lunedì 30 gennaio 2012

UNHAPPY THE LAND WHERE HEROES ARE NEEDED OR LALALALA, OK
Il Cielo di Bagdad
- autoproduzione - 2012

Rivisitando uno scambio di battute tra Galileo Galilei e Andrea Sarti, il figlio della sua governante, contenute nella commedia di Bertolt Brecht Vita Di Galileo, il quintetto campano de Il Cielo Di Bagdad torna sul mercato discografico con un lavoro corale molto atteso dopo i già buoni riscontri del precedente EXPORT FOR MALINCONIQUE. E se per l'esordio su lunga distanza l'accento era stato correttamente posto sulla facilità dell'allora terzetto di realizzare quadretti onirici e cinematografici attraverso un uso calibrato di sonorità post rock affini a Sigur Rós e Rökkurró, oggi la rinnovata formazione allargatasi (definitivamente?) a quintetto, sotto la guida artistica del bastian contrario Fausto Tarantino dà alle stampe un lavoro estremamente leggero e festoso, ancestralmente folk, profondamente orchestrale. Anticipato dal singolo LaLaLaLa, Ok Nicholas Mottola Jacobsen e soci si tuffano in una nuova esperienza sonora. Non più immaginifici paesaggi glaciali; il sogno si sposta nelle campagne e nei boschi, durante le Feste di Primavera, tempo di rinascita e di rinnovata energia. È un inno alla vita. I colori della flora e della fauna compaiono vividi e intensi in Happy Heroes, un ottimo esempio di pop panico condito da sfumature British care a Stone Roses e Paul Weller, ma che in ultima analisi possiamo far risalire ai primissimi Beatles. L'avvolgente dolcezza della musicalità ascoltata in Trees' Love ci fa scoprire una Natura non più matrigna, ma genitrice benigna, capace di illuminare con la sua potenza anche una darkeggiante Light Place, impensabile connubbio mediterraneo tra Cure e Beach Boys. We're Fine: non sappiamo né vogliamo dire altro di questi trenta minuti regalatici da Il Cielo Di Bagdad, suadenti e leggiadri come mai prima d'ora. "Una celebrazione del coraggio di affrontare le gioie e i dolori di tutti i giorni, con la fantasia dei bambini e la forza degli innamorati"; una celebrazione dell'Amore puro e di una spensierata ricerca di mete alternative, lontane dal fuorviante caos cittadino che la vita impone. Come la spiaggia volutamente evocata dall'omaggio al Battiato di Summer On A Solitary Beach contenuto in Stop! Stop! Stop!, un tuffo negli spensierati anni '80 con la consapevolezza del nuovo Millennio, circondati da Ramones e... Robert Smith!? Non poteva esserci conclusione migliore per l'ascolto della nuova fatica della band di Aversa, in attesa che Shadows And Rainbows sigilli ulteriormente la brillante prova emersa tra i solchi del pre-mix. Per quanti dopo l'abbandono di Giovanni Costanzo si preoccupano ancora per la salute musicale di Nicholas, Luca e Giulio, coadiuvati dai nuovi Enrico e Angelo, non ci resta che rassicurarli: stanno davvero tutti bene.

venerdì 27 gennaio 2012

Presenterà il suo nuovo album la cui pubblicazione è prevista proprio per i primi giorni del 2012. Federico Fiumani non ha bisogno di presentazioni rappresenta la storia del rock italiano con i suoi testi intrisi di poesia e la sua irrinunciabile attitudine punk. Uno dei musicisti più veri del nostro panorama musicale.

DIAFRAMMA
+ Disco Not Disco Dj Set / Visuals: Jobinski

SABATO 28 GENNAIO 2012
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci Brescia
INFO: 335 53 50 615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci
con un contributo di 5 EURO

DIAFRAMMA - http://www.myspace.com/federicofiumani

I Diaframma nascono nello stesso contesto musicale e territoriale dei Litfiba: la Firenze "new wave" dei primi anni 80. Esordiscono dapprima come cover band dei Joy Division, poi, nel 1982, incidono il loro primo singolo, "Pioggia", accompagnato dal b-side "Illusione Ottica". Gli splendidi testi del poeta-chitarrista Federico Fiumani spingono il gruppo che vede nel 1984 Gianni Cicchi alla batteria, Leandro Cicchi al basso, Federico Fiumani alla chitarra e testi e Nicola Vannini alla voce.
Dopo parecchie esibizioni nei club fiorentini, spesso insieme ai Litfiba, e l'allontanamento di Vannini (rimpiazzato da Miro Sassolini), i Diaframma incidono nel 1984 per l'etichetta indipendente IRA SIBERIA.
Album scarno, diretto ed essenziale, con atmosfere cupe e malinconiche di chiara matrice "post-punk" riscuote, con 50.000 copie, un grandissimo successo nelle vendite per la neonata etichetta. Pezzi portanti dell'album sono la splendida "Amsterdam", in seguito duettata con i cugini Litfiba, "Neogrigio" e la title-track, pezzi arricchiti dalle magnifiche liriche di Fiumani, vero leader di una band che cambierà ripetutamente formazione nel corso degli anni.
Nel 1986 TRE VOLTE LACRIME vuole essere un avvicinamento a melodie più solari ed eclettiche rispetto a quelle tenebrose dell'album precedente. Resta però dal vivo la dimensione ideale dei Diaframma, molto apprezzati ormai anche fuori Firenze e dominatori indiscussi del circuito underground italiano di quel periodo. In studio Fiumani abbandona gradualmente la strada del rock per una via più commerciale. IN PERFETTA SOLITUDINE è infatti prodotto dalla Ricordi, che vede nei Diaframma "redenti" un buon gruppo di rock d'autore. Il disco contiene brani interessanti come "Beato me", "Io Amo Lei" e "Verde".
Negli anni '90 i Diaframma continuano su una strada decisamente lontana dal dark-punk dei primi anni, ritornando nel circuito underground con un altalenante successo commerciale. Nel 1994 esce l'unico disco a nome Federico Fiumani, CONFIDENZIALE, emozionante resoconto di una serie di una serie di concerti acustici tenuti in Italia. Un anno dopo i Diaframma vincono il Premio Ciampi, a definitiva consacrazione della poetica di Fiumani.
Prodotti dalla Self, ristampano nel 2001 i loro primi lavori, che ormai erano difficilmente reperibili, e inoltre raccolgono in due album (ALBORI e I GIORNI DELL'IRA) le sensazioni che avevano portato alla formazione di uno dei gruppi new wave più importanti nel panorama italiano.
Nel 2009 con DIFFICILE DA TROVARE, Fiumani sfoggia un nuovo piccolo saggio di cantautorato rock, sporcato di convenzionalità e di accomodante pop, ma anche di impreviste leggere virate simil-jazz, con la sezione ritmica affidata alle sapienti mani di Lorenzo Alderighi (basso) e Lorenzo Moretto (batteria).
Nel 2011, i Diaframma decidono di pubblicare per la prima volta un disco interamente dal vivo, sintesi di un'indimenticabile serata tenuta il 9 aprile dello stesso anno al Viper di Firenze in compagnia, per l'occasione, degli amici Miro Sassolini, Andrea Chimenti e Marcello Michelotti. A settembre entrano in studio per la scrittura e la registrazione di NIENTE DI SERIO in uscita per gennaio 2012.

