lunedì 28 febbraio 2011

AMEN
Baustelle
- Atlantic - 2008

Mettiamo in chiaro una cosa fin dall'inizio: questo è il corrispettivo di HAI PAURA DEL BUIO? in salsa bohémien. Dunque un altro disco cardine della Musica italiana con cui doversi confrontare. Non si accettano smentite. Certo, chi rimpiange i Baustelle targati Massara continuarà a dolersi in un angolino, tutti gli altri avranno l'apertura mentale per continuare ad apprezzare SUSSIDIARIO ILLUSTRATO DELLA GIOVINEZZA e LA MODA DEL LENTO comprendendo come le esigenze del trio Bianconi-Brasini-Bastreghi abbiano portato a sviluppare melodie cosmopolite e vintage con quel gusto tutto italiano che è eccellenza nel mondo. L'intro di E Così Sia, su musica di Mulatu Astatke, è il viatico per uno dei pezzi forte del cd, quella Colombo che, tra immagini di vite appiattite e standardizzate come quelle di un film, fa il paio con il singolo Charlie Fa Surf. Pur non avendo entusiasmato alle sue prime uscite, valutato nell'economia del progetto AMEN è perfetto: strofe esistenzialiste, sound sostenuto e ritornello immediato e ficcante che va ad intercettare il target generazionale, pre e post adolescenziale. Altro colpo di genio, fin dal titolo: Il Liberalismo Ha I Giorni Contati è straordinaria. Il canto affidato tanto all'ugola più cantautorale di Francesco quanto a quella "francese" di Rachele è azzeccatissimo, il Bluvertigo Sergio Carnevale compie, come sempre, un lavoro importante alle pelli mentre la band, allargata ad una sezione fiati e agli archi dell'EdoDea Ensemble, ne vivacizza le intuizioni. E le chitarre di Brasini continuano a graffiare. È difficile resistere al mercato? Può darsi, ma Rachele stoppa i prevedibili gufi con una intensa prova vocale su L'Aeroplano, amara riflessione amorosa ed esistenziale sempre condotta da pianoforte e archi. Baudeleire è la summa del cd: rock, elettronica, cantautorato, reminescenze dance, sapori africani. La coda strumentale poi è sbalorditiva, specie nei live del tour: Carnevale, valore aggiunto alla band, è il mattatore su questa tirata che permette ogni volta di svilupparsi diversamente tanto è aperta alla jam session, filtrando funk, programmazioni, dance e rock robusto. Impressionante. La sinfonica L farà le gioie di molte orecchie avvezze ai suoni colti degli chansonnier mentre il testo ovattato narra di incontri ravvicinati del III tipo rallentando il corso degli eventi, subito fatto ripartire dal rock spinto di Antropophagus, visionario e cannibalistico sguardo snob su realtà meno fortunate, ma più vive. Panico!!?! Siamo al vertice assoluto del cd: è la poetica e dolce Alfredo a scaraventarci, come un violentissimo calcio nel sedere, a Vermicino, nel giugno 1981, davanti al pozzo artesiano in cui cadde Alfredino Rampi. La descrizione di quei momenti, struggente e partecipata, rivela in Bianconi una sensibilità narrativa che nessuna ricostruzione televisiva ha saputo poi far emergere così chiaramente nei trent'anni successivi. Giù il cappello. I vizi più pruriginosi affiorano nella jazzata Dark Room, nuovamente affidata alla voce della Bastreghi, e un omaggio partigiano è quanto viene celebrato ne L'Uomo Del Secolo, riassunto di una vita vissuta tra stenti e belle speranze affidato a chitarre e fisarmonica. E La Vita Va: anche in Ethiopia, dove il vibrafono di Astatke e i fiati nervosi e plastici conferiscono al ritmo un suono poliziottesco tanto caro ai Calibro 35, fino a confluire nella finale Andarsene Così, ultimo colpo di gran classe assestato. Anomalo concept album sugli anni di piombo attuali, raffinato e concettuale, AMEN offre pure due brani "in negativo": l'extravaganza pianistica con Beatrice Antolini di No Steinway e la più quadrata Spaghetti Western. Per molti; forse per tutti.

domenica 27 febbraio 2011

ANDATE TUTTI AFFANCULO
The Zen Circus
- 2009 - Unhip Records/La Tempesta/Infecta Suoni E Affini

Espliciti fin dalla copertina Appino, Ufo e Kerim Qqru ne hanno per tutti anche in questo nuovo capitolo della loro brillante discografia, dal sindaco corrotto al prelato in odor di zolfo passando ovviamente per la vedette arrivista. Gli elogi e gli applausi raccolti già col precedente VILLA INFERNO non possono che venir replicati qua, con questo sequel che non ammorbidisce l'impatto live del trio pisano catturato per la prima volta completamente in italiano dall'abile Manuele Fusaroli, già al fianco del Maestro Canali nella sua esperienza coi Rossofuoco. E proprio l'ottimo Canali non poteva mancare tra i graditi ospiti di ANDATE TUTTI AFFANCULO prestandosi alla chitarra in due momenti come Vecchi Senza Esperienza e Amico Mio posti a mò di raccordo nella restante fucina di futuribili singoli che il platter ci regala. Sì perché come nelle migliori squadre di calcio c'è necessità di gregari, di mediani, grandi ed instancabili faticatori affinché si possa vincere u-n-i-t-i i trofei più prestigiosi. Piccolo particolare: il Circo Zen non è iscritto ad alcuna competizione sportiva, ma al massimo possiamo considerarlo il miglior luogo possibile dove poter partecipare ad un torneo di pallastrada con loro, novelli Memorino, Lucifero ed Alì. Atei, apolitici, outsider: dall'opener L'Egoista, passando per It's Paradise, primo singolo estratto, fino all'amarissima e conclusiva Canzone Di Natale, è una incessante sequenza di realtà marce e sgradevoli, che nella loro urgenza rivelano drammaticità e involontario sarcasmo metropolitano. E a pensarla così c'è pure Nada Malanima, voce unica in Vuoti A Perdere e madrina d'eccezione in grado di scatenare ad ogni sua comparsata live col trio l'indiestinta folla che ne affolla sempre più numerosa i concerti. Dopo la riuscitissima collaborazione su VILLA INFERNO Brian Ritchie compare alla voce su It's Paradise e alla chitarra di Ragazza Eroina, brano in cui c'è anche lo zampino dell'AllegroRagazzoMorto Davide Toffolo, sodale di Appino & C.. Gente Di Merda è finalmente ascoltabile nella sua versione compiuta, rocciosa e massiccia, dopo la pubblicazione simil demo nella compilation IL PAESE È REALE qualche mese prima. Ma allora c'è "solo" punk, rock e folk qua dentro? Per comprendere il panorama culturale in cui ci si muove buttate un occhio alla bibliografia compilata nel libretto: Arthur Schopenauer, Cochi e Renato, Jack London, Louis Aragon, Federico Sardelli, Louis-Ferdinand Celine, Paolo Volponi, Laurence Stern, solo per citarne alcuni. Mai sentiti? Andate tutti a ... ...

