal rocker di Correggio, rivivono qui, in questo quarto appuntamento solista per il bassista (e per l'occasione chitarrista) modenese, primo col cantato in italiano dopo la strepitosa sbornia strumentale del precedente PROFONDO BASSO. Su testi curati dalla giovane autrice napoletana Sara D, Rigo fonde il piacere di lasciar parlare la sua musica con parole nuove, in compagnia del compagno di tutta una vita artistica, quel Robby Pellati da cui pare non poter prescindere, coppia ritmica affiatata per amicizia e sintonia musicale. Cinque pezzi che sono fotografie, autoscatti nitidi di una condizione dell'anima, di un vivere altro, che trova nel viaggio la sua inconsapevole finalità, con una mèta che è come l'El Dorado: bramata, ambita, ma irraggiungibile. Si parte con il rock blues in levare di Non Puoi Cambiare, in cui le atmosfere rilassate provenienti dalla chitarra vengono contrappuntate da un basso corposo e di forte musicalità, che sgomita per accaparrarsi le luci della ribalta. La gentilissima voce di Elisabetta Gagliardi si accorda a quella più profonda e personale di Antonio nell'immarcescibile promessa amorosa di Noi così come nella title track Solo, episodio che rimanda ad un cantautorato più desertico e scarno, di forte matrice americana, arido e secco come il polveroso territorio spazzato dal vento torrido del West. È una terra di frontiera quella raccontata da Rigo, tra ricordo e oblio, tra amore e desiderio; anche Quante Volte con il suo piglio vigoroso non viene meno a questa vocazione. E se la conclusiva Sguardi è forse il brano più macchinoso del lotto nonostante l'apprezzabile apertura del ritornello, resta la certezza di aver tra le mani l'ennesima sfida di Righetti lanciata a sé stesso, nel tentativo di alzare una volta ancora l'asticella verso il nuovo traguardo. Perché, incisa e missata da Andrea Lepori, SOLO è pure la prima pubblicazione della sua casa discografica ad personam, la Rigo Records appunto, nata, come tutto ciò che riguarda il suo titolare, per passione e sentimento prima ancora che per profitto. E se tra i suoi mille impegni dovessimo perderlo di vista per qualche istante, sapremmo già dove rivolgere lo sguardo. Qualche metro più in là, su un palco, c'è una spia accesa e una nota di basso capace di farci vibrare lo stomaco.

venerdì 25 maggio 2012

in concerto

24-05-2012
- DANILO SACCO live @ Teatro tenda -
Osnago (LC)

Il fatidico giorno è così giunto. Sono passati cinque mesi quasi esatti dall'ultimo concerto tenuto da Danilo Sacco in compagnia dei suoi antichi compagni di viaggio, quei Nomadi capitanati da Beppe Carletti con cui ha girovagato e condiviso più volte i palchi di tutta Italia dal 1993 fino allo scorso dicembre. In questi cinque mesi il cantante astigiano, dopo un primo periodo di smarrimento e riflessione, ha lavorato duramente per allestire una band che potesse supportarlo nel suo nuovo percorso solista, fatto di nuove canzoni e sentiti omaggi a evergreen del patrimonio musicale italiano, rivitalizzato da una nuova linfa andata purtroppo affievolendosi negli ultimi tempi. Alle porte c'è addirittura un cd dal titolo esplicito, UN ALTRO ME, il primo ufficiale dopo la raccolta di pensieri e musiche andato sotto il nome de L'ORIZZONTE DEGLI EVENTI e uscito in sordina, inizialmente solo per gli iscritti ai suoi fanclub, sul finire del 2011. Oggi è l'occasione per testare live uomini e canzoni, forze e sentimenti, per provare a sé stesso e agli altri di esserci ancora, sempre determinante e a pieno regime, come ai bei tempi. Al termine delle affabulanti parole di Massimo Cotto, spetta a Pierluigi Giorgio, regista e attore teatrale molisano, far vivere come in una nemesi che fa il paio con l'introduzione recitata di Per Quando Noi Non Ci Saremo i primi istanti di questa nuova avventura, di questo nuovo percorso, di questa nuova porta spalancata sul destino. Dopo aver lasciato un suono con la band di Novellara per Danilo Sacco è giunto il momento di mostrare un lato inedito della sua musica e della sua anima, Un Altro Me (Ed Altri Guai) appunto, tra schitarrate rock degne della miglior tradizione d'Oltreoceano e influenze folk alle quali l'ex cantante della Comitiva Brambilla ha sempre guardato. "Filibustieri, pirati: benvenuti!!! Dio vi benedica!"

