martedì 14 giugno 2011

12-06-2011
- MANZONI live @ Magnolia -
Segrate (MI)

C'era trepidazione per vedere una data live dei ManzOni. Centellinate e scelte come le parole e le musiche presenti sul loro disco d'esordio, le esibizioni del quintetto veneto sono tanto più rare al centro e al sud Italia per cui non ci lamentiamo se li ritroviamo in un pomeriggio di metà giugno all'interno del MiAmi, la kermesse ideata dallo staff di rockit.it e giunta felicemente al settimo anno, in un orario un pò infelice considerando che l'inizio della loro setlist è tassativamente programmato per le 17:00, non un minuto dopo, quando sotto al palco principale, battezzato proprio da loro nella giornata odierna, ancora non si vede nessuno. Neanche troppo spaesati i ManzOni occupano comunque tutto il Pertini, anche visivamente, schierando tre-chitarre-tre, una batteria e la voce nuda e cruda di Gigi Tenca. Attendono pochi istanti, non si guardano negli occhi, non si preoccupano di quanta gente accorrerà, lo vedi che sono concentrati e proprio per questo tradiscono un pò di nervosismo, forse. Sono tutte sensazioni che scorrono veloci nella mente di chi li sta osservando, poi una distorsione si staglia alta rompendo il silenzio, destandoci dai nostri pensieri e diffondendosi nell'aria, sirena meccanica proveniente dalla pedaliera di Ummer Freguia, a ruota seguita dalle minimali sperimentazioni sonore di Fiorenzo Fuolega.

L'attacco di Tenca ha in realtà fin da subito un approccio recitativo, scandito alla perfezione mentre racconta miserie e nobiltà di Mario, un inedito urgente, attuale e commovente, tanto più vivo perché riflesso della società odierna, sottolineato dalle note misurate della Telecaster di Carlo Trevisan e dalle spazzole di Emilio Veronese alla batteria qualche istante prima che la telecamera si sposti e si posi su un autunno Rosso di una piazza a Roma lasciando posto alla successiva deflagrazione delle sei corde. Applausi in tutto il parterre. Sì, perché qualche decina di persone è nel frattempo accorsa e se  utilizzare il verbo "accalcarsi" sarebbe quantomeno errato perché non corrisponderebbe alla realtà dei fatti, è pur vero che si ferma, drizza le antenne e ascolta. Non leviamo gli occhi dal palco e assistiamo allo scambio di strumenti tra Fuolega e Veronese per la successiva L'Astronave, dato che l'intercambiabilità dei ruoli è una peculiarità della band non solo in studio. I versi dell'inconsapevole istrione Tenca, che nei momenti strumentali del brano s'aggira irrequieto sul palco, pompando a mille l'energia rubata alla musica dei suoi compagni, sono un'altra rasoiata carica di poesia e polvere da sparo. Basta poco per l'innesto.

La straordinaria Cosa Ci Sarà è il centro della performance manzOniana. Immagini concrete su loop ciondolanti si succedono nel racconto del frontman veneto che, abbandonato il leggio, pare vivere sulla propria pelle le emozioni provocate dalle sue stesse parole, immedesimandosi in esse, facendosi percorrere dal dubbio e lasciandosi percorrere da un fremito di titanismo che affiora qua e là ogniqualvolta l'essere umano sa di scontrarsi contro l'ineluttabile. Nel crescendo delle chitarre risiede la tensione che ci conduce al penultimo brano del live e al terzo cambio di line up;
ora Fuolega torna all'elettrica, Veronese scivola all'acustica e Trevisan siede dietro le pelli. La scelta di affidarsi ai ricordi dell'amore perduto di Scappi è azzeccata: l'incanto amaro è interrotto solo dal passaggio di un aereo decollato pochi istanti prima dal vicino aeroporto di Linate quasi partecipasse attivamente alle dinamiche del racconto, colpo di (meta)teatro del tutto imprevisto. Sul palco si accendono le prime luci. Tu Sai. La tensione poetica, già di per sé palpitante, a questo punto aumenta, è fisicamente tangibile, si manifesta attraverso il corpo di Tenca, percosso e agitato dalle liriche sempre più devastanti nella loro disperata richiesta di aiuto. Sono le bordate soniche del duo Freguglia-Fuolega a dare continuità a questo male dentro. Infine si ode silenzio. Tenca, rivolto al pubblico già plaudente, esclama semplicemente "ManzOni". Pertini, alle spalle, guarda e approva.

Andrea Barbaglia '11

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