giovedì 24 febbraio 2011

NATA PER UNIRE
AA.VV.
- Rai Trade - 2011

E bravo il Gianni nazionale!! In occasione del 150esimo anno dell'Unità d'Italia ecco un prodotto degno di nota: una compilation ideata e realizzata da Giammario Mazzi comprendente i 14 partecipanti al Festival di Sanremo 2011 intenti ad interpretare canzoni rappresentative la storia dell'italico stivale. No, non ci sono né Bella CiaoGiovinezza che qualche polverone, più mediatico che altro, avevano sollevato a dimostrazione di come, a volte, le categorie con cui giudichiamo il mondo investono pure la musica. Diciamolo subito, l'eterogeneità qua è di casa, vuoi per stile, vuoi per caratura degli interpreti. Il dramma e soprattutto le speranze dei nostri emigranti che a metà Ottocento salpavano Oltreoceano rivivono nella scanzonata versione di Mamma Mia Dammi Cento Lire affidata a Max Pezzali; Luca Madonia, con le orchestrazioni di Franco Battiato, realizza una toccante La Notte Dell'Addio, brano a suo tempo portato al Festival del 1966 da Iva Zanicchi e ingiustamente caduta nell'oblio. La divina Patty Pravo si appropria da par suo della celeberrima Mille Lire Al Mese, sorta di filastrocca benaugurante sulla felicità smarrita alle soglie del Secondo Conflitto Mondiale. Il classico di Cutugno L'Italiano è affidato ai Nobraino? No, spetta a Tricarico, per una (irre)quieta versione che nei suoni di wurlitzer riporta a Moltheni. Dopo i grandi Beniamino Gigli, Nunzio Gallo e Connie Francis Mamma viene interpretata da una Anna Tatangelo abbastanza innocua. Ad Al Bano il Va' Pensiero di Verdi: se le programmazioni non ne massacrassero la forma il pezzo cadrebbe a pennello sulle qualità vocali del suo interprete. Swingante la Il Cielo In Una Stanza affidata a Guisy Ferreri. L'interpretazione? La solita, o ti piace il suo modo di cantare o lo odi. A proprio agio invece Joe e i La Crus con Parlami D'Amore Mariù. Anna Oxa modernizza 'O Sole Mio rendendola un rockettino orecchiabile con forse qualche arco di troppo mentre l'accoppiata Modà-Emma si cimenta brillantemente in Here's To You, dedica di Joan Baez ed Ennio Morricone alla vicenda di Sacco e Vanzetti, con tanto di citazione morandiana di Ho Visto Un Film. Per Nathalie Il Mio Canto Libero è un azzardo; decisamente meglio Davide Van De Sfroos con Viva L'Italia e Roberto Vecchioni che rende omaggio pure alle sue origini campane con 'O Surdato 'Nnammurato. Commovente e riuscito il duetto tra Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario in Addio Del Volontario, storico canto risorgimentale meglio noto come Addio Mia Bella Addio. E c'è pure un inedito, e che inedito?! È lo stesso Gianni Morandi a scendere in campo e a cantare la brillante Rinascimento, interessantissimo brano firmato Mogol-Bella con tutti i crismi di italianità che si è andati a cercare nella selezione dei brani qui raccolti. Per non dimenticare da dove veniamo. Viva.