Pugno alzato al cielo e grinta da vendere per questa opener collaudata già in passato che vede affiancarsi alla certezza della Telecaster di Valerio Giambelli, ora in pianta stabile nella band di Sacco dopo essere fuoriuscito dagli Statuto, la gradita novità della fisarmonica di Andrea Mei, storico terzo membro dei Gang e già collaboratore degli stessi Nomadi in sede di composizione nei successi più recenti. Un tappeto di tastiere, proprio appannaggio del polistrumentista marchigiano, annuncia un altro inedito. Il ritmato mid tempo
Aprimi è accolto con attenzione dal pubblico accorso in Brianza fin dal tardo pomeriggio; nella vicenda dell'ingranaggio stabile, senza comandi, senza perché c'è chi vede un autoritratto del cantante, intento a esprimere in musica note autobiografiche legate alle ultime vicissitudini nomadi; di certo è una occasione per scaldare i motori, supportato dal basso di Antonio "Rigo" Righetti, la roccia angolare su cui Ligabue costruì la fortuna di un album come BUON COMPLEANNO ELVIS dopo la separazione con i ClanDestino, nel secondo tempo della sua carriera. Cane, presentata come "una canzone per la casta" ha il tiro giusto per fare sfracelli dal vivo, grazie ad un ritornello accattivante di facile impatto e un ottimo lavoro ancora della sezione ritmica che pompa sangue ed energia mentre un tappeto di Hammond amalgama il tutto. A questo punto è inevitabile per Sacco il confronto con il suo passato più recente. Tra fiori tropicali e grida di dolcezza è tempo di Asia: molto più secca ed essenziale rispetto alle divagazioni progressive imbastite da Beppe Carletti e compagni anche per il drumming quadrato, ma in quest'occasione poco dinamico, di Tommi Graziani, la descrittiva visione di Francesco Guccini perde qualcosa nell'arrangiamento, ma guadagna in dinamismo con il basso di Righetti e le percussioni di Jean-Pierre Augusto Rodriguez Ugueto.

Soddisfatta una buona fetta di presenti, che si troverà, qui come anche in altre occasioni nel corso della serata, ad assistere ad una rievocazione ibrida di certi fasti nomadi seppur contestualizzati in un ambiente differente. Difficile chiedere a Sacco di essere totalmente altro se il proprio modo di vivere la musica e la vita è quello che abbiamo visto in vent'anni di carriera ad alti livelli, senza filtri e maschere. Ora si è "semplicemente" tentato di ricostruire, di ripartire da dove si era lasciato, con un bagaglio di esperienza sul campo davvero notevole, non più protetto dall'abbraccio immancabile della famiglia nomade, ma consapevole che il nuovo carico di responsabilità verrà pareggiato dalla possibilità di dare libero sfogo alle proprie inclinazioni. Danilo è così artefice del proprio destino, acrobata senza rete, uomo tra gli uomini. Quindi, innanzitutto, "voglio ringraziare tutti voi (...); perché ci avete dato una grande mano, perché siete qua, perché avete creduto in questo piccolo progetto che non esisteva, in realtà. In qualche mese abbiamo fatto cose davvero straordinarie, quindi grazie dal profondo del cuore. Grazie veramente. Questa è una canzone d'amore si chiama Non Ho Che Te; (...) concedetemelo, per una volta, vorrei dedicare questa canzone alla mia compagna che si chiama Chiara Stella. Grazie dal profondo perché quando qualcuno si è girato dall'altra parte tu c'eri e non mi hai lasciato solo." Così, con una emozionata dedica alla persona amata presente sotto al palco, prende vita la ballad che consegna alla serata i primi veri istanti da brividi per una sentita interpretazione tutta cuore e voce di un brano che pare avere fatto breccia all'istante sui circa 700 paganti della serata. Forse non un risultato clamoroso numericamente parlando, ma pur sempre una cifra di tutto riguardo per una data zero, infrasettimanale, che regalerà di lì a poco altre emozioni.