mercoledì 25 gennaio 2012

24-01-2012
- MANZONI live @ Magnolia -
Segrate (MI)

Se c'è una band che nello scorso anno è stata in grado di mantenere alte le aspettative promesse dalla loro produzione discografica è quella che ha scelto un nome altisonante per distinguersi, sinonimo di Cultura ed eccellenza italiana non solo dalle Alpi alla Sicilia, ma pure in tutto il mondo. Nella capitale meneghina il Manzoni è addirittura di casa. A due passi dal Teatro alla Scala, dietro Palazzo Marino, in via Moroni, ha sede l'omonimo museo ubicato proprio nell'abitazione in cui l'autore de I Promessi Sposi dimorò fino al giorno della sua morte. Ma non del solo Alessandro si ha memoria in città e all'estero. Un suo omonimo, probabilmente più trasversale, ha rinnovato i fasti di tale illustre cognome nella prima metà del secolo scorso. Ed è proprio Piero, peraltro parente alla lontana dello scrittore, il Manzoni cui la band veneta capeggiata da Gigi Tenca rivolse un giorno il proprio sguardo e decise di omaggiare anche nel tratto grafico, con quella "O" volutamente maiuscola in quanto sintetica espressione di stupore ed estatica meraviglia. Purtroppo nei mesi passati i ManzOni sono stati messi a dura prova da fattori esterni che con la Musica e l'Arte poco hanno a che vedere, ma ai quali non ci si può sottrarre se la vita ti chiede un suo personale tributo. Concerti interrotti e date posticipate gridano così vendetta in questo inizio di 2012.

La prima occasione utile dopo lo stop forzato diventa perciò una fredda serata infrasettimanale al Magnolia, una di quelle denominate dagli organizzatori "Milano Brucia", in cui i patavini sono giustamente headliner questa sera dopo l'ottima figura al Magnolia di inizio giugno; con loro, il poliedrico teatrino disturbato di Musica Per Bambini e, in apertura serata, i quasi esordienti Le Fate Sono Morte, freschi di presentazione del primo ep. Piatto ricco, variegato e sostanzioso dunque. Ma sono i ManzOni l'indiscussa nostra priorità perciò, cosa c'è di più benaugurante e ritemprante quest'oggi se non vedere il sempre tenace Tenca aggirarsi negli spazi del locale sorseggiando solitario un buon bicchiere di birra? La scelta è di non avvicinarlo, per pudore e per stima; avremo sicuramente tempo più tardi, lo sappiamo. Ora, piuttosto, chissà a cosa starà pensando, in che modo si starà preparando interiormente per questo nuovo ritorno sul palco? Nel raggio di pochi metri compaiono poi gli altri componenti della band. Riconosciamo alla spicciolata un po' tutti: da Ummer Freguglia a Fiorenzo Fuolega passando per Carlo Trevisan ed Emilio Veronese. Sì, siamo pronti e carichi. Al bancone Manuel Bongiorno, fac totum dei Musica Per Bambini.

L'attesa per l'esibizione manzOniana viene riempita dalle bordate grunge degli anacronistici Le Fate Sono Morte, senza dubbio quadrati, ma ancora comprensibilmente acerbi. Sono da poco passate le 22:30. Piace suonino ciò che a loro piace. Al cambio palco è Fuolega ad avvicinarci; chiama Tenca e in un attimo è già tempo di risate e calorose pacche sulle spalle sotto la supervisone degli altri compagni di band. Nessuno vuole però distrarsi. Alle nostre spalle sta per cominciare infatti lo show nell'Anno Ultimo Animale di Musica Per Bambini. Manca solamente il dio delle nevi evocato nell'antica Preghiera Delle Palle Di Neve poi la scolaresca al seguito del trio Bongiorno-Montesissa-Mansi sarebbe davvero al completo. Tra sconfinamenti nell'assurdo e contaminazioni freak, dissertazioni filo(il)logiche e lezioni scemtifiche, il metateatro da cui si viene rapiti per un periodo di tempo difficilmente quantificabile ci catapulta in una dimensione atemporale che fa parecchi proseliti tra i giovani discepoli attratti dalle caleidoscopiche meraviglie proposte dal magister alla lavagna. Nuovo cambio di stage. Sul Frog ci attendono tre chitarre, una batteria e una guida. È già tempo di imbarcarci su 
L'Astronave, con la sensazione che tutto quanto capiti davanti ai nostri occhi sia necessario e magico insieme.

Pochissimo, quasi nullo il dialogo con il pubblico. Ma tante le affinità elettive con ogni singola parola recitata, cantata e raccontata dall'indistruttibile Tenca il quale nella successiva
Ho Paura rivela il lato fragile di ognuno di noi di fronte all'imponderabilità del Destino, avanza slanci di vitale titanismo ante litteram, replica lo stupore davanti al Mistero. Nel persistente clangore metallico prodotto da loop e riverberi è la naturale teatralità di Gigi a prendere il soppravvento e regalare il quid artistico necessario ad elevare la band. Ogni suo minimo movimento, ogni sua più piccola oscillazione sono necessari. Emblematico l'arresto conclusivo della sua figura che, riconquistata la posizione eretta, ma a capo chino, lascia la ribalta a Trevisan impegnato qui a distorcere quel poco di elettronica suonata. L'intercambiabilità dei ruoli porta negli istanti successivi a far riemergere dalla retrovie Fuolega, il cui posto dietro alle pelli viene preso dallo stesso Carlo, mentre Veronese è già passato all'acustica. Note d'amore e sogno provengono da Scappi; il ricordo lontano di gioie e felicità vagheggiate e vissute un tempo torna attuale, ma ormai consunto dagli anni e dagli eventi.

Nelle sorprendenti immagini conclusive ("è da un anno che proteggo dalla rabbia di mosche cattive quel che resta del nostro amore ...una scatola di Mon Chéri con la ciliegia ormai rinsecchita ...che non ti ho mai potuto dare") il malinconico quadro d'insieme viene riscattato dalla delicata apertura finale ("...se la vuoi... è qua… è per te..."), vagheggiato tentativo di nuovo inizio per amanti lontani. Toni malinconici anche nel sofferto Natale minimo raccontato in Ray Moon
che vede l'ennesimo avvicendamento strumentale della serata, con Veronese subentrato alla batteria per liberare nuovamente Trevisan alla chitarra. Un'impennata di potenza sonora arriva sulle note della concitata Fuori Stagione: quattro-chitarre-quattro e la voce di Tenca al servizio di un rock abrasivo e di rottura che non conosce ostacoli, poderoso ed indignato, sarcastico e sincero. Un lampo, un tuono. Si procede su questo registro, con Trevisan una volta ancora a dettare il tempo, lungo i sentieri tracciati dalla martellante Tu Sai. Freguglia e Fuolega scaricano sofferte note elettriche che erigono un muro di suono intenso, stratificato, granitico. Tenca è una forza della natura: mulinando l'aria tra i due chitarristi vive ed esorcizza l'accorato dramma personale.