sabato 19 febbraio 2011

HO SOGNATO TROPPO L'ALTRA NOTTE?
Mauro Ermanno Giovanardi
- Sony Music - 2011

Mauro ha rappresentato per circa quindici anni un terzo di quella realtà affascinante e multiforme che prese il nome di La Crus e, prima ancora, dei Carnival Of Fools fu lo scapigliato frontman. Sono passati quasi tre anni dalla consensuale separazione con il solidale Cesare Malfatti e ben quattro dal suo primo lavoro solista, il sorprendente CUORE A NUDO, per cui ritrovarci tra le mani questo secondo capitolo della sua vita nuova e scorgere solo dieci brani in scaletta ci fa, a tutta prima, storcere il naso visto che di questi due sono cover (Se Perdo Anche Te e Bang Bang) mentre un terzo è "solamente" una versione alternativa del brano originariamente interpretato da Sonny & Cher: insomma, 7 brani dopo quattro anni di silenzio discografico paiono pochini. Ma il buon Joe non ha tirato i remi in barca: nel suo passaggio alla 61ima edizione di Sanremo, ottimo veicolo di promozione anche alla luce della ricostituzione one week only dei La Crus insieme a Malfatti, con l'elegante Io Confesso ha piazzato un singolone immerso negli Anni '60, ma per nulla manieristico, che cresce ascolto dopo ascolto e che sul palco dell'Ariston ha vissuto la sua naturale dimensione grazie all'orchestra del Festival e alla performance della morriconiana Susanna Rigacci. A ruota arriva Se Perdo Anche Te, ben eseguita, ma priva della carica interpretativa di quel Gianni Morandi (i corsi e i ricorsi della storia) che nel 1966 rese celebre anche in Italia la Solitary Man di Neil Diamond. Il mezzo passo falso di questo episodio è ampiamente compensato dalla bindiana Desìo (Il Rumore Del Mondo), davvero intensa, raffinata e magicamente pop: i contrappunti di orchestra e tastiere si sposano brillantemente con l'interpretazione di Mauro per quello che forse è il momento più riuscito del cd. Violante Placido compare su Bang Bang dando vita ad un cinematografico duetto, formula riutilizzata anche in La Malinconia Dopo L'Amore, questa volta grazie alla presenza dell'amica Syria, non nuova a trovarsi in sala di registrazione col cantante milanese. Lascia Che è un altro episodio brillante che porta la firma del terzo La Crus, quell'Alessandro Cremonesi "anima rara" e coautore pure della conclusiva Neil Armstrong, soffice e lunare, destinata a lasciare un sapore di dolcezza quasi fosse la carezza dell'amata. Poetica Un Garofano Nero, l'organo della quale scandisce il tempo della composizione anche più della batteria dell'Amor Fou Leziero Rescigno, produttore con Roberto Vernetti e lo stesso Giovanardi, presente sul disco con il compagno di band Paolo Perego. L'Ok Corral Version di Bang Bang nulla toglie e niente aggiunge ad un lavoro già di per sé raffinato e misurato; non si osano voli pindarici da queste parti certo, ma gli squilli di tromba si sentono ugualmente: attenti il Diavolo è qui!

venerdì 18 febbraio 2011

17-02-11
- MASSARONI PIANOFORTI live @ SpazioMusica -
Pavia (PV)

Entri, paghi il simbolico biglietto, prendi posizione su una poltroncina, ti guardi intorno e te lo vedi girovagare per il locale col suo drink in mano, consumato cantautore della porta accanto e nipote illegittimo dei grandi della Canzone Italiana. L'esibizione di Gianluca Massaroni, in arte Massaroni Pianoforti, parte da qui.

Un ultimo sorso e via sul palco. L'intro de La Città Si Sveglierà è solo per chitarra acustica e voce, ma l'ingresso della band ad un terzo dell'esecuzione è determinante per dare una marcia in più all'ottimo estratto del primo album del cantautore, anzi, come suole definirsi lui stesso, "cantautonomo neorealista post-atomico dei nostri giorni", vogherese, da qualche tempo in pianta stabile a Pavia.

Il palco dello SpazioMusica lo accoglie dunque più che volentieri con la promessa, poi mantenuta, di proporre in anteprima una cospicua parte di inediti su cui Gianluca sta lavorando proprio in questi mesi in vista del secondo album. Prima di deliziarci con tali chicche la scaletta guarda ancora a L'AMORE ALTROVE andando a ripescare l'orecchiabile e per nulla scontata Tutti Giù Per Terra, uno delle sue poche composizioni non autobiografiche, con le tastiere dell'ottimo Eros Cristiani, session man di prestigio già al fianco di Fabrizio De André durante l'ultimo suo tour, a dare un tocco jazzato ad una composizione altrimenti dalla frizzante impostazione pop. Quelle stesse tastiere garantiscono invece uno scenario orientaleggiante alla successiva L'Inflazione, primo inedito della serata che rimanda al Battisti di Confusione, ma che ha in Jeff Buckley il riferimento principale nella sua ossatura live; la presenza di un video promozionale in rete è segnale di come anche Gianluca lo consideri buon viatico per anticipare quelle che probabilmente saranno di qui a qualche mese le sonorità che troveremo nel prossimo album.

Canzone Per Giovanni è l'inizio di una insolita suite pop-rock di amore e vita vissuta, comprendente pure i successivi tre brani, in cui Cristiani si rivela vero e proprio deus ex machina nella coda strumentale del qui presente brano e nelle pennellate jazz della successiva Ragazza Di Vita, mentre la sezione ritmica affidata a Folco Fedele alla batteria e Lucio Fasino al basso lo assecondano senza sbavature, ma anzi con estrema disinvoltura. Tra uno sketch e l'altro veniamo a sapere che la ragazza di vita di cui Giovanni s'è invaghito ha un nome: Maddi Elèna. La descrizione che Massaroni ne fa nella struggente omonima canzone è uno dei momenti topici della serata, un'incrocio tra Bocca Di Rosa e La Canzone Di Marinella, con una sofferta interpretazione ad hoc per la sua voce rotta e scartavetrata da anni di alcool e tabacco.
È giunto il momento di cambiare registro: Tandem Blues diventa così il sequel più adatto e fin dal titolo dà le coordinate del pezzo, tra suggestioni di whisky e visioni del delta del Mississippi. Canzone che fa il verso ad All'Una E Trentacinque Circa, ma che Gianluca ci assicura di aver scritto prima di Vinicio Capossela, Un Quarto D'Ora All'Alba è preceduta da un simpatico siparietto con un autoctono già ben carburato a dovere da qualche bicchiere di Jameson di troppo che ha avuto la capacità di fargli ravvisare similitudini tra il precedente blues e Beethoven.

