domenica 5 febbraio 2012

03-02-2012
- PAOLA TURCI + NAIF HÉRIN live @ Teatro Giacosa -
Aosta (AO)

Freddo, ghiaccio, neve. Il viaggio per raggiungere l'evento di oggi inserito nel calendario della Saison Culturelle non è dei più agevoli. Tutta Italia è investita da qualche giorno da un'ondata di gelo e precipitazioni nevose che ne hanno mutato il paesaggio rendendolo simile in tutto e per tutto a certi panorami dell'est europeo. Almeno sulla carta. Le condizioni meteo che via via andiamo infatti a sperimentare durante la trasferta migliorano sempre più arrivando in Valle d'Aosta dove, seppur rigido, il freddo non è così pungente come in pianura e di neve ne si vede in quantità ridotta solo sui campi. Questa sera la canzone italiana e la chanson française si incontrano sullo stesso palco con due interpreti che da queste parti non necessitano di presentazioni: Paola Turci, splendida cantautrice amata dal grande pubblico con un repertorio appassionato e sempre più pensante, e Naif Hérin, leader indiscussa di un certo cantautorato trasversale, fresco e accattivante, autonomo come la regione da cui la bionda Artista proviene. Italia e Francia dunque. Due popoli vicini, da sempre un po' rivali, per quella che è una rivalità spesso costruttiva, soprattutto in campo artistico; occasione di scambio e crescita reciproca. Così, in questa prospettiva devono essere intesi gli interventi delle due comunque italianissime voci femminili preposte a fare gli onori di casa. "Ci incontriamo sul palco della Saison Culturelle", hanno dichiarato in sede di presentazione, "per proporre un progetto inedito: i grandi classici della Canzone Italiana e Francese dal primo dopoguerra fino ai giorni nostri sono qui arrangiati e riproposti in una formula inusuale, del tutto originale." Nessuna indiscrezione, anzi massimo riserbo sui titoli che saranno eseguiti questa sera.

Il Teatro Giacosa è a due passi da piazza Chanoux; per le strade poca gente, ma il caffé attiguo è pieno. Siamo in anticipo. Aspettiamo che la biglietteria apra per recuperare le nostre prenotazioni poi, è proprio il caso di dirlo, saliamo in quota e ci "arrampichiamo" in piccionaia da dove il panorama sembra fare concorrenza con quelli apprezzabili dal massiccio del Monte Bianco. Attendiamo. Quando intorno a noi i posti sono pressoché tutti occupati le uniche luci che restano accese sono quelle tese ad illuminare la scena: due set di strumenti si spartiscono equamente il palco. È la sua parte di destra a prendere vita per prima. Naif entra in scena tra gli applausi che Momo ha già dato il là a Mon Manège À Moi di Edith Piaf in compagnia del fido Manouche e dei redivivi Stefano Blanc e Federico Marchetti, rispettivamente al violoncello e al flauto traverso, componenti originari di quella prima formazione che, agli esordi, andava tutta sotto la dicitura Naif. Il passato e il presente si fondono così in un unico abbraccio a Pierre Aymonod, artista valdostano scomparso solo cinque giorni prima dopo lunga malattia, nell'intensa riproposizione brassensiana de Les Passantes che, siamo certi, sarebbe piaciuta pure ad Alberto Patrucco, tra i più creativi appassionati dell'artista di Sète. Serge Gainsbourg è omaggiato nel corale funk Couleur Café. In poco meno di un quarto d'ora tre giganti della Musica non solo d'Oltralpe vengono così cantati e celebrati, uniti da quell'invisibile file rouge portatore di emozioni e significato che solo i più grandi sanno realmente imbastire per tessere capolavori senza tempo. Il basso pulsante della signorina Hérin qui si arresta.

Buio in sala. È la volta dell'Italia. Per farlo, direttamente dalla Capitale ecco arrivare Paola Turci, abito rosso e acustica Gibson in mano, supportata dall'immancabile Pier Paolo Ranieri al basso e dall'elegante violino di Andrea Di Cesare. Un poco a sorpresa forse si comincia con Domani È Un Altro Giorno canzone certamente storica, portata al successo da Ornella Vanoni quarant'anni fa e che la Turci padroneggia abilmente regalandole con la sua convincente interpretazione una inaspettata anima da protest song, ma originariamente hit statunitense della star del country Tammy Wynette. Del resto "qua si fa la Musica che ci piace" ammonisce Paola, perciò al bando le bandiere e libera circolazione ad autori e interpreti che "ci stanno a cuore". Cuccurucucù è anche in questa occasione un momento di festa totale così che l'impressione è quella di attendersi da un momento all'altro l'arrivo del mai banale Franco Battiato per un clamoroso duetto, ma è con Pensiero Stupendo di Fossati che si tocca un'intensa complicità e partecipazione tra palco e spettatori, per questa raccolta versione pianoforte (affidato a Di Cesare), chitarra e voce amalgamati dalle poche note di basso. Brividi per l'accoppiata Tenco-De André: ai più passa in secondo piano il fatto che a Mi Son Innamorato Di Te si faccia seguire proprio Preghiera In Gennaio. Ma un motivo c'è, è ben noto alle cronache e siamo sicuri che scientemente la cantautrice romana abbia voluto rendere omaggio ai due Artisti con garbo e riservatezza, regalando questa sera la rivoluzionaria preghiera di De André scritta giusto in memoria dell'amico Luigi. Si spengono le luci sul lato sinistro del palco, torna la vita negli spazi di quello destro.

