venerdì 2 marzo 2012

ALLE ORE BLU
Gea
- Santeria - 2012

Tra le molte uscite su vinile che si sono fatte valere in questi anni digitalizzati merita sicura attenzione il quinto album di una band a suo modo ormai storica dell'underground italiano e che sta per tornare sul mercato discografico con una prova decisamente matura e completa, a tre anni di silenzio dal precedente FROM GEA WITH LOVE. Per nulla Demodé, a differenza di quanto vorrebbe far intendere con l'ipnotico brano omonimo, la band di Stefano Locatelli e Benito Brezzolari, in organico fin dagli esordi post Bug, affronta la nuova fatica discografica attraversando con padronanza di mezzi le sperimentazioni sonore innestate su un alternative stoner spesso convincente dopo qualche passo falso compiuto nel passato anche recente. La vibrante As It Is è fra i momenti migliori, trasudando i Motorpsycho più sporchi e una obliqua inquietudine grunge poi sfogata nel cantato meditabondo che, rabbioso, si lega indossolubilmente ai migliori Fluxus. Un basso mangiatutto pronto a contorcersi, arrovellarsi e macinar chilometri, spiana la strada attraverso il moto perpetuo di Raul Rota Nodari alla galattica Mid Air Dance, cadenzato e suadente sguardo sabbathiano sottolineato dalle luciferine tastiere di Alessandro Ravasio. Nonostante le azzeccate commistioni elettroniche sempre appannaggio dell'ex bassista dei Lana, con Single Malt Nightmare si fa leva in ultima analisi sugli amati Soundgarden di Jesus Christ Pose, omaggio di stima e affetto chitarristico incondizionato per una delle band più influenti e seminali che il rock abbia mai avuto. Pregevole il cantato recitativo atto a rievocare (forse senza premeditazione) le sfumature più aggressive di un certo Jim Morrison come lo abbiamo ascoltato nei momenti clou di L.A.WOMAN e ancora meglio del MORRISON HOTEL. Scheggia post punk dalle influenze 80's, la Potato Republic cantata nella grintosa opener non sfigura di fronte alle trame strumentali di altri momenti coinvolgenti come Mirame e Peep Hot, per i quali si attende la verifica on stage a volumi ugualmente massicci e corposi. Ancora una intro che pare pennellata da un Matt Cameron in stato di grazia è quanto ascoltiamo nell'oscura Lupi Streghe Vino Pietra, incorporeo e tetro ritratto di un sabba moderno. Distorsioni per Besgatobe, tra i corregionali Verdena e le soluzioni ritmiche che vanno per la maggiore oltremanica. Interessante notare come in cabina di regia ci sia il tocco decisivo di Fabio Magistrali, maestro da sempre nel saper mettere a fuoco le peculiarità dei musicisti con cui lavora e che pure in questa occasione sembra aver trovato la quadratura del cerchio. Resta una sola curiosità: capire cosa e quali siano, semmai esistano, queste fantomatiche "ore blu". Ci vengono in soccorso gli stessi musicisti spiegandoci di come a loro corrisponda quel momento del giorno a cavallo tra il crepuscolo e la notte, dove la luce, prima di andarsene, sprigiona l'ultimo sussulto di energia con un colpo di coda di cromatico sfavillio. Un momento quasi onirico dunque, sensuale, ben esemplificato dalla conturbante copertina utilizzata per raffigurare il contenuto del vinile. Un vinile come tradizione vuole, certo, ma al passo coi tempi; l'inclusione di una card per il download gratuito del disco da www.dropcards.com assicura anche al patito di mp3 la possibilità di farsi accompagnare dai Gea in qualunque istante della giornata. Sempre in movimento, di nuovo in viaggio. Come del resto li abbiamo sempre conosciuti.

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