Due inediti.
Scusami e La Strada anticipano atmosfere e tematiche del nuovo album ormai prossimo alle stampe. Poesia suburbana e contemporanea. Caproni e Ciampi musicati da C.S.I. e P.G.R. insieme per un ipnotizzante uno-due mozzafiato, da applausi. Pochi questi ultimi, solo perché chi è rimasto in sala è in numero inferiore ai cinquanta minuti lungo cui s'è sviluppata la performance. Pochi, ma rumorosi con una richiesta del bis che diventa, dopo i tempi bui, una piacevole e rinfrancante necessità; la certezza di aver colpito il bersaglio al centro. Gigi, galvanizzato dalle parole di incoraggiamento, e intento a scegliere l'ultima perla del suo canzoniere da regalare al pubblico, riesce finalmente a sciogliersi in una imprecazione dall'inconfondibile accento veneto suscitando l'ilarità generale mentre scartabella tra gli appunti rimasti sul palco. All'ultimo salta così la programmata A Lei, Di Lei per far posto alla nuova ed emozionante In Fumo, encore sullo scorrere del tempo che immobile va, dedicato al padre. Visibilmente emozionato, al termine dell'esecuzione Tenca riesce solo a pronunciare un sentito "Son... sono contento..." venendo circondato dall'abbraccio fraterno di tutti al momento dei saluti. Scende dal palco, si schermisce e ringrazia ancora. Nella vigna della vita anche noi quest'oggi ci sentiamo un poco ManzOni.

Andrea Barbaglia '12

domenica 22 gennaio 2012

GRANDE NAZIONE

GRANDE NAZIONE
Litfiba
- Sony Music - 2012

Che il rientro sulle scene dovesse passare per forza di cose attraverso un live album era mossa prevedibile e sostanzialmente corretta dopo il decennio di incomprensioni tra Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Ma il risultato, il doppio STATO LIBERO DI LITFIBA, aveva fatto storcere il naso a più di una persona. Sgomberiamo il campo dai dubbi: non c'entrano i due inediti, onesti seppur non memorabili, né tantomeno la scelta delle canzoni proposte, indiscutibilmente potenti, granitiche e funzionali ad una rentrée in grande stile, quanto per il semplice fatto che i Litfiba censurati su disco ancora non si erano sentiti neppure durante i presunti anni di oblìo. Insomma, giusto capire le esigenze di una casa discografica, major o indie che sia, ma bagnare il tanto atteso ritorno del duo fiorentino, accompagnato dall'ormai storico Daniele Bagni in sinergia con Pino Fidanza e Federico Sagona, con i più anonimi dei "bip" è l'antitesi del rock. Un anno e mezzo dopo, oliati nuovamente i meccanismi anche in sala di registrazione, ecco comparire all'orizzonte i confini di GRANDE NAZIONE, l'album che ha l'onere di ripartire là dove le prove soliste di Pelù (il sottovalutato FENOMENI) e di Renzulli (ESSERE O SEMBRARE, sempre e comunque col moniker Litfiba) avevano segnato il passo, ognuno a suo modo. Il primo assalto è portato dalla monolitica Squalo, singolo prescelto per farsi largo nella marea di nuove uscite discografiche targate 2012, dall'incedere volutamente quadrato e compatto, in cui sugli ormai classici riff renzulliani ricompare la voce del Pelù più sarcastico e, disse una volta Mina, "cinghialone". Questa compattezza di esecuzione, di interpretazione e più in generale di intenti è la peculiarità che caratterizza il cd. Esplode nell'adrenalinica Fiesta Tosta, scorre fluida nella contagiosa follia hard rock di Anarcoide, torna con urgenza nell'ottima title track che vede il cameo, sebbene non accreditato, di Antonio Aiazzi nelle note introduttive di tastiere. Splendida la camaleontica Brado, attitudine punk e venature tex mex filtrate da un pizzico di elettronica, in ultimo shakerate con la necessaria violenza per ottenere l'incendiario heavy cocktail finale. Descritto dal duo fiorentino come un disco d'amore nei riguardi dello Stivale anche nei momenti più accesi, GRANDE NAZIONE rivela un lato  maggiormente intimo, seppur sempre sostenuto, nell'ampio respiro di Elettrica, a cui avremmo tolto certe derive moderniste presenti purtroppo pure in Tutti Buoni, e nella riflessiva La Mia Valigia, semi ballad in cui la Stratocaster di Renzulli torna protagonista in un pezzo d'atmosfera sulla scia della storica Woda-Woda. Pelù affronta qui il tema del viaggio, da sempre momento di distacco da realtà consolidate, ma al contempo occasione per cambiamenti e novità; le stesse celebrate in Tra Te E Me, lettera aperta da Piero a Ghigo, quasi a sancire pubblicamente la ritrovata unità artistica. Interessante l'esperimento della liquida Luna Dark, forse il brano più pop del lotto, ma innervato da uno strato di chitarre a garantire robustezza e sognante carica rock. Vista la lunga attesa l'acquisto della deluxe edition è quasi obbligatorio; la bonus track qui contenuta insieme ad un booklet di 36 pagine, è il commento sonoro a Pivano Blues - Sulla Strada Di Nanda, lavoro cinematografico contenente Dimmi Dei Nazi, sorta di evocativa suite composta in omaggio alla scrittrice Fernanda Pivano scomparsa nell'agosto del 2009 e amica del frontman dei Litfiba. Non ci si aspetti un brano progressive imbevuto di 70's, non è nelle loro corde; semplicemente, negli oltre sei minuti pubblicati sensibilità e passione viaggiano ribelli, di pari passo, su strade polverose e arroventate dal sole, per un blues visionario, di frontiera. Un disco caldo, tirato e di rapida assimilazione: un album che galvanizzerà pubblico ed esecutori in sede live. Da consumarsi preferibilmente nei prossimi dodici mesi.   