A salire sul palco è infatti un nome altisonante della tradizione folk rock italiana. Massimo Bubola si presta a duettare su una tripletta che inizialmente si pensa possa essere unplugged, per sole chitarre, voce e fisarmonica e che comprende
Il Cielo D'Irlanda, una fiera Fiume Sand Creek, con il finora in ombra Valerio Giambelli finalmente protagonista, e Dove Scendono Le Strade. Strette di mano, abbracci, sguardi e gesti di intesa: un intervento programmato che conserva il sapore della jam session quello con il sempre più pingue cantore veronese di storie sbagliate, amori e guerre. La scaletta si fa corposa. In risposta a quanti si erano domandati negli ultimi mesi cosa avrebbe fatto Danilo Sacco dopo aver lasciato i Nomadi arriva una sorprendentemente autobiografica A Muso Duro, canzone manifesto di Pierangelo Bertoli assai amata dal cantautore piemontese che, concentrato con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro, la fa totalmente sua perché "questa sera è un pretesto per suonare quello che abbiamo nel cuore." A ruota ecco allora Signora Bionda Dei Ciliegi, memorabile tributo all'inimitabile Ivan Graziani, vero rocker italico, sempre un passo avanti anche quando legato alla tradizione, geniale e creativo nella sua unicità. Istrionico. Estroso. Acuto. Genio assoluto. Canzone inedita che tratta il tema della rinascita è invece L'Aurora. Con Giambelli all'acustica il brano contenuto nel cd di prossima uscita parte lento, ma lungo il suo sviluppo vive di un crescendo naturale che consente a Sacco di sfoderare una interpretazione sincera e accorata con una serie di pregevoli acuti.

È in forma Danilo. E lo ribadisce con un inaspetto arrangiamento
rockeggiante de La Canzone Del Bambino Nel Vento (Auschwitz). La nuova versione del classico di Guccini si muove su territori cari al Ligabue di inizio millennio, lasciando sospese nel limbo di uno spazio ultraterreno le sempre attuali parole del testo. Inopportune e del tutto fuori luogo le "coreografie" di alcune spettatrici. Forse anche Sacco tende un poco a strafare con le note alte, sempre pulite e mai stonate sia chiaro; ma è solo un peccato veniale, comprensibile come lo è la foga del ragazzo nel voler dimostrare al mondo di essere al 100%: "Erano mesi che non sentivo questa bellissima cosa. Grazie. Erano mesi che mi veniva detto che non me la meritavo più. Erano mesi che pensavo "lasciateci salire su un palco e dimostreremo che forse non è proprio così". Grazie ancora." Una piccola pausa per riprendere fiato e spetta a Righetti avanzare a centro palco, innanzitutto per rivolgere un pensiero alle vittime del terremoto che ha colpito la popolazione dell'Emilia nella notte del 20 maggio; in seconda battuta per proporre Solo, il singolo di presentazione del suo omonimo ep, anch'esso in uscita ad inizio giugno. Rock blues senza fronzoli, che vede nello stiloso Valerio Giambelli il naturale partner strumentale per le scorribande sonore di impronta southern, la parentesi solista di Rigo, per la prima volta misuratosi con liriche in italiano, è viatico per il ritorno sul palco del vero frontman della band. Spalleggiato dal solo Andrea Mei al piano elettrico, per Sacco giunge il momento di dedicare il prossimo pezzo a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel ventesimo anniversario della strage di Capaci e a soli cinque giorni dall'attentato, di cui non è stata ancora chiarita la matrice, all'Istituto Professionale Statale per i Servizi Sociali di via Galanti a Brindisi, intitolato a Francesca Laura Morvillo Falcone, nel quale ha trovato la morte la sedicenne Melissa Bassi.