Senza scomporsi e totalmente a suo agio di fronte all'inaspettata uscita, anzi, tentando di approfondire l'alcoolico accostamento, Gianluca ringrazia serafico ordinando al banconiere un porto per andare anche più a fondo nel ragionamento. Ancora rock dunque e ancora il basso di Fasino ben in evidenza mentre Gianluca si trova alle prese con una storia di quotidiana emergenza etilica, introduzione all'attesa Carlo (Il Passato È Passato) in cui si narra la colossale sbornia del fratello di Carlo, giunto tempo prima dall'Irlanda e ora al rientro, verso le cinque del mattino, da una serata.., da una "bella" serata pavese, e intento a suonare tutti i citofoni del circondario per farsi aprire dal suo congiunto, in preda evidentemente ai fumi dell'alcool. La partecipazione della band e del pubblico, a cui viene dedicato il brano, ai cori più o meno sguaiati rende il tutto anche più credibile e attuale: fantastico. Il successivo ambo estratto dal cd d'esordio, vale a dire la splendida Sali E Tabacchi a cui si legherà la divertente Dobbiamo Smettere Di Fumare, non ha bisogno di grosse introduzioni segnalandosi, oltre che per l'immediatezza già riconosciuta precedentemente, per la presenza di Eros alla fisarmonica.

Altro giro, altra dedica: A Mio Fratello è un affettuoso e ovviamente fraterno tributo ad Andrea mentre ci avviciniamo così alla fine della serata con la scatenata È Ancora Giorno e l'immancabile Confesso Che Ho Paura durante la quale un manipolo di astanti esegue una improvvisata coreografia forse sfuggita anche ai quattro musicisti sul palco. Moncolocale Rosso è, nella sua urgenza poetica, l'ottima conclusione per questo live intimo ed estremamente confidenziale che i quattro pavesi, è proprio il caso di dire, regalano a quanti sono accorsi non solo dal circondario, ma anche dalle regioni vicine, consapevoli della bontà dei Massaroni Pianoforti.

I bis a questo punto sono un obbligo e un piacere: il Piano Solo che Gianluca esegue in totale solitudine è uno strepitoso momento di cantautorato Anni '60 che speriamo verrà riproposto in futuro anche su palchi più noti a livello nazionale e non mentre la richiestissima Carlo (Il Passato E' Passato) viene risuonata dai quattro tra l'entusiasmo del pubblico che non si lascia poi sfuggire l'occasione di acquistare, a concerto concluso, una manciata di demo freschi freschi targati 2011.
Divertente e divertito comunicatore, autore di una prova convincente, perennemente in bilico tra serio e faceto, tra l'ironia e la disperazione, l'unico rammarico che Gianluca ci lascia davvero è quello di dover attendere qualche altro mese prima di poterlo rivedere live. Ma non mancheremo: il Massa è uno di noi.

Andrea Barbaglia '11
I SWING ANCORA!
Nicola Arigliano
- NUN - 2004

6 dicembre 2003, Teatro Alfieri, Asti: è in questo scenario che nel giorno del suo 80esimo compleanno sale sul palco un monumento della Musica, quel Nicola Arigliano sempre al passo coi tempi perché mai di moda, evergreen per vocazione e per meriti sul campo, incapace fortunatamente di rinnovarsi perché senza tempo. La presentazione di Massimo Cotto già di per sé ben racchiude lo spirito con cui questo evento è venuto a maturare: non solo un concerto, non solo una celebrazione, non solo un festeggiamento: è un'esperienza musicale, come ci ricorda pure Franco Zanetti nelle note di copertina, un'emozione unica come quella che porta ancora nel cuore chi ha avuto, negli anni della maturità del Maestro, la ventura di assistere ad una sua eccezionale esibizione. Melodie italiane e internazionali si susseguono senza soluzione di continuità fin dall'inizio: Adagio Biagio è un'ottima intro anche per scaldare l'attento pubblico che, chiudendo gli occhi, ci pare di vedere rapito dalla verve del neo ottantenne, seguita da quell'altro classico italiano che è Quel Motivetto. Abat-Jour, peraltro ripresa a fine cd come bonus track, è il preambolo per un terzetto di brani sedimentati nella nostra memoria collettiva. Puntando l'accento sempre più sul ritmo che sulla melodia Arigliano sciorina così Il Pesce E L'Uccellino, Ho Un Sassolino Nella Scarpa (..ahi!) e la coloniale Ziki Paki Ziki Pu. Gli standard americani sono omaggiati con una affascinante e casablanchesca Black Coffee in cui compare un raffinato solo di sax di Gianni Basso e con uno dei classici provenienti dal repertorio di Cole Porter, quella Night And Day che, grazie anche agli espressivi intermezzi alla tromba di Enrico Rava, assume una valenza universale e cosmopolita. Autore anche di brani di successo Nicola pesca dal suo repertorio Così, non uno dei suoi brani più noti, ma sicuramente tra i più romantici e descrittivi (noi due soli con lei, la nostra melodia, gli altri lasciali perdere, non sanno più amare così) suscitando un applauso spontaneo e convinto quanto neanche la straordinaria È Quasi L'Alba riesce a garantirsi. Tante cose ancora troverò da raccontare a te: il valzer swingato di Sul Tram segue il jazz di Sono Tre Parole e la celeberrima 'E Spingole Francese dando risalto alle fisarmoniche di Gianni Coscia e Umberto Trinca. Ancora un tuffo negli Anni '30 con la divertente Lodovico, davvero un grande amico, e con lo standard Maramao, Perché Sei Morto, qui "recitato" dal crooner laziale e rallentato rispetto all'originale, ma ovviamente atteso e accolto da sorrisi di grande apprezzamento, sorte capitata anche all'altrettanto storica Il Pinguino Innamorato. Libera creatività in That Old Black Magic, momento di assoli un pò per tutte le all stars presenti sul palco e fedeli compagni di viaggio del Maestro, dal misurato Giampaolo Ascolese alla batteria, all'immancabile Elio Tatti dalla Lucchesìa a pizzicar il contrabbasso, passando per il pianoforte di Antonello Vannucchi. "Questa la facciamo insieme": il classico di Umberto Bindi Arrivederci è un altro trionfo, suggello finale di una serata memorabile, spensierata e colta, ahimé non più replicabile. Eppure qua c'è ancora un regalo. Un bonus cd di sette tracce che non avevano trovato posto sul precedente live album MY NAME IS PASQUALE! registrato al Teatro Fiamma di Terni nell'ottobre di un anno prima. Davvero mai fuori tempo. Coppola in testa e via: Go Man!!! Go Man!!!