sabato 21 gennaio 2012

RETRONICA
2Pigeons
- La Fabbrica Etichetta Indipendente - 2012

Chi di Chiara Castello ricorda i trascorsi trasversali da performer in solitaria oppure col Museo Kabikoff, non sarà rimasto affatto sorpreso dal cambio di rotta sonoro perseguito dall'interessante voce italo-americana nei giorni successivi l'abbandono della formazione di Alberto Turra. La registrazione e il tour in supporto all'ottimo BRILLIANT CAGNARA, un crossover davvero degno di nota nonostante lo stravolgimento di organico avvenuto in seno alla band e allora cambiato di ¾ rispetto all'esordio, dovevano considerarsi semplicemente tappe di un percorso di più ampio respiro, semi di diversa natura che avrebbero visto la loro germinazione completa solo qualche anno dopo. Il terreno fertile su cui spargerli avrebbe avuto così il calore dell'elettronica umana sviluppata da Kole Laca, musicista di origine albanese dal respiro internazionale, che insieme alla Castello è andato definendo col passare del tempo un connubio artistico e personale di forte appartenenza sociale. Già in LAND, esordio discografico del duo realizzato con la supervisione di Giulio Favero, erano chiare le nuove dinamiche: a fondersi con l'acrobatica voce di Chiara ecco non più chitarre e sezioni ritmiche rock, ma live effects e rhodes, piano e synth programming, sperimentazioni tese ad unire trip hop e avant-garde, chill out e postminimalismo dal taglio punk, efficace miscela atta ad oliare questi inusuali ingranaggi realizzati senza ricorrere all'ausilio di computer. Con questo RETRONICA, continuando a mantenere orgogliosamente fermi gli intenti di due anni prima (Ikarus), il passo in avanti si rivela evidente fin dalle note della sbilenca Completely Lost (un demo dei Nine Inch Nails con Tori Amos e Sinead O'Connor alla voce?), prima avvisaglia di un generale irrobustimento dei suoni, una volta ancora elettronici, come sempre contaminati. Diversi gli ambiti musicali toccati, spesso nello stesso brano: Hard Working Space è dance spinta e classica insieme, Satellite è Bjork a passeggio in una giornata di sole tratteggiata dagli Art Of Noise, Teknowest l'incontro a teatro con Giovanni Gulino dei Marta Sui Tubi in attesa di assistere a L'Opera Da Tre Soldi. C'è una consapevolezza maggiore e una volontà di osare rivolgendosi maggiormente all'esterno che la dice lunga sull'attenzione che i 2Pigeons hanno catalizzato su di sé senza troppi clamori. Le partecipazioni attive di Enrico Gabrielli, da sempre maestro di trasversalità, in Seven Steps, quella di Roy Paci, altro esperto musicante in bilico tra mainstream e ricerca sonora, in Ghost Dog e l'intervento narrativo di Pierpaolo Capovilla nella metallica Turtulleshe, canto tradizionale del popolo albanese drammatico eppure non privo di speranza, lo testimoniano: il viaggio intrapreso da Kia e Kole si completa e arrichisce nell'incontro con l'altro, nella partecipazione sincera e sentita (ecco spiegati i cameo del già citato Turra e dell'altro ex Museo Kabikoff William Nicastro) che solo l'esperienza è in grado di garantire all'essere umano, fino a quel Nervous Countdown conclusivo in cui lo straniamento, altrove maggiormente evidente, viene risolto in uno slancio verso un qualcosa di superiore, teso verso l'alto, affascinante e ancora misterioso.

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/pages/2Pigeons/253507161363472

venerdì 20 gennaio 2012

ANGUANE
Slumberwood
- Tannen Records - 2012

Narra il folklore locale che le anguane siano leggendarie figure femminili facilmente avvistabili in prossimità di fonti, laghi e cavità di montagna. Creature antropomorfe, per metà donne per metà rettili che si rivelano ugualmente benevole e maligne, a seconda di come la tradizione ha voluto porre l'accento su uno o l'altro aspetto che le connota. Il rimando ad una tale sacralità pagana, evidenziato fin dal titolo e ben illustrato dalla copertina di questo secondo lavoro dei padovani Slumberwood, non fa altro che trasportarci in un mondo dal sapore remoto, descritto e musicato con un suono lontano dalla modernità, antico e magiko insieme. Psichedelia ancestrale. Fin dalla salmodiante processione di 7th Moon Of Mars il pellegrino musicale che è in noi si mette in viaggio con volontà e testardaggine, caparbio nel procedere di tappa in tappa per raggiungere una mèta da scriversi durante il cammino stesso, ben chiara nelle profondità del proprio animo, ma non ancora rivelata alla moltitudine pigra ed oziosa. E come ogni viaggio che si rispetti a momenti di spensieratezza e gioia (Everything Is Smiling) si alternano occasioni di riflessione e ricordo (La Corsa Del Lupo).  Un tuffo nelle profondità marine con Sargasso Sea e una improvvisata danza macabra tramutata in festa per Emerson Laura Palmer rivelano inquietudine e innocenza insieme; la già nota Help Me Grampa dilata ulteriormente questa duplice sensazione di perdita e protezione, materno abbraccio consolatorio proveniente dai luoghi sicuri che una volta ci hanno visto crescere. Tra questi ricordi sbiaditi affiorano anche gli ascolti delle Chordettes di Mr. Sandman, ma l'antico doo-wop del quartetto vocale reso celebre in tutto il mondo di lì a qualche anno dall'altrettanto spensierata Lollipop, è trasfigurato a tal punto da risultare un sinistro e surreale esperimento art rock, psichedelico, lontano nello spazio e nel tempo. Vagando così senza fissa dimora per le strade del mondo ci troviamo a percorrere incosciamente i sentieri della nostra interiorità: l'eterea Harmonium è l'apice di questa condizione, la straniante Aguane una conclusiva possibilità di pacificazione seppure sempre in bilico tra luce e tenebra. A dare man forte alla realizzazione finale dell'album concorre l'amico Marco Fasolo, musicista e ideatore del progetto Jennifer Gentle che con gli Slumberwood può vantare molti punti in comune, chiamato per dare una profondità maggiore rispetto all'esordio YAWLING NIGHT SONGS. Ai testi Giulio Rampazzo. Il risultato è una attenta e maniacale stratificazione di suoni e voci che donano quel senso di indefinito e ondivago ulteriormente amplificato dal recitato gotico e spettrale presente in molti episodi. Dopo tre quarti d'ora il pellegrino giunge ad una fonte. Liberatosi del carico portato fin qui sulle spalle e nel cuore, si china per abbeverarsi socchiudendo gli occhi. Dissetatosi, li riapre: una figura femminile lo fissa curiosa. 

giovedì 19 gennaio 2012

25 gennaio 2012
PERSONAL EXHIBITION + Sound & Painting performance:
VALENTINA CHIAPPINI @ ART FOR INTERIOR gallery
Milano (MI)


dal 25/01 al 12/02 2012

VALENTINA CHIAPPINI “solo”

D O N ’ T  F E A R  B L A D E S
M o v e m e n t  1


Performance pittorico/musicale
di VALENTINA CHIAPPINI e XABIER IRIONDO

Il graffio, caratteristica peculiare e personale, contraddistingue le sue opere.

Nell’atto performativo Valentina Chiappini fa uso di lame metalliche che nervosamente graffiano il colore e le tele producendo suoni. Nel corso della performance utilizza numerose tecniche tra cui la serigrafia.

Il musicista Xabier Iriondo fonde colore, graffio e suoni con timbri musicali provenienti da strumenti a corda atipici, alcuni dei quali autocostruiti.

