martedì 28 dicembre 2010

ORA SIAMO CONSAPEVOLI

Dopo la due giorni passata in compagnia dei Clinic, equivalente a metà del loro tour italiano, è stato estremamente naturale concordare coi misteriosi "chirurghi" di Liverpool una chiacchierata che ci permettesse di scoprire un pò meglio con chi avessimo temerariamente avuto a che fare. La coordialità con cui i quattro hanno accettato l'invito è diventata per me proverbiale. Qua di seguito ecco cosa ci siamo detti nelle settimane successive, una volta rientrati in patria per le festività natalizie.

Prima di esordire come Clinic facevate parte di qualche altra band?
Carl: La stessa line-up dei Clinic suonò con il nome di Pure Morning a partire dal 1994.

Cosa non funzionò con quella band per sentire l'esigenza di cambiare identità?
Carl: I Pure Morning erano estremamente legati alle sonorità di quel periodo: un sacco di chitarre distorte e un produzione lo-fi influenzata pesantemente da band come Pavement, Sonic Youth e altre simili. I Clinic sono stati una sorta di reazione a quello stile; volevamo fare qualcosa di totalmente differente che significasse in qualche modo modificare la strumentazione e sperimentare con sonorità differenti. Tutto prese la piega giusta quando trovammo una vecchia tastiera Philips e la collegammo ad un amplificatore distorcendone il suono. Questo keyboard-sound del resto lo si può trovare in maniera massiccia nelle prime registrazioni dei Clinic.

Molte recensioni riguardanti il vostro ultimo album BUBBLEGUM parlano di un nuovo mood nella vostra musica; ora, siccome oggigiorno un musicista non cambia a tavolino il proprio sound, cos'è successo durante la lavorazione di questo cd?
Carl: Quando iniziammo a comporre ci fu una lunga lista di cose che volevamo o includere o escludere nel tentativo di realizzare qualcosa di differente dal passato. Il produttore John Congleton ha compiuto un buon lavoro in cabina di regia, nella registrazione e nel mixaggio; calcola che era la prima volta dai tempi di WINCHESTER CATHEDRAL che lavoravamo con un produttore esterno. È lui che ci ha incoraggiato a inserire elementi a cui normalmente non avremmo pensato, come per esempio i sontuosi arrangiamenti di archi, e il risultato è stato quello di portar a termine l'album più accessibile della nostra carriera, ispirato anche dagli ascolti di dischi easy listening come quelli di Demis Roussos e The Sandpipers.

Appunto, a volte un produttore ha gusti simili a quelli della band di cui si occupa, a volte diametralmente opposti: perché avete scelto proprio Congleton?
Carl: John ci è stato consigliato dai Shearwater, una band con cui andammo in tour negli Stati Uniti. A noi piaceva molto il sound dei loro album mentre loro ci sottolinearono quanto lui fosse molto creativo e di come fosse facile lavorarci insieme. Congleton poi suona in una band perciò sa come approcciarsi a tutto il processo di registrazione sia come musicista sia come produttore il che sicuramente è stato d'aiuto.

Gli addetti ai lavori vi descrivono come art punk band. Vi ritrovate in questa definizione e che significato ha per voi?
Carl: Abbiamo sempre cercato di rendere difficile incasellare la band in un genere predefinito e in alcuni casi questo è stata per noi un'arma a doppio taglio. Ogni album mischia stili differenti, dal punk all'easy listening, all'elettronica, ecc.. e siamo stati criticati per suonare la stessa cosa cercando da sempre di essere differenti. Credo che il nostro sia un approccio alla musica un pò più distruttivo che va per sottrazione di elementi per cui anti-art punk potrebbe essere una definizione più corretta.

Quest'anno, a inizio dicembre, avete suonato per quattro date in Italia, ma se non sbaglio questa era già la vostra seconda calata nel Belpaese. Avete notato un approccio differente alla vostra musica?
Carl
: Amiamo suonare in Italia. Abbiamo sempre ricevuto una calda accoglienza e commenti molto positivi sulla nostra musica. Non parliamo poi del cibo che è eccezionale!

Come ben sai ho assistito a due dei live qui proposti e in nessuno avete suonato I'm Aware, singolo di lancio del nuovo cd: complimenti per la scelta strana e coraggiosa!

Carl: In realtà l'abbiamo suonato durante i concerti del nostro recente tour americano e proprio in quell'occasione è stato tagliato. La ragione principale è stata quella per cui volevamo che il nostro set fosse il più possibile sostenuto e che mantenesse un ritmo maggiormente veloce lungo tutta la sua durata. I'm Aware è invece un pezzo più dolce.

Parliamo ora della vostra immagine sul palco: perché le mascherine da chirurghi? Non vi manca il fatto che, per esempio, alla fine di un concerto nessuno vi riconosca specialmente quando siete all'estero?
Carl
: Indossare le maschere inizialmente era da intendersi come un divertimento visivo, un tributo a band come Crime, Devo e The Residents. È stato anche un modo per distogliere il pubblico dalle identità di noi musicisti e costringerlo a concentrarsi maggiormente sulla musica.
Nessuno ci riconosce mai: l'anonimato è una cosa meravigliosa!!

E cosa ci puoi dire dei brillanti e divertenti videoclip animati realizzati fin qui per i singoli? È possibile ipotizzare in futuro un dvd che li raccolga tutti magari da allegarsi ad una deluxe edition di BUBBLEGUM?
Carl
: Siamo molto soddisfatti dei video anche se non sappiamo cosa succederà in futuro. Intanto mostrano il fantastico talento di artisti come Pete Fowler (regista di I'm Aware) e Alasdair & Jock (registi di Bubblegum); al momento però non c'è in agenda la realizzazione di un'uscita in dvd anche se non sarebbe male l'idea di una video compilation più avanti.

Dieci anni di carriera e sette album realizzati: si può vivere di musica?
Carl
: Penso continueremo ad andare avanti nonostante tutto, del resto...ce l'abbiamo fatta fin qui!

Andrea Barbaglia '10

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