domenica 13 febbraio 2011

12-02-2011
- STEVE WYNN live @ Bloom -
Mezzago (MB)

È un'occasione unica quella di poter assistere in un club storico come il Bloom di Mezzago ad una tappa del tour solista in acustico di Steve Wynn, icona, pure lui storica e spesso di passaggio nel Bel Paese, di quel Paisley Underground sound a metà tra psichedelia e folk rock sviluppatosi negli U.S.A. di reaganiana memoria.

Ed è esattamente il versante folk rock quello più esplorato nella serata odierna, in un ambiente raccolto e trepidante per il cantautore losangelino nonostante la presenza annunciata degli Afterhours come backing band per una manciata di brani. Del resto sul palco compare come gradito ospite fin dal quarto brano Rodrigo D'Erasmo, già session man occasionale per Wynn da qualche anno e ottimo sostituto dell'insostituibile Dario Ciffo nella band di Manuel Agnelli dalla seconda metà del 2008.

Ma procediamo con ordine: uno Steve Wynn armato di sola chitarra acustica si presenta sul palco eseguendo in perfetta solitudine uno standard di Blind Lemon Jefferson come See That My Grave Is Kept Clean, orecchiabile e scorrevole anche in questa versione stripped down, molto più vicina al suo spirito primigenio che nella versione presente su GHOST STORIES dei The Dream Syndicate. "Grazii, buonasera!" Estremamente cordiale e subito pronto a scambiare le sue prime parole col pubblico italiano corso ad ascoltarlo, Wynn ci avverte di come la successiva canzone solitamente dovrebbe essere utilizzata per terminare i suoi spettacoli, ma a volte succede chissà come di partire dalla fine per vedere l'evolversi delle cose.. "and this is a night like that": ecco Anthem, classico tratto dal suo primo album solista uscito ormai vent'anni fa e accolto ancora una volta in religioso silenzio, seguita a ruota da The Side I'll Never Show con i fan della prima ora che iniziano a scaldarsi un pò, tenendo timidamente il tempo con le mani.

In realtà si ha quasi paura di disturbare il clima raccolto che l'uomo presente sullo stage ha, con la sua sola presenza, saputo realizzare ed è necessario l'ingresso del già citato D'Erasmo per sciogliere un pò di più il parterre; The Medicine Show vede l'italo-brasiliano sobbarcarsi il peso di tutte le parti di chitarra elettrica, originariamente presenti nella versione dei The Dream Syndicate, con l'ausilio del suo violino, sempre incitato dallo stesso Steve il quale verrà sorretto poi nei cori durante la sciamanica Bring The Magic. Altri due estratti da CROSSING DRAGON BRIDGE: il crescendo crepuscolare di Punching Holes In The Sky e la ritmata Wait Until You Know Me con lo strumento a corda inizialmente pizzicato da Rodrigo a conferire un sapore country al tutto. Commozione per l'ennesimo tuffo nel passato, ma, come ci ammonisce lo stesso Wynn, Tears Won't Help perciò restiamo concentrati e ci gustiamo la riproposizione della classica Merritvylle così spoglia ed evocativa come neanche gli storytellers più affermati avrebbero potuto omaggiare. È l'uno-due piazzato a questo punto della scaletta con Carolyn, e la sua toccante storia d'amore, e con Amphetamine, primo episodio dei Miracle 3 proposto questa sera e dedicato a quanti hanno macinato chilometri per raggiungere il luogo del concerto, a smuovere anche i cuori più duri e a far agitare i pugni al cielo a quelli più ribelli mentre Steve e Rodrigo si "sfidano" complici a suon di note.

L'atmosfera ormai si sta scaldando e non potrebbe dunque esserci occasione migliore per consentire l'ingresso sul palco agli Afterhours al gran completo. Chi si aspettava la presenza del professor Iriondo resterà deluso, ma l'impatto che i cinque hanno sulla scena è a dir poco entusiasmante anche in questa formazione. Una rapida accordatura agli strumenti e "Siamo una band ora!" esclama divertito Steve, a suo agio anche come frontman della rock band milanese che attacca spedita una
Resolution di tutto rispetto e con un grintoso Giorgio Ciccarelli protagonista di un'ottima performance alla chitarra. "Folk music, vero?!" Dopo la potenza sonora appena esauritasi, un attimo di requie viene dalla amara Manhattan Fault Line, addirittura pastorale grazie al drumming cadenzato di Giorgio Prette che ben si sposa con le atmosfere più rilassate del brano. Lo stesso Wynn si dice molto soddisfatto del risultato fin qui ottenuto dalla performance gipsy-folk-rock di questa sera per cui.. via ad un altro classico dei Dream Syndicate: Boston, anno di grazia 1986, è a distanza di tutti questo tempo ancora un proiettile rock che colpisce il bersaglio dando possibilità di assoluta partecipazione a quanti l'hanno amata, e gridata, fino ad oggi.