MERCOLEDì 25 GENNAIO 2012 
dalle ore 18,30  -  S A V E  T H E  D A T E

rsvp     

ART FOR Interior Gallery - Via Pellegrino Rossi 5 20161 Milano -
T 0233004956 M 335 6008189 paola.deriva@artforinterior.com

mercoledì 18 gennaio 2012

VITTORIO CANE in tour
nuovi appuntamenti live per il cantautore torinese per presentare il suo ultimo album "PALAZZI" (Innabilis / New Model Label - dist. Audioglobe)




Prossime date (in continuo aggiornamento):
20 Gennaio - Cagliari @ Muzak - ore 22
8 Febbraio - Roma @ Circolo Degli Artisti - ospite serata Fandango - ore 20
9 Febbraio - Palermo @ Mikalsa - ore 22
10 Febbraio - Messina @ Rapa Nui - ore 22
11 Febbraio - Siracusa @ Il Giufà - ore 22
12 Febbraio - Modica @ G55 - ore 22
13 Febbraio - Catania @ Glamour Café - ore 22
3 Marzo - Firenze @ Circolo Aurora - ore 22
4 Marzo - Massa Carrara @ La Mandragola - ore 22

Fuori da ogni schema eppure profondamente pop. Vittorio Cane ha saputo fondere queste due anime, creando uno stile unico ed un nuovo approccio alla canzone d'autore, che ha fatto scuola a Torino e nel resto d'Italia e proporrà i brani dell'ultimo lavoro in studio, "PALAZZI" e dei suoi lavori precedenti. Il disco è stato pubblicato da New Model Label ed Innabilis ed è distribuito da Audioglobe e nei principali store digitali, Itunes compreso, dove la settimana dell'uscita è stato in home page, nonchè recensito sui principali media italiani, musicali e non. "PALAZZI" ci mostra un Vittorio più maturo e sicuro dei suoi mezzi, come autore e come interprete, capace di confermare la definizione di "poeta delle cose semplici", attribuitagli dalla stampa per il secondo disco. L'album è preceduto dal singolo "Quello Che", di cui è stato realizzato anche un video. Nel disco, spicca la collaborazione nel brano "Sto Bene" con lo scrittore Christian Frascella, (autore di romanzi di successo come "Mia Sorella E' Una Foca Monaca" e "La Sfuriata Di Bet"). Vittorio Cane ha avuto modo di farsi notare si dal suo primo disco autoprodotto, e con "SECONDO" ha ampliato il suo pubblico, trainato anche dai singoli "Ci Proverò", con la partecipazione di Mao, e "Domenica", trasmessi in rotazione sui principali canali musicali. A questi sono seguiti numerosi concerti in tutta Italia, e tra questi spicca l'apertura per Nick Cave al Traffic Festival di Torino.

Discografia: VITTORIO CANE (autoprodotto - 2005) - SECONDO (Innabilis / New Model Label, dist. Goodfellas - 2008) - PALAZZI (Innabilis / New Model Label - dist. Audioglobe - 2011)
Libri: Vittorio Cane - TRE TEMPI (raccolta di testi e scritti - Manifattura Torino Poesia - 2010)
LEONCAVALLO

Spazio Pubblico Autogestito
Via Watteau, 7 Milano
(Bus 43 – 81 – MM verde Gioia o Centrale / Gialla Sondrio)
http://www.leoncavallo.org/


Sabato 21 Gennaio
Nada (con Criminal Jokers)
Ingresso a sottoscrizione 5 euro
Genere/Rassegna: I Suoni Della Memoria
Luogo: Salone Centrale

::SUONI DELLA MEMORIA 2012::

«La Repubblica italiana riconosce il 27 gennaio, data dell′abbattimento dei cancelli di Auschwitz ′′Giorno della Memoria′′, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.» (legge n. 211 del 20/07/2000)

Suoni della memoria giunto quest'anno alla settima edizione, celebra la giornata della Memoria con l'intento di riattualizzare e vivificarne il messaggio, riannodando la memoria storica dello sterminio nazifascista alla memoria collettiva del presente. In questi anni Suoni della memoria ha dato voce a tante storie che narrano di Shoah, persecuzione e campi di concentramento, ma anche di resistenza umana e antifascista, richiamando alla luce tragedie diverse consumate all′insegna della stessa politica del terrore.

Suoni della memoria è il tentativo e l′occasione per mescolare memorie e storie differenti, richiamandole fuori dal comune destino di invisibilità e per questo costituisce uno spazio pubblico di riflessione aperto e capace di intercettare le radici di una cittadinanza varia ed eterogenea.

Suoni della memoria 2012 intende concentrare l'attenzione sulla presentazione del libro che narra il massacro dei minatori di Marcinelle dell'8 agosto 1956, offre allo spazio pubblico l'occasione per parlare di Olocausto (il campo di sterminio nazista di Marcinelle) e di lavoro coatto (la riconversione in campo di estrazione carbonifera di Marcinelle, nel dopoguerra); la riflessione è dunque scaturita da un lavoro di inchiesta storica e giornalistica, scritto con grande passione e poesia, che restituisce lo spaccato vivido e realistico di una tragica stagione della storia del lavoro, non ancora approdata alla sfera del diritto e dei diritti, ed è anche occasione esplorare il sistema di vita cui si è trovato un popolo migrante, nella sua dura quotidianità, vita ricca di cultura ma anche di sofferenza, di razzismo, di aspirazioni e di grandi sacrifici. Condizioni di lavoro al limite dell'umana sopportazione, condizioni di vita ai confini della civiltà.

PROGRAMMA:

- ore 17.00 Esposizioni: mostra su Le mamme antifasciste del Leoncavallo; la memoria è antifascista: libri antifascisti di ieri e di oggi videoproiezioni: “Ribelli. Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza di ieri e di oggi”. Documentario di Massimo D′Orzi e Paola Traverso - allegato al libro di Domenico Guarino e Chiara Brilli. Patrocinio Anpi. ed Infinito - 2011. “Marcinelle” documentario prodotto da ANED, Associazione Nazionale Ex Deportati politici nei campi di concentramento sul lager di Marcinelle.

- ore 21:00 La CATASTROFA, l′olocausto delle morti sul lavoro. Ne parliamo con Roberto Cenati (Associazione Nazionale Partigiani d′Italia), Onorio Rosati (Camera del lavoro di Milano), Paolo Di Stefano (giornalista de Il Corriere della Sera) autore del libro La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956. Edizioni Sellerio 2011.

- ore 23:00 Reading inedito di Bebo Storti; concerto di Nada + Criminal Jokers in ricordo della Shoah