U
n'emozione che viene così concentrata in una canzone storica dei Nomadi: Non Dimenticarti Di Me è cantata all'unisono da tutti i presenti. Sacco, inizialmente sorpreso per l'affetto suscitato, riprende il controllo della situazione e, spingendo sulle note alte (rischiando quasi di steccare in un paio di punti per il comprensibile trasporto) sfodera un'interpretazione magistrale come da tempo non gli si sentiva fare.
Un pizzico di elettronica introduce la solenne Non Cammineremo Mai, primo singolo tratto da UN ALTRO ME, che vede il ritorno sul palco di tutta la band quasi a testimoniare, anche visivamente, il messaggio delle liriche cantate. Come nella miglior tradizione nomade giunge il momento di aprire un regalo recapitato sul palco; non più materiale didattico o viagra naturali, ma le iniziali "DKS", presente estemporaneo di alcuni ammiratori qualche istante prima che l'intensa e malinconica Mekong faccia la sua prima comparsa live, al pari di Io Mi Ricordo, analisi in rock sui bei tempi andati. Attraverso la scelta di suonare Un Giorno Credi si passa necessariamente dalle parti di Edoardo Bennato mentre, dedicata a tutti coloro che hanno fede, ecco l'esplosiva, e in qualche modo nietzscheana, Dinamite, robusto hard rock con gli Ac/Dc nella testa e nel cuore. Con La Mucura si cambia totalmente registro e sono i festosi ritmi sudamericani a farla da padrona con Jean-Pierre Rodriguez in estatico vortice sonoro. Siamo quasi a fine serata. Tocca a Non Ho Santi In Paradiso, primo inedito scritto per altri da Massimo Bubola dopo una pausa durata quasi venti anni (erano i tempi de Il Cielo D'Irlanda e l'interprete Fiorella Mannoia) a condurci a ridosso della mezzanotte. Forse un po' troppo simile da un punto di vista musicale a L'Eredità, quella che sarà l'undicesima traccia presente nel nuovo cd è motivo per Danilo Sacco di ringraziamento verso i suoi nuovi musicisti, per il percorso intrapreso insieme dopo essere stati loro ad avere scelto la sua voce. Non il contrario.

L'improvvisa apparizione in carne ed ossa della mascotte Mr.Free consente un altro momento di distrazione così come invece la seguente discesa dal palco di tutti quanti sembra uno dei più classici stop and go prima dei bis; tuttavia le disposizioni legate ai permessi diventano rigide dopo aver già concesso di sforare in precedenza per circa trenta minuti sulla tabella di marcia. I tre bis annunciati (una attesa Ala Bianca, l'immancabile Peter Gabriel di Biko e la classicissima Dio È Morto) restano così solamente parole vergate in nero sul bianco delle scalette presenti on stage, tanto quanto la cover di Tom Petty You Wreck Me e l'unico pezzo inedito a non aver ricevuto al momento l'investitura live, Io Non Lo So. Pazienza, ci saranno altre occasioni nell'immediato futuro. Nei minuti successivi è comunque assalto al gazebo allestito di fianco al palco per un incessante via vai di congratulazioni, a Sacco e alla band tutta, un po' dispiaciuti certo per il taglio finale, ma soddisfatti della performance nonostante qualche meccanismo comprensibilmente ancora da oliare. Quale il futuro artistico del Kakuen alla luce della serata odierna, dunque?
Siamo alla data zero; saranno la bontà delle sue musiche e dei suoi testi a fondarne il percorso, a decretarne il successo o l'insuccesso. Un primo album è ormai alle porte. Per intanto, l'abbiamo visto e constatato, una cosa è certa: parafrasando una vecchia canzone di qualche anno fa oggi Dani è più felice.
 