Sembra che il live non debba più finire, catapultati come siamo sulla West Coast, ma qui, sulle note di questo brano sontuoso, termina la prima parte e, in attesa dei bis, i primi commenti carichi d'entusiasmo non si fanno attedere molto. Il ritorno sul palco è in solitario e siccome non poteva mancare almeno un pezzo da THE DAYS OF WINE AND ROSES ecco When You Smile, dall'interpretazione molto doorsiana, seguita a ruota dalla poesia di There Will Come A Day ancora una volta sottolineata dal rientrante violino di D'Erasmo.

A questo punto tutti di nuovo on stage: ritornano gli Afterhours e si attacca con un altro classicissimo come The Days Of Wine And Roses in cui assoluto mattatore si rivela una volta ancora il solitamente compassato Ciccarelli che stasera, fedele al motto everybody says I don't care!, fa davvero il diavolo a quattro tra chitarre e rumorismi vari, sostituendo sia il mancante Xabier sia il buon Agnelli, in questo tipo di eventi da sempre autoconfinatosi alle tastiere, e riportando alla mente le distorsioni di Precoda. Poi, per chiudere con magia e assoluta classe, ecco la perla che per molti vale da sola il prezzo del biglietto: Tell Me When It's Over, suonata con Rodrigo, è la ciliegina sulla torta, quel quid che, tra le ovazioni tributate alla sua conclusione, rivela un caloroso affetto da parte del pubblico italiano a quel signore di nome Steve Wynn che è ancora lì sul palco a ringraziare tutti. L'entusiasmo non scemerà neppure quando con affabilità e cortesia propri dei più grandi si aggirerà poi per il locale quasi fosse un abitué qualsiasi a firmare autografi e regalare strette di mano. Ecco come a volte avvengono i miracoli.

Andrea Barbaglia '11
un ringraziamento particolare all'amico Andrea G.

venerdì 11 febbraio 2011

TORNO A CASA A PIEDI
Cristina Donà
- Emi - 2011

Niente da fare: anche questa volta Sanremo è off limits per la nostra Cristina il cui ultimo cd, atteso già nel corso del 2010, veniva posticipato dalla casa discografica a inizio anno forse proprio per tentare l'esposizione mediatica festivaliera, aumentando così il tasso di qualità della manifestazione. Sì perché anche TORNO A CASA A PIEDI è un altro bersaglio centrato nella già nutrita discografia dell'artista lombarda. Cambiano produzioni e atmosfere, ma Cristina rimane sempre un caposaldo per la Musica. Molti si sono affrettati a parlare di solarità e spensieratezza. Vero è che i fiati, mai così tanto presenti in passato come in questa occasione, danno quel tocco di leggerezza che non guasta e a cui la produzione di Saverio Lanza, chitarra e basso in tutti i pezzi qui raccolti, ha giustamente strizzato occhio ed orecchio, eppure i testi sono sempre irrimediabilmente profondi e densi di significati, a loro modo addirittura politici. Non politicizzati, sia ben chiaro. Il singolo Miracoli pone trionfalmente l'accento su una rivoluzione che pare stia per passare di casa in casa e a cui tutti dovrebbero prestare attenzione anziché starsene pigramente chiusi in se stessi, passivi e inerti. Fastidio e insofferenza affiorano in Tutti Che Sanno Cosa Dire, episodio che nell'aggressività sonora rimanda all'esordio di TREGUA e che attacca frontalmente un certo andazzo generale, scenario poi presente, e quindi stigmatizzato, sullo sfondo del quadretto di incomprensione/amore quotidiano che si svolge nell'elegante Torno A Casa A Piedi. In Un Soffio andiamo a inseguire l'Aquilone, pensiero per nulla allineato, e a cercare così la vita altrove, stanchi di posti, persone e realtà che non ci appartengono mentre le campane a festa suonano di già quasi a significare di come il peggio sia ormai passato con l'ascolto della ingarbugliata Giapponese (L'Arte Di Arrivare A Fine Mese), unico vero e proprio episodio divertito del cd. La persona amata fa quindi capolino nelle rime della raffinata Più Forte Del Fuoco e in quelle della dedica delicata di Bimbo Dal Sonno Leggero, ritmata composizione impreziosita dall'organetto di Riccardo Tesi con cui ci si lascia cullare dolcemente tra due guanciali, protetti da Un Esercito Di Alberi, altra vetta artistica dell'album già nota ai fan più accaniti e, a sua volta, sintesi perfetta delle esperienze maturate in passato con Dove Sei Tu e l'impareggiabile Universo. Del resto, Lettera A(lla) Mano, a darci la misura dell'opera nella sua complessità aveva già provveduto quella frase che dice: chi ha già provato le ortiche riconosce la seta. Bentornata.

giovedì 10 febbraio 2011

RI-VELAZIONI

Intrigante. Basta anche solo guardarla nei pochi scatti qui presenti. Sfuggente, mai a fuoco. Imbattersi in questa figura misteriosa e solitaria non deve essere occasione comune e quotidiana, e incrociarne lo sguardo forse è davvero evento per pochi eletti. Noi attendiamo che la sua silhoutte si materializzi al più presto da queste parti perché di Artisti capaci ed estremi il mondo ha sempre bisogno. Anche se a questi ultimi il mondo non sempre va a genio. Grazie Chelsea.

Innanzitutto, chi è Chelsea Wolfe? Da dove arriva? Dove vuole andare?
Chelsea:
Sono tendenzialmente una persona solitaria, vengo colpita dalle energie umane piuttosto violentemente perciò ho necessità di tenermene alla larga altrimenti c'è il rischio di impazzire. Non ho ancora imparato a controllare questa cosa. Sono semplice e realista, ma mi piace anche indagare sul mondo degli spiriti e sulle questioni legate alla magia e a quanto i nostri occhi sono incapaci di vedere, cercando di trasferire tutto ciò nella mia musica. In questo momento mi sento piuttosto eccitata, pronta per qualcosa di nuovo e di più grande.