martedì 17 gennaio 2012

ASSALTO ALLA LUNA
Nolatzco
- Psicolabel - 2012

Spesso si ha difficoltà nel trovare un produttore che sappia convogliare in un dischetto di 12 cm le intenzioni di una band e l'energia sprigionata dal vivo dai suoi componenti. Da qualche tempo i ferraresi Nolatzco erano chiusi fra le quattro mura del Chichoi Studio di Bassano del Grappa per la realizzazione del loro debut album, con il solo Giovanni Fanelli, voce e primo basso, "autorizzato" ad uscire per una sgambata notturna in compagnia dei Rossofuoco di Giorgio Canali quando necessario. Come fare a non affidarsi perciò al noto chitarrista di Predappio per la produzione di un debut album assolutamente in your face come ASSALTO ALLA LUNA potendo contare sulla sua pluriennale esperienza? Ebbene, semplicemente seguendo l'esempio dei Nolatzco! Fanelli e compagni infatti rischiano, alzano la posta e giocano al rialzo, producendo artisticamente in totale autonomia. Eppure, com'è possibile che quanto si respira, ad un primo rapido ascolto, in questi 46 minuti di rock selvaggio targato Nolatzco (storpiatura del nome Nolasco che i più curiosi ritroveranno ne L'Ombra Di Quel Che Eravamo di Luis Sepúlveda) sia un Canali-sound che molto si avvicina a quello ascoltato lo scorso anno in ROJO? Un suono che in quel caso era a tratti simile eppure contemporaneamente diverso da quello presente negli album realizzati in precedenza dal Maestro G coi Rossofuoco negli ultimi dieci anni? Qui, è in particolare l'impostazione del cantato di Fanelli la similitudine più evidente, ma anche le linee musicali (il vortice sonoro di BabyRivoluzione e Abusivisness; la critica ai lustrini e alle paillettes di Educati Al Successo) realizzate in parallelo con il secondo basso di Stefania Orioli, la chitarra tagliente di Ivo Giammetta e la batteria di Diego Artioli, hanno un sapore familiare, quasi però, e questo è l'aspetto più interessante su cui ragionare, siano stati i Nolatzco ad aver influenzato l'ultimo Giorgio e non, come si potrebbe pensare superficialmente, il contrario. Che ci sia dunque, in ultima analisi, una compenetrazione di influenze reciproche tra la band di Ferrara e i quasi conterranei Rossofuoco, non foss'altro per il fatto che Nanni Fanelli dopo l'abbandono della storica Claude Saut ne è divenuto il bassista ufficiale contribuendo alla stesura dei pezzi, è fuor di dubbio; anche per questo i due album suonano per certi versi così simili. Però, ad un ascolto più attento, ASSALTO ALLA LUNA, peraltro titolo bellissimo, poetico e rivoluzionario insieme, svela le sue peculiarità. Piacciono innanzitutto le code strumentali de La Ballata Dei Cuori Intermittenti e di Lullabymoon, il cui attacco riporta alla mente la versione acustica della mansoniana The Nobodies; quella della title track consente addirittura di visualizzare la spedizione di questo allunaggio come se ci trovassimo in un anime del maestro Leiji Matsumoto. Le urla di Speed e il caos infettato da germi di Signorina Diesel (ecco l'armonica di Canali!) mescolano drammaticità, punk e nichilismo. Inutile nascondere che ROJO fino ad oggi pareva essere un disco un poco monco; buono, ma così, a pelle, incompleto. Con ASSALTO ALLA LUNA si scopre la sua metà mancante. Un pizzico di incoscienza discografica sarebbe stato perfetto per uscirsene con un doppio album contenente i due cd, parti diverse di un corpo solo. Anche per quanto riguarda le liriche. Canali parlava di iniziale ed inatteso blocco creativo per il suo album. A giudicare da Tutto Svanisce, Un Caos Che Ti Somiglia e molti altri,  Fanelli sembra in stato di grazia: siamo in presenza della ricorrente storia dell'allievo che supera, è proprio caso di dirlo, il Maestro?

sabato 14 gennaio 2012

13-01-2012
- MARK RICHARDSON'S “PERSPECTIVES” @ SourMilk - 
Menzago di Sumirago (VA)

C'era una giustificata attesa per questa prima mostra fotografica di Mark Richardson, batterista degli Skunk Anansie e già dietro le pelli con i Feeder e i Little Angels di Toby Jepson. Attesa e curiosità che si manifestano nell'affollamento all'ingresso della piccola villa Liberty, splendidamente riadattata dai suoi gestori, in occasione del party organizzato a partire dalle ore 21:00 in questo venerdì sera di metà gennaio. L'arrivo in paese è molto più semplice da fare che da spiegare. Ben più difficile è trovare parcheggio in zona. La fortuna ci assiste e in pochi istanti troviamo ciò che fa per noi. Lungo la strada che costeggia il giardino della villa qualche coppia si avvia di corsa al cancello del Sourmilk, nella speranza di entrare al più presto e fuggire al freddo pungente della sera. Arriviamo anche noi e, tesserati in pochi istanti, puntiamo direttamente al primo piano. Scegliamo la sala blu, dove ad accoglierci sono le note di musiche sintetiche selezionate come adeguato sottofondo dalla sick girl, per l'occasione dj, The Blonde Pitbull. Alle pareti nove quadri, nove scatti in formato 42x60 che raccontano luoghi e non luoghi, nature morte metropolitane e spazi aperti di frontiera, dettagli e particolari. Inquadrature nette, lucide astrazioni. I colori sempre vividi e accesi, anche quando soffocati dall'ombra, regalano sfumature magnetiche a porte vetuste, a fibre ottiche tranciate di netto, a solchi di campi arati. La sacralità del Duomo di Milano è sintetizzata da una processione di candele. Un ammasso variegato di rifiuti plastici urbani è monito contro gli sprechi, mentre un pensiero corre a quell'altra metà del mondo privata fin dalla nascita dei propri beni primari, indispensabili e necessari. La stanza si riempie di volti variegati.

Decidiamo che cambiare aria sia al momento la cosa migliore per far spazio ai nuovi venuti e per continuare nel percorso proposto. Ci trasferiamo così nello spazio adiacente, forse quello più espressivo della mostra, dove sono due le fotografie alle pareti che catturano la nostra attenzione. La prima è Dad, Yorkshire, istantanea visione contadina ambientata nella campagna inglese, innevata e avvolta da una malinconica foschia, mentre un uomo avanti con l'età cammina di spalle in direzione dell'orizzonte sensibile, calpestando un terreno dissestato, ma dall'incredibile color turchese. Sulla parete contigua di destra compare un traliccio elettrico ripreso dal basso verso l'alto, in un geometrico gioco simmetrico. Sorridiamo con Cass in Airport Europe quando il nostro sguardo incontra il suo e quello più serio e distratto di Ace e Skin, intenti a trasportare i loro bagagli su tapis ruolant di qualche scalo internazionale. L'accesso al backstage dell'O2 Academy di Bristol è immortalato in una gigantografia scelta per promozionare l'evento qua a Menzago; le luci al neon rosa che invadono la scena, regalano un'atmosfera calda, ma à-la Strange Days, film fantascientifico di Kathryn Bigelow del 1995 nella cui colonna sonora compaiono, neanche farlo apposta, gli allora esordienti Skunk Anansie seppur ancora privi di Mark.

C'è pure Coney Island, il lungomare e la sua passeggiata, lì sulla quarta e ultima parete della sala. Eppure c'è di più. È Pier, Helsinki. "Sì, un giorno ero con mio figlio che vive appunto ad Helsinki e stavo camminando in sua compagnia quando ci siamo imbattuti in questa particolare costruzione che ha colpito la mia fantasia, quasi una porta sul mare." Con queste parole è lo stesso Richardson a spiegarci la genesi di una scatto ben riuscito anche grazie al bizzarro soggetto eternizzato dalla fotocamera. Incontriamo il batterista quando siamo già nella terza e ultima stanza del piano superiore, quella rossa, anche qui accolti dalla presenza del dj set affidato per l'occasione a Risiraider mentre sulle pareti è il rock a farla da padrone. 137 scatti, assemblati da Mark in compagnia degli autori del vernissage Erique LaCorbeille e Fabrizio Gagliardi e dalla sua curatrice Clarissa Tempestini, fanno bella mostra di sé in un collage entusiasmante, ricco di spunti e curiosità. Smorfie, dettagli, luci, pose, tempi morti, sorrisi, ombre, astrazioni: tutto assume nuova vita in questa variopinta installazione che occupa un'intera parete. Accanto troviamo quattro gigantografie di altrettanti concerti tenuti dagli Skunk Anansie l'estate scorsa nel Bel Paese: Pistoia, Milano, Roma e Ferrara sono omaggiate direttamente dalla pedana del drum kit.