Una sbarazzina Naif, la cui giacca militare con decorazioni oro ricorda vagamente quella di un Michael Jackson d'annata, presta voce e fischio per la divertente Comme Un Garçon di Sylvie Vartan, quindi richiama all'ordine la band e ci conduce sulle strade di San Francisco in compagnia di Maxime Le Forestier. L'alternanza sulla scena tra le due interpreti italiane ha termine nei minuti successivi di questo certamen musicale. Illuminata nel buio di sala da una luce naturale, Naif introduce al piano elettrico le prime strofe de Tous Les Visages De L'Amour mentre l'occhio di bue corre ad inquadrare la Turci che completerà la poesia in musica di Aznavour con passione nonostante la difficoltà della lingua. Commovente il duetto per La Canzone Dei Vecchi Amanti, versione italiana de La Chanson Des Vieux Amants di Jacques Brel, in cui il trasporto per le vicende umane della coppia protagonista nel quadro espressionista tracciato dalle parole di Battiato, occupatosi dell'adattamento per l'Italia, si fa partecipativamente universale. A movimentare una volta ancora la scaletta ci pensa Christine, orfana di Paola, ma supportata dall'affiatato quartetto alle sue spalle per l'esplosione rock del medley Téléphone/Indochine sulle note dell'aggressiva Argent Trop Cher prima e della fortunata Tes Yeux Noirs poi, in una veste essenziale, semi-plugged, spogliata dalle sue sfumature new wave e post punk.


Nonostante la scia di sangue e dolore impressa nella memoria collettiva dopo l'omicidio Trintignant, si commetterebbe un errore se si parlasse di rock francese senza menzionare Bertrand Cantat e i Noir Désir. Detto fatto: la stupenda Le Vent Nous Portera, dall'ipnotico incedere chitarristico di Marchetti, è fatta apposta per prendere le veci one-night-only della "naiffiana" Goodbye London, grintosa locomotiva a vapore spinta a tutta forza da accordi e note per un viaggio senza stazioni. "In questo repertorio di autori, di rappresentanti della musica italiana ho voluto inserire un autore a mio avviso tra i più grandi contemporanei anche se è poco conosciuto forse ai più"; con queste poche parole è nuovamente Paola Turci a tornare in scena, dando una volta ancora il cambio all'amica valdostana, per un omaggio a Marcello Murru, cantautore sardo dalla voce corposa e strutturata, da decenni trapiantato a Roma, collaboratore da qualche tempo della stessa Turci per alcuni episodi ben scritti come Attraversami Il Cuore. Altro contemporaneo apprezzato da pubblico e critica è Vinicio Capossela di cui viene riletta una minimalista Ovunque Proteggi prima degli ultimi fuochi. Il mai troppo celebrato Gaber (Si Può "uploadata" al 2012) e l'amato Modugno (Dio, Come Ti Amo) sono gli assi nella manica per concludere col botto una serata unica nel suo genere, in cui folk e pop viaggiano paralleli ad una rinnovata sensibilità italo-francese, tra melodia e musicalità, fra passione e teatralità. Una sfida si diceva all'inizio, ma senza vincitori. E nemmeno vinti. Il primo bis è la sintesi di questo processo: il duo Turci-Hérin pesca dal proprio repertorio comune una Tous Les Jours che non ammette repliche.

Risale infatti a questa composizione, presente in GIORNI DI ROSE di Paola, l'inizio della collaborazione fra le due protagoniste che ora si scambiano strofe, sguardi, sorrisi e cenni di intesa, interagendo ed aprendosi, dopo i mesi passati a provare e riprovare scalette e tempi dello spettacolo, in un ipotetico abbraccio rivolto all'auditorio, protette, semmai ce ne fosse bisogno, dalla sontuosa backing band, allargatasi stabilmente a sei elementi, salita in cattedra con un affiatamento davvero invidiabile. Finale affidato alla classica e liberatoria Bambini, ovviamente a due voci, accolta da un boato e sommersa dagli applausi di tutto il Giacosa che aspetterà nel foyer i suoi beniamini per fotografie e autografi di rito. Così confusi tra amici, parenti e funklubbers raccogliamo le testimonianze di quanti sono saliti in Valle appositamente dal vicino Piemonte, dalla gelida Lombardia, dalla siberiana Emilia Romagna e addirittura dall'innevato Lazio. Gran serata davvero dunque, per intensità, repertorio proposto ed esecuzione. Un'idea sulle differenze e sulle affinità, concretizzatasi grazie alle menti illuminate di due Artiste che hanno avuto la fortuna di aver trovato i giusti interlocutori in un'isola felice come Aosta e la sua Valle, disposta ad ospitare un evento che è svago, ma pure memoria e insegnamento. Per l'Italia. Per la Francia. Per l'Europa. Mercì Naif! Mercì Paolà! À la prochain.

Andrea Barbaglia '12

un link al seguente post è presente qui: http://it-it.facebook.com/pages/NAIF-HERIN-Official/105088512906592 e qui: http://twitter.com/#!/naifherin

Nessun commento:

Posta un commento