Sono rimasto sbalordito per il tuo bellissimo e incredibile album 'AΠΟΚÀΛΥΨΙΣ. Parlaci un pò della sua realizzazione.
Chelsea: Grazie.. Negli ultimi anni mi ero appassionata alle teorie sulla fine dei tempi, sulla fine del mondo o comunque di questa era. Le trovo eccitante.. Successivamente, quando ho letto il libro La Rivolta Di Atlante, tutto s'è fatto chiaro nella mia mente così, poco tempo dopo, ho iniziato a comporre le canzoni per l'album. Ho scelto di utilizzare la parola greca "αποκάλυψις" perché, anche se mi riferisco all'album secondo l'accezione inglese di "apocalisse", ha tuttavia diversi significati. È una sorta di svelamento della verità, un "levare il velo".

E cosa ci puoi dire della copertina così "disturbante", ma allo stesso tempo eccezionale?
Chelsea:
Ho semplicemente preso la fotografia di un mio autoritratto e consegnata in quadruplice copia ad un mio carissimo amico, C. Orr.; le uniche richieste fatte erano o che annerisse o che sbiancasse i miei occhi. Ha realizzato così quattro tipi di copertina e io alla fine ho scelto quella che mi piaceva di più, la più semplice.

Come mai hai deciso di venderlo solo attraverso internet?
Chelsea:
Non è ancora uscito ufficialmente, lo si trova solo su bandcamp.com
.. Mi piacerebbe pubblicarlo, ma al momento non credo che qualcuno abbia ascoltato la mia musica, così ho pensato di metterlo a disposizione su quella piattaforma per conto mio.. Spero in un futuro prossimo venturo di poter realizzare una copia fisica del cd con tutti i crediti e i testi..

Non si tratta tuttavia del tuo unico disco realizzato in questi giorni. Hai difatti pubblicato un altro album recentemente, THE GRIME AND THE GLOW, addirittura in vinile e non in cd: quali sono le differenze tra i due?
Chelsea:
La mia musica è abbastanza "bipolare", a mio parere.. Entro in questi intensi stati d'animo, in questa sorta di oscura rigidità tenebrosa che prende spunto dalla realtà, anche se poi improvvisamente mi ritrovo ad esplorare le cose in una maniera più sognante e spirituale.. Penso si possa cogliere questa differenza tra i due album..

Quando hai iniziato la tua carriera?
Chelsea:
Hmm.. Beh, ho iniziato a suonare in pubblico nel 2006, ma ero molto naif e lasciai che altre persone
prendessero controllo sulla mia musica.. Non fui mai completamente felice di questa situazione così decisi di prendermi una pausa, di fare un passo indietro e riprendere cognizione del genere di musica che avrei voluto fare fin dall'inizio. Ho iniziato a lavorare a THE GRIME AND THE GLOW nel 2009 finendolo nel 2010.

Quando inizi a comporre con quale strumento sei solita accompagnarti?
Chelsea: Generalmente con questa vecchia chitarra classica; a volte con gli strati della mia voce, altre con una tastiera midi usando strani samples sonori e raramente con un pianoforte.

Pensi ci potrò essere per i tuoi dischi uno sviluppo visivo, multimediale come ad esempio è accaduto con Melissa Auf Der Maur per il suo OUT OF OUR MINDS?
Chelsea:
Non ho visto ciò che ha fatto.. Però sì, desidererei lavorare con artisti talentuosi per sperimentare con le arti visive, nei concerti dal vivo così come pure per i video e le copertine degli album.

Ti diletti in altre forme artistiche come la pittura, la scultura o la scrittura?
Chelsea: Mi piace realizzare videoclip e cortometraggi per divertimento; a volte dipingo un pò.


Inquietante, spaventosa e malata: al tempo stesso però nella tua musica si percepisce un mood sereno, oseri dire pacifico, dico bene?
Chelsea:
Sì, sono d'accordo; si vuole portare alla luce il bello e il brutto delle cose.

La musica è per sua natura evocativa così, spesso, risulta difficile per un artista, musicista o no, mettere in atto quelli che sono le sue sensazioni e i suoi sentimenti. Vale lo stesso per te?
Chelsea:
Penso dipenda dall'artista.. Non credo sia difficile concentrare il tutto a parole, piuttosto è stato un travaglio trovare il modo in cui essere più a mio agio per esprimere tutto quanto.. i suoni giusti e i modi di registrazione.. Ho ancora molto da imparare e molti esperimenti che voglio provare.


Come sono i tuoi live show? Cosa ci si deve attendere venendoti a vedere?
Chelsea:
Anche in questo caso i live risentono di quel bipolarismo di cui ti parlavo.. Dipende dal posto o dal tipo di richiesta che l'organizzatore avanza e se la mia band è a disposizione per suonare. Quando suono in California ho la mia band al completo con batteria, chitarre, Juno e cello, ma ad esempio per il mio imminente tour in Francia saremo solamente io e la mia chitarra, magari qualche backing tracks.. Devo mantenerlo semplice, ma guardo avanti, al giorno in cui potrò permettermi di avere in tour la band al completo con me.. Mi diverte aver la gamma completa di suoni e dinamiche che questa è in grado di sprigionare.

Ho visto che suonerai in Europa il mese prossimo; sei mai stata in Italia?
Chelsea:
No, fino ad ora non vi ho mai suonato..


Allora attendiamo fiduciosi un tuo avvento anche da queste parti!
Chelsea:
Grazie, grazie per il supporto e l'interesse dimostrato. A presto..