Bei momenti e intensi ricordi, però "la mia preferita si trova nell'altra sala. È quella in cui compare mio padre di schiena in aperta campagna. L'avete vista?" Sì che l'abbiamo vista caro Mark, e per quanto ci riguarda è proprio uno dei must della serata, intenso e indimenticabile proprio per l'universalità della scena rappresentata, visto anche il retaggio rurale della nostra stessa Italia. Il tempo che scorre, la dimensione contadina, la vita umana in simbiosi con la Natura: simboli potenti per occhi sensibili. Lasciamo Richardson ad altri avventori mentre ci dedichiamo agli scatti appesi lungo la scala; qui s'è scelto di dare spazio al bianco e nero per immortalare preghiere e offerte, in un rituale tra il sacro e il moderno. Torniamo nuovamente a visitare in rapida successione i tre spazi espositivi appena descritti soffermandoci in ognuno di essi qualche istante in più davanti agli scatti preferiti; scendiamo al pian terreno, al bar, e pure qui notiamo nuove fotografie difficili però da osservare con tranquillità visto il normale via via al bancone. Risaliamo. Intorno alla mezzanotte Mark fa capolino nella stanza rossa dove siamo intenti a rimirare il collage e uno scatto di Cass con un sigaro in bocca. Ci vede e saluta con la mano e un'alzata di sopraccigli. Capiamo che se ne stia andando dalla concitazione proveniente dal piano di sotto. Noi restiamo. E attendiamo gli altri visitatori.

Andrea Barbaglia '12

mercoledì 11 gennaio 2012

Ex CCCP e CSI Giorgio Canali torna a Brescia per proporre i brani del suo ultimo album “ROJO”. Un album frutto della disillusione per un “male” oramai imperante, ma non per questo rinunciatario. Rock italiano energico e testi incazzati il tutto imperniato sulla chitarra e sulla poetica di Canali.

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO
+ DISCO NOT DISCO Dj Set / Visuals: Jobinski

SABATO 14 GENNAIO 2012
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci Brescia
INFO: 335 53 50 615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci
con un contributo di 5 EURO

GIORGIO CANALI - www.myspace.com/giorgiocanali

Da quasi trent’anni il nome di Giorgio Canali compare, a vario titolo, nel panorama della musica rock in Italia. Fonico per Litfiba e PFM negli anni ’80, “chitarra disturbata” dei CSI negli anni ’90, poi membro dei PGR, leader dei Rossofuoco e produttore di alcuni fra gli album di artisti indie tra i più conosciuti, basti pensare a Verdena e Le Luci Della Centrale Elettrica: la sua inconfondibile impronta si riconosce in tutti i lavori a cui ha preso parte.

ROJO è il suo ultimo album, uscito per La Tempesta a fine agosto 2011.

Canali aspetta la rivoluzione, finora rimandata per mancanza di coraggio e troppa pazienza, nel frattempo pensa alla Rivoluzione Francese ed alla Resistenza; avremmo bisogno di gridare: “evviva il suono del cannone!”.
Proprio questa tematica abbraccia l’intero album, ancora una volta connotato da un’atmosfera feroce, ma al contempo arresa perchè quel processo di erosione di quanto di buono vi era nella nostra società è definitivamente terminato siglando la vittoria del peggio.

I rivoltosi descritti in ROJO diventano protagonisti “del reality show più eccitante del mondo”: le mille telecamere piazzate nell’ossessione del controllo del territorio diventano le impotenti testimoni della ribellione.

domenica 8 gennaio 2012

MASKS

MASKS
Mingle
- Tannen Records - 2012

È un malinconico pianoforte ad aprire il secondo album di Mingle, al secolo Andrea Gastaldello, già chitarra e appunto piano per i veronesi De Curtis ed eterno appassionato di musica sperimentale nonché elettronica. Eppure  a colpire l'ascoltatore sono i rimandi classici di Three Tired Trees, evidenti, innegabili e anzi, scheletro portante su cui poggia un brano ugualmente imbevuto di elettronica tanto quanto lo sono di rugiada le foglie delle piante sul far del giorno. Un giorno di pallido sole autunnale, presto avvolto dal grigiore delle nubi portatrici di nuova pioggia come evidenzia lo stillicidio inarrestabile di Sept Song. Quelle stesse gocce che bagnano e rigano i volti; quelle stesse gocce che restano per qualche istante sul pavimento mentre proviamo ad evadere dalla camera iperbarica nella quale abbiamo tentato di riossigenarsi dopo una intensa giornata di lavoro (Cubical). Tempi lenti quelli per l'ascolto di questo MASKS, ma di innegabile fascino e umorale palpitazione. La mente corre a esperimenti sonori intrapresi nel recente passato da Trent Reznor in collaborazione con Atticus Ross e sotto la supervisione di Alan Moulder. Sempre al moniker Nine Inch Nails appartengono infatti le eteree ombre dello strumentale GHOSTS I-IV che qualcuno ricorderà muoversi multiformi e sintetiche lungo la durata di ben due cd. Là Reznor affermava si trattasse del risultato di un lavoro compiuto a partire da una prospettiva estremamente visuale, tentando di dare vita a luoghi e scenari della mente con suono e struttura, quasi si trattasse di una autentica "colonna sonora per sogni ad occhi aperti". In questo caso invece Mingle riduce, anzi circoscrive addirittura i punti di osservazione e, appoggiandosi ad Eraldo Bernocchi parimenti a quanto fatto da Reznor con Moulder, focalizza la sua attenzione partendo dalle sensazioni evocate dal precedente lavoro MOVEMENTS, concependo un viaggio del tutto introspettivo, fortemente malinconico, ripiegato su sé stesso, dove anche la natura circostante è avversa o, nella migliore delle ipotesi, del tutto indifferente. Si prendano ad esempio Sun Part 1 e la speculare Sun Part 3: una unica statica landa desolata attraversa, ricoprendolo, il cuore dell'ascoltatore, impersonale e meccanica, asettica e opaca. La mente corre verso ricordi di vite già vissute altrove (There's Only Ten Left). Sospesi nell'infinito per tutto un Monday Morning sprofondiamo nel subconscio con l'eccessivo trip hop di X_S e con il stevereichiano movimento di precisione scaturito da Nur il cui ticchettio è conto alla rovescia in vista della conclusiva B_W, lotta/commistione fra tasti bianchi e tasti neri prima del silenzio finale. Time Is Passing Over. Le città invisibili dell'Io interiore vengono edificate quindi sgretolate. Non-music che ingloba Aphex Twin e Massive Attack, Brian Eno ed Art Of Noise, KID A e AMNESIAC, li destruttura ulteriormente, ne conserva l'essenza algida e la ingloba nelle visioni interiori del suo autore. Questo è MASKS; con Mingle che, spirito affine al Thom York  più intimo, trova una via personale, ma altrettanto universale per scomparire completamente dal tessuto sociale, con consapevolezza e colta accettazione.

venerdì 6 gennaio 2012

Il bassista degli AFTERHOURS presenta il suo esordio da solista, “Colonna Sonora Originale”.
Tra atmosfere west coast, raffinata psichedelia e cantautorato italiano “retrò”, Dellera si dimostra un raffinato songwriter con una voce avvolgente e comunicativa. Insieme a lui il violinista Rodrigo D’Erasmo, da tempo suo compagno negli Afterhours.

