MASSIMO COTTO: AKAMU, PALESTRA DI MUSICA
Akamu è una casa dell'arte dove si insegna canzone d'autore, pop e jazz. Un luogo dove l'aspetto formativo si combina a quello ludico e in-formativo perché non si limita a insegnare. Durante i corsi, ma anche nel resto dell'anno, l'Accademia promuoverà infatti mostre, concerti, letture, installazioni multimediali, workshop, spettacoli teatrali; un lavoro a tutto tondo per fare in modo che dall'Università di Asti il talento si muova in ogni direzione al fine di far nascere nuove forme d'arte. Ultimo baluardo possibile di (r)esistenza artistica e formazione di talenti per tutti coloro i quali credono ancora fermamente nella cultura non solo a parole, ma soprattutto con i fatti, Akamu si ripromette di aprire porte e rimettere costantemente in gioco idee ed energie alla ricerca di nuove strade percorribili. Come fa da sempre il suo ideatore, il vulcanico e lungimirante divulgatore musicale Massimo Cotto.
"Talento" è una parola abusata in questi anni o, al contrario, è ancora in grado di descrivere bene le capacità dell'essere umano in campo artistico?
Massimo: Non penso che "talento" sia una parola abusata in questi ultimi anni perché infatti descrive ancora benissimo la capacità innata di qualcuno di riuscire a far andare l'acqua in salita, di vedere quello che magari gli altri riescono soltanto a percepire. Talento è quella cosa che ti permette di trasmettere agli altri ciò che tu hai visto e sentito in maniera differente. Il problema è che da solo non basta e bisogna aggiungerci qualcosa sopra. Lo dico sempre: il talento non si può insegnare e quindi nessuna scuola, neanche Akamu, sarà in grado di farlo, però può essere riconosciuto e può essere allenato. Non si allenano soltanto i muscoli nelle palestre, ma si allenano anche le teste, le creatività; si allenano soprattutto i ragazzi a pensare che il successo viene prima del sudore soltanto sul dizionario, che in realtà bisogna faticare, lavorare molto perché il talento in percentuale serve solo per un 10%, non di più.
Qual è l'esigenza che ha portato all'ideazione e alla realizzazione di Akamu? Da quanto tempo ci si stava ragionando a riguardo?
Massimo: Proprio ciò di cui stavo parlando un istante fa. Era tanto tempo che volevo creare qualcosa dove si potesse lavorare con i ragazzi senza necessariamente doverli scegliere per qualche festival o per qualche concorso particolare. Mi spiego: quando faccio parte di giurie si sceglie sempre non in base al valore assoluto, ma in base a quello relativo. Cioè: chi è che ci serve per questo concorso? Chi è che ci serve per Sanremo? In sostanza devi mediare con esigenze televisive, devi mediare con questo e con quell'altro soggetto, ecc...; avere invece docenti che sono a tua disposizione per tre giorni, che quindi possono ascoltare ciò che tu hai fatto, quello che tu sei, credo sia il modo migliore per favorire i ragazzi perché quello che noi dobbiamo fare come operatori di settore è moltiplicare le possibilità per loro in un momento di crisi come quella che stiamo affrontando. Per avere attenzione e di conseguenza per riuscire a esprimere sé stessi.
Il collegio docenti preposto per il Master in Canzone d’autore all’Università di Asti ha assemblato una commissione di prim'ordine con, fiori all'occhiello, le lectio magistralis di Francesco Guccini e Luca Carboni. Quali le reazioni loro e dei colleghi di fronte alla proposta targata AKAMU?
Massimo: Le reazione sono state per ora tutte straordinarie. Posso contare su rapporti di amicizia con ognuno di loro quindi posso anche immaginare che per il momento di fidino di me. Adesso devo fare in modo che dopo questa volta si fidino di quello che noi facciamo e non soltanto di quelle che sono le nostre intenzioni, ma sono sicuro che con la collaborazione di tutti riusciremo a portare avanti bene questo discorso.
Quali sono le differenze sostanziali di Akamu rispetto ad altre situazioni magari mediaticamente più esposte e riconosciute?
Massimo: Non sono in grado di dirtelo ora. Perché, è chiaro, non sono così stupido da pensare di essere in grado di competere con il CET di Mogol oppure con il CPM di Franco Mussida. Questo è semplicemente un luogo di incontro e di scontro fra diverse mentalità e diversi punti di vista che ha come grande vantaggio rispetto a tutte le altre scuole quello di avere un biglietto di ingresso minimo perché se tu paghi 300 euro per tre giorni di full immersion con i migliori docenti che noi siamo in grado di recepire sul mercato vuol dire che paghi veramente pochissimo. Infatti da un punto di vista di investimento mio, in qualità di assessore, non si può prevedere un piano di rientro perché saremmo sicuramente in perdita; del resto vogliamo pochi alunni proprio per far in modo tale che i docenti possano lavorare bene su di loro.