Andrea Barbaglia '11

domenica 6 febbraio 2011

POWERI
Amari
- Riotmaker - 2009

Eccoli tornare!! Direttamente dalla galassia del Gran Master Mogol, dopo una avventurosa quanto controproducente gita fuori porta, Dariella, Pasta e Cero, in collaborazione con Enri Colibrio e Berto sfornano il loro sesto album, colorato e variopinto come nella migliore delle tradizioni, sempre in bilico tra rivoluzioni da mirrorball e riflessioni malinconiche. Anticipato dal featuring con Dargen D'Amico in Dovresti Dormire i ragazzi quasi paiono scusarsi per il mezzo passo falso di SCIMMIE D'AMORE facendo il mea culpa in Ho Fatto Un Pò Di Casino e conducendoci all'istante sulla pista da ballo di Your Kisses, prima English track dell'album che, stipata tra le strumentali There There There e Acqua Di Joe, su di un tappeto dance acquistato durante un viaggio nei migliori Anni'90 attraverso la macchina del tempo di cui sappiamo sono in possesso, fa un pò da spartiacque tra quello che è stato e quello che potrà essere. Cronaca Vera, così delicata e pop, brilla di luce propria incantandoci con le sue tastierine e lo zampino del compagno di scuderia Luka Carnifull al fender rhodes, mentre Dariella e Pasta ci raccontano le speranze di poco invidiabili operatori del settore-amore. Pausa acidissima con l'intermezzo Chupacabra poi Preservativi Ovunque per tutti e un giro al bancone della discoteca di turno, per carburare, in vista delle Girls On Vodka, elettro-rock adolescenziale con tanto di chitarrina presa in prestito a Kurt Cobain. Poco importa se siam solo dei boyscout al cospetto di una temibile Tiger mangiauomini: Lost In The Sea ci porta alla deriva senza grossi affanni e in questi anni, Gli Anni Dei Monitor Accesi, il naufragar ci vien dolce in questo mare. La poetica delle piccole cose metropolitane compare prepotentemente nella conclusiva Un Altro Giro Attorno A Casa, misurata rivendicazione della propria individualità dal retrogusto malinconico e ipnotico. Sì, sono proprio tornati. Tremendamente belli ancora una volta.

giovedì 3 febbraio 2011

ORA
Jovanotti
- Universal - 2011

Destinato fin dalla sua uscita ad essere uno degli album più venduti dell'anno, il Megamix a cui Jovanotti ci sottopone con il successore dell'altrettanto fortunatissimo SAFARI, a sua volta record di incassi dopo l'eccezionale svolta di BUON SANGUE, si inserisce nel solco dei lavori della maturità del comunicatore di Cortona, cambiando solo in parte la sua cifra stilistica, vero e proprio marchio di fabbrica. Molti si sono affannati a descrivere ORA come un disco dance: vero, i bpm ad alto voltaggio sono riscontrabili un pò ovunque, a partire dall'indovinato singolo Tutto L'Amore Che Ho, passando per Amami e Io Danzo (ma siamo tornati ai tempi di FOR PRESIDENT?!?), fino a scendere giù giù verso Rosso D'Emozione, uno dei momenti migliori di questa vera e propria playlist e brano conclusivo del primo cd. Sì perché l'album esce in deluxe edition con due dischetti a cui bisogna far riferimento per aver una visione d'insieme più completa e realista del lavoro realizzato. Ma allora si è persa la dimensione suonata che tanto ha fatto la fortuna dei due predecessori? Assolutamente no. Il Più Grande Spettacolo Dopo Il Big Bang è una Mezzogiorno messa in bella copia; Le Tasche Piene Di Sassi è una particolarissima love song con l'orchestra; L'Elemento Umano, spogliata di arrangiamenti e orpelli vari del cd uno, è un delicato brano per chitarra e voce e così la ascoltiamo sul secondo. La Bella Vita, oltre alla sentita partecipazione di Amadou & Mariam, è una solare composizione che sarebbe potuta tranquillamente comparire sull'album del Collettivo Soleluna di qualche anno fa, mentre Quando Sarò Vecchio ha il sapore di spaghetti western, contemporaneo e digitale. E non siamo neanche a metà dell'opera: Ora è il capolavoro, da pazzi sarebbe non farla uscire come singolo nei prossimi mesi perché, ineluttabile come gli eventi tragici e i momenti felici della vita, avanza spedita, facendosi rapidamente canticchiare senza difficoltà alcuna. Colpisce proprio l'immediatezza dell'insieme: dopo un paio d'ascolti la sensazione è quella di essere al cospetto di brani solo apparentemente superficiali, ma che in realtà nascondono e trattengono una profondità di concetto propria di cantautori e songwriter mai messi in discussione dalla critica. È questa la fortuna dell'album: l'immediatezza sonora del dancefloor al servizio di testi personalissimi e immaginifici che ormai da anni fanno la fortuna di Lorenzo. Brillano in questo senso l'ottima La Notte Dei Desideri e la malinconica Un'Illusione, forse la canzone d'amore dell'opera. Elettrizzante, dirompente e matrixiana arriva poi La Porta È Aperta: su ritmi incalzanti, distorsioni acide e suoni sintetici vi trova spazio uno straordinario testo da last day on Earth. Beh, Dabadabadance e Go!!!!!!! sono solo divertissement, ma glieli concediamo. E allora, mentre Spingo Il Tempo Al Massimo, passiamo all'ascolto de I Pesci Grossi, ovvero la Mondo di Cesare Cremonini declinata secondo il Cherubini. All'appello mancano ancora la party song La Festa Infinita, i ritmi in levare di Sul Lungomare Del Mondo e un'altra manciata di brani Kebrilla-no. Attendiamo il tour. Inarrestabile. Irresistibile. Inafferrabile. Inappellabile.

un link al seguente post è visibile qua (sez."links"):http://www.soleluna.com/