lunedì 24 gennaio 2011

in concerto.

22-01-2011
- DAMO SUZUKI'S NETWORK live @ Vinile45 -
Brescia (BS)

What an experience!?!

Imperdibile. Impressionante. Impareggiabile. Cercatelo, raggiungetelo, sintonizzatevi, intercettatelo, muovetevi, insomma, non lasciatevelo scappare!! Sì perché il Damo Suzuki's Network è in realtà un progetto mobile, instabile, un flusso continuo di suoni e parole prodotte e rappresentate in scena dall'ex cantante dei Can, assistito di volta in volta da musicisti altrettanto mobili e intercambiabili visto il continuo girovagare dell'instancabile Damo San.

In questo inizio di 2011 il piccolo giapponese, ormai ultrasessantenne e vera icona dello sperimentalismo sonoro fin dagli Anni '60, sceglie l'Italia come punto di partenza per l'ennesimo tour mondiale e nella fattispecie si appresta a compiere una mini tourneé di cinque date spalleggiato da nomi ormai altisonanti all'interno del rock italico: Manuel Agnelli al piano e ai synth, Xabier Iriondo alla chitarra e al suo Mahai Metak, Enrico Gabrielli al sax e al bass clarinet, e Cristiano Calcagnile alla batteria. Dopo due serate a Milano, una a Roma e una a Bologna, quello di questa sera è dunque il live conclusivo per Damo e soci, materializzatisi a Brescia in un Vinile45 in grado di radunare per l'occasione clienti abituali, astanti dall'udito fino e numerosi curiosi. Anche questa sera, come per le giornate precedenti, è difficile parlare di una vera e propria scaletta perché quelli che potremmo definire i "movimenti" in cui lo spettacolo si articola nascono dall'improvvisazione pura e semplice che i musicisti articolano e modellano a loro piacimento, a seconda di ciò che un accordo, un suono o una parola recitata va a stimolare della loro creatività.

L'attacco del Primo Movimento è abbastanza traumatico giacché il recitato di Damo è cacofonico e salmodiante al tempo stesso; le parole, a tratti incomprensibili perché sovrastate dalla musica, vengono ripetute quasi fossero un mantra tibetano mentre Iriondo, con il Mahai Metak prima e la sua Telecaster poi, è l'ideale tappeto sonoro per le sferzanti inserzioni di sax e flauto traverso di Gabrielli e per le rullate di Calcagnile.

Oggetti di riciclo saranno utilizzati nel corso di tutti i brani dall'ex batterista di Cristina Donà, già al fianco di Xabier negli Uncode Duello così come in altri progetti del chitarrista italo-basco che, verso fine brano, ha uno scatto improvviso di pazzia sonora quasi stesse violentando il suo strumento, spingendo di conseguenza tutto il resto della band a fare altrettando ed esasperando così le sonorità fin qui relativamente assimilabili, mentre Damo ringhia nel microfono, inarcandosi più volte sull'asta dello stesso come punto nella carne da stilettate sonore invisibili, ma vive e ben assestate da chissà quale presenza sovrumana.

Sono passati quasi venti minuti quando parte il Secondo Movimento: è da Agnelli, con la complicità di Gabrielli, che si origina questo nuovo brano, inizialmente quieto, onirico eppure sempre così ben piantato a terra grazie alla pressoché totale immobilità di Suzuki, sempre "arrampicato" all'asta del microfono, stretta quasi fosse il bastone sicuro su cui poggiare il peso delle parole emesse tra buio e luce. Davanti ai nostri occhi compaiono senza soluzione di continuità le pianure del Giappone medioevale e le praterie americane; poi la musica cessa. Anche la chitarra, che fino ad allora ci aveva accompagnato in questo viaggio della mente, tace e resta il solo piccolo grande uomo a fronteggiare il pubblico, muto e in religioso silenzio. Ma è solo un brevissimo istante, una manciata scarsa di secondi, forse meno, poi sono ancora svisate, lancinanti note free incrociate tra chitarra e fiati, il Mahai Metak messo a dura prova tra batticarni, biglie, anelli vibranti per uso sessuale e archetti, in un crescendo ritmico destinato ad esaurirsi con la stessa violenza con cui l'onda del mare si infrange sugli scogli.

Nei quaranta minuti in cui siamo tutti immersi, il piano di Manuel, spesso sovrastato dagli altri strumenti, si ritaglia spazio tra una dissonanza e l'altra, tra una rasoiata di sax e una fucilata di Telecaster, prendendo per mano l'ascoltatore, ma senza mai rassicurarlo nel marasma generale in cui le note si susseguono. L'unico veramente a proprio agio sembra sempre Suzuki, guida cieca in questa sconfinata terra di nessuno che è l'improvvisazione, seguito a breve distanza dal discepolo Iriondo, avvezzo da più tempo ai territorio esplorati dal Maestro. Terzo Movimento.

A Gabrielli tocca l'onore e l'onere di incominciarlo con note fluttuanti, mentre Xabier, ieratico, utilizzando pure un richiamo per le allodole, armeggia in delay con la sua chitarra per dar una colorazione musicale sempre più corposa col passare dei minuti, grazie anche alla Ludwig di Calcagnile, per quello che risulterà essere il brano forse più accessibile e lineare tra le composizioni realizzate questa sera. No, le asprezze non sono messe da parte, neppure per un istante; a qualcuno sanguineranno pure le orecchie per una certa cattiveria iniettata nel gorgo di note suonate, ma complice anche la relativa brevità del pezzo, il pubblico ha occasione di rielabolarlo più velocemente in attesa che gli si dia in pasto altra Musica. Una pausa ora però è d'obbligo, per far tirare il fiato al sensei e ai suoi quattro veicolatori di suono. Il ritorno sul palco è di nuovo una ghiotta occasione per portare all'esasperazione sonorità oblique e totalmente libere, con il frontman intento a recitare oscuri versi rocciosi e gutturali mentre il sax gabrielliano ingaggia ancora una volta un duello all'ultima nota con Iriondo. Il piano di Manuel, filtrato da alcuni effetti che lo rendono anche un synth, trova, in questo Ultimo Movimento avant-garde prodotto dal duo, l'occasione di farsi finalmente sentire in tutta la sua potenza e potenzialità, superando in decibel la pur fragorosa batteria di Calcagnile.

Il finale è difatti un crescendo ipnotico, frammentato e a suo modo sempre sospeso tra la carnalità e i Grandi Pascoli celesti finché, ancora una volta, l'attitudine rock dell'ensemble esce allo scoperto, cacofonizzando gli ultimi istanti dei venti minuti in cui il bis prende forma e sostanza. Provatissimi, i musicisti sul palco raccolgono entusiasti consensi tra la soddisfazione di tutti: la performance del Network è quanto di più fisico si poteva chiedere ad una serata come questa e sentire il buon Manuel Agnelli affermare sorridente nel backstage accanto a Xabier, Damo e Cristiano "A un certo punto mi son detto o suono o muoio!" dà la cifra corretta dell'impegno notevole affrontato dai musicanti sul palco. L'ottimo Suzuki, felpa d'ordinanza e zainetto da busker in spalla, s'aggira nell'aftershow mescolato tra la folla, scrutando con occhi sempre vivi e curiosi la realtà che lo circonda e nella quale i suoi passi l'hanno condotto. Noi facciamo altrettanto e cerchiamo di assorbire il più possibile dalle energie scaturite poco prima. Nuovi percorsi, nuove dinamiche. Aprite le vostre orecchie.

Andrea Barbaglia '11

il seguente post è visibile qua (sez.orange) : http://www.damosuzuki.de/

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