domenica 14 novembre 2010

THE UNION
Elton John/Leon Russell
- MERCURY RECORDS - 2010

Alla luce dei ripetuti ascolti di questo lavoro non ci sono dubbi: Elton John aveva bisogno di Leon Russell, Leon Russell necessitava di Elton John. Il primo, per dare un taglio definitivo a quelle sonorità pompate, troppo manieristiche e sbiadite che tanti scivoloni gli costarono specialmente negli anni '80 e per buona parte del repertorio degli anni '90. Il secondo, per tornare sotto i riflettori mondiali con un inatteso e sorprendentemente riuscito comeback dopo aver impreziosito decine di album e tour storici di giganti del rock. Non è un segreto che Russell fu per Sir Elton punto di riferimento agli inizi della carriera, lui quasi esordiente, l'altro stella indiscussa grazie all'exploit di CARNEY. La narrazione della genesi riguardante la nascita del disco e soprattutto l'ammirazione sincera tra i due traspare nel racconto scritto di proprio pugno dal musicista inglese e presente nel booklet che accompagna l'uscita discografica duettistica forse meno attesa, ma, a ragion veduta, più riuscita di quest'anno. Perciò non mi dilungherò oltre. Le note di pianoforte dell'autobiografica If It Wasn't For Bad descrivono immediatamente ciò verso cui andremo incontro: suoni scarni, ma raffinati, classici eppure attuali, conditi da somma classe. Russell la fa da padrone non solo nei brani propri, ma pure in quelli scritti dalla premiata ditta John-Taupin, come nell'r&b di Monkey Suit o nella sfida pianistica di Hey Ahab (e provate a star fermi se ci riuscite?!). Notevoli infatti sono gli incroci di pianoforti gestiti in cabina di regia dall'imprescindibile T Bone Burnett, ormai vero re Mida in fatto di collaborazioni impossibili. Il Crocodile Man recupera tutto il suo smalto anche nei momenti "minori" come nel country di A Dream Come True o in quelli più alti, leggasi ad esempio When Love Is Dying in cui compare Brian Wilson in veste di corista extralusso. La maestosa I Should Have Sent Roses e il crescendo black di There's No Tomorrow sono altri due picchi per un album che vede Neil Young prestare la propria voce in Gone To Shiloh mentre l'hammond B3 di Booker T.Jones riesce comunque a ritagliarsi il proprio spazio, gigante tra i giganti. E come dimenticare le chitarre di Marc Ribot, le batterie di Jim Keltner e Jay Bellerose o il basso di Dennis Crouch!?! L'edizione deluxe oltre a un paio di bonus track contiene un dvd esplicativo di tutto questo e altro ancora. Regia di Cameron Crowe. What else can I say se non "Hai ragione Leon: siamo In The Hands Of Angels!"

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