Andrea Barbaglia '12

un link al seguente post è presente qui: http://www.facebook.com/pages/Danilo-Sacco/166276663397623 

sabato 19 maggio 2012

LE STELLE: A VOYAGE ADRIFT
Incoming Cerebral Overdrive
- Supernatural Cat - 2012

Registrato da Lorenzo Stecconi presso il Locomotore Studio di Roma, il viaggio alla deriva nello spazio siderale più oscuro è condotto da un quintetto di pistoiesi esperti e temerari. Gli Incoming Cerebral Overdrive giunti al loro terzo lavoro discografico hanno una missione: narrare una immaginaria, oscura e solitaria peregrinazione negli abissi dell'universo. È stato ritrovato un diario, ma non possiamo sapere nulla più di quanto il suo autore abbia scritto al suo interno. Un esploratore dello spazio. Un aviatore solitario, un cacciatore abbandonato al suo destino. Da dove provenga è un mistero. Dove fosse diretto, un azzardo. Impossibile identificare i luoghi da lui esplorati, reali o immaginati che siano; inutile tentare di comprendere il significato profondo delle sue paure, delle sue sensazioni e del senso di frustrazione che emerge dalle sue parole. Persi i contatti con la sua terra, probabilmente disintegratasi anni luce fa, unico rimasto fra i suoi simili, il protagonista si avventura nella galassia, vagando tra le stelle più luminose dell'intero universo. Frammenti e schegge di vita vengono ricomposti più volte. Senza requie. Le malvagie voci di Polaris cullano con inquietudine l'ascoltatore, tra polvere di terra e ferro; Pherkad e la vicina Kochab costituiscono con Adhara la sintesi sonora dell'opprimente percorso celeste al quale stiamo partecipando. Da questo nucleo centrale di musiche si dipana infatti la spirale dei restanti episodi. Tra sludge, cavalcate lisergiche, distorsioni, incubi e claustrofobiche atmosfere alternative prendono il sopravvento alienanti voci effettate e massicce chitarre alt metal, tanto strutturate quanto cicliche e ripetitive (Betelgeuse). Il mix psichedelico di suoni interstellari si nutre di espressioni death e grind, annichilendo con soluzioni chitarristiche vicine ai System of a Down (l'opener Mirzam, la furiosa Bellatrix) e monumentali musiche progressive (la formidabile Rigel posta in chiusura a suggellare il tutto) capaci di contaminarsi all'uso dei synth, come ben evidenzia la pioggia di schegge meteoritiche sprigionate da Sirius B. Nel sistema binario di quest'ultima trova poi spazio l'alter ego Sirius che, come la sua compagna, disegna ed esaurisce la propria orbita all'interno di desolate praterie celesti, solcate e sferzate dai suoi ficcanti riff. Aperto a sempre nuovi orizzonti, il progetto I.C.O. vanta per l'occasione la partecipazione attiva in fase di composizione e registrazione di ⅔ degli Ufomammut, spiriti affini dal percorso indubbiamente similare. Solito plauso infine all'ottimo lavoro concepito dal Malleus Rock Art Lab che anche in questa occasione è stato in grado di realizzare una cover capace di unire il Simbolismo all'Art Nouveau, ancora più apprezzabile nell'elegante edizione del disco in vinile.

giovedì 17 maggio 2012

È PARTITO IL BANDO DI ROCKCONTEST 2012
UN’OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE PER LE GIOVANI BAND


E’ partito il bando 2012 del Rock Contest, il più longevo (24.a edizione) e importante concorso nazionale per gruppi emergenti. Sono molti gli artisti e le band che sono oggi in auge e che hanno calcato i palchi del Rock Contest di Controradio, dagli anni ‘80-‘90 (Roy Paci, Bandabardò, Irene Grandi, etc), agli ultimi dieci anni (Offlaga Disco Pax, Samuel Katarro, Denise, The Hacienda).