Di particolare interesse l'aver unito in maniera sinergica il progetto a luoghi storicamente deputati allo sviluppo e alla ricezione dei movimenti artistici in ogni loro forma.
Massimo: Riguardo ad Akamu esiste solamente un piano di sviluppo che è un piano di sviluppo della città. Ecco perché cerchiamo di metterlo a contatto con altre realtà di Asti come il teatro Alfieri, il piccolo teatro Giraudi, il Diavolo Rosso, le Case del Teatro, i musei e tutti quegli spazi individuati per recuperare un senso di identità immergendosi nel territorio, aggiungendo esposizioni, presentazioni di libri, incontri, per far in modo tale che alla fine Asti diventi una sorta di mosaico dove ogni luogo in cui si fa cultura sia una tessera di un disegno più grande. Se non facciamo rete in un momento come questo non andiamo davvero da nessuna parte; la miglior iniziativa possibile che ci può essere in questi giorni non è infatti sufficiente per coprire, per stabilizzare le sabbie mobili in cui versa la situazione musicale in Italia.
Asti, tra l'altro, per quasi due decenni ha offerto un importante Festival estivo come Asti Musica. Lo scorso anno diversi fattori hanno portato alla sofferta decisione di cancellare l'edizione 2015. Qual è la situazione attuale? Tornerà la città in un futuro non troppo lontano ancora centro nevralgico di quel modo di intendere musica e cultura?
Massimo: Anche se la conferenza stampa verrà fatta martedì quando annunceremo tutti i dettagli, sono strafelice di poter dire che Asti Musica è stata salvata! Penso che l'edizione del ventennale anche se in forma ridotta da un punto di vista degli appuntamenti, ma non da un punto di vista di qualità degli artisti perché, ad esempio, apriremo il primo luglio con Paolo Conte in piazza della Cattedrale, pur snodandosi lungo dieci giorni e non venti come un tempo sarà comunque una edizione di tutto rispetto.
Lavorare sul talento - formandolo - si può; farlo emergere è forse l'aspetto più difficoltoso. Massimo Cotto da cosa lo riconosce?
Massimo: È una domanda molto difficile. Per me il talento si riconosce dalla diversità con cui ti avvicini al microfono e alla composizione. Quando tu riesci a far capire alle altre persone che indipendentemente da quello che canti, indipendentemente dallo stile, indipendentemente dal fatto che sia tutto a fuoco hai qualche cosa di diverso, hai qualche cosa che gli altri non hanno o comunque su cui si può lavorare, ecco, lì risiede la mia idea di talento. Lavorarci sopra significa cercare di togliere tutte le sovrastrutture che i ragazzi oggi hanno, cercare di convincere che le scorciatoie non servono a nulla, perché magari ti possono dare un successo effimero, ma poi non ti portano da nessuna parte. Ciò che spero di fare è cercare di convincere i ragazzi a ragionare in termini di carriera e non di singolo cd. Naturalmente poi ci vogliono anche le case discografiche e tutto il mondo attorno, però voglio che loro non perdano la fiducia; sono stufo di sentire operatori del settore dire "Volete cantare? Ma no, smettetela, non vi conviene, oggi è un mondo difficile": è un mondo difficile per tutto, anche per trovare un posto in banca o in una autorimessa per cui tanto vale battersi per quello in cui tu credi se davvero si crede a qualcosa.
Chi volesse ricevere maggiori informazioni, prendere visione del programma, iscriversi ad Akamu, a chi può rivolgersi?
Massimo: Basta cliccare sulla pagina dedicata http://www.anteros.it/presentazione-akamu, su Facebook oppure su Twitter. Lì si possono trovare tutte le informazioni riguardanti l'Accademia dello Spettacolo e la Casa della Musica. In assoluto credo che l'esempio di Akamu possa essere seguito da tanti altri comuni e realtà; è chiaro che ci debba essere un investimento di qualche decina di migliaia di euro, però in fondo è minimo e se non ci muoviamo adesso alla fine sarà troppo tardi e tra qualche anno ci accorgeremo che avremo perso tutti i treni possibili. Invece bisogna spiegare, provare a dire ai ragazzi che se vogliono prendere il treno giusto prima o poi passerà: l'importante è che si facciano trovare in stazione.
Andrea Barbaglia '15