DELLERA & THE JUDAS
+ DISCO NOT DISCO Dj Set

SABATO 7 GENNAIO 2012
VINILE 45
Via del Serpente, 45
Zona Ind. Fornaci Brescia
INFO: 335/5350615
http://www.vinile45.com/

INGRESSO riservato ai tesserati Arci 2012
con un contributo di 5 EURO

“COLONNA SONORA ORIGINALE” è la narrazione in musica di un percorso artistico intrapreso da Dellera negli anni. L’esperienza in Inghilterra, di cui permangono le sonorità british, e il ritorno in Italia che lo riavvicina al panorama indipendente nostrano. Il tutto è riassunto negli undici brani che formano l’album.

Il disco è stato registrato in Inghilterra ed in parte in Italia alla "vecchia maniera": studi analogici, nastri, riprese in diretta, musicisti di altissimo profilo che hanno partecipato al processo creativo. In tal senso Dellera è il produttore artistico di se stesso in quanto tutte le elaborazioni sonore, esperimenti e mix sono stati costruiti da lui insieme a Tommaso Colliva (Calibro 35, Muse).

DELLERA

Dellera, cosi' gli piace farsi chiamare, e' conosciuto come autore e bassista degli Afterhours e come protagonista di numerose collaborazioni, lavorando con artisti quali Dente, Il Genio e Calibro 35 con i quali, dopo il successo del brano "L'appuntamento", ha registrato "LATO BEAT VOL 1".
Il singolo estratto dall’album, "Il Beat Cos'è", è stato 5 settimane alla N° 1 della Indie Music Like e 5 mesi nella top five diventando il terzo singolo del 2010 per la Indie Music Like.

Inglese d’adozione, vive e respira la scena musicale internazionale degli anni ‘90 attraverso progetti e collaborazioni tra Londra e Birmingham, dove vivrà per dieci anni.

Nel gennaio del 2006, Manuel Agnelli ascolta un suo demo ad una festa e lo invita ad un’audizione e, subito dopo, ad unirsi al gruppo per dare un sound più internazionale alla band; in qualità di nuovo bassista degli Afterhours partecipa a due tour europei e negli USA, mentre nel 2009 arriva un altro importante riconoscimento: il premio della critica “Mia Martini” per il brano “Il paese è reale” alla 59esima edizione del Festival di Sanremo.

Nel 2010 inizia una carriera solista parallela che porta alla nascita del suo primo album: “COLONNA SONORA ORIGINALE”. Il disco è stato registrato in Inghilterra ed in parte in Italia alla "vecchia maniera": studi analogici, nastri, riprese in diretta, musicisti di altissimo profilo che hanno partecipato al processo creativo. In tal senso Dellera è il produttore artistico di se stesso in quanto tutte le elaborazioni sonore, esperimenti e mix sono stati costruiti da lui insieme a Tommaso Colliva (Calibro 35, Muse).

Il video del primo singolo estratto dall'album, "Il Motivo di Sima", è stato presentato in anteprima sul sito di XL di Repubblica dove è stato creato uno speciale rimasto in home page per due settimane, raggiungendo in pochi giorni migliaia di visite.

domenica 1 gennaio 2012

AS IT USED 2B

AS IT USED 2B
Founda(c)tion
- autoproduzione - 2010

È una esplosione di energia che fa bene all'anima il concentrato di funk, soul e R&B presente in questa raccolta di materiali scritti da Sergio Cocchi in arte SirJo, l'aitante vocalist visto di recente accanto a Paolo Rossi alle prese con la classica Se Me Lo Dicevi Prima nell'omaggio tributato ad Enzo Jannacci poche settimane fa su Rai3 e motore pulsante del progetto Founda(c)tion. Da anni protagonista di intense serate alla Salumeria della Musica in quel di Milano, Sergio raccoglie una piccola parte dei brani da lui composti negli ultimi quindici anni, per l'esattezza dal 1994 al 2009, e, grazie al supporto di una superband di ben nove elementi con gli attributi, dà alla luce una dozzina abbondante di emozioni ricche di toni, colori e tanta, tanta anima. Dal noto bassista Lorenzo Poli, già al fianco di Enrico Ruggeri e attualmente in tour con Franco Battiato, a Giovanni Giorgi, suo compagno di ritmica e visto in passato, tra gli altri, con Biagio Antonacci, Teresa De Sio e Alberto Camerini, passando per il piano del jazzista milanese Pancho Ragonese e per il sax di Valentino Finoli, come resistere alla solarità contagiosa e immediata di Key To Your Soul o alle suadenti atmosfere vellutate di So Good che nulla hanno da invidiare a quelle dei migliori Commodores? Il Motown sound marchia a fuoco l'ottima It Ain't Worth It, dove funk e chitarre wah wah convivono brillantemente, mentre lo Studio A rivive con If I Should Not, impreziosita dal solo di chitarra di Alessandro Diaferio, e nella ritmata Right, con le voci di Elisa Rosselli e Isabella Casucci davvero imprescindibili nella costruzione di uno stile senza tempo. Un wall of sound di fiati, qui come altrove ad opera degli esperti ospiti Michele Monestiroli, Daniele Moretto e Alessio Nava, investe Funkalistic Boogie, cantata da SirJo in coppia con la rivelazione Rosselli; la Stax è tutta nelle note della corale Music. Un paio di ballad come la sensuale Secret Lover e I Know fanno sognare tanto quanto la sorprendente Feel, autentico gioiellino gospel rock del tutto inatteso nelle sue forme hard e qua bagnato dal featuring della rediviva Keisha Jackson sulle chitarre heavy di Peo Gandini. Il livello medio delle composizioni è dunque molto alto e un episodio come la brillante Thinkin' mantiene viva l'attenzione andando a porre l'accento e sugli ormai classici fiati, che abbiamo imparato ad amare grazie agli arrangiamenti di Pepe Ragonese, e sull'ottimo assolo di Heggy Vezzano, poliedrico bluesman prestato al soul. Ma anche al northern soul, come ci evidenziano i toni di Today. C'è ancora tempo per il vibe melanconico di Broken con il suo canto di gioia e dolore, poi viene l'ora del commiato. Se Earth Wind & Fire, Sister Sledge, Kool & The Gang, Stevie Wonder, Prince, i Funkadelic di George Clinton e gli Chic sono il vostro Abc musicale, i Founda(c)tion potrebbero diventare un utile bignami in casi di prolungata astinenza dagli originali; in attesa che gli allievi superino i maestri. Ché questo è solo l'inizio e un secondo lavoro è alle porte. ...Perché ci vuole orecchio.