Lo scorso anno fu lanciato un appello di sostegno all’iniziativa che fu firmato da Subsonica, Irene Grandi, Piero Pelù, Roy Paci, Bandabardò, Cristina Donà, Baustelle, Manuel Agnelli & Afterhours, Verdena, Marlene Kuntz, Casinò Royale, Cisco, 99 Posse, Brunori SAS.

La partecipazione al bando è assolutamente gratuita e sono previsti rimborsi per i gruppi che provengono da fuori Toscana (l’iniziativa si svolge a Firenze). I premi sono finalizzati alla crescita professionale dei gruppi: promozione radiofonica attraverso il circuito Controradio Popolare Network, il web, i concerti in Italia, brani sul cd Rock Contest, giorni di studio di registrazione, promozione stampa (riviste musicali e siti web nazionali), distribuzione digitale dei CD dei gruppi tramite Audioglobe/Orchard, possibilità di produzione del CD d’esordio (Controradio/Audioglobe). Il Rock Contest è sicuramente un trampolino di lancio unico ed efficace per le giovani band italiane.

E’ presente anche quest‘anno il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone con testo in italiano. Figura di spicco del Rock Contest e storico Presidente di Giuria, è prematuramente scomparso due anni or sono. La scelta verrà effettuata da una giuria (lo scorso anno presieduta da Brunori Sas), sui brani dei 36 gruppi selezionati per la manifestazione.

Per Iscrizioni e Informazioni:

lunedì 14 maggio 2012

Con quattro album all'attivo i Nobraino si sono ritagliati la loro fetta di credibilità nell'ambito del rock d'autore. I testi ironici in italiano ed una veste live particolarmente festaiola li rende una band in aria di consacrazione nazionale. Presentano il nuovo cd DISCO D'ORO, un concentrato di brani folk rock, spaccati di vita quotidiana conditi di amarezza e ironia.

NOBRAINO
+ Peak Nick Dj Set

SABATO 19 MAGGIO
VINILE 45
via del Serpente, 45
zona Ind. Fornaci, Brescia
INFO: 335/5350615

INGRESSO riservato ai tesserati Arci 2012
con un contributo di 8 EURO.

Il primo lavoro discografico dei Nobraino è del 2006, THE BEST OF, nato per il canale indie, riscuote un ottimo successo, compreso il premio Imaie 2006 per il miglior album di esordio. Nel 2007 vede la luce LIVE AL VIDIA CLUB, un live insolito che raccoglie direttamente dal vivo le nuove idee del gruppo. Ma sono il 2008 e il 2009 gli anni più importanti per i Nobraino con oltre 200 date all'attivo e la vittoria di premi e riconoscimenti importanti. L’anno successivo si esibiscono su diversi palchi importanti: quello di Repubblica Roma Rock, del dopofestival di Sanremo 2010 in onda su Youdem TV e del Circolo degli Artisti di Roma, dove hanno presentato “La giacca di Ernesto”, il singolo che anticipa di un mese l’uscita del nuovo album, NO USA! NO UK!. Nel settembre 2011 i Nobraino si aggiudicano il premio speciale MEI “Miglior Tour dell’anno”, al Supersound di Faenza , e il Premio XL La Repubblica “Nuova Musica Italiana”.

Nel novembre 2011 sono poi al Teatro Ariston di Sanremo, ospiti del Premio Tenco mentre nel 2012 si esibiscono sul palco del Primo Maggio, con una performance energica ed originale che in poche ore spopola sul web.
Questo dopo che a marzo è uscito il loro ultimo e quarto lavoro: DISCO D'ORO. L’album è nato dall’incontro della band con Manuele “Max Stirner” Fusaroli che ne ha curato la produzione artistica, e deve il proprio titolo alla tradizione di storici album monocromatici. L’oro diventa metafora del bene rifugio, ma anche parodia del noto premio discografico e si presta a sfondo di un concentrato di brani folk rock che si appoggiano all’imponente timbro vocale del cantante Lorenzo Kruger. Racconti intonati che evidenziano ancor di più il profilo cantautorale del gruppo. L’artista interpreta con voce teatrale semplici spaccati di vita quotidiana conditi di amarezza e ironia.

sabato 12 maggio 2012

CATODICO PRATICANTE
Luca Urbani
- Discipline - 2011

Nel 1998 i Bluvertigo di Marco Castoldi e Andrea Fumagalli hanno pubblicato già da un anno il loro METALLO NON METALLO; Franco Battiato si è avvalso della collaborazione dello stesso Morgan per registrare le parti di basso che comporranno la sua sintetica GOMMALACCA e il frontman della band monzese è richiesto pure sotto la Mole per la realizzazione di DiscoLabirinto, futuro singolo di successo targato Subsonica. In primavera radio e tv si lasciano conquistare da un brano di elettronica indie-pop dall'appeal immediato, prodotto una volta ancora dall'allora deus ex machina dei Bluvertigo, ma composto, suonato e cantato da un singolare duo sempre di stanza a Monza, i quasi esordienti Soerba. I'm Happy, questo il titolo del pezzo, sarà nei mesi successivi il lasciapassare dei giovani Luca Urbani e Gabriele D'Amora tanto per entrare nei circuiti di rock alternativo quanto per bussare alle porte (che verranno aperte) di salotti più mainstream come il Festivalbar e il Festival di Sanremo. Novelli one hit wonder in salsa brianzola, i Soerba si scioglieranno nel 2003 e se mentre D'Amora continuerà a lavorare a fari spenti nell'industria discografica, Urbani proseguirà, tra le sue tante attività parallele, con una carriera solista che lo vedrà protagonista dell'ottimo esordio ELECTRODOMESTICO, ancora debitore delle sonorità tanto care alla band di origine, ma anche indirizzato verso soluzioni differenti, più dure e new wave (Il Mondo È Uno Slogan, Festa Borghese). A spingere ulteriormente sull'accelleratore della sperimentazione fatta di synth e programmazioni e ad affrancarsi da un certo sound delle origini ci pensa questo nuovo CATODICO PRATICANTE, prodotto, registrato ed arrangiato col compagno di etichetta Hellzapop, spesso asciugando suoni e ritmiche, aggiungendo qua e là elementi acustici che conferiscono una profondità nuova alle consuete rotondità elettroniche, non solo nei dieci episodi di cui si compone, ma anche nei passaggi ambient che fanno da raccordo. Ciò che resta immutato è il gusto di Urbani per la parola cantata, recitata, sussurrata; un'attenzione che spesso non è di casa in questo genere e che confina le liriche nell'angolo del mero accessorio decorativo. Qui invece, eterea nella celestiale Ogni Giorno, la parola tocca vette di liricismo pop nella splendida Immobile, facendosi litania nel misticismo de La Tua Ombra. Volutamente facile e naif. Intellegibile. Mai banale. Urbani traccia così ritratti pop (Pre-Potente), ci racconta il suo stato d'animo (L'Illusione Di Un Sogno, Sono Felice), l'amore e il sesso (Meglio). Pure nelle pulsioni techno-dance di cui vive Bruciare, così come per il trip hop della title track c'è spazio per la narrazione ordinata e descrittiva. Nell'elegante singolo Chissà Mai introspezione e sguardo sul mondo trovano un ragionevole punto d'incontro moderno e contemporaneo. A completare l'esperienza, dopo una manciata di ep digitali zeppi di remix che vennero posti in commercio nei mesi passati, ecco uscire in questi giorni solo su piattaforme digitali il CATODICO PRATICANTE 2.0, materiale di alta qualità tra inediti, demo e riprese dal passato, utile per attestare la parola definitiva di quello che più che un lavoro può considerasi un'opera pop tendente al concept. Una mossa ben poco commerciale che proprio per questo motivo è, ancora una volta a casa di Luca, urgenza e necessità espressiva.

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/lusoerba e qui: http://it-it.facebook.com/DisciplineMusica

lunedì 7 maggio 2012

A PIEDI NUBI
Sakee Sed
- Appropolipo Records - 2012

Chi si aspettava che il duo di ragazzacci bergamaschi avesse anticipato qualcosa di questo suo secondo album con il precedente ep BACCO resterà con un pugno di mosche. Sì perché A PIEDI NUBI inanella dieci episodi nuovi di zecca, inediti su disco, dal sapore certamente più rock rispetto al debut album ALLE BASI DELLA RONCOLA, ma pur sempre deviati e psichedelici nelle sfumature e nelle incursioni strumentali che li contraddistinguono. Una maturità inaspettata? No, le avvisaglie di una crescita verso territori sempre pericolosi, ma a loro modo più facilmente fruibili e assimilabili hanno caratterizzato le numerose uscite in sede live con le quali si sono ritrovati a girare per lo Stivale la scorsa estate. Proprio in quelle occasioni la prolificità di Marco Ghezzi e  Gianluca Perucchini aveva trovato libero sfogo nell'esecuzione di una manciata di brani che avevano fatto drizzare le orecchie come, così la definimmo allora, la "caracollante" Sta Piovendo e Tritolo, "delicata ballata esistenziale dalle forti influenze psichedeliche", oggi giunte a completa realizzazione e giustamente inserite nella pancia dell'album, a rimpinguare il rock'n'roll carico di good vibrations presenti in Colpo Al Meterasso e le sognanti aperture della title track che apre il cd. Una maturità che è data anche da nuove responsabilità; non ultima la costituzione della loro neonata casa discografica, la Appropolipo, per la quale viene licenziato A PIEDI NUBI. Una nuova avventura che ha in qualche modo necessitato pure di un rinnovo a livello di organico. Dopo gli esordi stoner come De Seekas, la mutazione geneticamente naturale in Sakee Sed e il passaggio da sestetto a quartetto in compagnia del tORQUEMADA Alfonso Surace e di Anna Carazzai, oggi i collaboratori si chiamano Marco Carrata, Guido Leidi e Jonathan Locatelli, elementi scelti per non perdere un grammo di quanto concentrato in studio di registrazione. Molecola pare essere uno dei brani che meglio beneficerà della nuovo assetto di formazione, in bilico tra Doors e Verdena; Megattera manterrà il fascinoso Rhodes manzarekiano senza per questo rinunciare a chitarre elettriche e rarefatte derive prog di matrice Seventies. Ma il passato è stato definitivamente accantonato? No. Con Presto Parto ci si riallaccia agli esordi di Cenami Il Bucefalo e dintorni, ubriaco lento da meditazione, solo più complesso e definito di altre composizioni, mentre la pazzia aleggia tranquillamente a briglie sciolte nella strumentale L'Ultimo Ricordo Di Siel, space rock psichedelico di pura sperimentazione. C'è ancora tempo per lo stomp di Diavolo e per il singolo A.S.M.A. Los Angeles, che molto deve all'esplosiva Bacco, prima di ripigiare play e lasciarsi una volta ancora attrarre dai visionari testi che accompagnano la nuova fatica dei Sakee Sed. In attesa delle loro date live. Ovviamente. Come sempre.